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Logica ragione pensiero

2000, I luoghi del comprendere

Abstract

Le nostre lingue non riducono l’ambito della ragione alle sole “scienze”; lo mostrano alcune coppie di termini: “razionale” e “ragionevole”, “scienza” e “sapere”. Le scienze ricorrono alla logica al fine di limitarsi e di rendersi in tal modo efficaci; la logica appare così dipendente dalla pratica della ragione, di cui non può impadronirsi interamente. L’articolo tratta in seguito della verifica e della giustificazione, il che invita a riconoscere la trascendenza analogica del fondamento della conoscenza. Si evidenzia infine il nesso che unisce la libertà e la riflessione, nella quale ciò che eccede la logica avviene in sapere.

References (1)

  1. di essere sottomessa a un'analisi esaustiva; la sintesi, infatti, non è esposta bensì in atto. Tuttavia, la riflessione non ignora il 'fatto' di cui s'impossessa la scienza. La dialettica dell'atto impone di considerare che l'altro dall'atto, o il 'fatto', appartiene al dinamismo dell'atto come tale, che d'altronde il 'fatto' rivela. Non v'è atto senza 'fatto'. La scolastica diceva che «per conoscersi in atto, bisogna dapprima aver conosciuto qualcosa». La coscienza accede al sapere dell'atto a condizione di passare dal mondo oggettivo. Ma tale passaggio non si conclude esponendo il principio. Infatti, il principio non si espone: si attua, si 'performa'. Poiché esso è in atto, il metodo che ne produce il sapere deve sposarne il movimento fluido e rinunciare dal suo inizio a ogni scienza di un principio essenzialmente esposto e disponibile per l'analisi. La determinazione sarà il suo altro interno. Questa struttura tesa del principio metafisico è rivelata dall'esposizione della validità del principio di non- contraddizione, che ha bisogno precisamente della sua contraddizione perché si possa attestarne la necessità. Di qui l'integrazione dell'analisi nella riflessione, mentre l'inverso non è possibile senza far perdere alla riflessione la sua originalità. Per la riflessione, la determinazione analizzabile, logica, costituisce un termine d''estasi' o di vita, l'altro nel quale l'atto si esercita e appare a sé. La più alta esperienza di quest'atto rinvia allora all'intersoggettività, alla quale l'esibizione del principio di non-contraddizione rende nuovamente omaggio, poiché la sua necessità non si mostra senza che colui che obietta stia effettivamente obiettando decisamente. Nell'intersoggettività, l'io accede a sé grazie a un tu che esso non è in maniera alcuna, ma senza il quale non giunge alla propria radice. Di qui anche il senso più che logico della logica, che non è fondamentalmente un calcolo, bensì una necessità dello spirito in atto, una mediazione obiettiva per i pensieri in atto che si riconoscono la loro differente personalità.