Venetian History

Centola, un casale del basso Cilento, assurge al rango di "Universitas" nel tredicesimo secolo, durante il periodo Svevo, 1189-1266 (figura 1). Il riconoscimento della personalità giuridica delle Universitas si ebbe con la costituzione di Federico II, con cui l'imperatore intese porre un freno agli abusi dei baroni [1, 2, 3]. Per "Universitas" s'intendeva, nel medioevo e in Età Moderna, l'insieme di nuclei familiari, detti "fuochi", che risiedevano in una ben definita area territoriale, cui era data facoltà di usufruire di beni comuni quali: piazze, strade, sorgenti, pascoli, selve, ecc. Al popolo era concesso il diritto di eleggere propri rappresentanti che trattavano nell'interesse comune con i feudatari e col sovrano. Ogni Universitas riferiva a un "Parlamento", che si riuniva in sedute pubbliche e del quale faceva parte un certo numero di membri eletti direttamente dalla cittadinanza. Il tutto era regolato da codificati "Statuti", redatti dalle singole Universitas, che includevano le regole cui dovevano sottostare gli organismi che esercitavano il potere esecutivo per fare rispettare diritti e doveri della popolazione: delimitavano i rapporti che dovevano intercorrere tra i feudatari e i residenti. < … definivano obblighi e diritti reciproci e dettavano norme in materia di diritto civile, penale, commerciale e amministrativo della Universitas .... > [4]. Amedeo La Greca circa gli "Statuti" ha scritto: <Anzitutto essi regolavano le competenze degli "eletti", cioè di chi annualmente era scelto con libere votazioni a ricoprire cariche pubbliche. A capo delle Universitas vi erano due giudici che controllavano l'operato degli altri funzionari. Due Catapani che avevano il compito di stabilire il prezzo delle merci e insieme ai Sindaci dovevano controllare la regolarità di pesi e misure. Due Sindaci dovevano provvedere alla Grassa, cioè coordinare l'approvvigionamento dei viveri Per la comunità. Due Mastri razionali, a fine anno controllavano le entrate e le spese dell'Universitas e delle chiese locali. Norme particolari regolavano l'uso delle fonti e dei corsi d'acqua, lo sconfinamento degli animali, la manutenzione delle vie pubbliche, l'uso dei pascoli e delle terre comunali; la vendita e il prezzo della carne e del pesce. … > [5]. Sempre Amedeo La Greca ricorda come nel periodo aragonese (1442-1504) <per porre un freno allo strapotere dei feudatari … vennero confermati dal re gli antichi "Statuti", completandoli con norme e consuetudini in uso presso il popolo> [5].

Teološka biografija Matije Vlačića Ilirika: Proces radikalizacije u Flaciusovoj misli autora Luke Ilića.

Kako sam naslov knjige navodi, radi se o »teološkoj biografiji« usredotočenoj na glavne prijelomne točke poput brojnih selidbi i progonstva iz različitih gradova, pri čemu se uočavaju tri osnovne faze u Vlačićevoj radikalizaciji kao rezultat izvanjskih čimbenika i turbulencija u njegovu osobnom akademskom životu i teološkoj karijeri. No na sreću tu se nipošto ne radi o hagiografiji. Iako je Ilić s pravom ponosan na važna dostignuća svoga zemljaka, ne ustručava se kritizirati njegovu nepopustljivost. Rezultat je kvalitetna teološka biografija koja će znatno pridonijeti poznavanju ovog briljantnog i kontroverznog reformatora.

Catalogo della mostra “L'anima ignuda nell'isola dei beati. Carlo Michelstaedter e il patrimonio artistico e storico dell'ebraismo goriziano e isontino” a cura di Andrea Morpurgo, Isabella Reale, Lucio Gregoretti, Silvana Corbatto (Monfalcone, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, 14 settembre - 2 novembre 2025)

During the archaeological rescue investigations from “Ghica‑Daniel House/ St. Petersburg Hotel”, from the archaeological site Old Town Center‑Princely Court in Iasi, an area of about 2710 sq.m. was investigated. Inside it were identified and investigated 199 complexes and archaeological contexts, dated in the Eneolithic, Middle Ages and Modern era. Thus, in this perimeter were found the stone structures corresponding to the fencing wall of Trei Ierarhi monastery, most likely dated to the 17th century, to which was added the foundation of the northern wall of the secondary building belonging to the complex “Casa Ghica‑Daniel/ Hotel St. Petersburg” (18th-19th centuries). These structures overlap and incorporate foundations and walls from the Ghica Houses, which in turn overlap medieval complexes from the 15th-17th centuries, as well as some remains of Cucutenian complexes. The building on the northern side of the St. Petersburg Hotel measured about 10.50 / 11.0 m × 68.0 m. Under this building were discovered and investigated two stone sewers, which discharged their contents into a stone main sewer (Cx. 81), with a length of 48.60 m. These architectural elements, as well as the pits for clay exploitation or those for lime quenching, completely or partially destroyed the habitation complexes (dwellings, pits with uncertain functionality) of the Eneolithic period, but also from the 14th–15th, 15th–16th, 17th, and 18th centuries. During the archaeological excavations, no less than 14 habitation complexes have been identified. Among them, the complexes 60, 63, 73/87, 77, 79, 94/96/108 and 166 can be dated on the basis of particularly rich archaeological material in the 15th-16th and 17th centuries.

During the preventive archaeological investigations from “Ghica-Daniel
House/St. Petersburg Hotel” point, from the archaeological site ”Old Town Center-Princely Court” in Iași, were identified and investigated 199 complexes and archaeological contexts, dated in the Eneolithic, Middle Ages and Modern era. Thus, in this perimeter were found the stone structures corresponding to the fencing wall of the “Three Holy Hierarchs” monastery, most likely dated to the 17th century, to which was added the foundation of the northern wall of the secondary building belonging to the complex “Ghica-Daniel House/St. Petersburg Hotel” (18th–19th centuries). These structures overlap and incorporate foundations and walls from the “Ghica Houses”, which in turn overlap medieval complexes from the 15th–17th centuries, as well as some remains of Cucutenian complexes. During the archaeological excavations, no less than 14 habitation complexes have been identified. Among them, complex
94/96/108 can be dated on the basis of particularly rich archaeological material in the 15th–16th centuries. The most important discovery in this archaeological complex is the recovery in situ of a imitation after a Venetian ducat, next to a hoard of Genoese-Tatar coins (15th century), partially outlined in the following.

Il presente lavoro si propone di analizzare e contestualizzare il corpus di documenti contenuti all’interno della busta 362 nella serie “Sforzesco", “Potenze Estere” relativa a Venezia e conservata presso l’Archivio di Stato di Milano. Il faldone raccoglie 141 missive ascrivibili generalmente al trimestre che va da luglio a settembre 1475. I mittenti e i destinatari sono vari, ma chiaramente concernenti la Milano sforzesca dell’epoca. Ricorre infatti più degli altri come interlocutore Galeazzo Maria Sforza, l’allora duca di Milano. Delle 141 lettere, sono state poste sotto la lente d’ingrandimento, e quindi edite, solo alcune di queste, che saranno oggetto di analisi nel presente lavoro: 41 missive originali che, da Venezia, furono inviate da Leonardo Botta, ambasciatore sforzesco presso la Serenissima, con le quali questo comunicava notizie riguardanti la politica internazionale e gli equilibri di potere nell’Italia quattrocentesca. In 39 di questi casi era proprio Galeazzo Maria il destinatario, mentre nei restanti 2 Cicco Simonetta, segretario del duca milanese. Esse sono incluse entro il lasso di tempo che va dal 7 luglio al 26 agosto 1475.
L’importanza di tali documenti risiede non soltanto nel loro valore storico, ma anche nella loro natura di fonte diretta, che consente di indagare la prassi diplomatica sforzesca, la scrittura cancelleresca e le strategie retoriche adottate da un ambasciatore esperto come Botta. Attraverso lo studio della forma, della lingua e della struttura dei dispacci, è infatti possibile ricostruire sia il funzionamento interno della cancelleria sforzesca sia il ruolo dell’ambasciatore quale mediatore politico e veicolo di informazione tra Venezia e Milano.
Dal punto di vista contenutistico, le lettere testimoniano le principali questioni che animavano la politica internazionale dell’epoca: in particolare, i rapporti conflittuali con Ferrante d’Aragona e le tensioni legate alla corona di Cipro, l’avanzata ottomana culminata nella caduta di Caffa, nonché i delicati equilibri che coinvolgevano le grandi potenze italiane e i loro interlocutori esteri. Attraverso la corrispondenza si delineano così le linee di frattura e cooperazione che caratterizzarono il sistema politico della penisola italiana nella seconda metà del Quattrocento, all’interno di quel fragile equilibrio inaugurato dalla pace di Lodi e incarnato dalla Lega italica.
Lo studio intende contribuire da un lato alla ricostruzione storica dei rapporti tra Milano, Venezia e gli altri attori della penisola, dall’altro alla comprensione del ruolo dell’ambasciatore come figura cardine nei processi politici e culturali del Rinascimento.
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This study aims to analyse and contextualize the corpus of documents contained in folder 362 of the “Sforzesco”, “Potenze Estere” series, pertaining to Venice and preserved at the State Archives of Milan. The folder comprises 141 letters generally dating from the period between July and September 1475. The senders and recipients are varied, yet clearly related to Sforza-era Milan. Notably, Galeazzo Maria Sforza, the Duke of Milan at the time, appears more frequently than others as the interlocutor.
Of the 141 letters, only a selection has been examined in detail and edited for the purposes of this study: 41 original missives sent from Venice by Leonardo Botta, the Sforza ambassador to the Serenissima, which conveyed information concerning international politics and the balance of power in fifteenth-century Italy. In 39 instances, Galeazzo Maria was the recipient, while the remaining two were addressed to Cicco Simonetta, the Duke’s secretary. These letters span the period from 7 July to 26 August 1475.
The significance of these documents lies not only in their historical value but also in their nature as primary sources, which allow for an in-depth investigation of Sforza diplomatic practice, chancery writing, and the rhetorical strategies employed by an experienced ambassador such as Botta. By studying the form, language, and structure of these dispatches, it is possible to reconstruct both the internal functioning of the Sforza chancery and the ambassador’s role as a political mediator and conduit of information between Venice and Milan.
From a content perspective, the letters reflect the main issues animating international politics at the time: in particular, the contentious relations with Ferrante of Aragon, the tensions surrounding the crown of Cyprus, the Ottoman advance culminating in the fall of Caffa, and the delicate balances involving the major Italian powers and their foreign interlocutors. Through this correspondence, one can trace the lines of division and cooperation that characterized the political system of the Italian peninsula in the second half of the fifteenth century, within the fragile equilibrium inaugurated by the Peace of Lodi and embodied in the Italic League.
This study seeks, on the one hand, to contribute to the historical reconstruction of relations between Milan, Venice, and other actors on the peninsula, and on the other, to deepen the understanding of the ambassador’s role as a pivotal figure in the political and cultural processes of the Renaissance.

(English below) Combinant des textes bien connus avec d'autres qui le sont moins, l'article aborde le projet de croisade de Pie II (Enea Silvio Piccolomini) sous un angle rarement traité : l'importance majeure que Pie accordait à son propre exemple, expression d’un ego lié à l’intime conviction de tenir la place du Christ sur terre. Selon lui, l'exemple du Vicaire du Christ partant pour la croisade devait avoir un immense effet d’entraînement, d’autant plus qu'il était celui d'un «vieillard » malade. L'article offre une image nuancée de la manière dont s'est exprimée et a évolué une conviction à laquelle Pie  continua à s'accrocher malgré les revers et les désillusions. –  À paraître dans la Revue Belge de Philologie et d'Histoire.
Combining well-known texts with others less familiar, the article examines Pius II’s (Enea Silvio Piccolomini) crusade project from a rarely treated angle: the central importance he placed on leading by personal example, as the expression of an ego rooted in his profound conviction of holding the place of Christ on earth. For him, the example of the Vicar of Christ departing on crusade was expected to exert immense persuasive force, all the more so as it came from a sick “old man.” The paper offers a nuanced picture of how this conviction was expressed and developed, a conviction to which Pius continued to cling despite setbacks and disillusionments. – Forthcoming in the Revue Belge de Philologie et d’Histoire.

U radu se raščlanjuju dvije prisege i naputak, pravni izvori koji su uređivali djelovanje mletačkog kneza na čelu srednjovjekovnog Dubrovnika. Posebno se detaljno analizira i u prilogu objavljuje dosada u hrvatskoj historiografiji neobrađivani tekst kneževe prisege duždu, koji vrvi obavijestima o mletačkoj upravi nad Dubrovnikom u 13. i prvoj polovici 14. stoljeća. Utvrđuju se veze između spomenutih vrela i njihovo značenje za dubrovački pravni poredak te ispituje njihova povezanost s tada popularnom literaturom o odlikama "dobre vlade".

του Μιχάλη Πολίτη, πρ. Καθηγητή Ιονίου Πανεπιστημίου Η Συνθήκη του Κάμπο Φόρμιο (Campo Formio), της 17ης Οκτωβρίου 1797, αποτελεί μια από τις πλέον ενδιαφέρουσες στιγμές της ευρωπαϊκής διπλωματίας στο γύρισμα του 18ου προς τον 19ο αιώνα, καθώς επηρέασε καθοριστικά τις εξελίξεις όχι μόνο στην Αδριατική και το Ιόνιο Πέλαγος, αλλά και σε άλλες περιοχές της ευρωπαϊκής ηπείρου.

Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell'Università degli studi di Padova e precisamente con i fondi del progetto Prin 2017 -La lingua italiana in territori ispanofoni, da lingua della cultura e della traduzione a lingua dell'educazione e del commercio -PI Prof.ssa Anna Polo, CUP C94I19006130006. Opera pubblicata in modalità Open Access con licenza Creative Commons CC BY 4.0. La lengua italiana en la hispanofonía / La lingua italiana in ispanofonia. Travesías lingüísticas y culturales / Traiettorie linguistiche e culturali [16] a cura di F.

Il presente contributo ricostruisce il profilo teologico e la circolazione editoriale del De la santissima comunione di Tullio Crispoldi, figura sfuggente del circolo veronese gravitante attorno al vescovo Gian Matteo Giberti negli anni Trenta del Cinquecento. Nonostante la scarsità delle fonti biografiche, gli scritti di Crispoldi – in particolare quelli dedicati all’Eucaristia – testimoniano una stretta adesione agli orientamenti dell’evangelismo italiano e ai suoi principali ambiti di riflessione: la giustificazione, la grazia e il libero arbitrio. Profondamente influenzato dal pessimismo agostiniano e dagli scritti di autori come Tommaso da Kempis e Jan Van den Campen, Crispoldi promuoveva la comunione sacramentale frequente come strumento
di unione intima con Cristo, insistendo sulla centralità della grazia divina rispetto al merito umano. Il saggio analizza le sfumature teologiche del trattato e segnala l’esistenza di una seconda edizione, finora non documentata, dell’opera, stampata da Stefano Nicolini da Sabbio nel novembre del 1535. Questa scoperta — fondata sull’identificazione di due esemplari conservati rispettivamente presso il Museo degli Stampatori “Da Sabbio” e la Bibliothèque nationale de France — offre nuovi elementi per comprendere la diffusione e la ricezione degli scritti di Crispoldi, e più
in generale per indagare i canali editoriali attraverso cui si articolava la circolazione di testi spirituali ed eterodossi nell’Italia settentrionale della prima età moderna.

A partire dal 2 marzo 2020 gli Archivi della S. Sede hanno messo in consultazione le carte del pontificato di Pio XII (2 marzo 1939-9 ottobre 1958). L’Archivio Apostolico Vaticano fu allora in grado di offrire agli Studiosi circa 20.000 unità archivistiche, appartenenti a 121 sezioni di archivio, oggetto di lungo e faticoso lavoro di preparazione, non sempre completo. Tuttavia, poiché ci sono Uffici vaticani che continuano tutt’ora a versare la loro documentazione pacelliana, le fonti sono è in continuo accrescimento e possono riservare ulteriori possibilità di ricerca, approfondimento e valorizzazione.

INDAGINE PRELIMINARE Se un'indagine sul fronte "greco" dell'ispirazione poetica di Kavafis può risultare immediatamente scontata, forte ormai di una serie di studi più o meno sistematici e approfonditi, a cominciare dalla rassegna delle "fonti" delle sue poesie 1 , meno ovvia, per non dire fortemente limitata, sempre nel quadro della "ἀρχαιογνωσία" del poeta, sembra essere stata l'attenzione al ruolo svolto dalla civiltà latina, la quale, viceversa, rientra Mi sia consentito rivolgere qui un sentito ringraziamento a Leopoldo Gamberale, come segno di riconoscenza per i preziosi suggerimenti offerti. 1 Il concetto di "fonte" per la poesia di Kavafis (come per altri scrittori, in fondo) è ormai superato e non costituisce sicuramente una garanzia per l'interpretazione del senso di un determinato componimento. Massimo Peri, puntualizzando la terminologia invalsa al tempo (fine anni Sessanta del Novecento) in cui Pontani svolgeva le sue pionieristiche e preziose indagini sulle "fonti" di Kavafis (cfr. F.M. Pontani, Fonti della poesia di Cavafis, «Rivista di cultura greco-italiana» 3, 1940, pp. 657-669), ha più volte messo sull'avviso e richiamato l'attenzione sull'idea di "reminiscenza" (alle volte inconsapevole) piuttosto che di "fonte" deliberata e intenzionale; vd. M. Peri, Strutture in Kavafis,

Francesco Zorzi was a prominent figure of his time, whose life was marked by significant events, both personal and public, which made it possible to span three main periods: his interrupted youth after the Great War, his civil commitment during the 1940s and his renaissance in the post-war period. His passion for palaeontology and archaeological discoveries led him to a scientific career that was recognised both locally and internationally. The figure of Zorzi emerges as that of a man who lived his life with enthusiasm, able to transform difficulties into opportunities for growth and change, making his passion for science and civil commitment a driving force for his existence. More than sixty years after his death, the volume dedicated to him is a tribute to his significant contribution to science and culture.

Emperor and King of Spain, was a ruler who embodied great hopes of universal renewal. A protector of humanists, he had to face the French politico-military challenge to his hegemony on the European chessboard, the spread of the Protestant Reformation (particularly in Germany), and the Turkish advance in the Mediterranean. The substantial failure of his political project opened the door to the age of the Counter-Reformation and the wars of religion.

The Venetian Anabaptist movement was highly heterogeneous. On the one hand, it absorbed the experience of Tyrolean and Trentine Anabaptism, originally linked to the peasant "revolution"; on the other, it was shaped by the experience of certain Neapolitan anti-Trinitarians who were students at Padua (where the rationalistic tradition of the Studio exerted no small influence on the doctrinal development of Anabaptist ideas). This movement was led by Girolamo Busale and was marked by an original convergence of a popular element with a learned and humanistic one. The "legendary" Collegia Vicentina According to Socinian tradition, beginning in 1546 the movement organised the so-called Collegia Vicentina, legendary Anabaptist meetings held in the palaces of Vicentine nobles, intended for debate on doctrinal and organisational questions. Supposedly these meetings were attended by intellectuals of some weight such as

Il presente volume raccoglie i risultati del convegno Culture, economie e politiche del bosco in Italia dal medioevo all'età contemporanea, svoltosi a Torino tra il 23 e il 24 gennaio 2025 1 . L'idea di organizzare un incontro sui temi della storia forestale nasceva da una discussione avviata nell'ambito di due progetti attivi presso il Dipartimento di Studi storici dell'Università degli Studi di Torino. Il primo è rappresentato da una ricerca frutto di una convenzione con il Comune di Perarolo di Cadore (Provincia di Belluno), il cui obiettivo era raccogliere e sistematizzare le fonti relative a questa località, contribuendo a ricostruire la storia del paese che, per tutta l'età moderna e almeno fino alla fine dell'Ottocento, è stato uno snodo decisivo nel commercio del legname ricavato dalle foreste delle Alpi nord-orientali e destinato all'emporio commerciale di Venezia. Un successivo finanziamento PRIN-PNRR, per il progetto 'In Search of an Old Resource in the Industrial Era. Wood and the Historical Roots of the Italian Forests (1870s-1960s)', ha permesso di estendere l'indagine in chiave comparativa, confrontando le trasformazioni che hanno caratterizzato Perarolo in epoca contemporanea con le vicende di altri casi studio, ma anche arricchendo la ricerca sul piano tematico e metodologico, grazie ai contributi dei colleghi delle altre due unità che fanno parte del progetto, basate rispettivamente all'Università Politecnica delle Marche e all'Università degli Studi di Genova 2 . 1 Oltre ai testi presentati in quell'occasione, il volume comprende anche un saggio di Lucia Tedesco che è stata coinvolta nell'organizzazione del convegno sin dalle prime fasi. I curatori desiderano ringraziare le autrici, gli autori e tutti coloro che hanno animato il convegno torinese di cui questo volume è il frutto. Un ulteriore ringraziamento va a Elisa Antole,

The following publication is a collection of academic publications, articles, studies, and works from many authors, reporters and historians, both Albanian and from other countries. The purpose of this publication is to collect sources and references, part of Albanian history, and to share knowledge of numerous Albanian personalities and their deeds and lives in and around Albania and the Adriatic between the 13th century and the 19th century.

Sjeverno od Sarajeva (45 km), u dolini rijeke Stavnje, na nadmorskoj visini od oko 830 m smjestio se Vareš. Ovo naselje nastalo je poslije propasti bosanske samostalnosti. U samom središtu Vareša nalazi se najstarija katolička crkva u Bosni i Hercegovini. Župa je osnovana početkom 16. stoljeća kada je najvjerojatnije sagrađena i crkva posvećena sv. Mihovilu arkanđelu. Na osnovi dosadašnjih saznanja te novootkrivenih osmanskih i latinskih dokumenata, autor u radu iznosi nove spoznaje o povijesti ove crkve, njezine unutrašnjosti, graditeljima te o posljednjem zaštitno-arheološkom istraživanju. U rasvjetljavanju njezine povijesti, kao svjedoku prošlih stoljeća, doprinose i autorovi transkribirani upisi iz matičnih knjiga, krštenih od 1643. i umrlih od 1647. godine, pisani bosanicom te upisi pisani latinskim jezikom.

Vareš is located north of Sarajevo (45 km), in the valley of the Stavnja River, at an altitude of about 830 m. This settlement was created after the collapse of Bosnian independence. In the very center of Vareš is the oldest surviving Catholic church in Bosnia and Herzegovina. The parish was founded at the beginning of the 16th century, when the Church of St. Michael the Archangel was probably built and dedicated. On the basis of previous knowledge and newly discovered Ottoman and Latin documents, the author presents new knowledge about the history of the church, its interior, the builders, and the latest protective archaeological investigations. As a witness to past centuries, the author's transcribed entries from the parish registers of those baptized since 1643 and those deceased since 1647, written in Croatian Cyrillics, along with entries written in Latin, contribute to the illumination of its history.

godine bio je direktor Splitske gimnazije. Za njegove uprave gradi se groblje na Sustipanu, osniva se Arheološki muzej i gradi se prva muzejska zgrada. Rukopis Rehina izvještaja o prilikama u Splitskom okružju datiran je 31. prosinca 1822. godine, a čuva se u biblioteci Arheološkog muzeja u Splitu (Morović, 1974(Morović, , 1977)). Pisan je na talijanskom jeziku, a Hrvoje Morović ga je transkribirao i objavio u časopisu "Građa i prilozi za povijest Dalmacije", izdanju tadašnjeg Historijskog arhiva u Splitu, prvi dio godine 1974., a drugi u istom časopisu 1977. godine. Dio rukopisa odnosi se na život i običaje zagorskog dijela Dalmacije, pisan u vrijeme kada se počinje sistematičnije proučavati sveukupni narodni život, pa ovaj Rehin izvještaj predstavlja plod kako njegov tako i čitave grupe poglavarovih najbližih suradnika. Reha se javlja početkom 19. stoljeća u vrijeme romantike i interesa za kulturu naroda. Tom razdoblju prethodilo je europsko prosvjetiteljsko 18. stoljeće, za koje je bila jedna od značajki upoznavanje nepoznatih zemalja i krajeva, interes za otkrivanje života i običaja naroda koji su bili prirodniji i primitivniji. U 18. stoljeću, nakon što su Turci potisnuti iz Slavonije i Dalmacije, u doba austrijske i mletačke vladavine nastoje se urediti oslobođena područja. Te prosvjetiteljske ideje se iskazuju u sastavljanju topografsko-statističkih pregleda i opisa, te bilježenje običaja, povijesnih, zemljopisnih i gospodarskih prilika. O životu i stanju u Dalmaciji toga vremena pisali su mnogi autori; Giacomo Baldu (1748.), mletački providur, piše "Izvješće o stanju u provincijama Dalmacije i Albanije", gdje naglašava razliku između Primoraca i P

Палладий Роговский -первый русский доктор богословия и философии. Будучи студентом Славяно-греко-латинской академии при братьях Лихудах, он предпочел оставить Родину и отправиться на Запад для получения полноценного школьного образования. Годы, проведенные им в Европе, в первую очередь в Италии, были доселе практически неизвестным периодом его жизни. Анализ данных итальянских архивов вкупе с уже опуб ликованными русским исследователем академиком Е. Ф. Шмурло, но не вошедшими в научный обиход документами архивов конгрегации Пропаганда Фиде и Греческого коллегиума в Риме, позволяют узнать о новых обстоятельствах жизненного пути и по-иному взглянуть на личность первого ректора Славяно-греко-латинской академии. В первую очередь интересны обстоятельства его рукоположения в священный сан католиками в Риме и переписка, связанная с признанием его диаконского сана в Русской Православной Церкви. Одним из важных документов, прилагавшихся в римской курии к делу о его посвящении, является письмо русского католика, диакона (впоследствии расстриженного) Петра Артемьева, в котором последний упоминает о том, что Роговский тайно принял латинство еще до отъезда на Запад. Наконец, особого внимания достойно письмо самого Палладия из Венеции, в котором он прямо сообщает о своих планах по распространению католичества в России. Несмотря на свое миноритарное положение среди русских духовных писателей, в первую очередь в силу того, что ему было отпущено мало времени для деятельности в чине ректора Славяно-греко-латинской академии, «первый русский доктор» философии и богословия, игумен Палладий Роговский (или правильнее Рогов) -личность, несомненно, яркая и заслуживающая большего внимания со стороны исследователей 1 . Он стал первым из известных нам «московитов», по

According to the dialogue between Marco Polo and Kublai Khan, as imagined by Italo Calvino in his Le città invisibili [Invisible Cities], the Venetian traveller would have said “Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. [Every time I describe a city, I am saying something about Venice.]”
Indeed, despite the fact that it preserved its singularity of being originally raised on the lagoons, Venice also represented a combination of a lot of cities and places, which makes it difficult, if not impossible, to settle its definite association with the West or the East.
Far from wishing to clarify these possible affiliations, the Serenissima series of Trivent Publishing is organizing the online conference, “Venice between East, West and Itself,” by gathering papers focused on two different major topics:
- Venice and the West,
- Venice and the East,
- A third major topic complements the two: Venice and Itself, as a return of the city to its internal life and affairs.

Conference zoom link:
https://us02web.zoom.us/j/87088805439?pwd=qLXJPi0y7x2UYaLEhx9DM3RBeqetVa.1

Il volume presenta l’edizione e lo studio di un ampio corpus di lettere manoscritte riguardanti il teatro e la musica, inviate nel xvii secolo alla nobile famiglia veneziana dei Michiel di Santa Sofia, imparentata per alcuni decenni col ramo dei Grimani proprietari dei più importanti teatri della Laguna.  Il carteggio, analizzato nel quadro dell’intero archivio familiare conservato a Venezia nella Biblioteca del Museo Correr, oltre a fornire ricche informazioni sulla vita musicale veneziana e di altre città italiane, permette ulteriori livelli di indagine. Consente, in primo luogo, di ricostruire l’estesa rete di relazioni, lungo tutta la Penisola, essenziale al funzionamento del sistema teatrale coevo. In secondo luogo, dà la possibilità di investigare musica e teatro come parte delle attività di patronage dei membri di una famiglia veneziana, all’interno del particolare assetto repubblicano della Serenissima, nonché come oggetto di relazioni e forme di scambio. Infine, permette di osservare come tali attività e pratiche mutassero di generazione in generazione, al variare di interesse dei singoli individui, delle circostanze socio-politiche e delle dinamiche familiari, e parallelamente allo sviluppo di nuovi generi musicali.  Se, per scarsità di fonti note, il patronage familiare a Venezia nella prima età moderna è stato finora poco esplorato rispetto a quello di altri centri italiani, la pubblicazione della corrispondenza Michiel intende, da un lato, stimolare gli studi di questo fenomeno in Laguna, dall’altro offrire uno spaccato suggestivo di storia sociale e artistica, anche grazie alla peculiare natura (privata e soggettiva) delle fonti epistolari, peraltro piuttosto rare quando redatte prima del Settecento.

Κυκλοφόρησε  το βιβλίο «Το Ναύπλιο τον 19° αιώνα – Μαρτυρίες και  Μαρτυρούμενα από τα Τοπικά Έντυπα Μέσα», άλλη μια έκδοση της Αργολικής Αρχειακής Βιβλιοθήκης Ιστορίας και Πολιτισμού. 
[…] Η μελέτη, σελίδες 432,  ολόκληρου του αιώνα μέσα από την  αξιοποίηση του ναυπλιακού τύπου ως βασική ιστορική πηγή προσφέρει τη δυνατότητα της ανασύστασης της Ναυπλίας υπό διαφορετικό πρίσμα.
Μέσα από τις μαρτυρίες των συντακτών εκτίθεται η συλλογική αντίληψη της πόλης για την ιστορία της. Πρόκειται για τη μνήμη όσων διαδραματίστηκαν, με τον τρόπο που καταγράφηκαν στη συνείδηση των κατοίκων…
Ο πλούτος της ύλης και τα θέματα που συμπεριλαμβάνονται σε αυτόν τον τόμο διερευνούν διάφορους τομείς της πόλης του Ναυπλίου, όπως η αυτοδιοίκηση, η εκπαίδευση, η δικαστική εξουσία, οι στρατιωτικές δομές, ο τύπος, τα πολιτισμικά γνωρίσματα και οι πολιτιστικές εκδηλώσεις, οι υποδομές, τα πεδία οικονομικής δραστηριότητας (γεωργία), η βιοτεχνία και το εμπόριο, αποβλέποντας στην ευρύτερη αναγνώριση των ιδιοτήτων που συνέθεσαν τη ναυπλιακή ταυτότητα στις διάφορες περιόδους της τοπικής ιστορίας…

La presenza di italianismi nel dialetto cretese è stata evidenziata in molte occasioni
dagli studiosi di linguistica. Oggetto di questo studio sono gli atti notarili di Gianni
Cassapladi, notaio e sacerdote, redatti tra 1609 e il 1617 presso il casal Ettea (o
Etià), alle estremità orientali dell’isola, nella zona di Settia. Casal Ettea era un
agglomerato rurale, al centro di una zona montuosa, i cui abitanti si occupavano
principalmente di attività agricole. Gli atti del notaio Cassapladi Russopsiri sono
redatti in greco e costituiscono preziose testimonianze della realtà linguistica e
culturale del luogo nel periodo. Cerchiamo di elencare e classificare opportuna
mente i prestiti lessicali e gli ibridismi linguistici rintracciabili in questi documenti,
soprattutto i termini che riguardano la vita quotidiana, la civiltà materiale e i nomi
delle persone. Si può parlare di «simbiosi greco-veneziana» anche in questa remota
parte dello Stato da mar?

comunidades con la intención de difundir contenido científico, humanístico, pedagógico y cultural en aras de formar de manera individual y colectiva a personas e instituciones interesadas. Ayudar en la generación de capacidades científicas, tecnológicas y culturales como herramientas útiles en la resolución de los problemas de la sociedad es nuestra principal visión. Para el logro de tal fin; ofrecemos un repositorio bibliográfico con contenidos científicos, humanísticos, educativos y culturales que pueden ser descargados gratuitamente por los usuarios que tengan a bien consultar nuestra página web y redes sociales donde encontrarás libros, revistas científicas y otros contenidos de interés educativo para los usuarios. Cacao en Indias (Períodos prehispánico e hispánico) analiza la historia del cultivo de cacao en regiones de Venezuela y Colombia desde el periodo colonial, destacando su importancia económica y social. A través de fuentes notariales, inventarios y testamentos, se examina la distribución de plantaciones, el número de árboles frutales y no frutales por valle, y las prácticas agrícolas. Se resalta el cacao como medio de intercambio y su papel en haciendas y estancias. Además, se reconoce el esfuerzo de investigadores y productores en mantener esta tradición, fundamental para la economía local y la identidad cultural en el sur del Lago de Maracaibo y otras regiones.

Six stelae situated in the new Jewish Cemetery on the Lido (Venice), but actually belonging to the Old Cemetery, make up a peculiar group of gravestones of their own kind. They are of parallelepiped shape, with an upper polished section carved with Hebrew inscriptions, which date back to the end of the Fifteenth century, and a lower rough section which shows a hole of about 7,08-8,66 inches in diameter, since this part was meant to be buried. The holed tombstones echo the funerary Roman stelae of the post-Roman Republic era, which were used as territorial markers to bound burial areas (loci sepulturae). We suggest two possible explanations thereof: (a) adaptive reuse of Roman ruins, which was a regular and well-documented practice in Venice since the early Middle Ages, or (b) imitation of antiquity. Sommario 1 Il luogo di rinvenimento.-2 Tipologia dei manufatti e confronti.-3 Gli studi sulle iscrizioni ebraiche quattrocentesche.-4 Ipotesi e problemi: imitazione, riuso. Keywords Jewi...

Boschi, legnami, costruzioni navali L'Arsenale di Venezia fra XVI e XVIII secolo viella Deputazione di storia patria per le Venezie Calle del Tintor-S. Croce 1583-30135 Venezia Deputazione Di storia patria per le Venezie STUDI a cura di alfreDo Buonopane-pietro Del negro-giuseppe gullino-gherarDo ortalli

Boschi, legnami, costruzioni navali L'Arsenale di Venezia fra XVI e XVIII secolo viella Deputazione di storia patria per le Venezie Calle del Tintor-S. Croce 1583-30135 Venezia Deputazione Di storia patria per le Venezie STUDI a cura di alfreDo Buonopane-pietro Del negro-giuseppe gullino-gherarDo ortalli

Nel 1797, la fine della Repubblica di Venezia comportò pure, per il
patriziato veneziano, il cessare da quella funzione di ceto di governo che lo
caratterizzava in via esclusiva da almeno cinque secoli. La successiva breve stagione «democratica» – limitata, sotto l’egida francese, ai pochi mesi precedenti l’ingresso delle truppe austriache –, fu caratterizzata da una feconda produzione e larga circolazione di opuscoli relativi a pressoché ogni aspetto della vita politica e sociale. Tra essi, non pochi furono quelli indirizzati a un ripensamento complessivo dell’intera storia della Serenissima,
che consentisse ai nuovi dirigenti «giacobini» di ricollegare, in funzione autolegittimante, il remoto passato veneziano col momento politico attuale.
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In 1797, the end of the Venetian Republic caused well, for the Venetian
nobility, the cease from the function of exclusive governing caste that lasted by at least five centuries. The subsequent short season of “democratic” Government – limited, under the French aegis, to few months, prior to the entry of the Austrian troops – was characterized by a large production and wide circulation of brochures related to almost every aspect of political and social life. Among them, many were those directed to an overall rethinking of the entire history of the Venetian Republic, which would allow the new “Jacobins” leaders to reconnect, in a self-validating attitude, the remote Venetian past with the current political situation.