La più antica culinaria italiana: i “XII commensali”
2023
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Abstract
in: Giovanna Frosini - Sergio Lubello, L’italiano del cibo, Roma, Carocci, 2023 («Bussole», 671)
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L'articolo offre un quadro preliminare di uno dei contesti di "butto" di XII-XIII secolo più consistenti e interessanti tra quelli scavati a Genova negli ultimo decennio. Il fondo della torre della Famiglia degli Embriaci, usata come "butto" per i manufatti ceramici e vitrei usciti dall'uso quotidiano.
Studi e problemi di critica testuale, 2010
L 'assenza di autografi danteschi rende arduo ogni tentativo di stabilire con certezza quali varianti formali corrispondano alla volontà dell'autore (nuovo o novo ? coperto o coverto ? libertate o libertade ? e così via). Potrebbe risultare utile confrontare, nell'intera produzione poetica di Dante, quegli allotropi 1 la cui forma è garantita dalla rima. Per ogni coppia si dà prima la forma più antica ; la parentesi che precede i due punti racchiude il totale dei rimanti di quella serie ; come termine di paragone, si fornisce anche il numero delle occorrenze riscontrate nei testi fiorentini di carattere pratico (documenti e statuti), databili tra il 1280 e il 1321, inseriti nell'archivio informatico dell'Opera del Vocabolario Italiano. 2 Senza (116) : 0. Sanza (124) : 1 (Pg 21.40). ovi : senza 2, sanza 72. Confermata la forma fiorentina (an < en in protonia sintattica). Diece (32) : 3 (If 25.33, 29.118 ; Pd 6.138). Dieci (5) : 0. ovi : diece 70, dieci 3.
Ceneda nei secoli XII e XIII. Il vescovo, i signori della guerra, i comuni, 2021
The territory of Ceneda between the 12th and 13th centuries was a border area. Many political and institutional phenomena of the time found experimentation in it, and all this in particular in the last twenty years or so of the 12th century. Episcopal power, urban expansion, the role of the empire, local communities, castle lords: each played a precise role in a very complex and historiographically interesting plot.
il7 MAGAZINE - Brindisi & PAGINE DI STORIA BRINDISINA Vol.1, 2024
Tancredi, quarto e ultimo vero re normanno del Regno di Sicilia, morì nel febbraio del 1194 all’età di 55 anni e quella morte facilitò le cose a Enrico VI di Hohenstaufen, marito della normanna Costanza di Altavilla, che nel Natale del 1194 poté assumere la corona di Sicilia, rivendicando la legittimità del trono per il loro figlio appena nato, Federico. Gli svevi della casata Hohenstaufen governarono sul trono di Sicilia durante solo alcuni decenni, dal 1194 al 1268, ma quelli furono anni importanti per Brindisi, perché tenuta in considerazione dal re Federico II, stupor mundi, il carismatico sacro romano imperatore, al quale fu attribuito il celebre saluto alla città, pronunciato al suo rientro dalla Terra Santa dopo aver concluso con successo la sesta crociata: “Filia Solis Ave, nostro gratissima Cordi”.
Su quale materiale sono state pubblicate le XII Tavole? Su legno, su bronzo o rame, oppure su raffinate tavole eburnee? Questa domanda ha messo a confronto studiosi d'ogni tempo. Come e Á stato detto ( 1 ), una grande controversia per una piccola utilita Á . Atteso che la ricerca storica non persegue l'utile, ci sembra molto interessante ricostruire per sommi capi il dibattito che si e Á sviluppato nei secoli intorno a questo argomento e, al tempo stesso, riservare un'attenzione speciale ad alcune testimonianze giuridiche coinvolte nella discussione.
La scuola del ponte, 2009
L'articolo si interroga sull'intreccio tra storia dell'alimentazione, con le sue ibridazioni culturali a livello globale e le sue gerarchie sociali nella produzione degli alimenti, e cultura dell'alimentazione, con il definirsi di codici di comportamento sociale e di estetica del gusto. In questo intreccio, verificato nella storia culturale del Settecento europeo, si rende visibile una fenomenologia delle identità e delle esclusioni sociali e personali, in cui lo "stile di alimentazione" svolge un ruolo centrale e spesso sorprendente. L'articolo, qui nell'originale dattiloscritto, è stato pubblicato con alcune marginali modifiche formali, su "La scuola del ponte" (2009) come presentazione di un laboratorio sulla gastronoma del 700.
Nota di Lunaria: questo scritto risale al 2012. Non mi ricordo da quale libro lo ricopiai, purtroppo. Mi pare di ricordare che fosse una sorta di collana tutta dedicata alla teologia del Medioevo, con le copertine di un verde chiaro. La Mistica del XII secolo Il XII secolo fu il secolo della Mistica d'Amore. Nelle più diverse esperienze letterarie, filosofiche, teologiche che si svilupparono in questo periodo, si incontra, declinato in senso religioso o in senso profano, il tema dell'Amore. Lasciando da parte il tema dell'amore in poesia o in letteratura, analizzerò il tema dell'amore monastico, che segna una svolta nel pensiero teologico medioevale, che viene spesso ricordato solo per il rigore e l'oscurantismo di San Tommaso d'Aquino. Avviata negli anni venti del XII secolo con Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo di Calirvaux, la riflessione sull'Amore e sulla Bellezza di Dio è al centro di numerosi trattati ("De Contemplando Deo", "De natura et dignitate amoris" di Guglielmo di Saint-Thierry il "De diligendo Deo" di Bernardo di Clairvaux, "Speculum caritatis" di Aelredo di Rievaulx, per citarne solo alcuni). Rispetto alle speculazioni spirituali o morali, questo genere di Mistica si differenzia per un linguaggio più passionale e ardente, al confine con l'erotico. è da ricordare che gran parte della letteratura cortese si conformava alla storia di Pietro Abelardo e di Eloisa, anche se, nel caso della Mistica, vista più in chiave allegorica: la conclusione del rapporto erotico con Eloisa in seguito alla castrazione di Abelardo, e il ritiro in convento di entrambi, viene vista come il trionfo dell'Amore Spirituale su quello carnale, alludendo anche all'anima contemplativa, considerata la sposa di Cristo. In tutta la riflessione monastica di questo secolo, dottrina cardinale è la creazione dell'essere umano a immagine e somiglianza di Dio, secondo le parole della Genesi: "Faciamus hominem ad imagine et similitudinem nostram" (che in realtà, in una concezione meno "sessuofobica" di quella che poi è stata la tradizione ebraica e
Gli scriniari romani nei secoli XII-XIII fra esercizio della professione, impegno politico e attività economiche Sugli scriniari romani disponiamo oggi di una discreta quantità di informazioni grazie a un panorama storiografico che si è venuto arricchendo soprattutto negli ultimi decenni. Per i secoli che vanno dall'VIII all'XI conosciamo di loro saperi tecnico-giuridici e livello culturale 1 , pratiche documentarie, modelli grafici, qualifiche e ambiti di attività 2 . Sappiamo che la cultura giuridica e documentaria che essi introdussero nella documentazione privata a partire dal IX secolo ebbe ricadute importanti. Alcune di queste furono puramente formali, come l'elaborazione di un modello documentario che in altra occasione ho definito "aristocratico" proprio perché era riservato agli esponenti dell'aristocrazia romana di X-XI secolo e caratterizzato da una straordinaria ostentazione retorica, che lo rendeva altamente rappresentativo del prestigio e della superiorità sociale della committenza 3 . Altre furono invece sostanziali e di prassi: come il distacco definitivo dal formulario tardoantico che aveva permeato i documenti romani fino alla fine dell'XI secolo e l'adozione di un contenitore documentario nuovo e unico per tutte le tipologie negoziali 4 . Sappiamo infine che furono loro, negli anni sessanta dell'XI secolo, gli artefici di quella svolta epocale nella prassi documentaria romana rappresentata dall'invenzione dei dicta, una sorta di protoimbreviature che anticiparono di quasi sessant'anni le prime testimonianze italiane dei protocolli notarili 5 .
«Studi di storia medioevale e di diplomatica», n.s. VIII (2024), pp. 447-483
Il notariato ferrarese altomedievale è a tutt’oggi un campo di indagine inesplorato, a causa della conservazione di tante carte ferraresi fuori da Ferrara e della loro limitata disponibilità in edizione critica. A partire dal cantiere di lavoro sulle carte dell’archivio dell’abbazia di Pomposa, il contributo si propone di tentare alcune, prime riflessioni su tabellioni e notai ferraresi tra X e XII secolo. Entro l’universo della prassi documentaria ravennate di tradizione romanica, che rimane orgogliosamente conservatrice fin quasi alle soglie del XIII secolo, le mosse dei professionisti della periferia ferrarese si mostrano più aperti a innovazioni e influenze esterne. E l’analisi delle carte e degli scrittori, aggregabili nelle due aree attorno a Ferrara e Comacchio, viene condotta sul filo di intitolazioni, qualifiche professionali, fatti di scrittura e ornamentazione, per mettere in fila qualche punto e dare avvio allo studio dei notai ferraresi attraverso la forma e il tenore delle loro carte.

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