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L'univocità dell'essere nel "De primo Rerum Principio"

Abstract

This article is an analysis of the treatise "De primo Rerum Principio". Its purpose is to discover in the architecture of the text the theory of the univocity of being. This is present as the “condition of possibility” in the inquiry: if God had not participated in the same concept of being as created beings, we could say nothing about Him. But, we can say something about God and affirm that He is the Prime Principle of all beings, because we know Him from the multiplicity of reality. The created order is completely structured according to a double essential order of dependence and eminence. Every substance is correlated to the other as a sensible whole. Within this comprehension of reality emerges the binomial, "finite-infinite", in its quality as transcendental, that is, coextensive to being itself. It is the most complete way to “say God” on the basis of the created world: whereas every created substance is limited, finite, God is the infinite substance, Prime Efficient, Prime Eminent and Ultimate End. In the concept of infinity, according to Scotus, pure perfections and the characteristics of intelligence and the will of the divine substance come together. The very assumption of the univocity of the concept of being makes the whole "Tractatus de Primo Principio" coherent in its closely linked logical conclusions. It shows us the possibility of knowing God rationally, although our intellect is signed by the double limit of being creatures and sinful.

References (10)

  1. P. VIGNAUX, Metaphysique de l'Exode et univocité de l'être chez Jean Duns Scot, in A. DE LIBERA-E. ZUM BRUNN (eds.), Celui qui est. Interprétations juives et chrétiennes d'Exode 3, 14, Paris 1986, 103-26;
  2. BOULNOIS, Analogie et univocité selon Duns Scot: la double destruction, Études philosophiques 44 (1989) 347-69; ID., Duns Scot, théoricien de l'analogie de l'être, in L. HONNEFELDER-R. WOOD-M. DRYER (eds.), John Duns Scotus. Metaphysics and Ethics, Leiden-New York-Köln 1996, 293-315;
  3. O. TODISCO, L'univocità scotista dell'ente e la svolta moderna, Antonianum 76 (2001), 79-110;
  4. A. GHISALBERTI, Percorsi dell'infinito nel pensiero filosofico e teologico di Duns Scoto, Antonianum 80 (2005) 147-56.
  5. Cf. S. KNUUTTILA, Duns Scotus and the foundations of logical modalities, in L. HONNEFELDER-R. WOOD-M. DRYER (eds.), John Duns Scotus. Metaphysics and Ethics, Leiden-New York-Köln 1996, 127-143.
  6. Principio. Ma, soprattutto, intrinseca unità della peculiare quiddità divina pur nella molteplicità delle perfezioni pure, tutte racchiuse dalla nota dell'infinità. Ciò che colpisce è come in questa sorta di reductio ad unum, Duns Scoto riesca a non annullare la pluralità degli enti o delle loro caratteristiche, ma, al contrario, proprio all'interno della molteplicità, individui la via per affermare l'univocità dell'essere. Attraverso le proprietà disgiuntive, infatti, egli è in grado di affermare contemporaneamente una caratteristica essenziale dell'essere (dei "trascendentali" coestensivi) e una caratteristica essenziale degli enti (intrinsecamente correlati tra loro secondo coppie di polarità contraddittorie). Le proprietà disgiuntive dell'essere appaiono a Scoto stesso come le caratteristiche più feconde (medio foecundiori, I, 1) per parlare di Dio a partire dagli enti. Ma non solo: visto il loro carattere di coestensione con l'essere stesso, siamo autorizzati a riscontrare in esse il "correlato d'essere" 33 più adeguato, ciò attraverso cui il concetto univoco di essere struttura se stesso, al di là della sua consistenza logica, in una molteplicità metafisica.
  7. Nel descrivere le caratteristiche fondamentali della quidditas divina, Duns Scoto pone in rilievo la nota dell'infinità, come l'unica capace di far convergere in essa le perfezioni pure e le altre caratteristiche di Dio (capacità intellettiva e volitiva), senza alterare la sua perfetta e assoluta semplicità. Nella particolarissima natura della Prima Sostanza, non appartenente ad alcun genere, eppure predicabile secondo la specie (cf. IV, 127), si manifestano con più chiarezza alcune delle caratteristiche dell'essere stesso, così come altrove descritto da Duns Scoto: genere in modo del tutto peculiare, semplice senza alcuna determinazione, infinito in quanto non limitato da nulla fuorché dal non-essere. Questo non significa che essere e Dio coincidano. Ma poiché Dio è l'Essere per eccellenza, verum esse, totum esse (I, 1), non appare impossibile che le caratteristiche dell'ens inquantum ens vengano rivelate dalla quidditas divina con maggiore evidenza. In particolare, il concetto di "infinito attuale", tanto avversato dai filosofi classici perché in esso sarebbe contenuta l'idea del non-essere (in-finito, non finito), assume un'importanza senza precedenti in tutto il sistema metafisico scotista e articola intorno a sé sia il discorso su Dio, Sostanza infinita, sia quello sul singolo ente, haecceitas totalmente distinta in sé, come pure il discorso sull'essere cui non ripugna l'infinità e la riflessione filosofica sul rapporto tra enti finiti e Sostanza infinita 34 .
  8. Possiamo, dunque, concludere che il Tractatus De Primo Rerum Principio è strutturato sulla base della teoria dell'univocità dell'essere, pur non affrontando la questione in modo specifico e analitico. Ponendosi al cuore della ricerca metafisica di Duns Scoto, esso evidenzia lo stretto legame tra univocità e teologia razionale, grazie al quale è possibile all'uomo viatore fare esperienza della trascendenza di Dio al di dentro e oltre le creature finite, lì dove ex contrario e in haecceitate si rivela l'infinito: di ogni cosa perfetta ho visto il limite, ma la tua legge non ha confini (Sal 118, 96).
  9. Cf. J.-M. COUNET, L'univocité de l'étant et la problematicité de l'infini chez Duns Scot, in J. FOLLON-J.MC EVOY (édd.), Actualité de la Pensée Médiévale, Louvain-la-Neuve / Paris 1994, 287-328.
  10. Cf., in particolare, le riflessioni di Counet sull'infinità dell'haecceitas (Ib.) e di Ghisalberti sulla coestensione dell'infinito con l'essere (A. GHISALBERTI, Percorsi dell'infinito nel pensiero filosofico e teologico di Duns Scoto, Antonianum 80 (2005) 147-56).