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LEONARDO E LE VIGNE DI VIGEVANO

2021, Quaderni dell'Abbazia di Morimondo

References (59)

  1. L. Barni, Piazza e torre di Vigevano. Esame storico critico, Vigevano 1949, p. 30.
  2. M. Comincini, Il cane del manoscritto H di Parigi, "Raccolta vinciana", XXXVI, 2015, pp. 1 -8.
  3. Transunto della dissertazione presentata nell'anno 1782 alla Società Patrio- tica di Milano per la soluzione del quesito: in qual maniera si possono mi- gliorare i vini del Milanese, e qual metodo è da tenersi, incominciando dalla scelta, e dalla coltivazione delle viti, fino alla custodia de' vini nei recipienti? Del P. don Pier Maria Della Torre certosino, Atti della Società Patriotica di Milano, 1798, II, p. 5. Continua l"autore: "Anzi da alcuni sperimenti fatti in vari luoghi risulta che anche al pieno le viti a filari, o a corona non coperte, reggono ai freddi, alle nevi, e a" geli jemali; del che più d"un esempio addur potrei di viti che hanno così resistito alle intemperie della stagione, mentre le viti che erano state sotterrate o son perite, o molto sono state danneggiate".
  4. Transunto di una memoria sulla coltivazione delle viti del nob. sig. Pietro de' Coronelli di Conegliano, "Atti della Società Patriotica di Milano", III, parte seconda, 1793, pp. 80 -82.
  5. Annali universali di agricoltura, di industria e d'arti economiche, XII, primo sem. 1831, Milano1831, p. 88.
  6. C. De Capitani, Sull'agricoltura particolarmente nei paesi di collina, Milano 1815, II, p. 60 (l"autore, parroco di Viganò in Brianza, segnala che, diversa- mente da quanto accade appunto in collina, "nel pian paese sui confini del no- stro territorio si costuma di sotterrare le viti"). Contrario anche: G. A. Ferra- rio, L'agente di campagna, Milano 1818, p. 306. F. Re, Elementi di economia campestre, II ed., Milano 1824, p. 143 (a suo parere, non si è ancora stabilito se sia opportuno sotterrare le viti). C. Verri, Saggio di agricoltura pratica sul- la coltivazione dei gelsi e delle viti, Milano 1829, V ed. (la prima nel 1818), p. 248 (con il sotterramento, la pianta e i tralci restano danneggiati per l"umido, mentre un inverno gelato fa perdere al massimo una o due vendem- mie con le viti non sotterrate; tuttavia poi l"autore confessa che lui stesso non sotterra le viti che coltiva in proprio, ma lascia ai contadini la scelta per le viti ad essi affittate). G. B. Margaroli, Manuale dell'abitatore di campagna, Mi- lano 1831, p. 290 (le viti patiscono più a sotterrarle che a lasciarle all"aria a- perta). Canzi, infine, descrive come avviene il sotterramento: "Si piegano gambi e tralci a un lato, finché tocchino il suolo; vicino alla coppa si mette una badilata di terra, che col peso impedisce alla vite di rialzarsi; sopra al ceppo di stende una manciata di gramigna o altro, e si va a dormire tranquilli, persuasi di aver preservato la piantagione da ogni pericolo derivante da forti geli. Il risultato invece vero non è che danno" (Quattro parole sull'agricoltura nel piano lombardo non irriguo di Canzi Luigi, Milano 1871, p. 38).
  7. Trattato della coltivazione delle viti, e del frutto, che se ne può cavare, del sig. Giovanvettorio Soderini e Toscana coltivazione delle viti, e dello arbori del sig. Bernardo Davanzati Bostichi; si è qui utilizzata la ristampa congiunta del 1622, uscita a Firenze col titolo: Coltivazione toscana delle viti, e d'alcuni alberi del S. Giovanvettorio Soderini e del signor Bernardo Davanzali Bosti- chi gentil'huomini fiorentini. Per le epoche successive: C. Berti Pichat, Istitu- zioni scientifiche e tecniche ossia corso teorico e pratico di agricoltura, V, fasc. I, Torino 1866, p. 1287.
  8. Di alcune osservazioni fisiche, e specialmente meteorologiche, fatte nei primi anni del secolo XVI, e riferite in una storia di Milano inedita di quel tempo. Memoria del dottore Luigi Bossi membro dei C. R. Istituto di Scienze ecc. di Milano, letta all'istituto medesimo nella seduta del 26 febbraio 1818, "Gior- nale di Fisica, chimica, storia naturale, medicina ed arti", dec. II, vol. I, Pavia 1818, p. 110.
  9. Archivio di Stato di Milano (d"ora in poi: ASMi), Notarile, ff. 3968 a 3983. L"atto del 20 novembre 1497 e in f. 3971, quello dell"8 giugno 1501 in f. 3975.
  10. Idem, ff. 3975 (28 agosto 1502), 3976 (12 e 21 ottobre 1502, 22 giugno 1503), 3977 (4 atti del 4 settembre 1504, 4 atti del 5 settembre 1504, 11 gen- naio e 31 maggio 1505), 3978 (19 febbraio 1507).
  11. Idem, ff. 5224 e 5225. L"atto, del 18 novembre 1501, è nella f. 5224.
  12. Idem, ff. 1318 (1451 -1463) e 1319 (1463 -1492). L"atto, del 31 luglio 1486, è nella f. 1319.
  13. Idem, f. 4197, 28 luglio 1497.
  14. Idem, ff. 2690 -2691. Si vedano anche i notai Guarnerio Legnani dal 1492 al 1497 (i proprietari di vigne chiesero cinque volte l"inserimento della clausola su 25 contratti: Idem, f. 5126), Tommasino Sanpietro dal 1489 al 1493 (all"incirca un contratto ogni tre: Idem, ff. 4776, 4777), Giovanni Sanpietro dal 1461 al 1478 (la clausola è assente dal 1461 al 1477, per poi comparire tre volte nel 1478).
  15. Ad esempio, riguardo all"epoca del sotterramento, in genere si convenne che esso avvenisse, in alternativa, "temporibus debitis", nel periodo invernale, a S. Martino come già ricordato, a S. Andrea e quindi il 30 novembre (Idem, f. 3978, 19 febbraio 1507) o secondo le consuetudini locali (Idem, f. 2690, 10 dicembre 1475). In qualche contratto il recente obbligo del sotterramento, se voluto dal proprietario, viene aggiunto nell"interlinea del testo che reca l"elenco stereotipato degli altri oneri a carico dell"affittuario, secondo il for- mulario notarile (Idem, f. 2690, 20 ottobre 1479). Dopo queste varianti inizia- li, l"obbligo in parola viene assorbito insieme ad altri nella formula: "Tempo- ribus debitis cavare, incolzare, discolzare, subterare, desubterare et ordinare vites": i tempi e le modalità sono ormai patrimonio della consuetudine locale, alla quale talvolta si rinvia.
  16. ASMi, Notarile, f. 2691.
  17. C. Verri, Saggio di agricoltura ecc., p. 248.
  18. "Nella primavera del 1780, che fu molto fredda, ed asciutta, le viti di fresco dissepolte perirono in gran parte" (Elementi di agricoltura del signor Ludovi- co Mitterpacher corredati di annotazioni dell'avv. Carlo Luigi Riccardi, III, Torino 1797, pp. 86 -87). "È mia intenzione, continua egli, di lasciare i tralci sotterra sin a marzo" (Altre osservazioni sopra l'attuale epiftozia delle viti del dott. Gio. Battista Ronconi, Verona 1853, p. 52). "Non farà più meraviglia il ricordare siccome alla primavera nel dissotterrare le viti ecc" (E. Paglia, Sul sotterramento delle viti durante l'inverno, "L"agricoltura. Giornale ed atti della Società Agraria di Lombardia", Milano 1865, p. 433).
  19. C. Pedretti, Leonardo e la lettura del territorio, in: "La Lombardia. Il territo- rio, l"ambiente, il paesaggio", Milano 1981, I, p. 238.
  20. Pedretti 1981, p. 246. Maroni, senza citare Pedretti, interpreta allo stesso mo- do il disegno del Codice Atlantico, vedendovi cioè la morte della vite dopo essere stata tagliata e sepolta: "Il significato è che la vite (come spiega l"illustrazione), viene tagliata e lasciata sepolta sotto terra in Lombardia du- rante l"inverno, in modo che rispunti in primavera. Per questo, muore e rina- sce" (L. Maroni, Milano è la vigna di Leonardo. La storia, il ritrovamento e il reimpianto del vigneto di Leonardo da Vinci a Milano nella casa degli Atel- lani, Cluj-Napoca 2015, p. 92).
  21. "È dunque nel terreno che si conservano i semi dell"iodio, i quali immediata- mente s"attaccano ai giovani tralci sotterrati. (…) Accogliere il consiglio di non seppellire la vite d"inverno, onde viemeglio salvare i giovani tralci dall"azione micidiale del freddo. (…) Nel dissotterrare le viti, si trovassero queste così malconce nei loro tralci novelli da disperarne il viticoltore", Pa- glia 1865, pp. 433, 345, 436.
  22. F. Cancellieri, Storia de' solenni possessi de' Sommi Pontefici, Roma 1802, p. 430, a proposito di un emblema facente parte dell"apparato per l"elezione di Pio VI.
  23. Leonardo da Vinci, Il manoscritto H. Trascrizione diplomatica e critica di Augusto Marinoni, Firenze 1986, p. 41.
  24. P. Vaccari -E. Solmi, Leonardo da Vinci e Pavia, Pavia 1952, p. 85.
  25. M. Bertani, Leonardo nella valle del Ticino, tra realtà e leggenda, in: Terri- tori, paesaggi e immaginari. Studio preliminare per la valorizzazione del Parco Lombardo della Valle del Ticino attorno alla figura di Leonardo e ai temi leonardeschi, sine loco 2012, p. 18. Anche Maroni ritiene che il disegno illustri il sotterramento: "Disegno di sesto d"impianto particolare con chioma interrata per espandere la coltivazione e moltiplicare l"apparato radiale" (Ma- roni 2015, p. 104), forse anche per legare in qualche modo il disegno all"annotazione soprastante, ma non si precisa quali sarebbero gli elementi rappresentati che possano suffragare questa interpretazione.
  26. Manuscript H. Translated and annotated by J. Venerella, "Ente Raccolta Vinciana", Milano 2003, p. 45.
  27. C. Berti Pichat 1866, p. 1256.
  28. Oltre all"espressione "cum oppiis suis", quasi sempre presente, può capitare che si aggiungano patti speciali per obblighi specifici riguardo agli oppii: il conduttore non potrà "extirpare aliquos opios mortuos" (ASMi, Notarile, f. 1319, 1 novembre 1482), oppure sarà tenuto a "reffilare suprascriptas vineas ex vitibus et oppiis novelis" (Idem, f. 3969, 15 marzo 1488) oppure piantare viti "cum oppiis a vino" (Idem, 3970, 9 febbraio 1492) e così via.
  29. F. Cherubini, Vocabolario Milanese -Italiano, Milano 1839, III, p. 213: Op- pio, Alloppio, Acero, Albero della vite.
  30. L. I. M. Columella, De re rustica, V: "Sed vites maxime opulus videtur alere, deinde ulmus, post etiam fraxinus"; M. T. Varrone, De re rustica, I: "Ut Me- diolanenses faciunt in arboribus, quas opulos vocant". Libri de re rustica M. Catonis lib. I, M. Terentii Varronis lib. III, L. Iunii Moderati Columelle lib. XII, Basilea 1535, pp. 27r, 128r, 130v.
  31. P. de Crescenzi, Trattato della agricoltura, ed. Bologna 1784, pp. 222, 225.
  32. Memoria di Gaetano Fantinato sulle distinte qualità dell'albero oppio e sulla preferenza che gli si concede nel sostentamento della vite in paragone di qua- lunque altro albero, Padova 1856, p. 10.
  33. ASMi, Notarile, f. 3971, 28 giugno 1497.
  34. Per il Rosatese: Idem, f. 1318 (24 gennaio 1462); per il Magentino: ASMi, Fondo di religione, 6359 (22 marzo 1462: il legname di un bosco lungo il Ti- cino presso Magenta viene usato "per masarios pro palliis et amanegiis fien- dis et necessariis pro vitibus"); per l"Abbiatense: ASMi, Notarile, f. 5126 (13 ottobre 1494); per il Corbettese: Idem, 2691 (11 giugno 1484). La clausola compare piuttosto raramente perché non ogni affittanza di vigne comportava il rifacimento di sostegni.
  35. Cherubini 1839, III, p. 242.
  36. G. Porro Lambertenghi, Liber consuetudinum Mediolani, M. H. P., t. XVI, col. 885.
  37. Cherubini 1839, III, p. 33.
  38. Il Lavezari, nell"arricchire ogni argomento di Mitterpacher con annotazioni riguardanti il Milanese, fornisce questa descrizione del sostegno in discorso: "Due sorte di pali si adoperano a sostegno della vite. Altri di essi più grossi, e bassi destinati ad appoggiare i tralci a frutto chiamansi propriamente pali; al- tri destinati a sostenere le cacciate della vite sono quelle pergolette sottili ed alte, che volgarmente si chiamano manecchie, per lo lungo delle quali vanno i getti d"ogni passatella, e d"ogni corona salendo ed avviticchiandosi. Le dette manecchie si piantano ritte in vicinanza dei pali. I pali si conficcano obliqua- mente al suolo ad una distanza corrispondente alla lunghezza de" tralci, che devono tenere in tensione". Elementi d'agricoltura di Lodovico Mitterpacher, tradotti in italiano e corredati di note relative all'agricoltura milanese, II, Milano 1784, p. 68.
  39. Ad esempio, nel cit. doc. del 13 ottobre 1494, è previsto che il locatore forni- sca "palos et manegias et tortas".
  40. G. B. De Toni, Le piante e gli animali in Leonardo da Vinci, Bologna 1922, pp. 173 e 185.
  41. Trattato della coltivazione delle viti cit., pp. 28, 29. Davanzati (1622, p. 1), con l"arbuscello (viti su piccoli alberi che le sostengono) e il broncone (palo d"appoggio alle viti), ricorda la pancata (più filari insieme) e la pergola, ma non un sostegno assimilabile a quello milanese. L"uso di pali per sostenere alberi è ricordato da Leonardo anche in un altro passo commentato da De To- ni 1922, p. 173: "La pianta e il palo. La pianta si dole del palo secco e vec- chio che se l"era posto a lato e de" pali secchi che la circondano, l"un lo man- tiene diritto, l"altri lo guarda dalla triste compagnia".
  42. Statuta mediolanensia, II, Milano 1502, cap. 366.
  43. Du Cange, Glossarium mediae et infimae latinitatis, t. 2, col. 18C, voce ca- yronus: "Saxum quadratum, vel congeries lapidem".
  44. Cherubini 1839, IV, p. 128, voce: Scariòn.
  45. Idem, III, p. 266, voce parett o palett.
  46. A. Colombo, Gli "antichi statuti" di Vigevano (Liber Statutorum Veterum terre Vigleuani), in: "Carte e statuti dell"agro ticinese", Biblioteca della So- cietà Storica Subalpina, Torino 1933, p. 78.
  47. Ad esempio negli statuti di Carona (Bergamo) del 1470 si vietava "quod nulla persona audeat facere manegia nec palos in territorio comunis", per preserva- re il patrimonio boschivo (H. Bosshard, Saggio di un glossario dell'antico lombardo, "Biblioteca dell'Archivium Romanicum, Linguistica", Serie II, vol. 23, Firenze 1938, p. 188). Gli statuti di Mozzanica, invece, consentivano di portare nel borgo i pali vecchi "nisi postquam vindemie factae fuerunt" e le manecchie "nisi temporibus quibus ordinatur et aptantur vites"; Statuta com- munitatis Mozanicae agri cremonensis, Milano 1602, p. 78.
  48. L. Beltrami, Il Libro d'Ore Borromeo alla Biblioteca Ambrosiana miniato da Cristoforo Preda. Sec. XV, Milano 1896, tav. III, fol. 4 recto.
  49. Ad esempio l"obbligo di piantare o ripiantare o "allevare" viti ed oppii su ri- chiesta del proprietario (ASMi, Notarile, f. 3969, 28 aprile 1488 e 4 ottobre 1490; f. 3971, 24 luglio e 30 settembre 1497).
  50. Norme pratiche per i bilanci di consegna e riconsegna e memoria sulla stima dei terreni, Milano 1825, p. 54. Canzi 1871, pp. 39 -40.
  51. Plinio, Naturalis historia, lib. XVII, cap. XXIII. Berti Pichat, Istituzioni scientifiche e tecniche cit., p. 1250.
  52. "L"uva pendendo a poca distanza dalla terra, riesce facile all"individuo di o- gni età il raccoglierla" (Fortunato 1856, p. 11).
  53. G. P. Biffignandi Buccella, Memorie storiche della città e contado di Vigeva- no, Vigevano 1810, p. 271.
  54. Idem, p. 28.
  55. E. Tessera, Mortara nella storia dalle origini al XIX secolo, trascrizione a cu- ra di Riccardo Tacconi, Mortara 2009, p. 30.
  56. Copia delle mappe catastali settecentesche è in: Archivio Storico Comunale di Vigevano, sezione Mappe.
  57. M. Bianchi, Note sul catasto "teresiano" e sulla distribuzione della proprietà fondiaria a Vigevano nella prima metà del XVIII secolo, Vigevano 1984, p. 75.
  58. Idem, p. 76.
  59. F. Pianzola, Vigevano. Memorie religiose, Vigevano 1930, pp. 91 -92.