GIULIO PAULIS E L'AGLIO MOSCIO
Abstract
Allium triquetrum 'aglio angolare o selvatico cipollina selvatica porro' è voce probm. sostratica (e illirica) che trova confronti nozionali in germanico e formali ed etimologici nel pregreco e in altre lingue ie.
References (5)
- ie. la/lai, che serviva al gr., al mess. e oggi all'alb. per forgiare nuove parole, che si è poi intersecato con *lep-'carne'.
- Prellwitz 1930, 116ss; Camaj, 108-110; Xhuvani-Çabej, 162-163: lë-con le variazioni la/li/lu; Pisani 1957 su lai mess. e sulle correlazioni slave; Pisani 1971, 233, che ci dota anche dell'antroponimo Laparedon e Pisani 1976, 73; da tale univerbazione probm. si ha la glossa láphōnoi 'assai (lían) afoni'; su un prefisso moltiplicativo/pluralizzante le-in anatolico cfr. Nencioni, 84) Ora l'alb., a sancire la verosimiglianza di questo assunto, offre il vb. epem 'piegarsi, ammosciarsi', epur 'piegato' (Çabej, iv, 88; Topalli, 449), voce antica e tutt'ora viva che si spiega con il vb. ap, jap 'dare' (cfr. ted. gebe nach 'mollare'), di cui rappresenta l'originario mediopassivo (su jap sorto dall'ie. *ap 'prendere, raggiungere' cfr. Pokorny, 50-51;
- Orel, 157;
- diversamente Topalli, 668). Stesso sviluppo di significato si ha peraltro in arm. con hakem 'piegare da una parte, inclinare', derivabile dalla preposizione ie. *apo-(secondo Pokorny, 53-55), e forse altri esiti compatibili, con tale base, sono inseriti sotto *ap-3: 'vecchio, danno'. Peraltro Mann, 9 riporta il vb. aparjas 'perdere speranza, ritirarsi', che farebbe pensare, se è avvicinabile, che la stessa forma verbale attiva ap-abbia significato 'mollare'. Ancora l'area merid. suggerisce un agg. *kápheros 'floscio, fragile' (Rohlfs 1964, 229; Kahane-Kahane 1967, 428) di oscura origine (possibilmente arabo per il primo; con l'oscuro kápyros 'secco' per i secondi), il quale potrebbe celare il riadattamento di un sostratico *k-apparos. Anche il germ. Lauch 'porro' sottenderebbe un sign. originario di 'piegarsi' (Pokorny, 686: leug-1). In conclusione àppara e àpparu derivano da un qualche primitivo aggettivo illirico nt., da *ap 'dare' oppure da *apo (cfr. sans. ápara, germ. afar), e significavano originariamente 'molli/e, sfibrati/o' ("quello che dà giù/quello che va di lato"), poi affibbiato alla pianta, per il suo comportamento, in opposizione quindi a tìpporo (cfr. qui). Su -ara in ill. cfr. Mayer ii, 231, e in alb. cfr. Xhuvani-Çabej, 206-207; nel sardo Zèpp-ara (= alb. thep, cfr. Areddu, Origini) e qui uvara. E come tìpporo e tuvara, nel top. ogliastrino di Tàppara troviamo probm. la sua variante articolata (cfr. però Puddu 2229).
- *Estratto dalla Nuova versione (ed. 2024) del saggio A.G.Areddu, Piante nuragiche e non nella Sardegna di oggi. Chi fosse intenzionato a una recensione su rivista con Peer Reviewing, può trovare il saggio su amazon (.it., fr.,.com ecc.) o richiederlo direttamente all'autore