Dante Studies

En la 'Vita nuova' (también conocida como 'Vita nova') Dante hace una selección de su poesía de juventud. Desde el proemio – como enfatizó M. Picone – Dante se presenta como copista ('scriptor'), organizador ('compilator') e intérprete ('commentator') de su propia obra poética. Dante describe la naturaleza de su opúsculo como derivación sustancial de un libro nemotécnico, es decir, una 'sentenzia', palabra que – como aclaró G. Gorni – remite al título de las 'Sententiae' de Pedro Lombardo, un célebre compendio medieval de material patrístico. El libro de Dante, cuyo modelo más acabado no es el prosímetro filosófico sino el cancionero provenzal, acusa sin embargo rasgos lingüísticos calcados del lenguaje lógico universitario, además de enfatizar o resignificar el carácter técnico-filosófico del vocabulario de los poemas, a los que impone la 'divisio textus' escolástica. Estos rasgos – que le dan a la 'Vita nuova' su peculiar ritmo y plasticidad – sirvieron a Dante para un examen (XXV / 16) sobre el uso de la lengua vulgar (asunto que trataría luego en el 'Convivio', y, más profundamente, en el 'De vulgari eloquentia'). En la 'Vita nuova', tanto los rasgos propiamente filosóficos, en sentido amplio, como los de tipo exegético y organizativo (según criterios numéricos que la crítica ha ido progresivamente revelando) nos muestran ya un tipo de hibridación sapiencial en vernáculo que será luego característica del mismo Convivio y, más radicalmente, del Poema Sacro.

The Royal Textile Factory of Covilhã, founded in 1764, is the perfect example of the Portuguese Industrial and Cultural Heritage. Despite its historical significance, comprehensive studies on the dyeing techniques employed in the 18th century remain scarce. Given the influence of French technology on Portuguese wool production, this study presents a comparative analysis of French and Spanish dyeing recipes to understand their influence on the practices adopted by the Portuguese wool industry. Focusing on the production of red dyes from cochineal insects, one of the main colours used in Covilhã until the late 19th century, this work presents the reconstruction of selected 18th-century scarlet recipes. Quantitative and qualitative differences between French and Spanish methodologies were analysed, particularly regarding the use of mordants, the quantities of cochineal, and the role of pH and tin liquor in achieving scarlet shades. The results highlight that although both traditions relied heavily on cochineal, significant variations existed in recipe composition and application. This work contributes to a better understanding of historical dyeing techniques and supports future conservation and reproduction efforts for Portuguese textile heritage.

I progetti condotti a Torino nell’ambito dello spoke Digital Libraries Archives and Philology hanno esplorato l’applicazione delle tecnologie digitali alle discipline umanistiche in una varietà di ambiti: dalla linguistica alla letteratura italiana, dagli studi danteschi alla storia del libro, dall’americanistica alla letteratura spagnola d’avanguardia. I risultati delle ricerche vengono ora presentati all’interno di una cornice arricchita da relazioni dedicate ad altri progetti, analoghi per metodo o disciplina, e da riflessioni di ampio respiro con cui studiosi di fama internazionale contribuiscono a disegnare il quadro generale e a fare il punto sugli sviluppi della ricerca scientifica in ambito umanistico nel dialogo con le tecnologie digitali. Uno spazio è infine dedicato agli aspetti, non secondari, della gestione di iniziative come il partenariato esteso Changes e del relativo impatto nella valorizzazione del patrimonio culturale.

The projects carried out at the University of Turin within the spoke Digital Libraries Archives and Philology have investigated the application of digital technologies to the humanities in a wide range of studies: Linguistics, Italian Literature, Studies on Dante, History of the Book, American Literature, Spanish literary avant-garde. The results are now shared with the public along with those resulting from other projects which have similarities on metholodogy or subject; also, scholars internationally renowned will offer views aimed at reconstructing the big picture about the current relation between the development of digital technlogies and their on scientific research. One session is finally devoted to the very important questions related to the management of projects like Changes and the impact they can have on the valorisation of the cultural heritage.

L’intervento che desidero proporre è dedicato allo studio e all’analisi della presenza come ipotesto della Pharsalia di Lucano in due luoghi del Paradiso, collocati rispettivamente l’uno nel cielo delle Stelle Fisse (l’ottavo), l’altro nel cielo Primo Mobile (il nono): si tratta di due passi segnalati da Giorgio Inglese nella sua edizione del Paradiso (Carocci, 2016)  e appartenenti alla sezione dei canti cosiddetti “ravennati”, nella quale tale presenza è meno scontata – e, per ciò stesso, meno studiata – rispetto ad altre sezioni della terza cantica dantesca, tanto che, da quanto mi è stato possibile rilevare , i commenti moderni alla Commedia – eccezion fatta, come detto, per il commento di Giorgio Inglese – non hanno saputo cogliere, o comunque non hanno voluto soffermarsi sui collegamenti inter-testuali che qui intendo prendere in esame. Trattandosi pertanto di un campo d’indagine in gran parte ancora “vergine”, ritengo che possa essere degno d’interesse per la comunità scientifica iniziare a sondarne le potenzialità e a coglierne i primi, certamente parziali e ridotti, ma pur sempre di una qualche utilità (nello studio dei rapporti con Lucano e – più in generale – con i classici latini), risultati, cosicché possa essere aperta la strada ai possibili sviluppi ulteriori.

Il saggio si concentra sui modelli della 'Strage degl’Innocenti' di Marino, con particolare riguardo a due fonti secentesche sinora non indagate dalla critica: la tragedia 'I Santi Innocenti' del riminese Malatesta Porta e il poema sacro 'San José' dello spagnolo José de Valdivielso, entrambi del 1604. Le due opere sono inserite in un discorso allargato al rapporto fra storia biblica e invenzione poetica, genere epico e forme del tragico, spunti pagani e materia cristiana, iconografia e testo scritto, allo scopo di individuare i meccanismi che regolano la complessa stratificazione della poesia sacra mariniana. Grazie alla triangolazione con l’epitalamio 'Il balletto delle Muse' (1608), le nuove fonti consentono altresì di datare con maggior precisione la composizione di alcuni luoghi della 'Strage'

This Special Issue of Medievalia (28/1, 2025, 225 pgs.) collects examples of how, in the span of the 13th and 17th centuries, philosophical, scientific and political thought (‘philosophia’ in the broad sense) was born and evolved in the vernacular.

L’articolo presenta la scoperta di una nuova fonte archivistica del carteggio tra Primo Levi e Ferdinand Meyer, suo ex capo di laboratorio alla Buna di Auschwitz-Monowitz. Attraverso la ricostruzione e l’analisi delle tappe di questa corrispondenza e della rete di relazioni epistolari che si
innesca intorno ad essa, l’articolo dimostra per la prima volta che questa rete è più ampia di quanto si pensasse fino ad oggi e riferisce qual è la sede archivistica in cui è possibile consultare il carteggio completo.

Se sia Giacomo Leopardi che Giuseppe Mazzini sono da lungo noti al pubblico di lingua portoghese (fra i primi traduttori di Leopardi ci fu persino Fernando Pessoa, mentre I doveri dell'uomo di Mazzini fu tradotto già nel 1861 col titolo Os Deveres do Homem), tra XIX e XX secolo è vissuto in Italia un poeta che ha provato a condensare, in originalissima sintesi, i loro messaggi, pure all'apparenza tanto diversi. Parliamo di Clemente Rebora (1885-1957), uno dei più abili ed efficienti scrittori del tempo. Leopardi lascerà la sua impronta indelebile sul Rebora artista, e Mazzini sul Rebora uomo (conducendolo al Cristianesimo). Nella stesura del saggio ci si è avvalsi delle opere tanto dell'autore che dei suoi due maestri, ma soprattutto del prezioso epistolario (pubblicato in tre volumi per le edizioni Dehoniane di Bologna, a cura dello studioso e sacerdote Carmelo Giovannini), insostituibile strumento per ricostruire la biografia, il pensiero e il sentire del poeta.

Ercolano, sulla pianura stai adagiata e ti affacci così timida sul mar Tirreno, fasciata e abbracciata come un infante 5 da due torrenti, uno ad oriente e l'altro in occaso; alle tue spalle, splendido come un gigante assopito, il Vesuvio, che riparo a Spartaco e ai suoi fuggitivi da Capua offrì, 10 signore incontrastato dei campi, dorme. E per mano nostra ogni sudore dell'uomo diviene olio e vino e grano, degli dèi doni gratissimi, come il sonno dopo la fatica 15 nella calura meridiana. Tutto il faticoso lavoro e il bisogno che incalza nelle avversità vince. Cerere vi insegnò a volgere l'aratro o figli di Adamo caduti, 20 quando i corbezzoli e le ghiande del bosco più non bastarono. Ah! ma persino il frumento conobbe il suo travaglio e la sua fatica l'olio benedetto, così il sacro 25 nettare di Bacco pigiato nel tino. Perché col sudore farai gemmare, o figlio dell'uomo, la feconda terra e noi, inviate da Dio, i frutti ti doneremo. Tertius Myrtus Capuanus Tutta in festa è la terra al tempo della mietitura, quando l'estate è nel pieno del suo vigore e il sornione Autunno, al tempo della pigiatura trasforma ogni villa in danza e l'olio, che unge re e profeti, e la notte illumina e splendenti i corpi rende e nutrimento dà, allieta l'intera famiglia. Coro E i rampolli d'olivo e i virgulti sacri a Bacco qui in Enotria, o padre Leneo, è un tuo dono; gravide gemmano le viti nel dorato autunno, che è il tempo della vendemmia. Anche tu con lo schiavo, a piedi nudi, come Socrate era solito per Atene camminare, bagni le nude gambe nel mosto che nasce per scacciare dalle membra e dal corpo il veleno mortale della vita, perché il vino, dono di Dio, allieta il cuore dell'uomo; e l'olio Elaide fece sgorgare dagli arbusti olivi, dai suoi frutti schiacciati nei frantoi di pietra che Talete filosofo in Ionia si accaparrò per primo, tutti gabbando per sua scienza. Tertius Myrtus Capuanus Il mitico Ercole la fondò quando esausto ritornava dall'Iberia, dando questo comando alle genti italiche. Di pochi abitanti e davvero ribelli, come tutte le genti campane, ma fu domata da Roma per sempre; Marco Nonio Balbo la rese splendida. Non fuggire dai precetti degli antichi, ché ogni città prima di te resero pingui di gioia.

Il Cantico di frate sole possedeva una melodia composta dal suo stesso autore, san Francesco d'Assisi, purtroppo oggi perduta. L'elaborato studia il testo evidenziandone gli aspetti metrici e formali per avere dei dati utili a una riscrittura della sua musica.
La preghiera del Poverello si muove in un cammino di kenosis che partendo dall'Altissimo arriva alla lode di sora morte, si permette di stravolgere gli equilibri metrici per aggiungere un solo versetto che loda "quelli che perdonano", ricalca le immagini del libro dell'Apocalisse estendendo a tutte le creature il canto dei salvati. Un testo che da otto secoli ancora fa parlare di sé affascinando il cuore e la mente di studiosi e appassionati.
La versificazione e la divisione in lasse con le problematiche annesse, la discussa genesi redazionale, la dipendenza con i repertori musicali più vicini sono i passi che costituiscono il percorso per l'ideazione di un componimento quanto più vicino possibile all'idea del santo di Assisi.

It is not until Canto XXX of Dante's Purgatorio that we encounter the finally realized and most pure image of Lady Beatrice. The image unveiled in the Earthly Paradise is the full reality of the Incarnation transfigured and mediated through the eyes of Beatrice. For Dante, she is not merely communicating the mysterious vision of the Incarnation, but is indeed herself the vision of the mystical body. In Earthly Paradise, Beatrice is no longer merely the lovely maiden of Dante's youth, but is transmuted into the sacramental union between heaven and earth that reconfigures both time and space. This revelation of Lady Beatrice should not however undermine her earthly status. It is essential that we do not "allegorize the girl out of her flesh and blood, indeed nubile, existence." 1 The Beatrice of Purgatorio XXX remains the historically particular Florentine girl, who simultaneously is the mystical real presence of Christ. This dual-reality is vital to understanding the figure of Beatrice as not only typologically sacramental, but even more particularly as figuring the Eucharist. The Beatrice we encounter in the Purgatorio is the Sacrament of the Lord's Supper, which nourishes the heart of Dante by faith.

Von 1960 bis 1965 beantwortet Pier Paolo Pasolini – kontroverser Autor von »Ragazzi di Vita«, angehender Filmemacher und Lieblingsfeind der Konservativen – Briefe seiner Leserinnen und Leser. Die Rubrik »Dialog mit Pasolini« in der linken Wochenzeitschrift ›Vie nuove‹ sammelt unterschiedlichste Stimmen aus ganz Italien: kalabrische Kommunisten und Bergarbeiter aus Grosseto, bürgerliche D’Annunzio-Verehrer und immer wieder junge Menschen, die mit ihren politischen Überzeugungen und denen der anderen ringen. Sie bitten um Rat, Wahlempfehlungen oder literarische Urteile, stellen Fragen zu Sexualität oder zum Erbe des Faschismus; manche äußern heftige Kritik an Pasolinis Werken, andere loben ihn ausdrücklich. Die Briefeschreiber erzählen von sich selbst, ihrer Arbeit, ihren Ängsten. Und Pasolini erwidert: leidenschaftlich, persönlich, mit aller Hoffnung auf die Jugend. Durch dieses einzigartige Archiv populärer Rede – hier erstmals ins Deutsche übersetzt – entsteht das facettenreiche Bild einer enorm politisierten italienischen Nachkriegsgesellschaft: zwischen Wirtschaftsaufschwung und Massenprotest, Konformismus und Bildungshunger, industrialisiertem Norden und vergessenem Süden.

Les représentations muséifiées de rues plus ou moins « traditionnelles
», au sein de différentes muséographies récentes, contribuent, quand elles ne se réduisent pas à une évocation
nostalgique, sinon réactionnaire, à faire imaginer une ville qui satisferait
à la vie publique, au contraire des villes de la "foule solitaire".

ABSTRACT. This article shows Dante’s Vita Nuova as a fundamental work for reconstructing the origins of Late Middle Ages’ lay philosophy in the vernacular. The article presents as a background the “historiographical turn” to define lay philosophy; briefly describes Dante’s career as a theorist of the vernacular in the Vita Nuova (§1); points out the motivation of the Vita Nuova as a text aimed at testing the philosophical-rational capacities of the vernacular (§2); puts forward three examples that links the Vita Nuova with the philosophical thought of his time (§3.1) (§3.2) §3.3); and concludes (§4) that, in the Vita Nuova, there are already features of a philosophy in the vernacular aimed at the laicus reader (laicus, that is, not-clericus).

Rendere comprensibili ai Latini le parti essenziali della filosofia di Aristotele». È questo l’intento di Alberto Magno (ca. 1193-1280) quando inizia a leggere e commentare le opere aristoteliche, le cui traduzioni latine circolavano ormai sempre più di frequente nelle biblioteche di conventi e monasteri. Il teologo domenicano aveva infatti capito che la buona preparazione di un frate predicatore doveva passare anche attraverso la conoscenza e l’uso di quelli che erano gli strumenti di pensiero più innovativi dell’epoca.
In questo vasto progetto di studio del corpus aristotelico, il problema dell’anima, principium animatorum, riveste un ruolo di primo piano. Quali proprietà fanno di un essere un vivente? Quali operazioni permettono di stabilire una gerarchia tra gli esseri animati? La disgregazione del corpo compromette del tutto il funzionamento dell’anima? Questi ed altri interrogativi scandiscono tutto il Liber de natura et origine animae, opera che Alberto Magno scrive tra il 1258 e il 1260 con l’obiettivo di presentare nel modo più chiaro e completo possibile quali siano la natura, la generazione e le operazioni dell’anima nelle differenti classi di esseri viventi.

Uma corda escarlate atada à janela de Raab -prostituta elevada ao Céu de Vênus por Dante Alighieri no canto IX do "Paraíso"; a águia de "áurea plumagem" em sua investida certeira, à maneira de Zeus e Ganimedes, no livro IX do "Purgatório"; o velho Catão de Útica, pagão e suicida eleito como guardião do Purgatório e como a imagem da "liberdade da glória dos filhos de Deus" ["libertas gloriae filiorum Dei"] (AUERBACH, 2024, p. 249). Referências esparsas e em boa medida distintas entre si, mas que, ao executar os movimentos imaginados por seu artífice, confluem harmonicamente para a unidade poética da Divina Comédia. A que se deve a eficácia desta trama? Que expediente linguístico teria sido capaz de preencher o mundo do Além com personagens e eventos da Antiguidade e da tradição judaico-cristã, conservando, todavia, uma espécie de linha de fuga para onde convergem as cenas particulares do poema? Para Erich Auerbach (1892-1957), este efeito deveria ser creditado à interpretação figural (ou tipológica) da realidade, estruturante do mundo erudito medieval como um todo. O estudo sério e sistemático da obra de Dante acompanhou o filólogo berlinense dos anos 1920 até o seu último livro, Literatursprache und Publikum in der lateinischen Spätantike und im Mittelalter [Língua literária e público na Antiguidade Tardia latina e

This article examines a key methodological principle in Erich Auerbach's theorization of literary realism and explores its significance in relation to his conception of history. By tracing a terminological and conceptual trajectory within Auerbach's own writings-from his early study on Dante to his magnum opus Mimesis-and situating it within the broader framework of the German philosophical tradition, particularly Hegel's Aesthetics, the study identifies what may be termed the principle of immersive insertion [das Prinzip des Hineinsenkens] as a foundational aspect of realism. This principle refers to the process by which individual, concrete life stories are deeply embedded within a larger horizon of meaning. Finally, the essay investigates the connection between realism and historicism, highlighting both the scientific and ethical motivations underpinning Auerbach's methodological approach.

Questo convegno si presenta in chiave critica e comparatistica, con speciale riguardo ai legami tra la scrittrice e il panorama letterario europeo e globale (ricezione, traduzioni, fortuna critica, genealogie), con particolare attenzione all’Italia. Saranno anche esplorati punti di vista critici ritenuti particolarmente pertinenti e fertili rispetto all’opera di questa scrittrice: dalla psicoanalisi al postumanesimo, dall’ecocritica agli studi sulla memoria; e saranno valorizzate assi tematiche congruenti, come lo statuto del soggetto, il trattamento della conflittualità bellica e della violenza patriarcale.

Il volume raccoglie sessantasei contributi sulla poesia organizzati in tre sezioni: la prima e la seconda riservate a poesie e traduzioni inedite, la terza, nonché la più corposa, a saggi critici che abbracciano un arco cronologico che va dalla letteratura delle origini sino alla contemporaneità. "Sulla poesia" nasce con l'auspicio di rendere omaggio a Stefano Carrai attraverso una raccolta incentrata su un argomento a lui particolarmente caro, sia come studioso sia come poeta.

La sesta edizione del BIP, in cui sono riportati i testi pubblica- ti nel 2024, contiene 125 pubblicazioni, tra cui 3 monografie, 7 curatele, 5 riviste, 2 manuali, 47 articoli su rivista, 52 capitoli nelle curatele (almeno 30 capitoli sono atti di convegno, ma nella maggior parte dei casi le informazioni sul convegno non si trovano più nel volume), 2 articoli di rassegna critica e 8 titoli che integrano la bibliografia dell'anno precedente. L'italiano è -chiaramente -la lingua in cui è scritta la maggior parte degli articoli (63,8%) e dei capitoli (50%), seguito dal polacco [oltre un quarto degli articoli (25,5%) e dei capitoli (26,9%)]. Gli articoli sono prevalentemente pubblicati in Polonia (63,8%), mentre per i capitoli si nota una distribuzione molto più bilanciata tra Italia (36,5%), Polonia (34,6%) e altri Paesi (28,8%). Sia gli articoli che i capitoli sono quasi sempre scritti da un solo autore, con una tendenza ancora più marcata nei capitoli (88,5%). La maggior parte dei testi, sia articoli (66%) che capitoli (75%), è apparsa su una rivista o un volume curato da redattori con affiliazione diversa (esterna) rispetto all'affiliazione dell'autore del testo. I dati numerici vengono presentati nella Tabella 1.

This 3rd October I will present my paper "Giovanni Boccaccio's De Canaria: between Humanism and Colonialism" at the conference "On Land and Across the Sea: Boccaccio's Other Wor(l)ds". In the paper I compared the "De Canaria" with classics and vernacular text, to better understand the nature of Boccaccio's work? Is it a witness of a new world, a translation or an unfinished literary work?

This international conference presents the overall results of the PRIN 2022 TeLPh Project: Teaching and Learning Philosophy in the Regnum Italiae (1250–1450), offering them to the scholarly community. It is organised in collaboration with the Societas Artistarum, which also supports ongoing research on the history of Faculties of Arts.

The conference aims to highlight the institutional establishment of the Faculty of Arts at the University of Bologna in the late 13th century, event which marks a turning point in the role of philosophy within the Regnum Italiae. Bologna quickly became a major center for the study of philosophy in Central and Northern Italy, with figures like Gentile da Cingoli, Antonio da Parma, and Giordano da Trento shaping a distinctive intellectual tradition. These masters demonstrated familiarity with the Parisian and Oxford  environments while also developing a strong focus on logic and natural philosophy, medicine and the scientific disciplines, including mathematics, optics, and astronomy. They lectured on Aristotle, commented on Avicenna’s Canon, and debated perspective and cognition, influencing both university and conventual settings.

This conference aims to explore the distinctive features of this philosophical tradition, its ties to scientific knowledge, and its institutional framework, shaped by the University’s relations with the Commune of
Bologna, the Papacy, and the Empire.

For more informations: https://telph.digitalpaths.it/

Complementary patterns of triangulation in theology, poetry and geometry Relevance to tre giri of knot theory, topology and Borromean rings Permutations and combinations of rhyme and reason Potential correspondence of terza rima to trigrams and Bagua of Chinese philosophy Quest for coherent sustainability through the tetrahedron? Potential relevance of the musical aesthetics of sonification? Memorable mapping onto a tetrahedron of strategic principles framed poetically Quest for coherent sustainability through the octahedron? Quest for coherent sustainability through the icosahedron? Triplicities, quadruplicities, quatrains and tetragrams Terza rima as a memetic analogue to the genetic codon? Selective framing of coherence by quatrains, quadruplicities, tetragrams and hexagrams? Relative memorability of articulations of cosmic organization Mathematical theology or aesthetic cosmology? Preliminary summary from an AI perspective Future research on chunking bias and knowledge organization? Challenge of syncretism to elusive coherence of disparate perspectives Appropriate framing of self-reflexive comprehension? Polycrisis as an "Act of God" or the "Work of the Devil"?

Atti del colloquio internazionale (Lione, 18-19 ottobre 2021).
Nel vasto campo multidisciplinare delle ricerche su Dante, la letteratura, la filosofia, la teologia, la storia e la storia dell'arte, integrate più recentemente da un rinnovato interesse per il diritto, hanno offerto un prezioso contributo da un lato a una migliore conoscenza della sua formazione e della sua cultura, tanto ricca quanto variegata, e dall'altro a una maggiore comprensione della sua opera, alla sua contestualizzazione, all'individuazione delle sue fonti e all'evidenziazione della sua straordinaria profondità intertestuale e interdiscorsiva. È in questa prospettiva critica fortemente interdisciplinare che vuole inserirsi questo volume, dedicato alle nozioni di giustizia e misericordia al tempo di Dante (in senso lato: XIII e XIV secolo). Il convegno internazionale è stato finanziato dal Comitato Nazionale per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e cofinanziato dall'Université Jean Moulin, dall'ENS de Lyon, dall'Institut de Recherches Philosophiques de Lyon (IRPhil), dal LabEx COMOD dell'Université de Lyon e dal Laboratoire Langages, Littératures, Sociétés, Études Transfrontalières et Internationales (LLSETI) dell'Université Savoie Mont Blanc.
A cura di Cécile Le Lay e Massimo Lucarelli.
https://www.ediorso.it/justice-et-misericorde-a-l-epoque-de-dante.html

The syntax of subordination in the early stages of ancient Indo-European languages is still a debated issue (cf. Cristofaro 2003, Viti 2013, Probert 2015 and references therein). Indeed, not all subordination strategies rely on specific lexical items or explicit markers, making it challenging to identify clause-linking patterns in many of the world's languages (cf. Haspelmath 2004, Gast & Diessel 2012). From a typological perspective, it is widely held that adverbs and prepositions are among the primary sources of both coordinating and subordinating markers, which are considered the result of a grammaticalization process (cf. Haumann 1997; Kortmann 1998). By using the Thesaurus Linguae Graecae database (TLG) as a digital corpus of Homeric Greek texts, this paper investigates the semantic and syntactic developments of ἅμα 'together; at the same time' (cf. Beekes 2010: 79), aiming to demonstrate that it can be considered the source of a grammaticalization process that gives rise to new linking strategies. From a synchronic perspective, the analysis of all the occurrences of ἅμα in Iliad and Odyssey shows that this is a multifunctional term that involves a great variety of meanings, behaving as (i) an adverb with either spatial ('in the same place'), comitative, or temporal value (simultaneity), (ii) a preposition governing dative NPs, (iii) a preverb added to a specific class of verbs, with which it tends to constitute a syntactic and semantic unit, (iv) a connective adverb functioning as a coordinating conjunction, (v) a preposition introducing a subordinate clause. From a diachronic perspective, based on different syntactic contexts, it turns out to undergo multiple grammaticalization processes (polygrammaticalization), evolving either from adverb into preposition or from adverb into conjunction, according to an evolution path that has been observed in other ancient Indo-European languages. Moreover, it is hardly surprising that a comitative marker can be recruited to express a conjunctive relationship (Mithun 1988: 338; Haspelmath 2004: 15). Indeed, previous studies have already classified Ancient Greek ἅμα as a 'conjunctive adverb' ((Crespo 2011: 39; Jiménez Delgado 2018: 212; cf. Verano 2018: 127). In particular, it has been suggested that ἅμα functioned as a conjunctive adverb as early as Homer. However, it has been argued that such a function was limited to smaller syntactic units, such as NPs, APs, and AdvPs, and that only in the post-Homeric age did ἅμα extend to link broader clause or sentence-level structures (Conti 2012: 60-61). Unlike what was previously assumed (Schwyzer 1950: 534; Conti 2012: 45), I will attempt to show that already in Homer ἅμα began to function as a clause linking strategy. This development aligns with typological predictions suggesting that comitative markers like ‘with’ typically grammaticalize into clause-connecting markers only after an intermediate stage where they coordinate noun phrases (cf. Author 2025 and references therein). It is thus hypothesized that a former comitative adverb ἅμα underwent a grammaticalization process, giving rise to new categories such as conjunctive adverb and preposition, while still preserving its lexical adverbial function, conforming to the basic principle of functional and formal persistence in grammaticalization (Hopper 1991: 22; Lichtenberk 1991: 75). Gradually, both the conjunctive adverb and the preposition expanded into new syntactic contexts. On the one hand, in line with the well-known grammaticalization path COMITATIVE > NP-AND > SENTENCE-AND (Heine & Kuteva 2004: 83), ἅμα extended its coordinating function from NP to sentence level, connecting independent clauses. On the other hand, given the close typological correlation between the comitative function and the temporal meaning of simultaneity that gives rise to the grammaticalization path COMITATIVE > TEMPORAL (cf. Heine & Kuteva 2004: 89-90), ἅμα as a preposition evolved from a comitative marker added to temporal NP arguments to a marker introducing subordinate temporal clauses.

Negli ultimi decenni l’interesse per illustrazioni e fonti figurative dantesche ha conosciuto una crescita eccezionale, con un’inedita attenzione al rapporto tra la Commedia e le sue traduzioni visive, alla cultura visuale di Dante e al ruolo che essa svolge nel poema.
Il volume ricostruisce le origini di questa fortuna e offre il primo profilo degli studi sui codici illustrati della Commedia dalle soglie del Novecento fino al centenario del 2021, tracciando un percorso storico-critico che
affronta questioni nodali della dantistica dell’ultimo secolo, attraverso la lente del manoscritto illustrato come oggetto culturale al centro di un dialogo tra indirizzi di ricerca e discipline diverse.

The masters of Arts were immerged in an incredibly rich intellectual environment from which they took many tools but to which they also contributed. Although they cultivated the literal genre of cornmentaryj it does not mean that they only repeated the the01ies of others. Usually, those commentaries are original constructions that almost use the commented work as an excuse to expose a personal doctrine. The case of the masters of Arts is eloquent. The commentaries on the Ethfra Noua (the Latin translation of book I of Niconwchean Ethics) 1 include contents that ex~ eee-d largely those of the first book of Nfomnachean Elides. Even Robert Kilwardby 2 (he was then a master of Arts at Paris), who wanted to keep an interpretation as near as possible to the Aristotelian text, had to take the tirne to refute all the elaborations that the masters drew from the lines of the text. This fact allows to consider the writings of the rnasters independently frorn their Aristotelian sources because they state there theories sufficiently independent in themselves. Happiness and knowledge had a close relrrtionshi.P among the masters of Arts that wrote during the first half of the thirteenth century. Happiness is considered by the masters through the first book of Nh:onwchcan Ethfcs known as the Elhica Nona; it is always linked with knowledge (as it is the most perfect activity of the soul) and so with intellectual virtues. Although in that book the intellectual virtues are not considered profoundly, the masters are capable of many elaborations in that respect. That is possible thanks to the background of what has been called the Greek-Ara/; Peripatef.i.sm ~, which had enriched the western corpus of philosophical literature through a number of translations from Greek as well as from Arab.

In this volume, Marc Mentré’s translation of Dante’s Alighieri’s Divine Comedy is colored according to the concept of “La Commedia Colorata” and compared with the original Italian text.

Since the earliest manuscripts colors were used for Dante’s Divine Comedy, e.g. the color red for initials and canto indications as well as—on the lines of certain bible editions and similar publications—for labeling the rubrics (from Latin rubrum = red), the colors red and blue for initials and the whole palette for artful initials and illustrating miniatures.

What didn’t exist so far is the coloration of the text according to the voices as shown in this edition. The differentiation by colors will help identifying the various speakers and levels of speech.

Dante for example is at the same time narrator (black), protagonist (red) and author (red italic) as well as sender of messages (bold red) to concrete or abstract addressees.

The numerous similes that anchor Dante’s afterworld to this world, the terrene part is set in red italic. In the bilingual edition of this series the corresponding verse numbers are highlighted in yellow.

To mark the guides in the afterworld (Virgil, Beatrice, St. Bernhard) the color blue is used according to certain illuminated manuscripts.

Green, purple, orange, dark teal, aqua, dark purple, etc. are used for other persons. A criterion for the choice of a color is, how well it differs from the other voices within a canto. Inscriptions like those on the gate of hell or on Anastasius’ tomb are marked in brown. Gold is used for abstract concepts like the scripture in heaven.

Explanatory or educational insertions, as a contrast, are marked in a darker color in bold type, e. g. green-dark green, blue-dark purple, purple-dark purple.
When the colored translation is put next to the Italian text (see the bilingual edition of this series), the corresponding parts can be immediately identified, thus facilitating further text analyses.

For this colored edition, the capital letters at the beginning of the verses have been dissolved to point out the whole structure of a sentence.

The goal of this publication is to illustrate the overwhelming beauty, the infinite variety and immense complexity of the Dantean text. Furthermore, the coloration proves that the majority of the text consists of direct speech whereas the narrative parts are relatively limited in size. In general, it shows how accurate a translation is.

This series of Mentré’s translation of the Divine Comedy published at www.academia.edu includes the following publications:

1. Dante Alighieri : La Divine Comédie, traduite par Marc Mentré. La Commedia Colorata.
2. Dante Alighieri : La Divine Comédie, traduite par Marc Mentré. Italien et Français. La Commedia Colorata.

They all prove the accuracy of Mentré’s translation.

In this volume, Marc Mentré’s accurate translation of Dante’s Divine Comedy is colored according to the concept of “La Commedia Colorata”.

Since the earliest manuscripts colors were used for Dante’s Divine Comedy, e. g. the color red for initials and canto indications as well as—on the lines of certain bible editions and similar publications—for labeling the rubrics (from Latin rubrum = red), the colors red and blue for initials and the whole palette for artful initials and illustrating miniatures.

What didn’t exist so far is the coloration of the text according to the voices as shown in this edition. The differentiation by colors will help identifying the various speakers and levels of speech.

Dante for example is at the same time narrator (black), protagonist (red) and author (red italic) as well as sender of messages (bold red) to concrete or abstract addressees.

The numerous similes that anchor Dante’s afterworld to this world, the terrene part is set in red italic. In the bilingual edition of this series the corresponding verse numbers are highlighted in yellow.

To mark the guides in the afterworld (Virgil, Beatrice, St. Bernhard) the color blue is used according to certain illuminated manuscripts.

Green, purple, orange, dark teal, aqua, dark purple, etc. are used for other persons. A criterion for the choice of a color is, how well it differs from the other voices within a canto. Inscriptions like those on the gate of hell or on Anastasius’ tomb are marked in brown. Gold is used for abstract concepts like the scripture in heaven.

Explanatory or educational insertions, as a contrast, are marked in a darker color in bold type, e. g. green-dark green, blue-dark purple, purple-dark purple.
When the colored translation is put next to the Italian text (see the bilingual edition of this series), the corresponding parts can be immediately identified, thus facilitating further text analyses.

The goal of this publication is to illustrate the overwhelming beauty, the infinite variety and immense complexity of the Dantean text. Furthermore, the coloration proves that the majority of the text consists of direct speech whereas the narrative parts are relatively limited in size. In general, it shows how accurate a translation is.

This series of Mentré’s translation of the Divine Comedy published at www.academia.edu includes the following publications:

1. Dante Alighieri : La Divine Comédie, traduite par Marc Mentré. La Commedia Colorata.
2. Dante Alighieri : La Divine Comédie, traduite par Marc Mentré. Italien et Français. La Commedia Colorata.

When the colored translation is put next to the Italian text (see the bilingual edition of this series), the corresponding parts can be immediately identified, thus facilitating further text analyses.

La pandemia che non risparmia i lutti: quando la letteratura circoscrive e interpreta il caos del
reale
Fra i tanti volumi commemorativi della ricorrenza dantesca pubblicati nel 2021, Quando incontrai Dante. Racconti a tema per la celebrazione del settecentenario della morte di Dante Alighieri 1321-2021, Edizioni Pragmata, presenta, in alcune delle storie narrate, la particolarità di inscrivere la lettura della Commedia nel quadro della recente pandemia; al coacervo di angoscia, smarrimento identitario, dolore che la malattia ha determinato, il poema, e la stessa figura dello scrittore incarnata in personaggio, si offrono quale soluzione possibile, proponendo al lettore la riscoperta di
valori imprescindibili, quali la solidarietà, il senso di giustizia, l’altruismo. Si intende esaminare
l’uso metaforico ed allegorico della Commedia, presente nel volume, per raccontare il vissuto pandemico - ma anche altre esperienze negative ad esso correlate -, dalla descensio ad inferos alla salvezza: se nel racconto di Carmelina Cellupica A riveder le stelle durante la pandemia si traccia
un preciso parallelismo tra figure dantesche e ‘attori’ della società italiana colpita dalla malattia, in altri casi solo alcuni elementi del dramma- Covid sono focalizzati, quali le colorazioni del territorio, che ad esempio corrispondono alle cantiche dantesche nel racconto di Ornella Colombo. Talvolta il parallelismo interessa le strutture metriche e ritmiche, come nel XXV Canto dell’Inferno di Pietro De Simone, in cui la scelta della terza rima dalla “struttura incatenata e aperta” ambisce forse a significare, come avviene nel poema trecentesco “l’uscita dal silenzio attraverso il ritmo, un’uscita
che ricalca quella dal caos del disastro” (Sica 2022). La letteratura (e non importa in questa sede
definire il ‘valore’ propriamente letterario delle opere indicate) circoscrive quindi la realtà traumatica, riconducendola a sistema razionale – in una linea che dalle riflessioni leopardiane giunge alle Lezioni americane di Calvino - , individuandone altresì i sensi profondi: secondo De
Simone la peste pandemica punisce un peccato di hybris, l’eccessiva presunzione umana, che per altri narratori si configura soprattutto come mancato rispetto verso l’equilibrio naturale dell’universo.
I racconti di Quando incontrai Dante saranno confrontati con gli esiti del Contest #IoComeDante: quale “selva oscura” superare, nel racconto dei ragazzi. I problemi dei giovanissimi – solitudine, impatto con la scuola, adolescenza come difficile percorso identitario, paura del futuro, malattia,
morte, difficoltà delle scelte – sono vissuti come “esperienza infernale” con una specifica attenzione all’isolamento imprigionante imposto dal Covid 19 ( “Mi ritrovai per una pandemia oscura, ché la libertà era sparita”, Sabrina 13 anni). Ma la narrazione è al tempo stesso focalizzazione del disagio e suo superamento: se, come afferma uno dei giovanissimi autori, la recente malattia ha problematizzato la realtà, analogamente all’operazione compiuta da Dante nel suo poema, la soluzione ancora una volta è offerta dalla scrittura, intesa quale “strumento per creare mappe
cognitive funzionali all’integrazione dell’individuo e a una sua possibile azione nel mondo” (Ilardi 2005). Inscritta nel paradigma dantesco, la sofferenza diventa tappa di un percorso verso una riconquistata pienezza vitale, sottratta quindi al dato esperienziale del vissuto doloroso come fatto totalizzante, virtualmente eterno, nella percezione del singolo.

Commenti danteschi antichi e strumenti digitali. Testi, lingua, storia culturale.

19 novembre 2025: Il commento di Graziolo Bambaglioli: la circolazione volgare, presso il convegno "Commenti danteschi antichi e strumenti digitali. Testi, lingua, storia culturale". PRIN 2022 “Corpus dei Commenti Danteschi Antichi (CoDA). Strumenti digitali per la lessicografia e l’esegesi della Commedia”, Napoli, Chiesa dei SS. Marcellino e Festo, 18-20 novembre 2025.

L’intervento intende illustrare due progetti che, attraverso l’utilizzo di banche dati online, consentiranno di studiare le stampe della Commedia dantesca. Da un lato, il progetto IlluDant (Illustrated Dante Project), nato in seno al gruppo di ricerca di Filologia Italiana dell’Università di Napoli Federico II, nell’ambito del più ampio NDP (Naples Dante Project), intende, utilizzando le funzionalità del framework Cadmus, allestire un database bibliologico ed iconografico delle edizioni a stampa illustrate e dei disegni in serie del poema dantesco fino al XVI secolo. Scopo dell'intervento sarà mostrare i primi risultati della progettazione di un modello dinamico all'interno di Cadmus, incentrato sulla descrizione delle illustrazioni, a stampa o miniate, contenute negli stampati danteschi. Il modello, oltre a tenere conto degli attuali standard descrittivi condivisi dalla
comunità scientifica, valorizzerà le peculiarità offerte dai testimoni e terrà conto delle particolarità iconografiche che possono accompagnare le stampe di ogni opera, in modo da rendersi disponibile
all'utilizzo da parte di altri progetti che prevedono la descrizione di esemplari a stampa. Dall'altro, la ricerca dottorale di chi scrive, che consiste in uno studio sistematico ed esaustivo degli incunaboli
postillati della Commedia: l’analisi interesserà tutte le annotazioni di diversa frequenza e tipologia foriere di elementi utili ad effettuare studi dettagliati sull’uso dei libri e sulle pratiche di lettura ed esegesi dei testi in essi contenuti.

L'intervento intende indagare le postille che affollano gli ampi margini di un esemplare dell’edizione fiorentina della Commedia, stampata nel 1481 dal tipografo tedesco Niccolò di Lorenzo. Si tratta dell’incunabolo S.Q. XII K 1-2 della Biblioteca Nazionale di Napoli. Nel volume segnato XII K 1, a c. a2r, si trova la seguente nota di possesso ««Hic liber est Theodori D(omi)ni Nicolai Angelii Bucinensis Civis Flore(n)tini». Lo stesso personaggio si palesa in maniera esplicita anche nel margine inferiore di c. b2r, dove verga l’annotazione «Theodori d(omi)ni / Nicolai de / Angeliis de / Bucino / Ci(vis) Flo(rentini)», di c. mm8v («Theodorus Angelius»), e ancora, nel volume segnato XII K 2, a c. G3r («Theodorus D(omin)ni Nicolai de Angeliis De Bucino civis Florentinus manu propria»). L’esemplare è descritto da Paolo Procaccioli, editore critico del Comento sopra la Comedia del Landino, il quale, nella Nota al testo della sua edizione critica, scrive:

«*70. Na2 (Napoli, Bibl. Nazionale, XII K 1-2): 3 ill. (1,2, 2 = Hind B); in due to., il primo con Proemio e Inf., il secondo Purg. e Par.; esemplare mutilo della c. I, che è riscritta calligraficamente e applicata al foglio di guardia; note di possesso a aIr («Hic liber est Theodorj D(omi)nj Nicolaj Angelij Bucinensiis Ciuis Flore(n)tinj») e G3r («Theodorus D(omi)nj Nicolaj de Angelijs de Bucino. ciuis Florentinus manu propria»); annotazioni marginali fittissime che correggono sistematicamente i refusi, segnalano notabilia, numerano le pagine, precisano i rinvii interni, allegano auctoritates latine (spec. Giovenale) e volgari: è la copia di un professore, che vi ha rifuso chiose esplicative e materiali per un commento? A c. 12v memoria di un aneddoto occorso nel 1562».

Il quesito formulato en passant dall’editore del Comento non può che catturare l’attenzione di chi, come la sottoscritta, si interessa alla ricezione del poema: «è la copia di un professore, che vi ha rifuso chiose esplicative e materiali per un commento?». A partire dall’analisi della scrittura delle annotazioni presenti sul Dante della Nazionale di Napoli, si tenterà di attribuirne l’autografia al sopracitato Teodoro Angeli (sottraendola al padre, il più noto  Ser Niccolò di Ser Baldassarre di ser Angelo Angèli, che fu, effettivamente, professore presso lo studio fiorentino), per poi indagare la tipologia delle annotazioni e la loro funzione.

Il presente intervento intende concentrarsi sulle annotazioni di possesso e, più in generale, su tutte le annotazioni in cui figura il nome del possessore, presenti sull’incunabolo segnato S.Q. K 1-2 della Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III» di Napoli, allo scopo di verificare se il possessore del libro (Teodoro di Niccolò degli Angeli) coincida con l’estensore del fitto apparato di marginalia che l’incunabolo tramanda.

L’intervento intende presentare i risultati preliminari della ricerca dottorale di chi scrive. Le indagini, condotte sugli incunaboli della Commedia conservati in Italia e in Biblioteca Apostolica Vaticana, mirano a rilevare e studiare le tracce materiali che, nel corso del tempo, si sono depositate sui libri. Si tratta di un accertamento di ciò che gli anglosassoni chiamano marks in books (o material evidence), ovvero dei segni d’uso di cui l’oggetto libro, assolvendo al proprio compito di contenitore testuale, si è fatto depositario. Un’attenzione particolare è riservata alle annotazioni manoscritte rinvenibili tra le carte delle Commedie impresse del XV secolo: sia quelle pertinenti al testo, al fine di indagare le pratiche di studio e di appropriazione del poema dantesco, sia quelle cosiddette ‘impertinenti’, come note di possesso, di dono, di lascito, allo scopo di delineare il profilo dei lettori (e dei possessori) del Dante.

il contributo espone i risultati emersi durante la redazione delle voci vernare 1, vernare 2, sbernare e svernare per il progetto Vocabolario Dantesco. La confusione tra i quattro lemmi, parzialmente omografi e sovrapponibili anche per etimo e valore semantico, ha infatti avuto ripercussioni non solo sulla tradizione e sull’esegesi della Commedia, ma anche sul trattamento lessicografico dei vocaboli. Viene quindi esaminata la diffusione predantesca del latinismo vernare e dei derivati svernare/sbernare, per poi passare in rassegna vernare (2) e svernare (2), talvolta confusi coi verbi appartenenti al primo gruppo. Oltre a precisare il significato dantesco dei termini, si presterà attenzione alla trafila fonologica e semantica nel passaggio dal latino al volgare e al comportamento dei copisti del poema. Tali voci permettono infatti di circoscrivere l’operato di Dante come innovatore semantico, che si attua sia per recupero di accezioni secondarie dei corrispettivi latini, sia mediante la creazione di vere e proprie neosemie.