Medieval Occitan Literature

Cap a 1269, versemblantment (Riquer 1975, vol. 111, p. 1571)' el trobador Cerverí de Girona va compondre un curiós poema plurilingüe que ha estat motiu de controversia entre els filolegs, els quals no sempre s'han posat d'acord sobre quines són realment les llengües en presencia dins el text. Tenint en compte que Modest Prats és el culpable que m'hagi dedicat repetidament a estudiar els fenomens del plurilingüisme literari -ell m'hi va incitar, fa uns quants anys-, he pensat que aquesta era una bona ocasió per abordar novament el problema.' Dono seguidament la transcripció del text segons l'únic testimoni que l'ha conservat, el famós canqoner Gil: Cobla en .vj. lengatges NVncha querria eu achar ric home con mal coraqon. Mas uolria seynor trobar. Que mi dones ses deman son do. 5 E uoldroye touz le iors de ma uie dames trouer o pris de tota ian. E si femna trobaua ab enfan. Pos min cap io micer la pyllaria. Nisparuer daria alenfan. 10 De setembre saytal coblam f a ~i a . ~ ' Vull agrair els comentaris de Miriam Cabré, Jordi Mascarella, August Rafanell i Pep Valsalobre, que han permbs millorar aquest treball. No cal dir que els errors que hi pugui haver són exclusivament meus. Per a una visió de conjunt sobre Cerverí, veg. Cabré 1999. Ms. 146 de la Biblioteca de Catalunya, f. 32v. Al manuscrit, el poema apareix copiat a línia tirada; aquí, logicament, he distribuft el text per versos. Transcric 1esJllargues 'O L'estrofa castellana formava part de la primera versió del poema de Raimon Vidal (la decada del segle XIII), segons Field ed

This paper analyses the anonymous Nuns ne poroit de mavaise raison (R. 1887), addressed to the King of France Louis IX to convince him to stay in the Holy Land after the defeat at Mansurah in 1250. It places the text it in its historical and literary context, in order to illustrate its role, and it compares it with the main chronicles of the Seventh Crusade. The highly formal and rhetorical quality of the text suggests a well-known and established author, familiar with the genre of crusade songs. The main proposals of attribution put forward by critics are also analysed, the arguments for and against them are weighed together with the supposed affinities between the content of the text and the positions expressed by Jean de Joinville in his Vie de saint Louis.

L’article propose une analyse linguistique du Salut d’amor, texte narratif qui a été transmis par le chansonnier catalan Fa (Paris, BnF, esp. 487). Ce poème en octosyllabes, qui s’inscrit dans la tradition des novas rimadas, est caractérisé par un mélange d’éléments stylistiques et littéraires issus de la tradition des troubadours occitans, et d’images récurrentes dans les oeuvres narratives catalanes et même françaises. À travers un examen de la scripta, nous tenterons de résumer les traits les plus caractéristiques de la koinè littéraire occitano-catalane à laquelle le texte appartient.The article proposes a linguistic analysis of the Salut d’amor, a narrative text transmitted by the Catalan chansonnier Fa (Paris, BnF, esp. 487). This octosyllabic poem, which belongs to the tradition of the novas rimadas, is distinguished by a mixture of stylistic and literary elements derived from the Occitan troubadour tradition and also by images that recur in Catalan and French narrative works...

This paper offers a commentary and a new critical edition of Gausbert de Poicibot's poem "Be·s cuget venjar Amors", which apparently belongs to the genre of the 'mala chanso', that was particularly popular during the period that the Limousin poet was active. To abandon love enables the poet to recuperate reason and 'sen' and to justify, almost in didactic terms, his separation from the lady, thus clearly showing that he had so far sung the praises of a lady who was not worthy of receiving them. The song is also compared to other typical examples of the subgenre to which it belongs, such as "Si be·m partetz, mala dompna, de vos" by Gui d'Uissel (BdT 194.19), considered to be paradigmatic of the 'mala chanso' and probably familiar to Gausbert de Poicibot, though it will be pointed out that this poetic mode has roots in the work of troubadours of previous generations, such as Bernart de Ventadorn and Raimbaut d'Aurenga, whom Gausb...

Composizione tipografica e impaginazione Stem Mucchi editore (MO), stampa Modulgrafica (FC). 1 a edizione, pubblicata in Modena nel 2022. Citazioni, parodie, arte allusiva e allegoria nei romanzi medievali. Note sulla cultura ecclesiastica dei vulgares eloquentes (con una proposta per un locus deperditus: Flamenca, vv. 3711-3712) * Il romanzo di Flamenca non finisce di stupirmi. L'intelligenza e l'ironia di cui s'insaporano (il riferimento alla similitudine apistica del Paradiso dantesco non è casuale) gli 8000 e passa versi superstiti dell'Anonimo appaiono tanto più mirabili quanto più si confrontano con la sconfortante superficialità di tante interpretazioni moderne, fondate su categorie arbitrarie come l''amor cortese' o l'altrettanto inconsistente 'amore cavalleresco': tipiche idées reçues stancamente tràdite in una terre gaste dove di rado un'idea brillante floris e grana, per citare il noto tópos trobadorico. La perseveranza in queste fatue cicalate è quasi commovente, come l'impegno profuso da certi volenterosi catalogatori di 'emozioni' in pedisseque tassonomie che, ignorando distinzioni imprescindibili, anziché contribuire all'approfondimento ermeneutico fanno solo velo alla comprensione del testo. Ribadiamo qui (per i köhleriani residui e per gli irriducibili spregiatori dell'evidenza, ancora convinti che l'intento dell'Anonimo consista nel celebrare l'apoteosi e propugnare l'universale diffusione di una nebulosa ideologia della fin' amor) un dato che ormai dovrebbe essere acquisito: le grandi 'eccezioni narrative' occitane -Flamenca, appunto, e Jaufre -sono romans à clé ascrivibili alla stessa temperie storico-culturale, e s'illuminano a vicenda. Dalle diverse apparenze emerge nitidamente l'affinità, e direi quasi la gemellarità, delle due opere: così, se è subito chiaro che Jaufre non è un semplice trasferimento di temi arturiani in ambito occitano, che questo testo a prima vista tutto orientato al meraviglioso e alla féerie non nasce soltanto per delectare il lettore con i consueti racconti d'avventure, di mostri e di amori, ma è strettamente legato alla storia, o per meglio dire all'attualità, è altrettanto vero che un'attenta riflessione porta a conclusioni analoghe anche per Flamenca. Nel volume che raccoglie i saggi * La numerazione fa riferimento all'edizione critica a cura di R. Manetti, "Flamenca". Romanzo occitano del XIII secolo, Modena 2008, da cui (salvo indicazione contraria) sono tratte anche le citazioni. della compianta Charmaine Lee 1 si potranno agevolmente rintracciare gli argomenti che si oppongono alla proposta di datazione precoce del Jaufre e quelli che invece depongono a favore dell'identificazione del dedicatario con Giacomo I re d'Aragona, il mitico Conqueridor; che però è anche (e soprattutto) l'eroe-ombra celato sotto le sembianze del protagonista, Jaufre il liberatore, il difensore dei deboli, il valoroso cavaliere che sconfigge i malvagi e salva le loro vittime. Sappiamo bene quanto i romanzi arturiani in genere e il Jaufre in particolare debbano a Chrétien de Troyes. La rete dei riscontri è fitta e in gran parte già esplorata, ma vorremmo qui mettere in rilievo non tanto le singole reminiscenze (che, come osservava Giorgio Pasquali in un celebre saggio, «possono essere inconsapevoli; le imitazioni, il poeta può desiderare che sfuggano al pubblico; le allusioni non producono l'effetto voluto se non su un lettore che si ricordi chiaramente del testo cui si riferiscono», instaurando una complicità tra l'autore e almeno una parte del pubblico) 2 , quanto l'insieme degli elementi affini che configurano un sistema. L'indagine triangolare Chevalier de la charrette -Jaufre -Flamenca è essenziale ai fini dell'interpretazione: direi persino che l'analisi comparativa illumina, non meno dei due romanzi, lo stesso capolavoro di Chrétien, suggerendo indicazioni preziose sulla ricezione dell'opera da parte dei colti poeti posteriori. La progressiva emersione del significato -o meglio dei molteplici significati rintracciabili in questi testi che sempre più appaiono costruiti, con straordinario acume, seguendo il modello polisemico della Scrittura e dei suoi quattro sensi, pietra angolare dell'esegesi medievale 3 -chiarisce anche tecniche compositive e coordinate culturali: ottimo sussidio, questo, per ogni tentativo di restauro testuale in luoghi critici dati esplicitamente o tacitamente per deperditi, come si vedrà nel caso della crux di Flamenca che prenderemo in esame più avanti. Si tratti di citazioni scritturali che propongono ai bos entendors una duplice interpretazione del testo (mistico-simbolica da un lato, maliziosamente libertina dall'altro) oppure, come nel caso specifico che discuteremo,

This dissertation examines the political culture of the Limousin region (in modern-day France) within the Angevin Empire from 1152 to 1224. As the first study on this topic, it addresses two critical historiographic questions: whether the territories under the rule of the Angevin dynasty did in fact constitute an empire; and, whether the Angevin rulers succeed in integrating Aquitaine (including the Limousin) into such an empire. Previous scholarship, generally Anglo-centric and top-down in its view of the empire, has assumed widespread animosity to the Angevin dynasty in the Limousin, and has disparaged the administrative development of the region in comparison to other Angevin domains such as England and Normandy. The dissertation challenges this historiography by centering the perspective of the Limousin’s local elite—a social class that included secular lords, monks, and townspeople—in order to ascertain the degree of acquiescence to, or active support for, Angevin rule. Through analysis of the rich, unique corpus of source material by Limousin authors, particularly monastic histories and troubadour lyrics, this dissertation determines their mentalities towards their Angevin overlords, other Angevin domains, and the key political controversies of the period. The central argument, that Limousin political culture sustained Angevin rule, proceeds from the discovery that Limousin elites used explicitly imperial language to describe their Angevin overlords, expressed a desire for their country to remain with other Angevin domains as part of a single dynastic inheritance, and had revealing disagreements about the propriety of rebellion. Just as important, Limousin authors and artists began to produce works that reflected a wider Angevin culture, sometimes while attempting to sway their fellow Limousins to embrace Angevin rule, at other times aiming to spread Limousin culture into other Angevin domains. In these works Limousins reimagined both their own history (including important local historical figures such as St. Valerie) and the wider world (including phenomena such as the crusading movement) because of their contacts with the Angevin Empire. To advance these arguments, this dissertation offers a novel, interdisciplinary analysis of the extant sources, including a number and variety of original arguments about neglected authors such as Geoffrey of Vigeois.

Online/open-access version: https://www.mdpi.com/2076-0752/14/5/101

Abstract: This article examines tropes of (proto)colonialism in medieval European culture and Raymonda (Рaймoндa), a ballet that premiered in St. Petersburg in 1898 and is set during the Fifth Crusade (1217-1221). Juxtaposing premodern travel accounts with a postmedieval dance creation, this study illuminates how religious otherness, imperial ambitions, and feminine resistance frame representations of dance spectacle and spectatorship. Following a synopsis of the ballet, the subsequent section considers Raymonda's Muslim characters vis-à-vis medieval texts and images. Here, I incorporate Crusades-era sources, the travel literature, and their accompanying iconography alongside the characterizations and aesthetics that pervade Raymonda. These comparisons apprehend the racializing and (proto)colonial thrust of crusader ideology and Russian imperialism. The final section historicizes Raymonda through medieval lyric and gestures toward an Afro-Islamicate ancestry of lyricism and ballet medievalism. Therefore, while traditional versions of Raymonda project Islamophobia, I posit that a rigorous examination of the Middle Ages imbues this ballet with profundity and intercultural nuance. Ultimately, this article demonstrates how a combined study of premodern travel and postmedieval dance may help scholars challenge the Eurocentrism, colonialism, and Whiteness that pervade medieval studies and the art of ballet.

How to explain a figure like Sordello? For Dante, he was a figure of rectitude and loyalty to place as a marker of identity and integrity. 2 To the authors of the Occitan razos, he was a philanderer, a political opportunist, a man who seduced on demand for money and power yet claimed always to be the master of his fate and the servant of no one---other, perhaps, than pleasure.

2024L'utilité d'une édition critique de nos plus anciennes Coutumes n'est plus à démontrer. Depuis longtemps, les historiens ont compris l'intérêt de ces textes fondateurs de l'administration publique de nos villes et de nos villages. Les Coutumes de Moissac, rédigées en occitan, présentent encore un intérêt supplémentaire : leur ancienneté.

La letteratura apocrifa in lingua d'oc sub specie traditionis: i manoscritti Paris, BnF, fr. 1745 e London, BL, Harley 7403 1. La letteratura apocrifa in lingua d'oc: il corpus e i manoscritti La letteratura apocrifa prodotta in Occitania tra il XIII e il XV secolo offre una varietà di testi utili a descrivere il contesto culturale e religioso del Midi medievale. Si tratta di opere non sempre caratterizzate da una fattura retorica particolarmente raffinata, ma che possono risultare complesse sul piano concettuale e ideologico. A lungo trascurate da un punto di vista filologico e interpretativo, tali testimonianze disegnano, a volte, una tradizione "extra-vagante", ovvero non circoscrivibile soltanto all'ambito occitano ma che comporta un necessario allargamento di campo sia all'area catalana sia all'area francese. 1 Volendo definire l'ambito d'indagine, si cercherà di riflettere sulla tradizione manoscritta della letteratura apocrifa in occitano. Così, indirettamente, analizzando i codici latori dei testi apocrifi e puntando l'attenzione su elementi di "critica esterna" e su questioni relative a modalità di produzione, luoghi di confezionamento dei manoscritti, ambienti di ricezione e modalità di trasmissione, si potrebbe iniziare a disegnare un panorama della letteratura religiosa meglio definito e messo a fuoco. Un primo elemento da chiarire è come mai, nella complessità della produzione religiosa medievale, si sia scelto la letteratura apocrifa. Per coglierne il motivo possiamo affidarci alle parole di Edina Bozoky: Même si le Moyen Age n'est plus une époque féconde pour la littérature apocryphe, de nombreux aspects de la civilisation du VII e au XV e siècle sont influencés et parfois même déterminés par les textes non canoniques. 2 Testi apocrifi Nr. BML

la legge 22 aprile 1941 sulla protezione del diritto d'autore, modificata dalla legge 18 agosto 2000, tutela la proprietà intellettuale e i diritti connessi al suo esercizio. Sono severamente vietate la riproduzione, la pubblicazione in rete, anche parziali e per uso didattico, con qualsiasi mezzo, del contenuto di quest'opera nella forma editoriale con la quale essa è pubblicata. Fotocopie, per uso personale del lettore, possono essere effettuate nel limite del 15% di ciascun articolo dietro pagamento alla Siae del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall'editore o dagli aventi diritto. ogni violazione sarà punita ai sensi di legge. tipografia e impaginazione SteM Mucchi (Mo), stampa e legatoria Mediagraf (PD).

In the primordial era of online publishing, an age marked by digital scarcity and limited access to obscure scholarship, a group of enterprising Romanian youths took it upon themselves to digitize and disseminate, as PDFs, the very papers they had published in various printed journals and conference proceedings. "Studia Patzinaka," while perhaps not conforming to the conventional standards of an academic journal, served the noble and unofficial purpose of rescuing such material from oblivion.

Issue  92.2 (2025), pp. 353-84 (ISSN 0013-8304)
Reappraising the presence of the troubadour and troubadour
discourse in Romantic-period literature and culture, this essay specifically
explores Walter Scott’s re-elaborations of the troubadour theme in his output
from the Napoleonic aftermath to his final years, particularly The Talisman
(1825) and Anne of Geierstein (1829). After outlining Romantic scholarly, critical, and creative investments in Old Occitan literature, it considers Scott’s views of 1820s Europe and how his troubadour interests relate to his concerns with the continent’s political situation. It subsequently analyzes the troubadour theme in The Talisman and Anne of Geierstein in light of Scott’s reflections on past and present-day Europe as an unstable geo-political and literary-cultural nexus informed by contending national and transnational tendencies. As this essay demonstrates, more than mere objects of erudition or features of historical color, Scott’s troubadours play a significant role in the darkening vision of post-Napoleonic Europe he developed in his later years.

From the archives of Theory and Criticism of Literature and Arts:
Vol. 4, No. 2 (December 2019)
ISBN 5800137594367
ISSN (digital): 2297-1874
ISSN (print): 2504-2238
📝 Contents include:
Luciano Rossi
Quand les comptes rendus ne rendent pas les comptes. Le cas de la Romania
pp. 7–9
Esther Corral Diaz
El rostro de la dama en la cantiga de amor
pp. 10–24
Michele Nigro
A proposito di alcuni affreschi della Cappella Sistina
pp. 25–53
Sergio Rossi
Altre “precisioni” sugli affreschi della Cappella Sistina
pp. 54–63
Michela Bassu
«La serietà del suo spirito gl’impediva di sfarfallare nel grazioso». Alcuni appunti su Cézanne dall’Archivio di Lionello Venturi a Roma
pp. 64–71
Sergio Rossi
Roma Berlino Venezia: un viaggio culturale
pp. 72–83
Sergio Rossi
Pittura, presenza femminile, Continente africano: appunti sulla Biennale d’Arte di Venezia 2019
pp. 84–95
Luigi Agus
Per una lettura delle fenomenologie artistiche mediterranee tra XV e XVI secolo attraverso alcuni esempi
pp. 96–105
Romeo Bufalo
L’arte come attitudine biostorica dell’animale umano
pp. 106–114
Sergio Rossi
Baltico/Mediterraneo a confronto: capitolo II
pp. 115–132
Sergio Rossi
I San Francesco in contemplazione del Caravaggio. Problemi di metodo e di merito
pp. 133–145
Betül Parlak Cengiz
La fortuna della letteratura per l’infanzia “tradotta” in Turco. Il caso de Le Avventure di Pinocchio
pp. 146–164
Chantal Pivetta
Considerazioni su due antichi manoscritti che tramandano la storia di “Uberto e Filomena”
pp. 165–171

Le versioni siglate c e d del romanzo di Jaufre rappresentano certamente due esempi significativi di circolazione dei materiali arturiani all’interno di contesti non romanzeschi. Infatti, i testi in questione rappresentano due diverse estrapolazioni di passi scelti da un romanzo arturiano, entrambe accolte all’interno di un contesto librario apparentemente incongruo. Il primo figura nel canzoniere Vaticano latino 3206, convenzionalmente siglato L, mentre il secondo si trova nel cosiddetto canzoniere di Cheltenham, attualmente conservato presso la Pierpont Morgan Library di New York con la segnatura M 819 e convenzionalmente siglato N. Questo lavoro dimostra come la versione d sia il risultato dell’adattamento di un passo romanzesco a modelli di genere tipicamente acquisiti all’interno del canone letterario trobadorico, mentre la versione c, pur denotando una evidente limitatezza narrativa e tematica rispetto alle modalità organizzative ed espressive del modello romanzesco, mantiene la forma del racconto e porta memoria del quadro di riferimento ideologico originario.

El presente artículo observará los textos literarios icónicos de la literatura medieval anglosajona en su traducción del inglés antiguo o anglosajón al inglés moderno, y describirá el concepto de espiritualidad en el contexto medieval para evaluar de qué manera esta definición se aplica a diversos elementos del imaginario narrativo. No se busca evaluar la traducción, empresa que podrá iniciarse en un periodo posterior. No obstante, se prefieren las traducciones que enfatizan el significado y uso de imágenes en el texto a la preservación del ritmo literario. Ejemplo de lo anterior es la traducción del texto Beowulf realizado por el poeta irlandés Seamus Heaney. Se realizará entonces una evaluación de la literatura de la época Anglo-sajona en Britania incluyendo los textos The Seafarer, The destruction of Anglo-saxon temples y Caedmon de Bede, y finalmente Beowulf. Los hechos políticos, sociales e intelectuales se considerarán para análisis a través de las selecciones de los textos. L...

Le interpretazioni trobadoriche dei toponimi denotano il consapevole ricorso ad una interpretatio registrata sui parametri del discorso celebrativo, secondo la tradizione classica di ascendenza ciceroniana che classifica l'etymologia tra i loci dell'inventio. Alla comune matrice retorica corrisponde un'altrettanto comune intenzione espressiva. Le varie applicazioni di questo modello interpretativo danno luogo ai frammenti di un'unica, peculiare image du monde: una geografia lirica imperniata sulla retorica del discorso celebrativo e improntata ai presupposti ideologici della cortesia. Questa geografia cortese determinata dalle interpretazioni trobadoriche dei toponimi riflette istanze proprie di una mappa politica o genealogica, ne segue i rilievi, i profili, debordando raramente dai contorni della matrice. Il criterio di sovrapposizione è accumulativo, non conflittuale: gli argomenti geografici del possesso, della provenienza, dell'itinerario denotano un rapporto di complementarità con la metafora celebrativa. Dottore di ricerca in Filologia romanza, Anatole Pierre Fuksas insegna presso l'Università degli Studi di Cassino. Recentemente si è occupato di lirica trobadorica, narrativa occitanica e francese, con particolare riferimento alla mediazione dialettica, retorica e grammaticale del sapere scientifico. Tra gli ideatori di «AnticoModerno», è redattore della rivista «Trame di letteratura comparata». Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il baptesme de Jordana nel discorso marcabruniano sulla fals'amor; Sages es que parle sagement: il re e il giullare nella trufle del ms. Harley 2253; La geografia del Roman de la Rose; Il corpo di Blacatz e i quattro angoli della cristianità.

A la Catalunya Vella, entre els anys 759 i 801, hi hagué un procés de conquesta per part dels francs
carolingis. En canvi, a la Catalunya Nova, a les Illes Balears i al País Valencià, en el segon mil·lenni de la
nostra era, hi va haver un procés de conquesta i, tot seguit, també un procés de repoblació. Tot i que s’hi
puguin fer algunes matisacions, a grans trets, veiem aquesta dualitat fonamental en relació a aquests
quatre territoris. En les properes pàgines, centrarem l’atenció en un dels grups que participaren en
aquestes migracions. Veurem la importància que tingué l’arribada d’occitans —gent que venia de les
terres on es parlava la llengua dels trobadors— en els diversos països que foren conquerits al llarg dels
segles XII i XIII. Ens interessarem, sobretot, en els processos de repoblament de les ciutats de Lleida i de
Tortosa i, alhora, establirem una comparació amb el que s’esdevingué al País València, les terres de l’antic
regne de València. Arreu hi arribaren, potser en unes proporcions diferents, membres de la noblesa, gent
de negocis, menestrals i pagesos o llauradors.

La Revue Paralia a été fondée le 6 novembre 2007 par le Centre Français du Littoral, qui est une association à but non lucratif dont le siège social se situe à Nantes, France. L'objectif de cette revue en format électronique est de permettre une large diffusion internationale des connaissances scientifiques issues de la recherche fondamentale et de la recherche appliquée. Les domaines concernés sont le génie côtier -génie civil et la gestion intégrée des zones côtières. La langue officielle de communication du comité de rédaction de la revue est le français. Cependant les auteurs peuvent également soumettre des articles rédigés en anglais ou en espagnol. Ce document-guide d'instructions aux auteurs montre par l'exemple la mise en forme à respecter afin qu'une homogénéité des articles publiés soit obtenue. La première page du manuscrit doit comporter exclusivement le titre de l'article (sur deux lignes au maximum), les noms et les filiations des auteurs, le résumé dans la langue du manuscrit, et les mots-clés. La suite de l'article doit être développée à partir de la deuxième page.

La Revue Paralia a été fondée le 6 novembre 2007 par le Centre Français du Littoral, qui est une association à but non lucratif dont le siège social se situe à Nantes, France. L'objectif de cette revue en format électronique est de permettre une large diffusion internationale des connaissances scientifiques issues de la recherche fondamentale et de la recherche appliquée. Le domaine concerné est le génie côtier -génie civil. La langue officielle de communication du comité de rédaction de la revue est le français. Cependant les auteurs peuvent également soumettre des articles rédigés en anglais ou en espagnol. Ce document-guide d'instructions aux auteurs montre par l'exemple la mise en forme à respecter afin qu'une homogénéité des articles publiés soit obtenue. La première page du manuscrit doit comporter exclusivement le titre de l'article (sur deux lignes au maximum), les noms et les filiations des auteurs, le résumé dans la langue du manuscrit, et les mots-clés. La suite de l'article doit être développée à partir de la deuxième page.

Susanna Barsotti ¶ Semantica della voce: la voz rauca nella lirica occitanica Riassunto: Nei trovatori la connotazione «rauca» della voce genera un giudizio qualitativo che può definire non solo il sentimento che accompagna la composizione, ma anche e soprattutto il grado stilistico del prodotto poetico. Scopo dell'indagine è di inquadrare la voce in virtù della sua natura spiritale e di porre in relazione questo aspetto con il carattere pneumo-fantasmatico dell'amore e del linguaggio, nonché con la dimensione espressivo-affettiva dell'io lirico. Il valore stilistico della raucedine verrà convalidato e integrato, in questa prospettiva, tramite confronti con occorrenze tardo-antiche o mediolatine (Isidoro di Siviglia, Marbodo da Rennes, Baudri de Bourgueil) e prove di impianto filosofico. Parole chiave: Lirica medievale occitanica; semantica; questioni stilistiche.

Il presente lavoro sviluppa e approfondisce il rapporto di prestito e innovazione che unisce il Dante delle petrose alla linea ‘clus’ del trobar e ai suoi maggiori rappresentanti. La mediazione di Guittone come filtro per la formazione di un canone di ‘trovatori scomodi’ operativo in Toscana è fondamentale per comprendere nella sua globalità il percorso dantesco, fatto di ritorni, ritrattazioni e superamenti rispetto alla tradizione precedente. L’indagine promuove inoltre la figura di Raimbaut d’Aurenga quale trovatore di rilievo all’interno della linea di sviluppo che porterà ad Arnaut Daniel e quindi a Dante.

Per l'articolo determinativo, alcune varietà dell'occitano medievale ammettevano, oltre alla forma ordinaria lo (e le), la, una variante più marginale so, sa 1 , di antica attestazione e rintracciabile solo in un numero molto limitato di testi. Data la sporadicità delle occorrenze e, probabilmente, anche a causa dello scarso numero di lavori in materia, la localizzazione e la datazione dell'articolo so, sa in ambito occitano restano ancora piuttosto incerte. Per tali ragioni, il nostro contributo si propone di riaffrontare la questione, con un duplice scopo: da un lato, cercare di chiarire e di determinare con maggior sicurezza le coordinate spazio-temporali della sua distribuzione nel panorama d'oc, mediante il riesame delle attestazioni già messe in rilievo dagli studiosi del passato; dall'altro, mettere in luce una campionatura più ampia di occorrenze, che permetta nuove considerazioni al riguardo e, parallelamente, di consolidare le nostre conclusioni. Occorre, altresì, precisare che nel corso delle nostre indagini abbiamo rilevato alcune occorrenze di so, sa meno nitide, le quali, in base al contesto, potrebbero essere interpretate tanto come articoli determinativi quanto come aggettivi possessivi pleonastici (poiché figurano in luoghi in cui il possesso è già espresso da complementi di specificazioni o proposizioni relative). Parte delle nostre ricerche si è pertanto concentrata sulla valutazione corretta di queste forme, che si rivelano al contempo problematiche anche dal punto di vista della traduzione dei segmenti testuali coinvolti. Prendendo le mosse dalla bibliografia anteriore, conviene innanzitutto ricordare che Antoine Thomas, ai primissimi anni del Novecento, segnalava la presenza dell'articolo so, sa nella Canso de Santa Fe, sia in forma enclitica nelle preposizioni articolate az, detz, enz, sia nella forma piena czo al v. 288 2 . Il filologo francese invitava inoltre alla prudenza circa l'origine etimologica delle forme rinvenute, in quanto la tradizionale base ipse / ipsum / ipsam, proposta per l'articolo so, sa 3 , non giustificherebbe l'esito [ts] (<z> / <cz> / 1 Lo stesso tipo di articolo è attualmente in uso nella zona di Grassa e nel territorio nizzardo (Ronjat 1937, III, § 534, 111), oltre che, tipicamente, nel catalano di area balearica e nel sardo (Rohlfs 1977(Rohlfs [1935]], § 490, 173). In un primo lavoro, Thomas (1903, 341) individua le preposizioni articolate in questione, che definisce rare, in seguito (Thomas 1974(Thomas [1925]], xxv) aggiunge alla lista di occorrenze dell'articolo la forma piena czo e offre un elenco di riferimenti bibliografici sull'argomento. 3

F. Fusaroli, « Tra occitano e catalano: la posizione linguistica del ms. Barcelona, Biblioteca de Catalunya, 740 nella tradizione testuale del Libre de vicis et de vertutz », dans: Méthodes et perspectives en philologie linguistique, éd. par. C. Menichetti, F. Fusaroli, Strasbourg, ÉLiPhi, 141-161.

Dialects preceded French patois. They arose with the great feudal fiefdoms and disappeared with them, leaving behind patois that still existed at the end of the 20th century, but which soon faded, in turn, before modern French.
This book, published in 1873, lists more than 80 translations of the parable of the Prodigal Son into patois spoken in Napoleon's imperial France.

Online re-edition in 2025.

The community implied in and surrounding Dante's earliest lyric poetry has been recognised and widely studied, as literary environment (Contini), social context (Brilli-Milani), and a matter of friendship (Barolini). This lyric community, however, was influenced too by representations of previous lyric communities, mainly as portrayed in lyric anthologies. While in the earlier stages of his career Dante operated in a lyric community that was both real and imagined, after his exile, the real Florentine community was lost. This essay investigates the porous relationship between Dante's lyric poetry (including the Vita nova) and the real and ideal lyric communities that influenced him as a lyric poet at the turn of the fourteenth century, and the ways in which, after being exiled, Dante rebuilds a transhistorical and anti-municipal lyric community in his De vulgari eloquentia, before abandoning this project and his 'theory of the lyric' for the new poetry of the Commedia.

https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/00751634.2025.2510049

Il contributo analizza la presenza e la funzione della voce femminile all’interno delle razos trobadoriche, focalizzandosi su come essa venga articolata attraverso strategie retoriche complesse e consapevoli. A differenza delle vidas, dove la donna è spesso figura muta o marginale, nelle razos alcune figure femminili emergono come protagoniste dotate di un discorso proprio. Questi interventi, lungi dall’essere realistici, assumono la forma di costruzioni retoriche altamente strutturate che arricchiscono il tessuto narrativo con un punto di vista inusuale: quello dell’io femminile. In tal senso, l'articolo si concentra su due casi esemplari: Tibors (razo di Bertran de Born) e Audiart de Malamort (razo di Gaucelm Faidit), evidenziando l’uso di figure retoriche quali apostrofe, illeismo, iperbole e metafora. Tali tecniche non solo servono a caratterizzare le figure femminili come autonome e autorevoli, ma svolgono anche una funzione narrativa, contribuendo al progredire della storia nei momenti in cui la narrazione sembra arrestarsi. Si dimostrerà così come i monologhi femminili rappresentino un esercizio retorico e stilistico significativo all’interno della letteratura trobadorica, traducendo in narrazione la retorica della fin’amor e rivelando un’interazione sofisticata tra voce, identità e struttura testuale.

The study analyses the role of Valdes, founder of the Waldensian religious movement, and his position vis-a-vis the Roman Catholic Church in the group’s self-identification. His followers’ recognition that Valdes’ primary aspiration was to secure the papal approval prevented open separation of the Waldenses, during their first two centuries, from orthodox Catholics, especially in France. In regions where Valdes was less known (Italy) or totally unknown (the German-speaking lands), Waldenses withdrew more quickly and spread legends about Sylvestrian poisoning of the Church. Later, in the situation of total separation of the Waldensian community, the figure of Valdes was reconsidered to emphasise the movement’s unique right to salvation. He was transformed from a real 12th-century citizen of Lyon into the descendant of St. Peter, bearer of his name, who alone led the Waldenses to salvation.

L'expédition n'était pas croisade religieuse et ne concernait pas Saint-Louis. Pourquoi cette mystification? Les objectifs étaient politiques. Ils visaient le contrôle du détroit de Sicile et de la route maritime. Le casus-belli obligea à une mobilisation des troupes de 65.000 soldats mais l'historiographie ne réfère pas à une bataille militaire mais à une noyade de la flotte dans la baie de Trapani. L'auteur apporte une lecture inédite du récit historique.

Il contributo presenta una prima modellizzazione dell’edizione digitale delle traduzioni italiane della ‘Visio Tnugdali’, chiarendone gli obiettivi, le caratteristiche principali, e i possibili sviluppi. Il modello qui descritto, infatti, potrebbe essere utilizzato – allargando il corpus di testi considerati – anche per realizzare una mappatura della rappresentazione dell’aldilà nell’epoca medievale. Si tratta del testo rivisto della comunicazione presentata nel convegno 'Italianistica Digitale. La ricerca dei giovani studiosi' (Macerata, 4-5 aprile 2024).
-
The paper presents a model for the digital edition of the Italian translations of the ‘Visio Tnugdali’, clarifying its objectives, main features, and possible developments. The model described here, in fact, could also be used – by enlarging the number of texts considered – to carry out a mapping of the Afterlife representation in the Middle Ages. This is the revised text of the communication presented at the conference ‘Italianistica Digitale. La ricerca dei giovani studiosi’ (Macerata, 4-5 April 2024).

This analysis delves into troubadour poetry, exploring its profound
celebration of language as a conduit for joy and soul enrichment. The
troubadours skillfully intertwine poetic creation with vivid imagery, using
landscapes and colors symbolically to convey both rhetorical prowess and
internal refinement. This journey, from "amor de lonh" (distant love) to a
quest for the absolute, unfolds through a poetic tapestry.
Colors, representing the interplay of light and darkness, consistently mirror
the poet's connection to joy and purity, grounded in the doctrine of
"fin'Amors" (courtly love) and a deep devotion to the Scriptures.
Troubadour poetry emerges as a bridge between divine and earthly love,
serving as a conduit for moral content.
Emotions find eloquent expression through vibrant and dark landscapes,
portraying the nuances of joy and sorrow. Navigating a historical period
marked by the dichotomy between "trobar leu" (light poetry) and "trobar
clus" (closed poetry), troubadour lyrics transcend such distinctions,
revealing an artful interplay of euphoria and introspective closure.
This dynamic tension between opposing elements, drawn from Sacred
Scriptures, contributes to a chromatic contrast that guides troubadour
lyricism. The result is a captivating art form, manifesting a spectrum of
colors in harmonious shades, offering a rich and coherent exploration of the
troubadours' poetic universe.

• Colloquia Aquitana XII-2025 | St-Pierre-ès-liens de Monbos (XIe-XIIe s.) : Joyau de l’architecture romane en Nouvelle-Aquitaine dans le Périgord « pourpre » •

• Exposition : « Aliénor d’Aquitaine [*1122-†1204], reine des lettres occitanes » •
• Prêtée pour l’occasion par les Archives départementales de la Dordogne - Action culturelle •

• Notice : « Aliénor d’Aquitaine est le personnage féminin emblématique de l’échiquier européen du XIIe siècle. Reine de France et d’Angleterre, mère de trois rois, celle qui sera toujours (et avant tout) duchesse d’Aquitaine, apparaît également comme une femme de caractère, indocile et révoltée, aux antipodes du modèle féminin admis pour l’époque. Une femme de légende par son action politique, mais également une reine des lettres pour qui la sauvegarde, l’évolution et la transmission du riche héritage littéraire occitan sont des concepts fondamentaux. Aliénor est, au milieu des tourbillons politiques et militaires, une patronne des Arts du XIIe siècle, jouant un rôle majeur dans le développement de l’amour courtois » •

• Nota  bene : Les Colloquia Aquitana XII-2025 sont dédiés à la mémoire de Monsieur Francis Large (*1929-†2022) et de Madame Marie-Louise Scheuber, née Boin (*1937-†2015), tous deux enfants du pays, tous deux ayant joué un rôle-clé dans la protection et la sauvegarde du patrimoine culturel matériel et immatériel en Dordogne, et en particulier celui du canton de Sigoulès-et-Flaugeac et du pays d’Eymet, tous deux cofondateurs de l’Association des Amis de l’église Saint-Pierre-ès-liens de Monbos •

• Bienvenue ! | Benvengut ! | Welcome ! | Willkommen ! | Benvenuto ! | Bienvenido ! •

Pistes codicologiques pour l'atelier du chansonnier des troubadours E (BNF, fr. 1749) (avec des considérations sur la tradition vénitienne de la poésie des troubadours) Relativement peu considéré dans les études pionnières sur les chansonniers des troubadours d'Aurelio Roncaglia, de d'Arco Silvio Avalle et de leurs écoles respectives, tout au long des trente-cinq dernières années, le chansonnier E (Bibliothèque nationale de France, fr. 1749) s'est vu consacrer plusieurs travaux. 1 Je voudrais présenter ici de nouveaux aperçus relatifs à la facture matérielle du manuscrit, qui rejoignent les observations récemment avancées par Gilda Caïti-Russo au sujet de la langue du chansonnier et de la textualité qui s'y manifeste. Afin de rendre la lecture plus aisée, je rappelle que le manuscrit transmet 454 textes, en vers et dans une moindre mesure en prose, organisés en quatre sections distinctes: une section principale, consacrée aux poèmes lyriques attribués à un seul auteur (367 poèmes); une section dédiée aux vidas et razos en prose, pour un total de 39 unités textuelles; deux sections lyriques «de complément», consacrées respecti-* Ce travail a été rendu possible par la gentillesse de maints collègues et amis, qui m'ont aidée avec leurs conseils, leur temps et leurs matériaux. Mes remerciements vont en particulier à Marco Grimaldi, Graziella Pastore, Marco Robecchi. Les erreurs et les imprécisions sont sous ma responsabilité exclusive. L'enquête s'inscrit dans le cadre plus vaste du projet Répertoire critique des manuscrits littéraires en ancien occitan, financé par le SNF/FNS suisse et abrité à l'Université de Lausanne (Encouragement de projets, 100012_188901).

Par bien des aspects la chanson de geste de Ronsasvals n’a pas d’équivalent dans la littérature occitane médiévale, pas même son compagnon rolandien du manuscrit d’Apt : qu’on compare les
registres de ce poème avec le Rollan a Saragossa, et on observera rapidement que le Ronsasvals est revêtu d’un haut style, tandis qu’on voit davantage se multiplier les traces d’une veine comique dans le
Rollan a Saragossa sur un mode assez similaire à celui de certaines chansons de geste du cycle de Guillaume d’Orange.
A l’opposé, le Ronsasvals reste plus proche de l’esprit de la chanson d’Oxford, pas simplement parce qu’elle traite du même sujet – l’épisode paradigmatique du cycle que constitue la bataille de Roncevaux et la mort de Rollan – mais aussi de par la tonalité de la narration, haute et solennelle, ce qui est plutôt rare dans la poésie de guerre occitane

Tra gli spazi che compongono le prose di Geografie -urbani, insulari e aerei, come le rotte tra l'Europa e il Giappone -vi sono gli ambienti raffigurati: spazi pittorici che, inseriti nel tessuto delle prose, aprono il testo a un dialogo e a un confronto con le strutture formali dell'opera d'arte evocata: dai quadri di Bruegel a quelli di Monet, Geografie è anche e forse soprattutto un'interrogazione sulle forme artistiche di rappresentazione dello spazio: «la risposta è nel quadro» scrive Anedda nella prosa Luoghi amorosi, ittici, etc., «nella cornice che circonda la scena e che non vediamo incrinarsi e poi rompersi. Lo stile? Le parole da usare? I dettagli?». 1 I testi di Geografie nascono, infatti, sia da spazi reali sia da paesaggi rappresentati. L'opera si colloca in tal senso sulla scia del volume La vita dei dettagli (2009) in cui l'autrice scrive: «Mi interessava vedere oltre l'immagine, leggere la traduzione di una poesia da un quadro». 2 Proprio Luoghi amorosi, ittici, etc., esemplifica uno dei possibili dialoghi che si crea tra arte e scrittura nell'opera di Anedda. 3 Nel testo, infatti, la riflessione sulla morte di una persona cara trova un corrispettivo nel quadro di Bruegel, La caduta di Icaro: Il giorno sta finendo, qualcuno che conoscevamo (lo sapremo domani) muore proprio in questi momenti di tepore, la luce è già bassa, autunnale, la pila dei lenzuoli da stirare

Nell'introduzione alla sua Bibliographie, Clovis Brunel constatava la posizione di assoluta preminenza occupata, nel corpus di codici occitani da lui allestito, dai manoscritti trobadorici («[…] le quart de tout notre héritage»), seguiti per numero di attestazioni dal Breviari d'amor, dalla Vida de sant Honorat, dal Jaufre e, in coda, dalla «[…] traduction de la Somme le Roi». 1 Negli anni che ci separano dall'impresa dell'illustre filologo, importanti avanzamenti hanno permesso di affinare le conoscenze sui canzonieri e, a vari livelli di profondità, sulla tradizione delle altre tre opere in versi evocate da Brunel. Per contro, complice anche la mancanza di informazioni relative alla Somme le roi francese, gli studi hanno a lungo trascurato l'anonima traduzione occitana, redatta nei dintorni del 1300 e conosciuta con il titolo di Libre de vicis et de vertutz (da ora LVVert). La pubblicazione della Somme le roi, avvenuta nel 2008 per le cure di Edith Brayer e Anne-Françoise Leurquin-Labie, ha posto le condizioni affinché si potessero finalmente affrontare le vicende relative al LVVert: 2 ne è sorto il progetto di edizione critica della traduzione occitana, portato avanti da chi scrive nel triennio dottorale sotto la guida di Stefano Asperti e di Albert Soler. Come lasciava presagire l'alto numero di testimoni che ci ha trasmesso una versione integrale dell'opera, il caso filologico si è rivelato di grande interesse e dà occasione di sviluppare, nel presente contributo, alcune analisi sui manoscritti del LVVert. Nell'ottica di coniugare i risultati dello scavo sulla storia della tradizione del LVVert con le necessità scientifiche del Répertoire critique -e della rinno-

After briefly presenting the characteristics that distinguish the 'Verses proverbials' as a collection of "authorial" proverbs, the article reviews the editorial history of the text from the mid-nineteenth century to the end of the twentieth, paying particular attention to the description of the characteristics, additions and omissions in the three complete editions currently available. The analysis, following and extending the observations made in previous studies devoted to the subject, highlights that none of these three editions, not even that of Joan Coromines (1991), starts from a systematic study of the textual relationships of the two manuscripts that transmitted the text, nor is it based on an exhaustive exploration of the sources that the author had to manipulate. In this sense, the third part presents the identification of an intermediate source, the 'De eruditione principum' (c. 1265) by Guillem Peraldus, and demonstrates the enormous impact that the discovery has had on the critical fixation of the text.

Construction narrative et entrelacement dans la Cançon de la Crosada : esquisse d'un parcours (Version auteur de l'article paru dans La mimesis et son refus dans la littérature occitane et autres essais, L'Harmattan, 2021, p. 297-307)

La technique médiévale de l'entrelacement (entrebescament en occitan) au sens étroit et tel qu'elle est définie par les écrivains médiévaux naît avec le roman et a surtout été étudiée comme un procédé associé à la littérature romanesque en prose (principalement arthurienne des XIII e-Queste del Saint Graal, Lancelot en prose-et XIV e siècles-Perceforest). Jean Frappier a montré que c'est Chrétien de Troyes qui développe le premier cette technique de manière consciente, au point de la poser en élément central du roman arthurien dès Le conte du Graal. La littérature narrative d'oc fera parfois sienne son emploi, et si des oeuvres comme le roman de Jaufré ou celui de Guilhem de la Barra, centrés sur un unique héros ne sont pas propices à son développement, les alternances de séquences narratives ne manquent pas dans Blandin de Cornoualha entre Blandin et Guilhot ou même dans Flamenca entre l'héroïne et Guillaume de Nevers. Technique romanesque, donc. Pourtant, dès la génération qui précède la Canson de la crosada, il est déjà d'un usage notable dans une autre tradition narrative, celle des oeuvres épiques versifiées, les chansons de geste, comme le souligne Claude Roussel dans Conter de geste (p. 406) ou M. Lushchenko dans sa thèse...