History of Shipbuilding

Este trabajo muestra el resultado de nuevas investigaciones realizadas sobre los viajes realizados por don Pedro Franco Dávila, naturalista del siglo XVIII nacido en Guayaquil, fundador y primer director del Real Gabinete de Historia Natural de Madrid (hoy Museo Nacional de Ciencias Naturales), así como sobre su fecha de nacimiento.

This work shows the results of new research carried out on the voyages undertaken by don Pedro Franco Dávila, an 18th century naturalist born in Guayaquil and founder of the Real Gabinete de Historia Natural of Madrid (now Museo Nacional de Ciencias Naturales), as well as about his date of birth.

Bahriye teşkilatıyla ilgili araştırmalarda; kurumun nitelik ve işleyişinin ortaya konulması bakımından merkez ve taşra unsurlarının incelenmesi elzemdir. Özellikle gemi inşa faaliyetlerinden bahsedilecekse eğer söz konusu bu unsurlar daha da önem kazanır. Çünkü gerek merkezde gerek ise taşrada faaliyet gösteren tersanelerin niteliklerinin ve işleyişlerini belirleyen en temel şey, işgücü ve malzeme ihtiyaçlarının karşılanması bakımından birbirlerine duydukları bağımlılıktı. Bu bağımlılık kaçınılmaz olarak merkeztaşra tersaneleri arasında sıkı bir denetim mekanizmasını ve iletişimi gerektirmişti. Fakat XVII. yüzyıldan itibaren Osmanlı idari organizasyonun temel birimlerinden olan sancaklarda görülen yapısal ve işlevsel dönüşümler bu bağımlılık ilişkilerini de değiştirmişti. Çalışmamızda bir yönüyle gelenekten kopuş bir yönü ile de yenilikçi tohumların ekildiği XVIII. yüzyıl sürecinde özellikle merkez-taşra tezgâhları arasında değişmeye başlayan bu bağımlılık ilişkisi yeniden ele alınmaya ve değerlendirilmeye çalışılmıştır. Bununla birlikte sancaklarda yeni aktörler olarak ortaya çıkan mütesellimlerin bu bağımlılık ilişkilerine nasıl dâhil edildikleri, ne gibi sorumluluklar üstlendiği, merkezin gemi yapımıyla ilgili taleplerini ne dereceye kadar yerine getirebildikleri gibi sorunlar arşiv belgelerinden hareketle aydınlatılmaya çalışılacaktır.

The report is based on the recording of a Balinese jukung undertaken during a field trip to the EISCA's ‘A World of Boats’ collection in Eyemouth (Scotland), organised and financed by the University of Southampton Centre for Maritime Archaeology and directed by Dr Lucy Blue. The report was prepared for the Nautical Archaeology Society in partial fulfilment of the Part 2 Intermediate Certificate in Foreshore and Underwater Archaeology. It is a product of its time and should be treated as such.

Dr. Zrinka Podhraški Čizmek participates as a guest on December 21, 2023, in the show Cosmos and Ethos: Horizons of the World, Science and Society on the Third Program of Croatian Radio at 9:00 a.m. on the topic "Adriatic ships between the two shores in the eighteenth century", published in 2021.

Premessa

Il Museo della marineria di Pesaro fin dal suo nascere ha promosso, accanto alla pubblicazione di studi di carattere storico e antropologico sulle comunità costiere e la gente di mare, anche importanti ricerche tese a promuovere la conoscenza sia delle tecniche di navigazione e pesca, sia delle imbarcazioni in uso nei secoli addietro. Su quest’ultimo argomento particolarmente importante è stato l’apporto della fonte archivistica, che ha permesso nel corso degli anni di far luce sull’origine e successiva sperimentazione/evoluzione dei principali tipi navali legati allo sviluppo delle marinerie e della pesca d’alto mare nei secoli dell’età moderna, dando modo di scoprire in alcune località del medio Adriatico quali Ancona e Pesaro, l’avvio alla diffusione in Adriatico di tartana, tartanone e trabaccolo , imbarcazioni documentate fino ad allora solo attraverso la fonte orale. Una mostra focalizzata su La nascita della marineria di Pesaro e le barche tradizionali (28 aprile-27 ottobre 2013), è stata allestita nell’ambito delle iniziative prodotte per la Provincia di Pesaro-Urbino all’interno di AdriaMuse, progetto transfrontaliero cofinanziato dai fondi dell'Unione europea che ha coinvolto 11 partner provenienti da cinque nazioni su entrambe le sponde dell'Adriatico con l’obiettivo di avviare uno scambio di conoscenze, esperienze ed idee teso a valorizzare le strutture museali e ad aumentare nei visitatori il livello di consapevolezza delle potenzialità culturali e di sviluppo della regione adriatica anche per contribuire significativamente al prolungamento della stagione turistica, tramite una nuova simbiosi tra cultura e turismo. La mostra è stata accompagnata dalla pubblicazione di una monografia illustrata dal titolo Velieri con una rassegna di informazioni sui principali tipi navali in circolazione nell’Adriatico dall’età antica al tramonto della vela. Nella diffusione di queste conoscenze, di indubbia rilevanza per la comunità scientifica si è rivelata anche la International Summer School “Mediterraneo” dell’Università di Bologna, che ha trovato base organizzativa nel Museo della Marineria di Pesaro dal 2007 al 2011, consentendo importanti confronti fra studiosi su vari campi di indagine. Nel corso degli anni l’attività museale si è indirizzata fortemente anche nella raccolta di fonti orali e scritte. All’attenzione sempre mantenuta per la ricerca archivistica va ricondotto poi il felice sodalizio instaurato con Zrinka Podhraški Čizmek, conosciuta dalla scrivente in occasione del XX Forum Mediterranean Maritime Heritage organizzato dall’Associazione Musei Marittimi del Mediterraneo (AMMM), tenutosi a Fiume/Rijeka nel 2014. La collaborazione con la studiosa croata è iniziata fin dalla sua prima venuta a Pesaro per presentare un’anteprima dell’ambizioso, quanto impegnativo, progetto che stava perseguendo, di dare continuità editoriale alla imponente documentazione archivistica raccolta da Nikola Čolak, suo avo materno, interrottasi con la pubblicazione del secondo volume dei Regesti marittimi croati, per l’avvenuta scomparsa dell’Autore (1996) . Il suo archivio, che conta di un deposito di circa 100.000 documenti raccolti in quarant’anni di infaticabile scavo archivistico condotto negli archivi delle due sponde adriatiche, rappresenta un tesoro prezioso per la storia marittima dei secoli dell’età moderna, per la storia dei traffici di mercanti provenienti da varie aree anche extra-mediterranee, ma non solo. Čolak mirava alla realizzazione di una collana di una ventina di volumi dando priorità alla documentazione del secolo XVIII a cominciare dagli atti riguardanti la navigazione in Adriatico e lungo le rotte levantine, per passare in un secondo momento alle fonti relative alla navigazione verso il Ponente e le rotte atlantiche. Questo articolato e complesso programma ha ripreso vita grazie all’impegno della nipote che, con infaticabile, rinnovato vigore e grande caparbietà, sta apportando ulteriore linfa al progetto iniziale giovandosi delle più moderne tecnologie per l’elaborazione e l’utilizzo dei dati e al contempo valendosi della collaborazione di diversi studiosi ed esperti.  Già da queste brevi note risulta ben chiaro che lo studio intrapreso da Zrinka Podhraški Čizmek si incastra appieno nel filone di ricerche che nel corso degli anni ha richiamato anche a Pesaro relazioni e scambi con vari studiosi italiani e stranieri, invitati a collaborare a varie iniziative (convegni, mostre, presentazione libri), mettendo a disposizione i risultati delle proprie ricerche per una migliore conoscenza della civiltà adriatica e mediterranea. La conferenza della studiosa croata, ospitata nel giugno 2016, dal titolo Tipi navali nei regesti marittimi croati del XVIII secolo, anticipava l’uscita, di lì a poco, del terzo volume dei Regesti marittimi croati (Spalato 2017), presentato, prima a Pesaro (21 aprile), poi a Cupra Marittima (22 aprile) nell’incontro “Rotte e velieri nell’Adriatico del Settecento”. La collaborazione con il Museo della marineria di Pesaro si è mantenuta anche in seguito, concretizzandosi ulteriormente con la pubblicazione della monografia, a sua firma, sui Navigli adriatici fra le due sponde nel Settecento per la collana “Rerum maritimarum” (Quaderno 24/2021), con cui in qualche modo l’Autrice lancia l’idea di una mostra compartecipata, peraltro caldeggiata già dal 2019. La nomina di Pesaro capitale italiana della cultura per il 2024 è servita da stimolo per coltivare quest’idea e per coinvolgere nella realizzazione della mostra, un altro collaboratore storico del Museo della Marineria di Pesaro, Luigi Divari, fine conoscitore delle tipologie navali adriatiche e della storia della navigazione, nonché abilissimo disegnatore. Si è intessuta così, nel 2021, una rete di collaborazioni esterne con la formazione di un valente staff operativo, formato da studiosi ed esperti di vari istituti di cultura, università, accademie, musei, in stretto contatto con l’ideatrice della mostra che ha anche sapientemente coordinato e diretto tutta l’impostazione del lavoro e la raccolta dei materiali, documentari e iconografici, rimessi poi ulteriormente nel 2023 all’analisi e alla ricostruzione pittorica di Luigi Divari per la creazione di schede iconografiche raffiguranti oltre sessanta tipologie navali. L’opera di Zrinka Podhraški Čizmek per l’organizzazione della mostra Navigli dell’Adriatico e dello Ionio in età moderna (1650-1850) è stata davvero instancabile. La mostra, infatti, si basa sull’esame approfondito di ca. 20.000 documenti del secolo XVIII (Regesti marittimi croati voll. I-IV), con il supporto scientifico di oltre una ventina di esperti e sedici diverse istituzioni internazionali. Si apre nella primavera 2024 a Pesaro nella sede storica del Museo della Marineria di Pesaro e diventerà itinerante in varie località delle due sponde durante il biennio 2025-2026. L‘impostazione scientifica e la curatela di Zrinka Podhraški Čizmek sono state fondamentali nella riuscita di questa non facile impresa culturale, sapientemente costruita attraverso una valida rete di relazioni transfrontaliere, che, in qualche modo, rimane fortemente connessa anche con l’identità marittima di Pesaro, oggi capitale italiana della cultura.

Maria Lucia De Nicolò
Università di Bologna
Direttore del Museo della Marineria di Pesaro

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I bastimenti dell'Età moderna: dalle fonti alla classificazione della nomenclatura e tipologie

L’operazione messa in atto nel cercare di sistematizzare le tipologie navali dell’Età Moderna del Mar Adriatico e del Mar Ionio si è svolta su più piani ed in diverse fasi. La prima fase è stata l’analisi delle fonti pubblicate e quelle non ancora date alla stampa, dei ca. 20.000 documenti dei Regesti marittimi croati, Settecento, voll. I-IV, dello studioso Nikola Čolak. Il risultato è stato un corpus di 25.500 menzioni di bastimenti identificati suddivisi in 77 diversi nominativi di navigli. La fase successiva del lavoro è stato il confronto con la bibliografia ed iconografia marittima internazionale degli ultimi 300 anni, un lavoro durato più di una decina d’anni e che ha comunque lasciato molti quesiti aperti. La terza fase è iniziata quasi naturalmente di pari passo alla seconda quando, non trovando risposte nelle fonti e nei libri, ho cominciato a contattare i colleghi prima in Croazia ed Italia e poi allargando i confini a Creta, in Grecia ed altrove. Qui è iniziato un sodalizio scientifico che dura tutt’ora. Quando ho deciso che le ricerche dovessero essere corroborate da un materiale visivo selezionato e scientificamente credibile, la scelta di creare una mostra è stata quasi ovvia e naturale. A tal proposito ho creato una piattaforma di consultazione online internazionale cui hanno partecipato oltre una ventina di studiosi, ricercatori e specialisti in marineria della Croazia, Italia, Grecia e Montenegro, svoltasi fra novembre 2021 e marzo 2022: questa è stata la quarta fase che ha fortissimamente contribuito a dissipare molte incertezze e far luce su molte questioni aperte. Il collaborare insieme sui dati ottenuti dalla ricerca storiografica ha permesso di riunire vari saperi, fonti di provenienze diverse, sia sul piano linguistico, iconografico nonché bibliografico. Il gruppo di ricerca si è mostrato veramente molto aperto e prono alla collaborazione tanto che i risultati ottenuti hanno giovato non solo di indicazioni bibliografiche nuove, ma anche di un ripensamento dialettico che ha permesso l’acquisizione di nuove informazioni grazie al confronto fra storiografie diverse caratterizzate da varie tradizioni marittime – come bene ci illustra Gerassimos Pagratis con l’esempio della marineria ionica. Dei 77 nominativi analizzati in tutto sono 66 i tipi navali che siamo riusciti a focalizzare iconograficamente e 62 quelli rappresentati nella mostra e nel catalogo. Una grande ricchezza che appartiene non solo all’asse Mar Adriatico e Mar Ionio – come ha giustamente appuntato il collega ...

This paper delves into the historical evolution of the ship commonly known as the Algerian xebec during the eighteenth century. It sheds light on the strategic employment of the xebec by the Algerian navy and provides a comprehensive breakdown of its components, demonstrating how each one of them was purposefully designed to align with privateering tactics and their requirements. Additionally, the paper
explores the diverse functions of the xebec, the procurement of naval stores crucial for its construction, and the development of various types of xebecs. Finally, it presents a brief historical overview of the construction methods commonly employed in the western Mediterranean for building xebecs.

The article explores the innovations that allowed Latin galleys to dominate medieval naval warfare from the 12th to the 15th century.

Keywords: alla sensible, outrigger, bireme, trireme, stand-and-sit stroke, centerline rudder, taride, galiot, fusta, bergantina

The territory of Indonesia mostly consists of seas with a large number of islands. One of them is islands and archipelagos in the Java Sea such as, Karimunjawa Islands, Bawean Island, and Kangean Islands. The Karimunjawa Islands located at the northern end of the Java Sea consist of 27 islands starting from Karimunjawa Island in the southernmost part and Mosquito and Parang Islands in the north. Bawean Island which is in the administrative area of Gresik Regency covers two districts, namely Sangkapura and Tambak. Sumenep Regency at the eastern end of the Java Sea region has 126 islands, ranging from Puteran Island in the west to Kangean Island in the east. Community transportation facilities for fishing activities, social activities, and various inter-island activities using wooden boats purchased or ordered according to function and available costs. This paper will examine the technology of making wooden ships that are widely used as a means of transportation for people on islands and islands in the Java Sea. The study of shipbuilding technology refers to the evolutionary concept of Leslie White's thought that a culture will develop more if it involves greater technology and energy use. The main problem in this study is how technology, energy, and culture related to wooden ships used by the community. The data collection method is carried out by observation, observation, and interviews with ship makers, buyers, and users. Because the types of Bugis and Madura ships are widely used by people on various islands in the Java Sea, this study took samples of Bugis and Madura wooden ships. Research that has been carried out has data that fewer and fewer young people are interested in shipbuilding. This study is expected to become more and more people who know and are increasingly interested in the maritime community.

The article delves into galleys as omnipresent warships in the medieval Mediterranean. It analyses their performance, propulsion, sailing mode, and behavior on choppy seas. The paper elaborates on the craft's freeboard, wintering, and provisioning. The concluding chapter sums up the storyline.

Os primeiros conceitos sobre etnomatemática surgiram na década de 1970, devido a criticas relacionada a forma com que se ensinava a matemática, podendo ser desenvolvida e aplicada no nosso cotidiano facilitando a aprendizagem através de sua prática. A etnomatemática é a matemática praticada por grupos culturais distintos como sociedades indígenas, grupos de trabalhadores, classes profissionais, grupo de crianças de certa idade, entre outros. No caso dos grupos indígenas, ao mesmo tempo em que um sistema de conhecimento matemático sistematizado estava surgindo nas civilizações ao redor do Mar Mediterrâneo, os povos da Amazônia também estavam desenvolvendo maneiras específicas de conhecer, entender, compreender e lidar com o próprio meio-ambiente. Neste mesmo período, outras civilizações presentes na China, nos Andes, nas áreas sub-saarianas do continente Africano, estavam igualmente desenvolvendo modos diversos e únicos para conhecer e compreender o ambiente no qual estavam inseridos. Hoje podemos encontrar a etnomatemática sendo desenvolvida em diversas culturas e de diversas formas, sempre com o intuito de melhorar e facilitar o que é essencial para a sobrevivência do individuo. Não obstante é observável que o conhecimento matemático está enraizado no artesanato local, nas formas, esculturas e pinturas as quais são aplicações de conceitos matemáticos que foram repassados de geração a gerações. Em Parintins no estado do Amazonas, existe uma cultura herdada dos indígenas, a construção de canoas e barcos, onde o conhecimento é mantido por um grupo de artesões fluviais que ainda detém as técnicas repassadas por seus antepassados.

Resumo: A análise de duas canoas monóxilas descobertas na lagoa de Extremoz, no estado do Rio Grande do Norte, Brasil, no início da década, demostrou por meio da datação de C14 e ao mesmo tempo pela verificação dos seus aspectos construtivos, seu desenho arquitetônico e estudo morfológico, que se tratavam de exemplares de canoas históricas do período colonial, pós-contato, mais precisamente do século XVII, sendo, portanto, canoas que apresentam características de momento de transição do seu desenho arquitetônico, relacionados ao novo contexto de consolidação da colônia e dos novos usos e empregos da canoa monóxila Palavras-chave: canoas monóxilas; Extremoz, estudos morfológicos.

This article presents the results of a preliminary archaeological operation carried out in 2021 on the Mortella II wreck. It was designed as a continuation and complement to the excavation of the Mortella III wreck that was performed between 2010 and 2019 and to which it is historically linked: both ships were Genoese merchantmen sailing together, which sank in 1527 in the context of the 7th Italian War between France and Spain. The paper takes up the main outcomes of the lines of research on shipbuilding and artefacts (anchors and artillery). It discusses their characteristics, comparing them to other wrecks of similar Mediterranean origin. In this way, this work seeks to contribute to the knowledge of Mediterranean shipbuilding and the material culture of the Renaissance, which is currently little known.

This article presents the results of a preliminary archaeological operation carried out in 2021 on the Mortella II wreck. It was designed as a continuation and complement to the excavation of the Mortella III wreck that was performed between 2010 and 2019 and to which it is historically linked: both ships were Genoese merchantmen sailing together, which sank in 1527 in the context of the 7th Italian War between France and Spain. The paper takes up the main outcomes of the lines of research on shipbuilding and artefacts (anchors and artillery). It discusses their characteristics, comparing them to other wrecks of similar Mediterranean origin. In this way, this work seeks to contribute to the knowledge of Mediterranean shipbuilding and the material culture of the Renaissance, which is currently little known.

This article presents the results of a preliminary archaeological operation carried out in 2021 on the Mortella II wreck. It was designed as a continuation and complement to the excavation of the Mortella III wreck that was performed between 2010 and 2019 and to which it is historically linked: both ships were Genoese merchantmen sailing together, which sunk in 1527 in the context of the 7th Italian War between France and Spain. The paper takes up the main outcomes of the lines of research on shipbuilding and artefacts (anchors and artillery). It discusses their characteristics, comparing them to other wrecks of similar Mediterranean origin. In this way, this work seeks to contribute to the knowledge of Mediterranean shipbuilding and the material culture of the Renaissance, which is currently little known.

This is a sixth draft of a catalogue of early modern European wooden hull remains, part of Charles Bendig' and Arnaud Cazenave de la Roche's research, and an invitation to all interested scholars to collaborate. Our main objective is to make all data available to all scholars and in the process try to standardize the recording of this type of hull remains so that we can make databases (as paleontologists do) that may allow comparative studies.

Bahriye teşkilatıyla ilgili araştırmalarda; kurumun nitelik ve işleyişinin ortaya konulması bakımından merkez ve taşra unsurlarının incelenmesi elzemdir. Özellikle gemi inşa faaliyetlerinden bahsedilecekse eğer söz konusu bu unsurlar daha da önem kazanır. Çünkü gerek merkezde gerek ise taşrada faaliyet gösteren tersanelerin niteliklerinin ve işleyişlerini belirleyen en temel şey, işgücü ve malzeme ihtiyaçlarının karşılanması bakımından birbirlerine duydukları bağımlılıktı. Bu bağımlılık kaçınılmaz olarak merkeztaşra tersaneleri arasında sıkı bir denetim mekanizmasını ve iletişimi gerektirmişti. Fakat XVII. yüzyıldan itibaren Osmanlı idari organizasyonun temel birimlerinden olan sancaklarda görülen yapısal ve işlevsel dönüşümler bu bağımlılık ilişkilerini de değiştirmişti. Çalışmamızda bir yönüyle gelenekten kopuş bir yönü ile de yenilikçi tohumların ekildiği XVIII. yüzyıl sürecinde özellikle merkez-taşra tezgâhları arasında değişmeye başlayan bu bağımlılık ilişkisi yeniden ele alınmaya ve değerlendirilmeye çalışılmıştır. Bununla birlikte sancaklarda yeni aktörler olarak ortaya çıkan mütesellimlerin bu bağımlılık ilişkilerine nasıl dâhil edildikleri, ne gibi sorumluluklar üstlendiği, merkezin gemi yapımıyla ilgili taleplerini ne dereceye kadar yerine getirebildikleri gibi sorunlar arşiv belgelerinden hareketle aydınlatılmaya çalışılacaktır.

En el procés de construcció d’una embarcació el ritual més conegut és el de la benedicció. En el nostre estudi volem fer palès que existiren altres cerimònies i actes de caire civil, públic i privat, relacionades amb les diverses etapes prèvies a la seva varada. A partir del moment que es redacta el contracte de construcció fins que s’acaba de construir el buc i es posa a l’aigua es poden arribar a celebrar més de cinc actes, dels quals són molt habituals la festa del romball i la dels anaps. La quantitat d’actes té relació amb la importància del vaixell, ja sigui a causa de les seves dimensions o per qui n’és l’armador.

Among the 16th century Iberian treatises of naval architecture, the “Book of How to Build Oceangoing Ships” (Livro da Fabrica das Naos) written by Fernando Oliveira between 1570 and 1580, offers exceptional insights into aspects of Portuguese shipbuilding in the 16th century. This theoretical work made up of a prologue and nine chapters, “sets the moment when naval construction left the empiric universe of the shipbuilders (….) and began to suffer a process of scientific accreditation that passed through the theorization of ship forms and the mathematization of ship structure”; likewise, it is also very significant because of the multifaceted abilities of its author. Fernando Oliveira was truly a Renaissance man, an experienced cartographer and pilot, who wrote extensively on warfare (see the manuscript of his Arte da Guerra no Mar) and naval construction. But he was also an Humanist, a grammarian and an historian, who served occasionally in England as an ambassador of the Portuguese King John III. After briefly sketching his biography, we will examine some of the most relevant chapters of the Livro da Fabrica das Naos (which appears to be the continuation of Oliveira’s Ars Nautica, 1570), related to wooden shipbuilding. New regulations and methods, based on geometry and mathematics, had to be developed in order to improve and facilitate the construction of new ships. Therefore, of special interest are chapters two and three, devoted to timber suitable for the building of ships and how they shall be used in different parts of the ship, and chapter nine, where materials required for shipbuilding (especially nailing) are scrutinized. However, the most significant portion of the Livro is in chapter 8, “On the Construction and Measurement of Carrier Ships”. The author presents the theoretical model for ship design, a nau de 18 rumos, conceived from a set of measurements proportionally related, determined by the keel length. Among other aspects, the method of laying the keel of a ship will be examined in the present article.

Este artigo traz um relato sobre as experiências dos povos indígenas da Amazônia na construção e uso de embarcações bũgu (casco de tronco de árvore) e igara (canoa de madeira) desde a chegada das primeiras civilizações na região amazônica, assim como a evolução que ocorreu na construção de embarcações de grande porte como igarité (barco) e igaritéasu (navio) com a chegada dos europeus, e posteriormente, se faz uma breve analogia entre tronco da árvore e tronco linguístico relacionando aos povos indígenas que perderam suas línguas maternas e adotaram como língua de comunicação o Nheengatu. A metodologia utilizada foi de abordagem etnográfica. O estudo faz parte do projeto de doutorado em andamento: A situação sociolinguística e de letramento em nheengatu dos alunos e professores das escolas indígenas do município de Manaus, cujo objetivo nesse trabalho foi de contextualizar os aspectos socioculturais à situação sociolinguística desses povos a partir de suas vivências e experiências d...

Domenica 15 maggio 2022, ore 17.30 Parco di Villa Molaroni, Pesaro
Zrinka Podhraški Čizmek presenterà il volume Navigli adriatici fra le due sponde nel Settecento, Quaderno n. 24 della collana „Rerum maritimarum”
Apertura mostra "Tipologie navali dell’Adriatico nei secoli dell’età moderna" a cura di Maria Lucia De Nicolò, Luigi Divari, Zrinka Podhraški Čizmek
15.5.2022-28.8.2022


In questa edizione vengono presentati tutti i tipi ed elementi distintivi dei navigli menzionati nei primi tre volumi dei Regesti marittimi croati (RMC I-III) che comprendono circa 16.000 documenti riguardanti, tra l’altro, i velieri in uso nell’Adriatico durante il Settecento. Lo studio espone 18.536 menzioni di bastimenti classificati in 79 termini diversi messi a confronto rispetto l’etimologia e caratteristiche peculiari di ogni natante (quali stazza, attrezzatura velica, uso e quant’altro). L’analisi dimostra che i piccoli paroni preferivano velieri più piccoli, dalla portata fra le 20 e 300 t, essendo più veloci e manovrabili con buone capacità di navigazione. Si trattava innanzitutto del trabaccolo con il 14,55% di presenza nei documenti, poi della tartana (11,49%), del pielego (8,06%), della polacca (6,23%), della marciliana (6,18%), della feluca (5,10%), della barca (4,86%), della checcia (2,21%) e della brazzera (2,01%). I velieri minori, ovvero piccoli e medi, di portata inferiore alle 300 t, rappresentavano perfino il 70,82% di tutti i bastimenti nominati, mentre i velieri maggiori, di portata superiore alle 310 t, fra cui le grandi navi/nave ovvero vascelli (15,33%) ed i fregatoni (4,36%) avevano mantenuto il 20,65% del traffico marittimo, soprattutto verso le Isole Ionie ed altri porti mediterranei. Tramite l’analisi comparata delle loro caratteristiche e peculiarità è stato dimostrato che fra i porti delle coste orientali e occidentali dell’Adriatico nel Settecento vi era un intenso commercio quotidiano e che tale traffico era caratterizzato da un forte dinamismo del piccolo e medio ceto imprenditoriale che è riuscito ad imporsi sia nel commercio marittimo che nella costruzione navale che ha interessato ambo le coste adriatiche.


Predstavljanje knjige: Jadranski brodovi između dviju obala u osamnaestom stoljeću. Povijesno-ikonografski pregled

Ovaj povijesno-ikonografski pregled prikazuje sve vrste i glavne karakteristike brodova koji se spominju u prva tri sveska Hrvatskih pomorskih regesta. RMC I–III obuhvaćaju oko 16.000 dokumenata koji se, između ostaloga, odnose na jedrenjake koji su plovili Jadranom i Mediteranom u XVIII. stoljeću. Studija prikazuje 18.536 spomena plovila klasificiranih u 79 različitih naziva koji se uspoređuju s obzirom na njihovu etimologiju i razna obilježja poput nosivosti, jedrilja i namjene. Analiza pokazuje kako su vlasnici brodova radije koristili manje brodove (nosivosti do 300 tona), dobrih maritimnih svojstava, a čiji je brz utovar i istovar išao u prilog ubrzanu ritmu toga stoljeća. Brod koji se najčešće spominje jest trabakul sa svega 14,55% prisutnosti u dokumentima, zatim tartana (11,49%), pelig (8,06%), pulaka (6,23%), marsilijana (6,18%), filjuga (5,10%), barca (4,86%), keč (2,21%) i bracera (2,01%). Čak 70,82% sveukupno navedenih brodova odnosilo se na plovila srednje i manje nosivosti (do 300 t), dok se 20,65% sveukupnoga prometa, izvanjadranskog, mediteranskog (prema Jonskim otocima i dalje) te prema sjevernim morima, odnosio na brodove veće nosivosti (iznad 310 tona) među kojima su nave i vašeli (15,33%) te fregaduni (4,36%). Komparativnom analizom njihovih karakteristika i posebnosti pokazano je da je između luka istočne i zapadne obale Jadrana u osamnaestom stoljeću postojala intenzivna dnevna trgovina čija je glavna značajka bila nevjerojatna dinamičnost maloga i srednjeg poduzetništva koje se uspjelo etablirati kako u pomorskoj trgovini, tako i u brodogradnji, ostavivši golem utjecaj na obje jadranske obale.


Book launch: Adriatic ships between the two shores in the eighteenth century. A historical and iconographic review

This historical and iconographic review outlines all the types and main characteristics of the sailers mentioned in the first three volumes of the Croatian Maritime Regesta (RMC I-III). These three volumes include around 16,000 documents which, among other things, present the sailing ships used in the Adriatic during the eighteenth century. The analysis shows 18,536 mentions of ships classified under 79 different names (types), and compares them with respect to etymology and characteristics such as DWT, sailing equipment, purpose. The analysis demonstrates that small shipowners preferred lighter sailing ships with a DWT of up to 300 t, being faster and more maneuverable with good navigation skills. The dominant type of ship was trabaccolo, which accounts for 14.55% of mentions in the documents, followed by tartane (11.49%), pielego (8.06%), polacre (6.23%), marciliana (6.18%), felucca (5.10%), barca (4.86%), ketch (2.21%), and brazzera (2.01%). Small and medium ships with a DWT of up to 300 t account for 70.82% of all the mentioned sailers. Larger sailing ships, with a DWT over 310 t, including navas/vessels (15.33%) and frigatoons (4.36%), maintained 20.65% of maritime traffic, especially towards the Ionian Islands and other Mediterranean ports. The comparative analysis of their characteristics and peculiarities has indicated that intense daily trade was taking place between the ports of the Eastern and Western coasts of the Adriatic in the eighteenth century, and that this traffic was characterized by a strong dynamism of the small and middle entrepreneurial class which established themselves both in maritime trade and in shipbuilding, and thus left an enormous impact on both Adriatic coasts.

Luka Bekić Ostali nalazi s brodoloma kod Verude Other Finds Recovered at the Veruda Shipwreck Site 5. Povijest broda / History of the ship 167 Luka Bekić Povijesni kontekst arheološkog nalaza kod Verude The Historical Context of the Archaeological Find at Veruda 6. Konzerviranje i restauriranje nalaza / Conservation and restoration of the finds 179 Antonija Jozić Konzervatorsko restauratorski radovi na metalnim predmetima Conservation and Restoration Work on the Metal Artefacts 189 Anita Jelić Konzervatorsko-restauratorski radovi na drvenim nalazima Conservation and Restoration of the Wooden Artefacts 201 Roman Scholz In situ zaštita nalazišta i nadzor In Situ Site Protection and Monitoring 7. Zaključak / Conclusion 207 Luka Bekić, Roman Scholz Zaključak Conclusion 211 Literatura / Bibliography Sadržaj / Contents

Built in Bahia shipyard by Manuel da Costa, the
ship of the line Principe do Brazil was one of the
vessels that integrated the fleet that brought the
Royal Court from Lisbon to Brazil in 1808. The
discovery of an unidentified ship plane, which
also allowed the identification of one of the ship
models lost in the ancient “Escola Naval”, as
well as new data about its author, constitute
a precious finding for Late 18th and early 19th
Century Luso-Brazilian Naval Architecture and
Shipbuilding studies.

On July 17th 2019, the tsunami struck in the coastal area of Pangandaran that make some of this area is devastated. This disaster made a significant effect on the economic system in those areas. The level of destruction was quite substantial that impact to the fisherman equipment, especially of their boats, that named Jukung and it was the main of the problems in this research. Otherwise, in less than two years that coastal area at Pangadandaran begin to recover and they look forward and move a step forward to see a new hope and immediately get back into the fishing business.  The researcher studied at the Outrigger structures, which is a part of a jukung or a boat that function for stability at the boat and to help fisherman make some new economic activities. The main Problem which will study is a transformation of new outrigger shape, the new of joint system between outrigger and buruyungan (outrigger support beam), and also transformation new material for the outrigger itself. Th...

Onlangs zijn er in de Waddenzee van Duitsland twee Nederlandse scheepswrakken gevonden. Ze stammen uit het eind van de zeventiende en uit de achttiende eeuw en ze hebben iets bijzonders. De buitenkant van beide schepen is als eerste gebouwd, met een dubbele laag planken. Bij zulke jonge schepen is dat nog nooit aangetroffen.

Au xviii e siècle, les constructeurs de navires semblent se détacher progressivement du monde des métiers de la construction navale en acquérant une identité socio-professionnelle reposant sur des savoirs et savoir-faire spécifiques dont les modalités d'acquisition constituent un enjeu de la recherche. L'autonomisation de ce métier a lieu dans un contexte où la construction navale devient un secteur productif majeur en France, stimulé par l' essor des trafics océaniques et le cabotage européen. Les constructeurs sont désormais des entrepreneurs capables de diriger des chantiers, de traduire et d'anticiper les besoins de leurs commanditaires en développant une « pensée technique du navire » qui se manifeste par la réalisation de devis de plus en plus riches et de plans. Ce rôle majeur dans l' économie maritime permet aux constructeurs de développer une expertise sur laquelle s'appuient les pouvoirs locaux et l'État pour réguler le travail et la vie économique de la sphère portuaire.

El objetivo del presente estudio es comprender la etapa formativa de la industria de la construcción naval española en Asia, a partir de la percepción oficial acerca de la riqueza y la utilidad de los recursos madereros existentes en las islas Filipinas, así como de los mecanismos desarrollados para la movilización de recursos, humanos y forestales, durante este período formativo, y sus consecuencias sociales y políticas. El presente estudio se propone confrontar la legislación promulgada para normar la movilización de mano de obra para el uso de recursos forestales, los testimonios al respecto de la calidad y utilidad náutica de los distintos tipos de maderas y, finalmente, las manifestaciones de la tensión generada por la construcción naval entre las instituciones constitutivas del orden colonial en Filipinas durante el siglo XVI y la primera mitad del siglo XVII.

This study focuses on the impact of globalisation on the German shipbuilding industry from 1960 to 2000. Oral history methods allow for the study of the workers' perspective on corporate responses and international and national industrial policies as a history 'from below'. The findings reveal how the increasing globalisation of the competitive environment forced shipyards to introduce innovative technologies to reduce production costs and labour intensity, with significant implications for workforce diversity and employment over time. Migrant workers were especially affected. From the 1980s onwards, they were gradually displaced, their work environments became increasingly precarious, and their access to highly skilled work areas was systematically constrained. Overall, the findings contribute to our understanding of how corporate responses to globalisation emphasising high technology interrelate with changes in employment in an industry traditionally shaped by a low-skilled migrant workforce.

During the 16th century, the Mediterranean shipbuilding –especially in Italy– was renowned for its quality. It held a technical culture inherited by an ancient tradition that had passed down orally from one generation to the next. But today it is largely unknown, since, to the scarcity of documentation in writing, is added a poor archaeological documentation. The discovery of the Mortella shipwrecks (Saint-Florent, Upper Corsica, France) in 2005 and 2006, and the programme of archaeological excavations of one of them –the Mortella III– undertaken in 2010, highlight an architecture from the 16th century that belongs to the Mediterranean tradition and offer the prospect of contributing to fill the existing gaps.

After studying the archaeological data from the five excavation campaigns done on this wreck, our research sets as key goal identifying markers’such as ‘technical and architectural traits’ which can contribute to the definition of a model of shipbuilding from the 16th century in the Mediterranean, initiated by previous archaeological research started in the eighties. In this perspective, the analysis is based on comparisons with archaeological data from other wrecks of that period. Moreover, it also relies on the references provided by the written sources, as well as the iconography. Finally, the archival researches undertaken in the margins of the archaeological work have allowed linking the wrecks of the Mortella to their history, in this case to the Italian wars of 1527. In this regard, the archaeological study –which remains the epicentre of this thesis– is usefully supplemented by the historical research.

Iván Valdez-Bubnov, Sergio Solbes Ferri y Pepijn Brandon
(coordinación) Redes empresariales y administración estatal: la provisión de materiales estratégicos en el mundo
hispánico durante el largo siglo XVIII. México:
Universidad Nacional Autónoma de México
Instituto de Investigaciones Históricas
2020, 386 p. Figuras (Serie Historia General 39) ISBN 978-607-30-3585-9

Around 1872, i.e. in his early 40’s, Rottmayer approached the Austrian naval command in Vienna with an interesting proposal: he intended to take photographs of all warships and all major naval installations on land and sell them as photographic artwork in his studios. The navy would receive a comprehensive photographic documentary of its stock at sea and at land and would not have to pay for it. But the navy would have to make the necessary arrangements that he could take the photographs by placing the ships in a fitting background.

The naval command agreed and Rottmayer started with his project, probably in 1872. The navy hoped to use it for PR to improve its image in higher circles. In the opinion of the naval command “the accurate photographic recording of the fleet’s material could contribute to a popularization of the navy more than any books and writings would be able to do.” Austria was a traditional land power and compared to the army, the navy always remained the unloved stepchild of the armed forces. The original plan was to take all ships from Austria’s main naval base at Pula (Pola) in Southern Istria up to the port of Trieste for the shooting, but finally most of the photographs were taken in Pula. Most warships were brought from the piers to a favorable site within Pula Bay where they were shot with a simple background.

Rottmayer’s project became the first comprehensive stocktaking of the Austrian navy despite the fact that he did not take photographs of all ships. We can only speculate on the reasons why, but probably not all of them were available.

RELACIONES INTERCOLONIALES Nueva España y Filipinas, (coordinador Jaime Olveda Legaspi), COLJAL, 2017. Ivan Valdez-Bubnov "El navío de 70 cañones de González Cabrera Bueno (1734): ¿Un modelo tecnológico propio de la carrera de Filipinas?, pp- 63-88.

Resumen. El objetivo del presente estudio es comprender la etapa formativa de la industria de la construcción naval española en Asia, a partir de la percepción oficial acerca de la riqueza y la utilidad de los recursos madereros existentes en las islas Filipinas, así como de los mecanismos desarrollados para la movilización de recursos, humanos y forestales, durante este período formativo, y sus consecuencias sociales y políticas. El presente estudio se propone confrontar la legislación promulgada para normar la movilización de mano de obra para el uso de recursos forestales, los testimonios al respecto de la calidad y utilidad náutica de los distintos tipos de maderas y, finalmente, las manifestaciones de la tensión generada por la construcción naval entre las instituciones constitutivas del orden colonial en Filipinas durante el siglo XVI y la primera mitad del siglo XVII. Palabras clave: maderas, construcción naval, sureste asiático, Filipinas, encomienda. Abstract. The purpose of this study is to understand the formation of the Spanish shipbuilding industry in the south Pacific during the sixteenth century. It deals with early Spanish assesments of the timber resources of the Philippines; the shipbuilding expertise of the local populations; their ability to produce essential manufactures, and the importance of the Spanish access to the SouthEast Asian intertional market. It also seeks to explain the social consequences of forced labour, and the negative impact it seemed to have in the official perception of the quality of Philippine shipbuilding timbers. It also examines the legislation issued by the crown to deal with these problems, and its interaction with the Spanish religious orders established in the islands during the first half of the seventeenth century.

EN- Providing livelihoods from most different geographies located on the coast in the ancient Mediterranean Sea, from the climate conditions offered by the period and the geography lived, to make import and export in the direction of economic interactions, but to continue the desire to explore new places, wars that are more important for the primitive period. It is possible to say that the use of sea, river and water channels as an intermediary bridge makes this kind of activities active all the time. In the following periods, this high dependency on each other was supported by the use of ships and boats of antiquity between all the islands and cities on the Mediterranean coast, especially when trade was based on the economy.

TR- Antik dönem Akdeniz’inde kıyıda yer alan çoğu farklı coğrafyalardan insanların, dönemin ve yaşanılan coğrafyanın sunmuş olduğu iklim koşullarından hareketle geçimlerini sağlamak, ekonomik etkileşimler doğrultusunda ithalat ve ihracat gerçekleştirmek ancak ilkel dönem için daha da önem arz eden seyahat, yeni yerler keşfetme arzusu ve savaşları sürdürebilmek adına deniz, nehir ve su kanallarının bir aracı köprü olarak kullanılması bu tarz faaliyetleri her daim aktif kıldığını söylemek mümkündür. Daha sonraki dönemler içerisinde Akdeniz'e kıyısı olan tüm adalar ve kentler arasındaki, özellikle ticaretin ekonomiye dayanmasıyla, birbirine olan bu yüksek bağımlılık antikçağın gemi ve tekne kullanımı ile desteklenmiştir.

Abstract: Regarding research about the Navy department, it is necessary to explore the vein of center and country, in order to introduce the quality and the operations of this department. Especially, when we mention ship construction activity, these elements become more important. This is because, the fundamental thing to determine the quality and the operation of shipyards both in the center and the country is the dependency of each other regarding the supply of labor and materials and equipment. Inevitably, this dependency required a strict control mechanism and communication between the center and country shipyards. However, in the sanjaks, forming one of the main units of the Ottoman organized administration, structural and functional changes had occurred since the 17 th century and this situation also changed these dependency relations. In this study, the attempt is made to reconsider and evaluate this dependency relationship which began to change, especially between the central and the country arsenals, during the 18 th century, when both the seeds of the break with tradition and of innovation were planted. Mutesellims emerged as new actors in the sanjaks in this period and this paper attempts to clarify from archival documentary sources the problems, such as how the mutesellims were included within these dependency relations, what responsibilities they assumed, and how much they could fulfill the demands of the center in respect to shipbuilding requirements.