Ceneda nei secoli XII e XIII
2021, Ceneda nei secoli XII e XIII. Il vescovo, i signori della guerra, i comuni
Sign up for access to the world's latest research
Abstract
The territory of Ceneda between the 12th and 13th centuries was a border area. Many political and institutional phenomena of the time found experimentation in it, and all this in particular in the last twenty years or so of the 12th century. Episcopal power, urban expansion, the role of the empire, local communities, castle lords: each played a precise role in a very complex and historiographically interesting plot.
Related papers
Nota di Lunaria: questo scritto risale al 2012. Non mi ricordo da quale libro lo ricopiai, purtroppo. Mi pare di ricordare che fosse una sorta di collana tutta dedicata alla teologia del Medioevo, con le copertine di un verde chiaro. La Mistica del XII secolo Il XII secolo fu il secolo della Mistica d'Amore. Nelle più diverse esperienze letterarie, filosofiche, teologiche che si svilupparono in questo periodo, si incontra, declinato in senso religioso o in senso profano, il tema dell'Amore. Lasciando da parte il tema dell'amore in poesia o in letteratura, analizzerò il tema dell'amore monastico, che segna una svolta nel pensiero teologico medioevale, che viene spesso ricordato solo per il rigore e l'oscurantismo di San Tommaso d'Aquino. Avviata negli anni venti del XII secolo con Guglielmo di Saint-Thierry e Bernardo di Calirvaux, la riflessione sull'Amore e sulla Bellezza di Dio è al centro di numerosi trattati ("De Contemplando Deo", "De natura et dignitate amoris" di Guglielmo di Saint-Thierry il "De diligendo Deo" di Bernardo di Clairvaux, "Speculum caritatis" di Aelredo di Rievaulx, per citarne solo alcuni). Rispetto alle speculazioni spirituali o morali, questo genere di Mistica si differenzia per un linguaggio più passionale e ardente, al confine con l'erotico. è da ricordare che gran parte della letteratura cortese si conformava alla storia di Pietro Abelardo e di Eloisa, anche se, nel caso della Mistica, vista più in chiave allegorica: la conclusione del rapporto erotico con Eloisa in seguito alla castrazione di Abelardo, e il ritiro in convento di entrambi, viene vista come il trionfo dell'Amore Spirituale su quello carnale, alludendo anche all'anima contemplativa, considerata la sposa di Cristo. In tutta la riflessione monastica di questo secolo, dottrina cardinale è la creazione dell'essere umano a immagine e somiglianza di Dio, secondo le parole della Genesi: "Faciamus hominem ad imagine et similitudinem nostram" (che in realtà, in una concezione meno "sessuofobica" di quella che poi è stata la tradizione ebraica e
Vittorio Veneto. Storia luoghi e persone (a cura di Silvia Della Coletta Tomasi, Giuseppe Palugan, Giovanni Tomasi), De Bastiani Editore, pp. 116-133, 2021
Si tratta della sintesi di una ricerca più ampia, condotta sulle ricorrenze del nome «Ceneda» (e varianti) nelle fonti antiche, a partire dai primi esempi del VI sec. d.C., e riporta pertanto anche alcuni riferimenti originali, in latino e greco, pe consentire - a chi volesse - di avere un approccio con i testi originali, ma anche per sottolineare come la storia della città non ebbe, fin dall'inizio, soltanto rilevanza di carattere locale.
Archivio Storico Cenedese, 2017
L’articolo approfondisce il tema della cessione della contea di Cesana alla fine del XII secolo e individua, grazie a una nuova versione dell’atto di vendita del 1183, l’articolazione della struttura di uomini di condizione servile gravitante attorno agli avogari del vescovo di Treviso. Questi uomini di masnada non si limitavano ad assistere i propri domini fornendo aiuto militare, ma in alcuni casi riuscivano ad accumulare un importante patrimonio immobiliare personale, che integrava i possedimenti padronali rafforzando la signoria fondiaria. Non essendoci elementi a supporto di una originaria appartenenza di Cesana ai vescovi di Feltre si ipotizza che questa sia pervenuta alla famiglia degli avogari per diretta concessione imperiale nel corso dell’XI secolo.
‘Italica gens’. Memoria e immaginario politico dei cavalieri cittadini, 2018
Studies on medieval Italy are often based more on single cities than on regional areas. A different logic is employed here.
Il libro miniato a Roma nel Duecento. Riflessioni e proposte, a cura di S. Maddalo, con la collaborazione di E. Ponzi, 2 voll., Roma 2016 (Nuovi Studi Storici, 100), 2016
Al termine dei Gesta di Innocenzo III, l'anonimo autore, nel porre allo stesso livello il valore del manufatto artistico e quello del possesso di terre e tenute -largamente concesse dal papa -oltre a dimostrare un approccio quasi moderno all'opera d'arte, mette in risalto la generosità e la liberalità del pontefice, «munificus et studiosus […] circa cultum et ornamentum ecclesiarum» 1 . Il lungo elenco di donazioni, che pure chiosa perfettamente il testo, quasi un'agiografia del pontefice, pone, tuttavia, qualche interrogativo. Tra le pieghe di tuniche, dalmatiche, piviali e stoffe preziose, tra i metalli di calici e candelabri, tra le notevoli quantità d'oro e d'argento, soltanto «duos textus Evangeliorum pretiosissimos, et pulcherrimos, ex aureo (sic) et smalto, cum margaritis et gemmis» 2 , donati, e non è un caso, alla basilica di San Pietro 3 . E non si può certo dire che il compilatore non abbia interesse per il libro e, più strettamente, per il suo contenuto se si dilunga a elencare gli scritti del pontefice e se tra questi, con una scelta 1 Gesta Innocentii PP. III, in Innocentii III Romani Pontificis Opera omnia, I, Patrologiae Latinae, 214, accurante J.-P. Migne, Parisiis 1890, col. CCIII (d'ora in poi PL). Oggi è possibile leggere i Gesta in traduzione italiana in Gesta di Innocenzo III, trad. S. Fioramonti, cur. G. Barone -A. Paravicini Bagliani, Roma 2011. 2 PL, 214, col. CCV. 3 La bibliografia su Innocenzo III è sterminata. Nel corso del lavoro si darà conto di quella relativa alla produzione artistica legata al pontefice, rimandando, per il resto, a W. Maleczek, Innocenzo III, in Enciclopedia dei papi, II, Roma 2000, pp. 326-350. V. Pace, La committenza artistica di Innocenzo III: dall'urbe all'orbe, in Innocenzo III. Urbs et Orbis. Atti del Congresso Internazionale (Roma, 9-15 settembre 1998), cur. A. Sommerlechner, II, Roma 2003 (Miscellanea della Società romana di storia patria, 44 -Nuovi studi storici, 55), pp. 1226-1244; J. Gardner, Innocent III and his Influence on Roman Art of Thirteenth Century, ibid., pp. 1245-1260.
L'insediamento di Haghia Triada, come è noto, conclude la sua esistenza come cen tro urbano nel corso del periodo TM IIIB \ È altrettanro vero, però, che materiali e con testi di età successiva continuano ad essere ben presenti, nell'area di quello che era sta to l'insediamento minoico, anche se non è possibile, al contrario di quanto avviene nel la vicina Festòs, individuare la nascita di un nuovo insediamento che si venga a sovrap porre all'ormai scomparsa città dell'età del Bronzo.
NAM 510823 Fascicolo N. 5 , 2021
Communal military systems in the Fourteenth and Fifteenth Century Italy are largely based on personal compulsory corvées. Therefore, townsfolks mobilisation for military expeditions (Cavalcate) need to be enforced by some sort of sanction, of a nature and severity varying from Commune to Commune and according to circumstances. In Siena, thanks to thanks to extensive documentation, it can be observed how the Commune punished transgressors between XIII and 1287 with the Ghibelline government and from 1287 to 1355, the years of the Guelph government of the Nove. From the analysis of the documents, it is possible to measure the political meaning of the offense, treated differently by Ghibellini and Guelphs, the economic impact that the fines had for offenders. It was with the government of the Nove that the first military justice organs were created, functional to the policies of the regime. With the crisis of the government of the Nine, we are witnessing a slow but progressive decrease in the offense towards the middle of the fourteenth century, attributable to the increasingly important use of mercenary troops.
Archimede - Arte e scienza dell'invenzione, 2013
Paolo d'Alessandro e Pier Daniele Napolitani LA TRADIZIONE ARCHIMEDEA TRA IL SEC. XII E IL SEC. XVI ARCHIMEDE NEL MEDIOEVO. Fino al sec. XIII secolo Archimede fu poco noto in Occidente e nelle fonti il suo nome è storpiato in forme derivate dall'arabo quali "Ersemides" o "Arsamithes". L'unica opera archimedea in circolazione era la Misura del cerchio, che Gerardo da Cremona (1147-1187) tradusse in latino insieme al trattato dei fratelli musulmani Banu Musa intitolato Verba filiorum o Liber trium fratrum. Una discreta fortuna godettero rielaborazioni di tradizione araba quali il Liber de curvis superficiebus, in cui si offre una dimostrazione del volume e della superficie della sfera ispirata ai Verba filiorum, e il Liber Archimenedis de ponderibus, dedicato alla determinazione del rapporto fra due sostanze costituenti un composto. La figura di Archimede si intravede appena dietro la nebbia della leggenda 1. Le cose andarono diversamente nel mondo bizantino, che verso la metà del sec. IX conobbe una sorta di Rinascimento grazie a Leone il Matematico, rinnovatore degli studi a Costantinopoli. Per suo impulso tra il sec. IX e il sec. X furono allestiti tre manoscritti contenenti opere di Archimede e di Eutocio. Due di essi-i cosiddetti codici A e B-sarebbero in seguito arrivati in Occidente, permettendo la conoscenza della maggior parte del corpus archimedeo oggi noto. In essi si imbatté Guglielmo di Moerbeke (ca. 1215-1286), che nel 1269 tradusse in latino le opere ivi contenute con l'eccezione dell'Arenario e del commento di Eutocio alla Misura del cerchio: l'autografo della traduzione, scoperto nel 1881 da Valentin Rose, si trova ora nella Biblioteca Vaticana (Ottob. Lat. 1850). Non molto dopo il 1311, però, il codice B andò perduto e, con esso, il testo greco dei due libri dei Galleggianti, assenti in A. A sua volta il terzo codice bizantino, denominato C, divenne presto un 'palinsesto': già nel sec. XI, infatti, i suoi fogli furono lavati, cancellando i testi archimedei per riciclare la pergamena. Solo nel 1906 Johan Ludvig Heiberg riuscí a leggerne la scriptio inferior, recuperando il testo greco dei Galleggianti e un'opera altrimenti sconosciuta, il cosiddetto Metodo sui teoremi meccanici 2. Scomparso
2001
Il tema del convegno indica la strada della comparazione fra istituzioni politiche, strutture socio-economiche, sistemi burocratico-amministrativi, credenze religiose e culture di due città marinare che ebbero in comune la vocazione mercantile e svolsero, nel medioevo, il ruolo di grandi potenze mediterranee. Su questa via del confronto, nella prospettiva storico-religiosa, ci siamo posti-Valeria Polonio ed io-decidendo di dare un uguale titolo ai nostri contributi, dedicati alle devozioni, in particolare a quelle nate attorno a corpi santi e reliquie giunti dall'Oriente nell'uno e nell'altro centro marittimo. Un primo risultato, forse prevedibile, ma ugualmente importante, è la constatazione che quello delle devozioni è un capitolo di storia assolutamente fondamentale, a Genova come a Venezia, e un terreno fecondo di relazioni e di scambi. 'Trait d'union' è il Levante: terra di conquista coloniale, spazio della concorrenza mercantile e dello scontro armato, ma anche immenso giacimento di reliquie e corpi santi, al quale attingere per confermare culti già esistenti, proporne di nuovi, rafforzare identità cittadine e statuali o di più ristretti gruppi sociali, conferendo in ogni caso alla patria (uso un termine ricorrente nella documentazione) 1 un prestigio pari a quello che derivava dalla potenza del denaro e delle flotte armate.

Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.