[A stampa in Pour une anthropologie du prélèvement seigneurial, a cura di M. Bourin -P. Martínez Sopena, Paris 2004 (Publication de la Sorbonne, Histoire ancienne et medievale, 68), pp. 535-550 © dell'autore -Distribuito in formato...
more[A stampa in Pour une anthropologie du prélèvement seigneurial, a cura di M. Bourin -P. Martínez Sopena, Paris 2004 (Publication de la Sorbonne, Histoire ancienne et medievale, 68), pp. 535-550 © dell'autore -Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali"] 1. La signoria in Toscana meridionale Il territorio qui considerato, il settore sud-occidentale dell'attuale Toscana, corrisponde alle diocesi medievali di Populonia -Massa Marittima, Roselle -Grosseto e Sovana, con alcuni ampliamenti ai territori di Volterra, Siena e Chiusi. È un'area dai confini sfumati, che, pur essendo sempre stata considerata parte della Toscana, nei secoli centrali del medioevo non ne condivise i tratti salienti: il rigoglio demografico, la ricchezza economica, la forza di centri e ceti urbani. Il suo principale tratto comune, al di là delle pur rilevanti differenze, fu la debolezza del tessuto urbano e la forza di aristocrazie ed enti ecclesiastici rurali e delle loro signorie. La regione ha dunque una sua unità storica, dovuta alla condivisione di alcune caratteristiche di fondo della società, dell'economia e delle forme del potere 1 . Geograficamente essa può essere divisa in tre fasce: quella costiera e pianeggiante caratterizzata nel medioevo da consistenti fenomeni di impaludamento e di divagazione dei corsi d'acqua; la fascia collinare alle sue spalle, fittamente insediata; e infine il massiccio dell'Amiata caratterizzato da quote superiori ai 500 m, ma i cui picchi superano ampiamente i 1.000 m. La Toscana meridionale fu una delle aree italiane più interessate dal fenomeno signorile tra 1050 e 1350: le locali aristocrazie militari esercitarono i nfatti in modo sostanzialmente incontrastato i poteri politici, militari, giurisdizionali e fiscali sotto gli ultimi marchesi di Tuscia, nel quadro delle istituzioni di governo sveve e infine sotto l'alto governo dei comuni di Siena e Orvieto, che si limitarono a una sottomissione politica senza mettere in discussione la signoria rurale. Anche la più ampia e duratura aggregazione politica maremmana, la contea aldobrandesca, si fondò sulla signoria: era infatti l'insieme di una quarantina di dominî diretti (signorie dei conti) e di una quarantina di baronie (signorie in mano ad aristocratici legati al conte da un rapporto di fedeltà personale). Nel pieno XIII secolo il tessuto signorile giunse a tale compiutezza che ogni curia era confinata da altri territori signorili, senza vuoti, se non eccezionalmente. Del resto, per quanto si possono distinguere i due aspetti, la signoria maremmana non strutturò solo il potere politico, ma fu anche lo strumento per appropriarsi del surplus produttivo dei contadini e più i n generale dei non aristocratici. Ciò avvenne attraverso vari canali: innanzitutto imponendo canoni prestazioni d'opera e obblighi militari ai contadini che lavoravano la terra, ma anche tassando le comunità che inquadravano la popolazione dei castelli (compresi contadini autonomi e dipendenti altrui), operando prelievi sui traffici e infine, aspetto fondamentale per la Maremma, controllando alcune risorse naturali strategiche che garantivano entrate enormi grazie all'integrazione nei processi produttivi dell'area settentrionale. Ma come si giunse a questa situazione? E qual era il contesto insediativo della zona? Anche qui, come nel resto della Toscana, i primi esempi di esercizio di poteri giurisdizionali privati di ambito territoriale sono tardi rispetto all'Italia Padana e al resto dell'Europa (post 1040). Ne furono protagoniste famiglie di ufficiali pubblici che esercitavano in forme degradate e privatizzate i poteri comitali ovunque potessero, indipendentemente dai distretti carolingi. Supporto fondamentale all'affermazione di quei poteri fu la disponibilità di una solida base fondiaria, di clientele armate e di castelli intorno ai quali coordinare gli altri due elementi. All'inizio del XII secolo la signoria sulla popolazione e sul territorio era ormai scontata, sia per le maggiori famiglie, sia per quelle di orizzonti più locali e per i grandi enti ecclesiastici, anche se non si deve pensare che la capillare rete