STORIA DELL'OROLOGIO SOLARE DI CESARE AUGUSTO IN CAMPO MARZIO
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I Templari nelle fonti medievali, 2025
Questa relazione esamina una bolla papale di Onorio III datata 23 gennaio 1217, conservata negli archivi dell'Ordine di Malta. Il documento, emesso nei primi mesi del pontificato onoriano e in coincidenza con i preparativi della Quinta Crociata, rappresenta un esempio paradigmatico della strategia papale di mobilitazione per la Terra Santa. L'analisi si articola attraverso l'esame del contesto storico, delle strutture diplomatiche, degli aspetti teologici ed economici, con particolare attenzione all'identificazione del personaggio citato come modello esemplare e alla lunga tradizione archivistica che ha preservato il documento fino all'epoca moderna. L'obiettivo è fornire una lettura complessiva che illumini tanto le circostanze immediate della produzione del testo quanto la sua rilevanza nella più ampia strategia ecclesiastica medievale e nella memoria istituzionale dell'Ordine Gerosolimitano. Documento n. 1132, p. 141-142, Arch. Reg. Melitensis, National Library, La Valletta, Malta
Colligite Fragmenta, 2014
10 agosto, martirio di San Lorenzo, "… io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla." Avvenne tra il Verano e il luogo dove sorgerà la basilica di S. Lorenzo fuori le mura, dove era un tempio di Ercole sacro. Lorenzo è uno dei sette diaconi della Chiesa di Roma: distribuisce l'eucaristia ed è amministratore delle offerte. L'11 agosto 1264 Papa Urbano IV istituisce e promulga dalla Sede Apostolica di Orvieto con Bolla Transiturus la solennità del Corpus et Sanguis Domini. Il 12 di agosto presso Roma a Laurentum, nello stesso luogo dove si tenevano i fasti Terminalia per celebrare il terminus, la pietra di confine, si festeggiava Ercole invitto, il trionfatore, personificazione del sole. Il sole, al centro dell'iconografia del SS. Sacramento e dell'eucarestia (raffigurato nell'ostensorio come nel simbolo di S. Bernardino, IHS), si irraggia dal petto di Urbano IV nell'affresco a S. Flaviano di Montefiascone e sul plesso di S. Tommaso, che del Corpus Domini nello studium orvietano dei Domenicani redasse l'Officio, come si vede in S. Domenico Maggiore a Napoli. San Lorenzo ha ad Orvieto ben due chiese dedicate; quella "de arari" sull'acropoli e quella "in vineis", presso il Ponte di Rio Chiaro, crocevia antichissimo di percorsi etruschi, romani e medievali, tra l'"antica via vulsinea" e la "romea stadense". Sulla via francigena era poi S. Lorenzo (vecchio e nuovo), castello etrusco volsiniese e medievale orvietano, dove sul Monte Landro sorgeva un importante recinto sacro dedicato ad Ercole. Lorenzo, nato in Spagna nel 230, è a Roma alla sequela di Sisto II, primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana, assistente del papa nella celebrazione dei riti; fu martirizzato il 10 agosto 258 presso il Verano su mandato dell'imperatore Valeriano "bruciato sopra una graticola", secondo un'antica "passio" raccolta da Sant'Ambrogio, ma non confermata (Cfr. Analecta Bollandiana 51,1933). Ma all'epoca di Valeriano non si ha riscontro di torture perpetrate e Lorenzo potrebbe essere stato decapitato come Sisto, Cipriano e gli altri diaconi. Il corpo fu quindi deposto in una necropoli sulla via Tiburtina. In questo luogo Costantino farà erigere la basilica dove nella cripta della confessione durante i restauri di papa Pelagio II e prima degli ampliamenti di Onorio III si rinvennero i resti del martire insieme a quelli dei santi Stefano e Giustino. S. Lorenzo è generalmente associato al culto di Ercole: dio del sole, delle acque e degli incroci viari. Proprio in S. Lorenzo fuori le Mura si conserva, proveniente dal Campo Verano dove fu rinvenuta nel 1862, l'iscrizione dedicatoria ad "Hercolei sacrom". Il 12 agosto nel mondo romano si teneva la festa in onore di Ercole "Trionfatore", nello scontro con il gigante Caco alle foci del Tevere, luogo presso cui approdò Enea; qui sorgeva Laurentum, dove si stabilirà Enea; luogo in cui prosperava il lauro che dava il nome all'ager Laurentinus e alla palus Laurentia. Qui al VI miglio lungo quella che "est via, quae populum Laurentes ducit in agros" (5 Ovid., Fasti, II,679-684), avevano luogo i Terminalia, celebrazione del terminus, la pietra di confine. Il culto di S. Lorenzo è diffusissimo. Patrono di Perugia che ha la cattedrale dedicata come Viterbo (e a Viterbo il duomo di S. Lorenzo sorge su un tempio di Ercole), ad Orvieto e nel suo antico Contado è presente con chiese dedicate e nella toponomastica. La chiesa di S. Lorenzo de arari di Orvieto è tra le stazioni citate della processione del Corpus Domini nella Riformagione 24 maggio 1337 "Super festo et offitio festi de santissimo Corpore Cristi": "… de Ecclesia beate Marie ad sanctum franciscum de inde ad sanctum laurentium …"; primo documento civico, laico, al mondo, che regolamenti l'organizzazione e lo svolgimento delle celebrazioni in occasione della solennità del Corpus et Sanguis Domini. Originariamente nel 1028 ai tempi del vescovo Sigifredo la chiesa di S. Lorenzo (parrocchia di proprietà e patronato del Capitolo di S. Costanzo, l'antica cattedrale orvietana intitolata al primo vescovo perugino martirizzato nel II secolo) sorgeva presso S. Maria della Pulzella (attuale S. Francesco), dov'era il convento prima benedettino poi concesso dal vescovo Francesco Monaldeschi ai mendicanti francescani (che stavano dal 1215 a S. Pietro in Vetere). S. Lorenzo era già detta "de arari" per l'ara (incastonata sotto il ciborio in basaltino del XII secolo), elemento archeologico di
http://www.instoria.it/home/messina_orologio_astronomico_II.htm
InStoria
Fatto erigere a Eliopoli dal faraone della XXVI dinastia Psammetico II (594-589 a.C.) intorno al 586 a.C. per commemorare la vittoria sull’Etiopia, il grande monolite in granito rosso alto circa 22 metri (~ 72 piedi), fu rimosso e condotto a Roma per volontà di Augusto tra il 10 e il 9 a.C. La sua nuova collocazione in territorio romano non fu casuale: l’obelisco doveva essere disposto a nord-est dell’attuale incrocio tra via del Campo Marzio e via Dei Prefetti, nell’allora disabitata area settentrionale del Campo Marzio. Esso faceva parte di un complesso di edifici che comprendeva l’Ara Pacis, l’altare marmoreo inaugurato dallo stesso Augusto nel 9 a.C. e concepito per celebrare un nascente periodo di pace e prosperità dopo lunghe guerre civili, e il grandioso Mausoleo della famiglia imperiale.
Il documento illustra i risultati di un esperienza svolta all'interno del Master Open Téchne -Tecnologie Open Source per i Beni Culturali-. Scopo di tale esperienza era l'ottenimento di un modello 3D ad alta risoluzione da una collezione, anche non ordinata, di immagini utilizzando l'approccio dell' Image-Based Modeling con l'utilizzo di software Open Source. Come soggetto per sperimentare queste soluzioni si è scelto un piccolo "oggetto architettonico": La vera da pozzo in Campo San Marcuola Venezia.
CASTELLIERI VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEGLI ANTICHI INSADIEMENTI DELL'UMBRIA MERIDIONALE, 2025
"La chiesa del monastero, dedicata a Sant'Andrea Apostolo, cominciò ad essere conosciuta , a partire dal secolo XI, col nome di chiesa di San Gregorio al Celio. Ristrutturata e riconsacrata da Pasquale II nella prima decade del XII secolo, epoca alla quale risalgono anche i pavimenti cosmateschi tra i più belli di Roma, fu completamente rinnovata per ordine del Papa Gregorio XIII dai monaci camaldolesi". Così scrive Guido Innocenzo Gargano, priore della chiesa, in un libro di recente pubblicazione 1 a testimonianza che il pavimento della chiesa di San Gregorio al Celio è forse uno tra i più antichi e belli tra quelli fatti eseguire sotto il pontificato di Papa Pasquale II. In molti altri luoghi si legge che tale pavimento cosmatesco è del XII secolo, o del XIII, e se riferito a Pasquale II, comincerei col distinguere che si tratta quindi di un pavimento precosmatesco. Le notizie storiche sulle vicende del litostrato originale sono poche, frammentarie e oscure. Assumendo che il mosaico cosmatesco sia stato eseguito sotto Papa Pasquale II entro il 1118, si dovrebbe credere che esso fosse andato già in rovina quando la chiesa e il monastero passò ai monaci camaldolesi nel 1573. In seguito si riscontrano diversi lavori di rifacimento intorno al 1600, come costruzioni di cappelle, della sacrestia e via dicendo. Il pavimento dovette subire delle consistenti trasformazioni fino a quando Clemente VIII (1592-1605), intervenne arrestando qualsiasi iniziativa relativa a nuove costruzioni di tombe e sepolcri. Ciò che si vede oggi della chiesa, però, è il frutto dei lavori eseguiti da Giovanni Battista Soria, nel XVII secolo, per l'architettura esterna, e da Francesco Ferrari, tra il 1725 e il 1734, per gli interni. La necessità di restaurare il pavimento è testimoniata anche da un appello del 1729: "Beatissimo Padre, l'Abbate di S. Gregorio…espone che per compiere la fabbrica della chiesa conviene rimodernare anche il pavimento, essendovi pertanto alcune sepolture, le quali forse converrà trasferirle in altro luogo più proprio, per conformarsi al disegno dell'architetto…" 2. Questa notizia è molto importante perché, essendo datata 1729, ci permette di poter dire con certezza che il pavimento fu restaurato dopo quella data e non prima, mentre la data del 1745, incisa in una iscrizione davanti all'altare e formata anche a mosaico nel pavimento stesso, ci indica l'anno in cui i lavori di restauro del pavimento furono terminati. Dicevo dell'importanza di sapere che i restauri iniziarono dopo il 1729, perché esiste un manoscritto di enorme importanza dal punto di vista cosmatesco a cui accenna diverse volte la Glass nella sua opera citata, pur senza mai riportarne dei dettagli o immagini. La Glass, nelle sue non sempre chiare descrizioni sembra riferirsi a diverse edizioni del manoscritto che, stando alle sue notizie, fu acquistato dal Marchese Capponi nel settembre del 1733. E poi dice di 1 Innocenzo Gargano, L'eredità spirituale di Gregorio Magno tra Occidente e Oriente, Il Segno Gabrielli Editore, 2005, pag. 34. 2 Gibelli A., Memorie storiche ed artistiche dell'antichissima chiesa abbaziale dei SS. Andrea e Gregorio al Clivio di Scauro sul Monte Celio, Roma, 1888, pag. 41, nota 1. San Gregorio al Celio in un acquerello di Achille Pinelli del 1833. La chiesa in un'acquaforte di Giovanni Falda del 1666
2016
Roccasecca, febbraio 2016 La misura del tempo nella Praeneste romana, raccontata attraverso il mito dell'Horologium di Varrone e le meridiane di epoca romana di grande importanza tra le quali due recentemente ritrovate in scavi archeologici.
Riassunto: Serra is Araus è un sito pluristratificato, noto per la presenza di una necropoli scavata nella roccia (domu de janas) di età Neolitica (Cultura di Ozieri), Eneolitica (Cultura di Monte Claro) e Bronzo Antico (Bunnannaro). Lo scavo 2013 ha permesso la scoperta di due nuovi ipogei e la messa in luce delle prime testimonianze del villaggio nuragico. In particolare sono state trovate le tracce di un edificio al cui interno era stato collocato un grande modello di nuraghe. Parole chiave: Neolitico, Bronzo Finale, Primo Ferro, domu de janas, modello di nuraghe. Abstract: Serra is Araus is a multilayered site, known for the presence of a carved into the rock necropolis (Domus de janas), of Neolithic (culture of Ozieri), Eneolithic (culture of Monte Claro) and Early Bronze age (Bunnannaro). The excavation 2013 has allowed the discovery of two new tombs and highlighted the first testimonies of the nuragic village. In particular we have found traces of a building where had been placed a large nuraghe model.

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