A distanza di oltre vent’anni dalla stesura della tesi che ha dato origine a questo volume, il desiderio di tornare a Solaris di Andrej Tarkovskij non nasce solo dalla volontà di pubblicare un lavoro che per molto tempo è rimasto...
moreA distanza di oltre vent’anni dalla stesura della tesi che ha dato origine a questo volume, il desiderio di tornare a Solaris di Andrej Tarkovskij non nasce solo dalla volontà di pubblicare un lavoro che per molto tempo è rimasto confinato nella sua finalità accademica, ma soprattutto dalla consapevolezza dell’attualità e della profondità del tema centrale che attraversa tanto il film quanto il romanzo di Stanisław Lem: il rapporto tra l’uomo e la tecnologia. All’epoca della mia ricerca, l’interrogativo su cosa distinguesse l’umano dalla macchina era già una questione filosofica ineludibile, ma la sua portata rimaneva confinata in ambiti teorici. Oggi, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale non è più materia di fantascienza, ma una presenza concreta e pervasiva nella nostra quotidianità, il dibattito è entrato in una fase nuova e decisiva: la riflessione proposta da Tarkovskij e Lem assume un significato che non è più solo premonitore, ma urgente.
La tecnologia pensante che interroga l’uomo, lo specchio che non solo riflette, ma amplifica le sue contraddizioni e le sue paure, costituisce il cuore pulsante di un discorso che oggi più che mai ci riguarda da vicino. Solaris è un pianeta che non risponde alle logiche umane, non è né ostile né accogliente, non stabilisce con gli astronauti una relazione lineare di causa ed effetto. Il suo oceano pensante si limita a restituire all’uomo le proprie angosce, riformulandole sotto forma di presenze che sfidano la ragione, fantasmi della memoria che si materializzano in corpi perfettamente tangibili. Questo meccanismo, che nel romanzo di Lem assume i contorni di un esperimento scientifico fallito, nel film di Tarkovskij si trasforma in una parabola filosofica sull’identità umana e sulla possibilità stessa della conoscenza. Oggi, di fronte all’avanzare dell’intelligenza artificiale, Solaris non è più solo una metafora: è una domanda aperta sul futuro del nostro rapporto con il pensiero non umano.
Se l’attualità tematica del film di Tarkovskij rappresenta un motivo per tornare a questo studio, altrettanto significativa è la sua rilevanza metodologica. L’idea fondante, allora come oggi, era quella di lavorare su una critica testuale, ma le circostanze specifiche della vicenda editoriale del film hanno imposto un approccio interdisciplinare che ha abbracciato la filologia, la storia e il giornalismo d’inchiesta. L’indagine si è sviluppata su due livelli: da un lato, l’analisi delle differenze tra il film e il romanzo, mettendo in luce le implicazioni estetiche e filosofiche della trasposizione cinematografica; dall’altro, lo studio delle alterazioni che Solaris ha subito nella sua distribuzione italiana, attraverso il ritrovamento di documenti inediti e testimonianze dirette.
La prima sfida fu quella di comprendere l’impatto dei tagli apportati al testo filmico: in Unione Sovietica, il rapporto conflittuale tra Tarkovskij, uomo di fede cristiana e profondamente religioso, e la burocrazia atea del regime sovietico ha lasciato un segno indelebile sulla sua opera. Una volta ricostruita la genesi dei tagli sovietici, l’indagine si è spostata sulla versione italiana, decurtata di quasi un’ora e ulteriormente compromessa da un doppiaggio che, pur avendo la firma autorevole di Dacia Maraini e Pier Paolo Pasolini, fu condotto in una direzione discutibile, con l’adozione di inflessioni regionalistiche che hanno amplificato il disorientamento prodotto dai tagli alla pellicola. Questi interventi non solo hanno alterato il significato del film, ma hanno anche posto un interrogativo fondamentale: cosa rimaneva ancora comprensibile e coerente di Solaris nella sua forma mutilata? La risposta non poteva che passare attraverso un lavoro di ricostruzione filologica e comparativa, supportato da testimonianze esclusive – tra cui l’intervista a Dacia Maraini riportata integralmente nel testo – e da un’analisi che intreccia la storia culturale, la critica cinematografica e lo studio del testo filmico come opera d’arte.
Ma oggi questa ricerca si arricchisce di una nuova prospettiva. L’avvento dell’intelligenza artificiale ha reso più pressante una riflessione che in Solaris era già presente in nuce: cosa accade quando l’uomo si trova di fronte a un’intelligenza che non può comprendere? Come interagiamo con un’entità che non imita la coscienza umana, ma ne rivela i meccanismi più profondi e spesso irrazionali? Il dibattito contemporaneo sulla coscienza artificiale ci costringe a riformulare le stesse domande che Lem e Tarkovskij avevano posto più di cinquant’anni fa. Se i sistemi di intelligenza artificiale oggi sono in grado di produrre testi, immagini, decisioni e analisi sempre più sofisticate, siamo davvero sicuri che il criterio della “comprensione” sia ancora quello centrale per definire l’intelligenza?
Nel film, il protagonista Chris Kelvin si scontra con l’impossibilità di dare un senso univoco a ciò che vede. I suoi parametri razionali si rivelano inadeguati, e ciò che inizialmente considera un’allucinazione si trasforma in un’esperienza concreta, tangibile. L’intelligenza artificiale oggi pone la stessa sfida: non è più una macchina calcolatrice che esegue operazioni secondo schemi rigidi, ma una forma di elaborazione capace di apprendere, adattarsi, rispondere a sollecitazioni non previste. Se l’oceano di Solaris genera simulacri che sembrano avere autonomia emotiva, non possiamo dire che i modelli avanzati di intelligenza artificiale producano oggi risposte che ci costringono a ridefinire il confine tra umano e artificiale?
L’attualità di questo lavoro risiede proprio in questo approccio: un’indagine che non si limita a raccontare una vicenda storica, ma che si propone come un modello di analisi rigorosa per la comprensione di un testo filmico e, più in generale, di un’opera d’arte. Solaris non è solo un film sulla fantascienza o sulla tecnologia, ma un’opera che interroga il rapporto tra realtà e illusione, tra memoria e identità, tra coscienza e alterità. Oggi, più che mai, queste domande sono essenziali per capire come il nostro rapporto con la tecnologia stia trasformando la nostra percezione del reale.
Questa nuova edizione, che riporta un diverso titolo rispetto all’originale, non è solo una ripubblicazione del lavoro originario, ma un’opera che guarda al presente e al futuro. Integrare l’introduzione di ventiquattro anni fa, qui rielaborata, con questa nuova prefazione vuole offrire al lettore una chiave di lettura attuale, capace di connettere il passato di Tarkovskij e Lem con le sfide del nostro tempo.
Va inoltre ricordato che questa ricerca ha preso forma nell’anno accademico 2000-2001, quando discutevo la mia tesi di laurea in Lettere Moderne presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Relatore era il professor Orio Caldiron, titolare della cattedra di Storia e Critica del Cinema; correlatore il professor Flavio De Bernardis; presidente della commissione il professor Pierluigi Petrobelli, ordinario di Storia della Musica presso la Facoltà di Lettere e Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, nonché socio onorario dell’American Musicological Society e della Royal Musical Association. A loro va il mio ringraziamento per aver sostenuto e guidato questa ricerca, che oggi trova nuova luce in un volume pensato per guardare oltre i confini accademici e aprirsi al dialogo con il presente, rileggendo Solaris non solo come un capolavoro cinematografico e letterario, ma come uno specchio che ci interroga ancora oggi, un luogo in cui l’uomo si confronta con l’ignoto – che sia un oceano pensante o un’intelligenza artificiale – e, inevitabilmente, con sé stesso.