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Pensiero e forme di pensiero in Omero. Parte I.pdf

Abstract

La poesia epica e la ragione -Nella sterminata letteratura critica che si è addensata intorno ai poemi omerici, e qui in particolare intorno all'Iliade, si è di rado toccato il tema degli «interventi personali» dell'autore. Con la presente indagine mi riprometto di rilevare i passi dell'Iliade 2 che possano ascriversi a questa particolare inflessione della poesia epica, assumendo come modello di confronto le opere di Esiodo. Nella Teogonia 3 il poeta presenta se stesso come discepolo delle Muse Eliconie, dalle quali si aspetta un «discorso improntato al vero»; anche nell'esordio degli Erga l'invocazione alle Muse di Pieria prelude alla iniziazione pedagogica del fratello: l'intento che Esiodo si prefigge è di evidente natura razionale: ej gw; dev ke Pev rsh/ ej thv tuma muqhsaiv mhn (Op. 10). Ora a me pare che questo sovrapporsi dell'«io pensante» all'«io narrante» costituisca un tratto notevole di «tutte» le epopee, le quali, sotto questo profilo, potrebbero essere rivisitate come primi incunaboli del pensiero razionale. Anche nell'Iliade, che si apre sotto il sigillo delle Muse, emerge un criterio di valutazione quando Omero si dichiara un puro e semplice «portavoce» della divinità o quando si eleva sulla materia del suo canto comunicandoci un suo intimo pensiero. Da un punto di vista strutturale, la storia dell'ira di Achille ha una duplice declinazione: è «narrativa» in una visione che ne garantisce l'oggettività (i fatti parlano da sé, la loro verità è tutta consegnata nella rivelazione divina); è «drammatica» quando la parola passa ai protagonisti dell'epopea e comunica la «loro» verità. Omero «lavora» su questi due registri e passando dall'uno all'altro fa intravedere evidenti tracce di un pensiero alacre e indagatore.