Books by Gloria Comandini

Senza verbo, ma non senza senso. Storia, sintassi e classificazione sul campo dell'enunciato nominale, 2025
Nelle grammatiche tradizionali, parlare di frase significa parlare di verbo: una frase è tale qua... more Nelle grammatiche tradizionali, parlare di frase significa parlare di verbo: una frase è tale quando ha un verbo in forma finita e, quindi, una predicazione. Ma cosa succede quando il verbo non c’è? Le costruzioni senza verbo, che qui chiamiamo ‘enunciati nominali’, sono uno dei fenomeni più comuni nella lingua italiana, ma sono spesso posti ai margini delle grammatiche tradizionali nostrane. Questo libro vuole esplorare il tema dell’enunciato nominale nell’italiano in prospettiva sintattica. In primis, si ricostruirà la storia degli studi sul tema sia nella tradizione linguistica italiana, sia in quella americana, per cercar di capire esattamente cosa siano gli enunciati nominali e in quale prospettiva sintattica li si possa studiare. Sulla base di queste riflessioni, si proporrà una prima classificazione sintattica dei vari tipi di enunciati nominali nella nostra lingua, sulla base di un corpus di italiano digitato colloquiale.

C. Meluzzi e N. Nese (a cura di) "Metodi e prospettive della ricerca linguistica", Milano, Ledizioni, 2022
Una delle applicazioni più recenti dell’analisi linguistica, soprattutto della parte dedicata all... more Una delle applicazioni più recenti dell’analisi linguistica, soprattutto della parte dedicata allo studio dei corpora del linguaggio, è quella incentrata sull’analisi delle forme e strutture linguistiche con cui si comunica odio. Il cosiddetto hate speech
è, infatti, un argomento di grande attualità grazie (o a causa) della diffusione dei nuovi media. Si tratta inoltre di un argomento di sicuro interesse anche per gli studenti, che ogni giorno sono fruitori, spesso inconsapevoli, di questo linguaggio di odio.
Tuttavia, studiare l’ hate speech da un punto di vista linguistico non è un compito banale, poiché non è per nulla semplice capire cosa possa essere considerato odio.
Infatti, le varie tipologie d’odio esistenti tendono a essere molto diverse
le une dalle altre, per cui è innanzi tutto necessario definire cosa si intenda con
l’etichetta stessa di hate speech, ossia l’oggetto di studio. Ne consegue che ogni
hate speech avrà bisogno dei suoi strumenti d’analisi specifici, e ogni tipo di indagine
avrà bisogno di una strategia consona ai suoi obiettivi.
In questo capitolo, vedremo brevemente cosa sia l’hate speech e come la linguistica dei corpora possa darci dei validi strumenti per poterlo studiare in modo efficace

Fuori dal Dungeon. Genere, razza e classe nel gioco di ruolo occidentale, 2020
Considerazioni linguistiche in merito al lessico e alla testualità della discriminazione, basate ... more Considerazioni linguistiche in merito al lessico e alla testualità della discriminazione, basate sull'analisi di un piccolo corpus di testimonianze di discriminazioni di genere nella community italiana del gioco di ruolo.
Fuori dal Dungeon L’antologia analizza le connessioni e le disconnessioni tra Gioco di Ruolo (GdR) e soggettività politiche, tra storia e attualità. Autorialità anglofone, tradotte per la prima volta in italiano, si esprimono sui concetti di discriminazione sistemica, di inclusività, e sul gioco di ruolo come spazio di resistenza. La game designer Avery Alder ci introduce al mondo politico del gioco di ruolo, ragionando sulle identità rappresentate e l’autorialità dietro di esse. Tanja Sihvonen e Jaakko Stenros attraverso lo studio dei manuali di gioco identificano l’esclusione delle soggettività LGBITQ fino ai primi anni ’90, e la successiva esplosione delle tematiche di genere nel GdR. Antero Garcia scioglie i nodi contradditori della comunità di gioco di Dungeons & Dragons esponendo le contraddizioni di un sistema che ha fondato quanto monopolizzato il concetto stesso di Gioco di Ruolo. Katherine Cross parla del contesto ludico come alternativa spaziale di resistenza alle norme societarie, una matrice di possibilità attraverso la quale possono emergere identità reali fuori dal binarismo. Attraverso l’analisi del bias interno alla comunità di wargame da cui deriva il gioco di ruolo Jon Peterson esplora la nascita dell’identità gamer e si focalizza sulle esclusioni delle donne al tavolo da gioco. Le nuove riflessioni analitiche prodotte dalla survey “Gioco di Ruolo e Discriminazione” condotta dal collettivo Donne, Dadi & Dati, fornisce uno spaccato dell’attuale evoluzione della comunità giocante italiana. Nel grande dibattito sulla rappresentazione il GdR si inserisce come medium capace di narrare la diversità sulla base di un sistema regolistico di possibilità, una fisica altra inscritta nel momento del cerchio magico del gioco.
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è, infatti, un argomento di grande attualità grazie (o a causa) della diffusione dei nuovi media. Si tratta inoltre di un argomento di sicuro interesse anche per gli studenti, che ogni giorno sono fruitori, spesso inconsapevoli, di questo linguaggio di odio.
Tuttavia, studiare l’ hate speech da un punto di vista linguistico non è un compito banale, poiché non è per nulla semplice capire cosa possa essere considerato odio.
Infatti, le varie tipologie d’odio esistenti tendono a essere molto diverse
le une dalle altre, per cui è innanzi tutto necessario definire cosa si intenda con
l’etichetta stessa di hate speech, ossia l’oggetto di studio. Ne consegue che ogni
hate speech avrà bisogno dei suoi strumenti d’analisi specifici, e ogni tipo di indagine
avrà bisogno di una strategia consona ai suoi obiettivi.
In questo capitolo, vedremo brevemente cosa sia l’hate speech e come la linguistica dei corpora possa darci dei validi strumenti per poterlo studiare in modo efficace
Fuori dal Dungeon L’antologia analizza le connessioni e le disconnessioni tra Gioco di Ruolo (GdR) e soggettività politiche, tra storia e attualità. Autorialità anglofone, tradotte per la prima volta in italiano, si esprimono sui concetti di discriminazione sistemica, di inclusività, e sul gioco di ruolo come spazio di resistenza. La game designer Avery Alder ci introduce al mondo politico del gioco di ruolo, ragionando sulle identità rappresentate e l’autorialità dietro di esse. Tanja Sihvonen e Jaakko Stenros attraverso lo studio dei manuali di gioco identificano l’esclusione delle soggettività LGBITQ fino ai primi anni ’90, e la successiva esplosione delle tematiche di genere nel GdR. Antero Garcia scioglie i nodi contradditori della comunità di gioco di Dungeons & Dragons esponendo le contraddizioni di un sistema che ha fondato quanto monopolizzato il concetto stesso di Gioco di Ruolo. Katherine Cross parla del contesto ludico come alternativa spaziale di resistenza alle norme societarie, una matrice di possibilità attraverso la quale possono emergere identità reali fuori dal binarismo. Attraverso l’analisi del bias interno alla comunità di wargame da cui deriva il gioco di ruolo Jon Peterson esplora la nascita dell’identità gamer e si focalizza sulle esclusioni delle donne al tavolo da gioco. Le nuove riflessioni analitiche prodotte dalla survey “Gioco di Ruolo e Discriminazione” condotta dal collettivo Donne, Dadi & Dati, fornisce uno spaccato dell’attuale evoluzione della comunità giocante italiana. Nel grande dibattito sulla rappresentazione il GdR si inserisce come medium capace di narrare la diversità sulla base di un sistema regolistico di possibilità, una fisica altra inscritta nel momento del cerchio magico del gioco.