Alla ricerca di una chiave per l'infinito. Paradigmi originari della musica elettroacu-stica. 1. Dominare il reale. Il Traité des Objets Musicaux di Pierre Schaeffer. Se è ben vero che gli strumenti elettrici si affacciano, in quanto...
moreAlla ricerca di una chiave per l'infinito. Paradigmi originari della musica elettroacu-stica. 1. Dominare il reale. Il Traité des Objets Musicaux di Pierre Schaeffer. Se è ben vero che gli strumenti elettrici si affacciano, in quanto categoria organologica, al nascere del XX secolo 1 , nondimeno è lecito fissare per la musica elettronica una data di esordio molto più bassa, e precisamente quel 1948 in cui vedono la luce presso il Club d'Essai di Parigi i Cinq études de bruits (Cinque studi di rumori) di Pierre Schaef-fer 2. La legittimità di una tale e perentoria indicazione cronologica-caso, se non unico, assai raro nella periodizzazione della storia dei generi musicali-risiede nell'essere i Cinque studi un'opera che può essere concepita soltanto attraverso l'impiego di tecno-logie elettriche, sia sul dal punto di vista poietico (musica simile è il risultato di due operazioni distinte, registrazione e montaggio) sia dal punto di vista estesico (non c'è altro modo di fruire una tale musica se non attraverso apparecchiature elettriche). La musica elettrica-ci sia concesso per ora usare questo termine non codificato-trova dunque con i Cinq études la sua cifra specifica, il suo dialetto intraducibile ed esclusivo. Lo stacco da quanto il senso comune del tempo percepisce come specificamente musi-cale è accentuato da tre circostanze: 1) si tratta di una musica senza interprete; 2) conse-guentemente, non si avverte il bisogno di alcuna partitura; 3) tale musica non esiste al di fuori delle infrastrutture tecnologiche adibite alla sua produzione e fruizione. Quella di Pierre Schaeffer è in verità un'arte sonora imparentata più con il cinema che con qualsi-voglia tradizione o avanguardia musicale. Non solo per l'ovvia analogia con le tecniche di taglio e montaggio per giustapposizione delle parti, ma anche per l'evidente memoria di opere quali Entr'acte di René Clair o Ballet mécanique di Fernand Léger, entrambe apparse nel 1924 in un milieu dadaista, surrealista e cubista che la libera giustapposizio-ne di immagini sonore, il sovvertimento della percezione ordinaria (i suoni senza attac-co e in reverse), e un certo gusto della disarticolazione automatica del linguaggio (i loop di frammenti vocali colti tagliando le parole senza riguardo per il loro significato), sem-brano evocare neanche troppo velatamente 3. La collocazione delle sperimentazioni di Schaeffer nel quadro delle attività degli studi della Radiodiffusion Française precisa ul-1 Cfr. HUGH DAVIES, Storia ed evoluzione degli strumenti musicali elettronici, in Nuova Atlantide. Il con-tinente della musica elettronica. 2 Il Club d'Essai prosegue le attività dello Studio d'Essai, allestito da Schaeffer presso gli studi della Ra-diodiffusion Française nel lontano 1942 (lontano per l'abisso storico che separa nel giro di soli sei anni la Francia di Vichy dalla Francia vincitrice della Seconda Guerra Mondiale), per diventare nel 1951 (in cor-rispondenza con l'arrivo del magnetofono) Groupe de Recherche de Musique Concrète e, nel 1958, Group de Recherche Musicale (GRM), nome con cui la struttura fondata da Schaeffer opera a Parigi, viva e vitale, ancora ai nostri giorni. Sulla storia e l'evoluzione del GRM si vedano ÉVELYNE GAYOU, GRM Le Groupe de Recherches Musicales: Cinquante ans d'histoire, Fayard, Paris 2007; DANIEL TERUGGI, Technology and musique concréte: the technical developments of the Groupe de Recherches Musicales and their implication in musical composition, in "Organised Sound", XII, 3, pp. 213-231.