Papers by Micaela Antonucci
Cesare Valle (1902-2000). Architettura, ingegneria, urbanistica in Italia attraverso il Novecento, 2023
All’interno del vivace dibattito sull’architetture e l’urbanistica coloniale tra le due guerre, C... more All’interno del vivace dibattito sull’architetture e l’urbanistica coloniale tra le due guerre, Cesare Valle si ritaglia - rispetto ai molti colleghi che si occuparono di questi temi - una posizione meno teorica e più “operante”, dedicandosi alla ricerca e alla definizione degli aspetti tecnici e pratici della pianificazione nelle città delle colonie. Esemplari sono in tal senso le vicende della redazione dei piani per la nuova Addis Abeba, che vedono l’ingegnere-urbanista romano nel doppio ruolo di studioso e tecnico.
Adriano Marabini architetto imolese (1897-1975), a cura di M. Antonucci, L. Bartolomei, Bologna University Press, Bologna, 2022
Tra le opere pubbliche dell'architetto imolese Adriano Marabini (1897-1975) svetta, per imponenza... more Tra le opere pubbliche dell'architetto imolese Adriano Marabini (1897-1975) svetta, per imponenza e importanza, la Casa del Fascio (1933-36) che rappresenta in maniera esemplare il volto dell’architettura “fascista” di Imola e mostra la capacità dell’architetto di imprimere un’evoluzione alla sua produzione che sempre di più guarda al razionalismo. Indubbiamente, la Casa del Fascio – il cui progetto Marabini realizzò insieme al fratello ingegnere Giuseppe (1895-1977) e all’architetto Girolamo Landi (1895-1974) – rappresentò non solo un punto di svolta nella carriera di Adriano Marabini, ma anche un progetto fondativo per la costruzione sia del suo linguaggio architettonico che della sua identità professionale.

HPA. Histories of Postwar Architecture, n. 9, 2021
After the Second World War, Italy shifted within a few years from post-war reconstruction to the ... more After the Second World War, Italy shifted within a few years from post-war reconstruction to the economic “boom”, attracting international attention with a series of highly original works and extraordinary examples of structural and constructional experimentation despite a strong technological delay compared to other industrialised countries.
In the immediate aftermath of the war, projects in which formal invention was closely linked to innovation in materials and structures developed all over Italy, creating a "built catalogue" of experimental techniques.
Brick was among the materials that were widely available and deeply rooted in the traditional building. Indeed, the development of the so-called "reinforced brick" in the interwar period had paved the way to the construction of thin, light structures that could be built saving time and costs.
One of the first and most significant Italian experiments with this material was the Mercato dei Fiori (Flower Market) in Pescia, Tuscany. It was the work of a team composed of architects Giuseppe Giorgio Gori, Leonardo Ricci, Leonardo Savioli, and Enzo Gori, along with the engineer Emilio Brizzi.
The presence of four architects and one engineer in the group meant that the two aspects of the project – design and construction – were both thoroughly studied and intimately connected. This was the key to the successful combination of structural boldness and formal originality that made this building a case study in post-war Italian architecture and also earned it international fame.
This structure still remains an important testimony to a formidable period of constructional experimentation in post-war Italy; the analyses of its material and structural aspects, which have not been considered so far by scholarly studies on either the building or its authors, represent fundamental investigative tools for fully understanding its value and innovation.
The paper proposes an analysis of the Market’s space and compositional principles relying upon a deep understanding of its structural conception, since the simplicity and lightness of the final result were only possible thanks to the innovative adoption of technological solutions that were widely known but still used infrequently or in different settings.

L'ingegneria italiana del Novecento. Scuole e protagonisti, a cura di M. Marandola, M. Pogacnik, 2022
Nell’ambito delle discipline ingegneristiche e tecniche legate ai vari ambiti della res aedificat... more Nell’ambito delle discipline ingegneristiche e tecniche legate ai vari ambiti della res aedificatoria, proprio questo rischio che la “iper-specializzazione” conduca verso una visione ristretta e sterile della pratica operativa rappresenta una delle principali criticità, in particolare in epoca recente: l’orientamento sempre più “settorializzato”, spinto dalle nuove potenzialità fornite dagli strumenti informatici, ha infatti generato la tendenza a formare una figura professionale focalizzata sull’analisi e sullo sviluppo delle formulazioni e delle tecnologie, senza inquadrarle in una prospettiva storica e in una visione più ampia.
All’interno dell’Università di Bologna, il percorso formativo degli ingegneri si è invece orientato da sempre in una direzione diversa, nella quale uno degli elementi invarianti è l’apporto significativo di un approccio classico-umanistico anche nelle discipline di carattere tecnico-scientifico: un’attitudine che riflette la lunga e gloriosa tradizione dell’Alma Mater Studiorum fondata nell’XI secolo.
La sintesi tra queste due strade epistemologiche è stata il fil rouge nell’evoluzione della formazione all’interno della Scuola di Applicazione per Ingegneri di Bologna, poi Facoltà di Ingegneria, poi Scuola di Architettura e Ingegneria e infine Scuola di Ingegneria. Il risultato è un percorso che ha plasmato la figura di un “tecnico filosofo” , un professionista conscio del proprio ruolo, attento alle esigenze della società come alle problematiche legate alla costruzione, e al tempo stesso profondo conoscitore non solo delle formulazioni teoriche ma anche dell’esperienza storica.

I luoghi delle merci, a cura di P.ierpaolo Ascari, 2022
Nella seconda metà dell’Ottocento, i grandi magazzini, con la loro architettura insieme monumenta... more Nella seconda metà dell’Ottocento, i grandi magazzini, con la loro architettura insieme monumentale e moderna, si impongono come i centri pulsanti del nuovo paesaggio metropolitano in Europa e negli USA. La sintesi tra innovazione tecnica e tradizione architettonica è un elemento fondante nell’architettura dei grandi magazzini sin dai primi modelli. Dal punto di vista architettonico, gli esempi italiani presentano molti elementi analoghi a quelli d’oltralpe e d’oltreoceano, ma si caratterizzano sin da subito anche per una serie di peculiarità legate alle tradizioni culturali e architettoniche locali. L’impresa commerciale dei fratelli Bocconi è una delle poche che riesce ad estendersi a livello nazionale e, dopo il grande successo del primo negozio a Milano, si decide di aprire una sede anche a Roma: a partire dal 1885 viene realizzato il nuovo palazzo dei grandi magazzini “Alle città d’Italia” su progetto dell’architetto Giulio De Angelis, il primo caso italiano di edificio progettato e realizzato espressamente per questa nuova e moderna funzione commerciale. La grande abilità di De Angelis è dunque nel riuscire a dare forma a una nuova tipologia funzionale, impiegando le più moderne tecniche costruttive e al contempo mantenendo un legame con il contesto storico urbano. La costruzione dei grandi magazzini a Roma rappresenta un avvenimento epocale nella sonnolenta città papalina, una scossa alla sua ingessata struttura economica e commerciale ma anche alla vita sociale e mondana. Il ruolo di centri di attrazione e insieme di “monumenti moderni” è evidente non solo dall’enorme successo di pubblico, ma anche dai commenti dei contemporanei, sia autorevoli sia popolari. I grandi magazzini come “il nuovo Colosseo” dunque: centro urbano, polo monumentale, luogo delle riunioni di massa e dello spettacolo per tutte le classi sociali.

Bollettino d'Arte, 2020
Un andamento ciclico di crisi e rinascite segna, infatti, la storia dello sviluppo e delle trasfo... more Un andamento ciclico di crisi e rinascite segna, infatti, la storia dello sviluppo e delle trasformazioni nel corso del Novecento dell’area del litorale romano, che con le sue dimensioni e per numero di abitanti costituisce a tutti gli effetti una “città nella città”: da centro balneare a città giardino negli anni prima e a cavallo della Grande Guerra; poi quartiere moderno e razionalista in età fascista; luogo simbolo del boom e della Dolce Vita romana nel secondo dopoguerra; periferia degradata negli anni Settanta–Ottanta; di nuovo centro attrattivo turistico–balneare a partire dagli anni Novanta, fino a tornare di nuovo alla crisi e alla ribalta della cronaca nera nazionale nel primo scorcio del Duemila.
Un deciso spartiacque nella sua storia è rappresentato dagli eventi traumatici della Seconda Guerra Mondiale: non solo i bombardamenti distruggono cospicue parti del tessuto urbano, a partire da alcuni edifici significativi come la stazione della ferrovia Roma–Lido di Marcello Piacentini e lo stabilimento balneare Roma di Giulio Magni; ma nel dopoguerra il litorale e il suo entroterra crescono esponenzialmente in maniera disordinata e spesso priva di qualità, chiudendo definitivamente la felice e intensa stagione architettonica degli anni tra le due guerre.
Con l’improvvisa accelerazione dello sviluppo edilizio a partire dagli anni del boom e per tutta la seconda metà del secolo, Ostia si trasforma in breve da centro balneare–città giardino con una riconoscibile identità e una chiara immagine architettonica, in una “periferia con il mare” cresciuta per interventi frammentari ed episodici, che circondano il nucleo compatto originario e si sfrangiano sia sul fronte litoraneo che verso l’entroterra.
Il territorio tra Roma e il mare, oggi, offre l’immagine di un disordine generato dallo sprawl e dalla diffusione dell’edilizia — legale, legalizzata, fuori dalle leggi — che, come un tenace e pervasivo pulviscolo, ne ha saturato quasi tutti gli spazi. Una situazione ancora irrisolta, in attesa di trovare una struttura e un’identità all’altezza della sua dimensione e delle sue grandi potenzialità — il waterfront, il patrimonio archeologico, le reti idriche, la pineta — che possano essere i fattori trainanti per una rinascita che diverrebbe determinante per l’intera città di Roma.

Bollettino d'Arte, 2020
Lo scoppio della Seconda guerra mondiale e il fallimento del grande progetto per l’E42 hanno lasc... more Lo scoppio della Seconda guerra mondiale e il fallimento del grande progetto per l’E42 hanno lasciato sulla carta buona parte degli ambiziosi e monumentali progetti del regime fascista per lo sviluppo di Roma verso il mare.
Nel corso del secondo Novecento, questo significativo comparto urbano si è sviluppato rapidamente e massicciamente, spesso attraverso un’urbanizzazione caotica e incontrollata, dando corpo a una sorta di «città–non città» che si divarica dall’EUR verso il mare, innervandosi sulle grandi direttrici territoriali costituite dal fascio via del Mare/via Ostiense/ferrovia Roma–Lido e della via Cristoforo Colombo. Un territorio densamente edificato, ora in nuclei più compatti, ora in aree più sfrangiate e irregolari, con le uniche grandi “macchie verdi” della pineta di Castelfusano e della riserva naturale di Castel Porziano.
L’area di Castelfusano (o Castel Fusano) costituisce, insieme ai nuclei di Ostia e dell’EUR, uno dei poli principali di questo settore urbano: ma, rispetto agli altri due, ha sinora avuto relativamente poca attenzione e mancano ancora degli studi sistematici sul suo ruolo strategico nella storia dello sviluppo del litorale romano nel corso del Novecento.
Se l’insediamento di Ostia nasce come “borgata marina” per poi divenire nel corso dei decenni un quartiere residenziale, l’area di Castelfusano ha da sempre avuto un’identità fortemente caratterizzata dalle presenze archeologico–naturalistiche, rimasta sostanzialmente preservata fino agli anni Trenta del Novecento. Dalla fine dell’Ottocento e per tutto il secolo successivo, numerose proposte si sono susseguite per trasformarla in un polo balneare–ricreativo dedicato al loisir per un ceto medio–alto, con uno sguardo ai modelli europei e statunitensi.
Molti dei più importanti architetti italiani — da Marcello Piacentini a Luigi Moretti, da Adalberto Libera a Pier Luigi Nervi — hanno presentato i loro progetti per Castelfusano: ma nessuno di questi è stato realizzato, lasciando ancora irrisolto il destino di quest’area nelle trasformazioni del litorale ostiense.

Materiali e Strutture, 2022
Il Palazzo Stati Cenci Maccarani in piazza Sant’Eustachio a Roma, uno degli esempi più significat... more Il Palazzo Stati Cenci Maccarani in piazza Sant’Eustachio a Roma, uno degli esempi più significativi del lascito dell’artista e architetto Giulio Romano alla città natale prima di partire definitivamente alla volta di Mantova nel 1524 per entrare a servizio alla corte dei Gonzaga, è un’opera ampiamente nota e indagata dagli studiosi. Il palazzo, oggi di proprietà del Senato della Repubblica Italiana, è stato interessato in tempi recentissimi da due cantieri di restauro, un primo dedicato alle facciate esterne e un secondo che ha coinvolto gli spazi del cortile interno.
Quest’ultimo ha svelato nuovi elementi che hanno portato a formulare nuove ipotesi sul progetto originario e sul peso che Giulio Romano ha avuto nell’esecuzione materiale di quest’opera.
Sulla scorta di queste scoperte, emerse proprio grazie al cantiere di restauro, il contributo si propone di intrecciare a una lettura metodologica dell’intervento di restauro quella di una visione più operativa sull’approccio al monumento, ponendo un confronto critico con altri cantieri emblematici di architetture di Giulio Romano.

ArcHistoR. architettura storia restauro - architecture history restoration, n. 15, 2021
La Casa del Fascio e dell’Ospitalità di Predappio rappresenta un caso esemplare di una tipologia ... more La Casa del Fascio e dell’Ospitalità di Predappio rappresenta un caso esemplare di una tipologia edilizia che, più di altre, ha materializzato la “propaganda architettonica” del Partito Nazionale Fascista in Italia tra le due guerre. Il progetto del forlivese Arnaldo Fuzzi (1891-1974) doveva costituire il manifesto del progresso tecnologico e della modernità del regime – ma, al contrario, diverrà la flagrante espressione dell’impreparazione e dell’incapacità di gestione dell’apparato fascista. Il suo destino nel dopoguerra è stato segnato dall’abbandono e dal declino: in primo luogo per il fatto di essere una delle architetture più simbolicamente emblematiche del Fascismo, ma anche per l’incapacità di trovare una nuova destinazione d’uso adeguata, divenendo così un “monumento morto”.
Nel 2010 il riconoscimento come “bene di interesse culturale” ha dato un nuovo impulso alla conservazione di questa architettura, come documento di una “difficile” eredità del passato recente.
Il presente contributo intreccia ricerca storica, esigenze di tutela e metodologia operativa, illustrando il processo che ha accompagnato la definizione del progetto di restauro e rifunzionalizzazione (2019-2020) dell’ex Casa del Fascio e dell’Ospitalità.
Le scelte di intervento si sono indirizzate verso la ricerca di un equilibrio tra la conservazione degli elementi identitari dell’edificio, anche quelli di più difficile ri-lettura, e il necessario adeguamento alle esigenze attuali, adottando un approccio che non può che essere multidisciplinare e coordinato.
The Casa del Fascio e dell'Ospitalità of Predappio is a significant case study of an iconic building that, more than others, has materialized the "architectural propaganda" of the Fascist regime in Italy between the two World Wars. The project by Arnaldo Fuzzi (1891-1974) was supposed to be the manifesto of the architectural and technological progress of the Fascist regime, but it will become instead an expression of the failure of its management skills. In the post-war period, this building fell into a state of neglect, due both to the fact that it was one of the most symbolic architecture of the regime and to the inability to find an adequate re-use -- becoming a sort of "dead monument".
In 2010 the former Casa del Fascio was appointed a “listed building” giving a boost to the preservation of this architecture as a document of a “difficult heritage”. The present contribution matches historical research and preservation, explaining the path that leads up to the current restoration project (2019-2020). The intervention methodology searches for a balance between the preservation of the building’s identity and the necessary adaptation to the current needs, choosing a multidisciplinary and coordinated approach.

Roma nel Rinascimento 2014 a cura di CONGIURE E CONFLITTI
In copertina: Leone che azzanna il cavallo. Gruppo scultoreo di età ellenistica, Musei Capitolini... more In copertina: Leone che azzanna il cavallo. Gruppo scultoreo di età ellenistica, Musei Capitolini, Roma (elaborazione grafica di Maurizio Gargano e Giuliana Mosca) Stampato con il contributo della Fondazione Roma, Arte-Musei SOMMARIO Premessa 9 ARNOLD ESCH Dalla fine del libero comune al Quattrocento. Conflitti ed equilibri tra Papato e il Comune romano 11 DIEGO QUAGLIONI La congiura dei canonisti. Coniuratio e conspiratio nel commento al Decretum di Juan de Torquemada (1457) 21 LUCIANO PALERMO Un conflitto mancato: l'emarginazione della Camera Urbis nel XV secolo 39 MARIANNE PADE «ut iam non minus culpe sit penes hunc qui mala probat … » Lorenzo Valla on the Donation of Constantine 55 LUCA BOSCHETTO I fatti del 1434 nel giudizio degli umanisti 69 ELEONORA PLEBANI La "fuga" da Roma di Eugenio IV e la Repubblica Romana del 1434: questioni economiche, conflitti politici e crisi conciliare 89 ANNA MODIGLIANI La congiura di Stefano Porcari contro Niccolò V Le ragioni del facinus nelle fonti coeve 109 MYRIAM CHIABÒ Cicerone e Sallustio modelli per gli scritti sulla congiura di Stefano Porcari 129 MAURIZIO GARGANO 1453. Alberti tra Niccolò V e Stefano Porcari 139 PAOLA FARENGA La rivolta di Tiburzio nel 1460 167 DAMIANA VECCHIA-CONCETTA BIANCA Riflessioni sulla "congiura" degli Accademici 187 PATRICIA OSMOND Catiline in Renaissance Conspiracy Histories: Hero or Villain? The case of Stefano Porcari 203 AMEDEO DE VINCENTIIS Guerre e paci dei baroni romani (1417-1484): la prospettiva cuirale 217 FRANCESCO TATEO La congiura dei Baroni all'epoca di Innocenzo VIII: conseguenze letterarie 247 CLAUDIA CORFIATI-MARGHERITA SCIANCALEPORE Per un ritratto del congiurato nella Napoli Aragonese: scritture di parte 255 TOBIAS DANIELS The Sistine Chapel and the Image of Sixtus IV: Considerations in the Light of the Pazzi Conspiracy 275 MARIA GRAZIA BLASIO Epopee e conflitti: la città di Innocenzo VIII 301 FLAVIA CANTATORE Sisto IV committente di architettura a Roma tra magnificenza e conflitto 313 ANDREAS REHBERG Da Giulio II a Leone X: speranze e frustrazioni dei cives romani nei Consigli comunali 339 ORIETTA VERDI «Pro Urbis decore et ornamento». Il controllo dello spazio edificabile a Roma tra XV e XVI secolo 363 SOMMARIO 6 ANNA ESPOSITO Armi e porto d'armi: un conflitto aperto tra i pontefici e i Romani (secc. XV-inizio XVI) 407 ANNA CAVALLARO «… quella casa è del papa …»: la villa della Magliana e la contesa per il suo possesso alla morte di Leone X 417 MICAELA ANTONUCCI Il palazzo Stati di Giulio Romano e la 'cittadella medicea' di Leone X: conflitti e alleanze nelle trasformazioni urbane nella Roma del primo Cinquecento 433 MAURIZIO GARGANO «Roma Romae non est»: città e architettura nella Roma di papa Leone X 459 FRANCO PIPERNO «… habemus pontificem eruditum, sed musicum» 463 ROSANNA PETTINELLI Le aspirazioni ad una renovatio Ecclesiae connesse all'elezione di Leone X 471 RAIMONDO GUARINO Conflitti istituzionali e dialettiche della celebrazione. Il teatro Capitolino del 1513 tra Roma e Firenze 485 Indici: 493 -delle fonti manoscritte 495 -delle illustrazioni 499 -dei nomi e dei luoghi 503 CD: illustrazioni del volume SOMMARIO 7 MICAELA ANTONUCCI Il palazzo Stati di Giulio Romano e la 'cittadella medicea' di Leone X: conflitti e alleanze nelle trasformazioni urbane nella Roma del primo Cinquecento Dopo la morte di Giulio II Della Rovere il 21 febbraio 1513, al termine di un conclave-lampo, l'11 marzo 1513 viene eletto al soglio pontificio il secondogenito di Lorenzo il Magnifico, il cardinale Giovanni de' Medici, che prende il nome di Leone X: Firenze e Roma sono dunque unite sotto il segno del potere mediceo.
I cieli in una stanza. Soffitti lignei a Firenze e a Roma nel Rinascimento, 2019

Quaderni degli Atti dell’Accademia Nazionale di San Luca , 2020
The palace in the rione Sant’Eustachio, commissioned by the Roman nobleman Cristoforo Paolo Stati... more The palace in the rione Sant’Eustachio, commissioned by the Roman nobleman Cristoforo Paolo Stati (1498-1550) to Giulio Pippi known as Romano (1499? -1546), is widely known to scholars, who have dedicated several research to this building and in particular to Giulio's contribution.
The few traces on the design and on the construction of the palace allows us to formulate only circumstantial hypotheses on the original consistency of the building, which has been significantly modified by the interventions made from the sixteenth to the twentieth century by the following owners.
This contribution, based on the in-depth and systematic analysis of both known documents – re-analyzed and reconnected together – and new unpublished materials, intends to formulate new hypotheses on the original sixteenth-century building and on Giulio Romano’s project for the Palazzo Stati.

Palladio, 2018
In 1932 Marcello Piacentini, General Manager and Head Architect of the plan for the new “Città Un... more In 1932 Marcello Piacentini, General Manager and Head Architect of the plan for the new “Città Universitaria” in Rome, starts the work promoting a methodical analysis of the major recent national and international univerity building complexes.
He entrusts with engineers Gaetano Minnucci and Francesco Guidi, two of his collaborators at the Engineering Department of the Consorzio autonomo per il completamento dell’assetto edilizio e l’arredamento della Regia università di Roma (CERUR).
During several travels across Europe in the years 1932-1935, Minnucci and Guidi, visit many of U.S. college and the major European campus; in Italy, they visit Padova, Pisa and Bologna. Guidi is in Bologna at the end 1934 to visit the “Scuola di Applicazione per Ingegneri” designed by Giuseppe Vaccaro. The merging of innovation and tradition made this building one of the major Italian models for the “Città Universitaria” in Rome.
Townscapes in Transition. Transformation and Reorganization of Italian Cities and Their Architecture in the Interwar Period, edited by C. M. Enss, Luigi Monzo, Transcript Verlag, Bielefeld, 2019
This essay focuses on the urban and architectural transformations that took place in the region o... more This essay focuses on the urban and architectural transformations that took place in the region of Romagna during the Fascist regime, with specific reference to the cases of Predappio, Forlì and Imola. Being the region where Benito Mussolini was born, Romagna was a centre of the Fascist propaganda that used monuments and urban renovations as political representations, with the double aim of defining a local architectural identity and creating a tight link – both physical and symbolic – with the city of Rome.
Archiletture. Forma e narrazione tra architettura e letteratura, 2019
strutture narrative e architettura dell'opera 3 Jacques Neefs visionary, prophet, preacher: the r... more strutture narrative e architettura dell'opera 3 Jacques Neefs visionary, prophet, preacher: the relationship Between figuration and narration in the models of artistic and architectural creativity descriBed By John ruskin 23
Bologna and Kanazawa. Protection and valorization of two historic cities ボローニャと金沢 二つの歴史都市 その保全と活用, 2020
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o... more I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. L'Editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per l'utilizzo delle immagini contenute nel volume nei confronti degli aventi diritto.
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Papers by Micaela Antonucci
In the immediate aftermath of the war, projects in which formal invention was closely linked to innovation in materials and structures developed all over Italy, creating a "built catalogue" of experimental techniques.
Brick was among the materials that were widely available and deeply rooted in the traditional building. Indeed, the development of the so-called "reinforced brick" in the interwar period had paved the way to the construction of thin, light structures that could be built saving time and costs.
One of the first and most significant Italian experiments with this material was the Mercato dei Fiori (Flower Market) in Pescia, Tuscany. It was the work of a team composed of architects Giuseppe Giorgio Gori, Leonardo Ricci, Leonardo Savioli, and Enzo Gori, along with the engineer Emilio Brizzi.
The presence of four architects and one engineer in the group meant that the two aspects of the project – design and construction – were both thoroughly studied and intimately connected. This was the key to the successful combination of structural boldness and formal originality that made this building a case study in post-war Italian architecture and also earned it international fame.
This structure still remains an important testimony to a formidable period of constructional experimentation in post-war Italy; the analyses of its material and structural aspects, which have not been considered so far by scholarly studies on either the building or its authors, represent fundamental investigative tools for fully understanding its value and innovation.
The paper proposes an analysis of the Market’s space and compositional principles relying upon a deep understanding of its structural conception, since the simplicity and lightness of the final result were only possible thanks to the innovative adoption of technological solutions that were widely known but still used infrequently or in different settings.
All’interno dell’Università di Bologna, il percorso formativo degli ingegneri si è invece orientato da sempre in una direzione diversa, nella quale uno degli elementi invarianti è l’apporto significativo di un approccio classico-umanistico anche nelle discipline di carattere tecnico-scientifico: un’attitudine che riflette la lunga e gloriosa tradizione dell’Alma Mater Studiorum fondata nell’XI secolo.
La sintesi tra queste due strade epistemologiche è stata il fil rouge nell’evoluzione della formazione all’interno della Scuola di Applicazione per Ingegneri di Bologna, poi Facoltà di Ingegneria, poi Scuola di Architettura e Ingegneria e infine Scuola di Ingegneria. Il risultato è un percorso che ha plasmato la figura di un “tecnico filosofo” , un professionista conscio del proprio ruolo, attento alle esigenze della società come alle problematiche legate alla costruzione, e al tempo stesso profondo conoscitore non solo delle formulazioni teoriche ma anche dell’esperienza storica.
Un deciso spartiacque nella sua storia è rappresentato dagli eventi traumatici della Seconda Guerra Mondiale: non solo i bombardamenti distruggono cospicue parti del tessuto urbano, a partire da alcuni edifici significativi come la stazione della ferrovia Roma–Lido di Marcello Piacentini e lo stabilimento balneare Roma di Giulio Magni; ma nel dopoguerra il litorale e il suo entroterra crescono esponenzialmente in maniera disordinata e spesso priva di qualità, chiudendo definitivamente la felice e intensa stagione architettonica degli anni tra le due guerre.
Con l’improvvisa accelerazione dello sviluppo edilizio a partire dagli anni del boom e per tutta la seconda metà del secolo, Ostia si trasforma in breve da centro balneare–città giardino con una riconoscibile identità e una chiara immagine architettonica, in una “periferia con il mare” cresciuta per interventi frammentari ed episodici, che circondano il nucleo compatto originario e si sfrangiano sia sul fronte litoraneo che verso l’entroterra.
Il territorio tra Roma e il mare, oggi, offre l’immagine di un disordine generato dallo sprawl e dalla diffusione dell’edilizia — legale, legalizzata, fuori dalle leggi — che, come un tenace e pervasivo pulviscolo, ne ha saturato quasi tutti gli spazi. Una situazione ancora irrisolta, in attesa di trovare una struttura e un’identità all’altezza della sua dimensione e delle sue grandi potenzialità — il waterfront, il patrimonio archeologico, le reti idriche, la pineta — che possano essere i fattori trainanti per una rinascita che diverrebbe determinante per l’intera città di Roma.
Nel corso del secondo Novecento, questo significativo comparto urbano si è sviluppato rapidamente e massicciamente, spesso attraverso un’urbanizzazione caotica e incontrollata, dando corpo a una sorta di «città–non città» che si divarica dall’EUR verso il mare, innervandosi sulle grandi direttrici territoriali costituite dal fascio via del Mare/via Ostiense/ferrovia Roma–Lido e della via Cristoforo Colombo. Un territorio densamente edificato, ora in nuclei più compatti, ora in aree più sfrangiate e irregolari, con le uniche grandi “macchie verdi” della pineta di Castelfusano e della riserva naturale di Castel Porziano.
L’area di Castelfusano (o Castel Fusano) costituisce, insieme ai nuclei di Ostia e dell’EUR, uno dei poli principali di questo settore urbano: ma, rispetto agli altri due, ha sinora avuto relativamente poca attenzione e mancano ancora degli studi sistematici sul suo ruolo strategico nella storia dello sviluppo del litorale romano nel corso del Novecento.
Se l’insediamento di Ostia nasce come “borgata marina” per poi divenire nel corso dei decenni un quartiere residenziale, l’area di Castelfusano ha da sempre avuto un’identità fortemente caratterizzata dalle presenze archeologico–naturalistiche, rimasta sostanzialmente preservata fino agli anni Trenta del Novecento. Dalla fine dell’Ottocento e per tutto il secolo successivo, numerose proposte si sono susseguite per trasformarla in un polo balneare–ricreativo dedicato al loisir per un ceto medio–alto, con uno sguardo ai modelli europei e statunitensi.
Molti dei più importanti architetti italiani — da Marcello Piacentini a Luigi Moretti, da Adalberto Libera a Pier Luigi Nervi — hanno presentato i loro progetti per Castelfusano: ma nessuno di questi è stato realizzato, lasciando ancora irrisolto il destino di quest’area nelle trasformazioni del litorale ostiense.
Quest’ultimo ha svelato nuovi elementi che hanno portato a formulare nuove ipotesi sul progetto originario e sul peso che Giulio Romano ha avuto nell’esecuzione materiale di quest’opera.
Sulla scorta di queste scoperte, emerse proprio grazie al cantiere di restauro, il contributo si propone di intrecciare a una lettura metodologica dell’intervento di restauro quella di una visione più operativa sull’approccio al monumento, ponendo un confronto critico con altri cantieri emblematici di architetture di Giulio Romano.
Nel 2010 il riconoscimento come “bene di interesse culturale” ha dato un nuovo impulso alla conservazione di questa architettura, come documento di una “difficile” eredità del passato recente.
Il presente contributo intreccia ricerca storica, esigenze di tutela e metodologia operativa, illustrando il processo che ha accompagnato la definizione del progetto di restauro e rifunzionalizzazione (2019-2020) dell’ex Casa del Fascio e dell’Ospitalità.
Le scelte di intervento si sono indirizzate verso la ricerca di un equilibrio tra la conservazione degli elementi identitari dell’edificio, anche quelli di più difficile ri-lettura, e il necessario adeguamento alle esigenze attuali, adottando un approccio che non può che essere multidisciplinare e coordinato.
The Casa del Fascio e dell'Ospitalità of Predappio is a significant case study of an iconic building that, more than others, has materialized the "architectural propaganda" of the Fascist regime in Italy between the two World Wars. The project by Arnaldo Fuzzi (1891-1974) was supposed to be the manifesto of the architectural and technological progress of the Fascist regime, but it will become instead an expression of the failure of its management skills. In the post-war period, this building fell into a state of neglect, due both to the fact that it was one of the most symbolic architecture of the regime and to the inability to find an adequate re-use -- becoming a sort of "dead monument".
In 2010 the former Casa del Fascio was appointed a “listed building” giving a boost to the preservation of this architecture as a document of a “difficult heritage”. The present contribution matches historical research and preservation, explaining the path that leads up to the current restoration project (2019-2020). The intervention methodology searches for a balance between the preservation of the building’s identity and the necessary adaptation to the current needs, choosing a multidisciplinary and coordinated approach.
The few traces on the design and on the construction of the palace allows us to formulate only circumstantial hypotheses on the original consistency of the building, which has been significantly modified by the interventions made from the sixteenth to the twentieth century by the following owners.
This contribution, based on the in-depth and systematic analysis of both known documents – re-analyzed and reconnected together – and new unpublished materials, intends to formulate new hypotheses on the original sixteenth-century building and on Giulio Romano’s project for the Palazzo Stati.
He entrusts with engineers Gaetano Minnucci and Francesco Guidi, two of his collaborators at the Engineering Department of the Consorzio autonomo per il completamento dell’assetto edilizio e l’arredamento della Regia università di Roma (CERUR).
During several travels across Europe in the years 1932-1935, Minnucci and Guidi, visit many of U.S. college and the major European campus; in Italy, they visit Padova, Pisa and Bologna. Guidi is in Bologna at the end 1934 to visit the “Scuola di Applicazione per Ingegneri” designed by Giuseppe Vaccaro. The merging of innovation and tradition made this building one of the major Italian models for the “Città Universitaria” in Rome.