L'et\ue0 moderna e contemporanea - Il Settecento - L'et\ue0 dell'illuminismo
La collana \ue8 una storia enciclopedica della civilt\ue0 europea diretta da Umberto Eco e alla q... more La collana \ue8 una storia enciclopedica della civilt\ue0 europea diretta da Umberto Eco e alla quale hanno partecipato i pi\uf9 importanti specialisti nazionali e internazionali delle diverse discipline storiche, filosofiche e scientifich
Kants politische Philosophie blieb lange Zeit unberücksichtigt. Wie andere angrenzende Aspekte de... more Kants politische Philosophie blieb lange Zeit unberücksichtigt. Wie andere angrenzende Aspekte des kantischen Denkens, etwa die Rechts-und die Geschichtsphilosophie, wurde sie lange Zeit als ein marginaler, nicht vollständig in das transzendentale Denken eingebundener Bereich des Systems angesehen. Als Hermann Cohen, Karl Vorländer, Max Adler und andere zu Beginn des 20. Jahrhunderts anfi ngen, Kants Denken im Rahmen politischer Überlegungen zu verwenden, bezogen sie sich auf seine moralischen, statt auf die historisch-politischen Werke. Erst nach dem Zweiten Weltkrieg begann sich das Bild Kants als eines theoretischen Vorbilds des Liberalismus zu festigen, das-wenngleich mit entgegengesetzter Bewertung-sowohl von liberaler als auch von marxistischer Seite geteilt wurde. Von liberaler Seite erblickte man in ihm einen Verteidiger des Rechtsstaats, der Lockes Denken fortsetzte und ergänzte, während die marxistische Strömung sein Denken auf das theoretische Paradigma des bürgerlichen Staates im Gegensatz zum wahrhaft demokratischen Modell Rousseaus zurückführte. Doch erst John Rawls Buch A theory of justice (1971) lenkte die Aufmerksamkeit endgültig auf die Potenzialitäten der kantischen Philosophie für die politische Forschung, obgleich es sich nicht unmittelbar mit Kants Staatslehre befasste. Dennoch wirkte Rawls Buch als Katalysator für das wachsende wissenschaft liche Interesse an Kants Staatsphilosophie in historischer wie in systematischer Hinsicht. Im Verlauf eines Jahrzehnts erschienen wichtige Monografi en zur politischen Th eorie (Reiss 1977; Riley 1983; Williams 1983), während der Weg für eine systematische Erforschung des kantischen Rechtsbegriff s in seinem Zusammenhang mit dem Staat und der Geschichte geebnet wurde (Kersting 1984). Gleichzeitig führten diese Beiträge zu einer Aufwertung der Metaphysischen Anfangsgründe der Rechtslehre-dem ersten Teil der Metaphysik der Sitten-, wo Kant sein rechtliches und politisches Denken
Storia della filosofia e storia delle idee 1. Storia delle idee Nel 1936 Arthur Oncken Lovejoy, i... more Storia della filosofia e storia delle idee 1. Storia delle idee Nel 1936 Arthur Oncken Lovejoy, il futuro fondatore del prestigioso «Journal of History of Ideas» (1940), pubblicò il suo libro più famoso, La Grande Catena dell'Essere. La notorietà del libro non dipese tuttavia soltanto dall'avvincente ricostruzione storiografica che conteneva, ma anche, e forse soprattutto, dall'ampio capitolo introduttivo-«Lo studio della storia delle idee»nel quale Lovejoy illustrava il proprio metodo storiografico. Nella prima pagina è esposto quello che è probabilmente il cuore della sua metodologia. Nel trattare la storia delle dottrine filosofiche, la storia delle idee seziona i monolitici sistemi individuali e li risolve, per i suoi fini, nei loro elementi compositivi… Il corpo dottrinale di qualsiasi filosofo o scuola filosofica è quasi sempre, nel suo complesso, un aggregato composito ed eterogeneo: spesso in misura che il filosofo stesso non sospetta. E non è soltanto un composto, ma un composto instabile, per quanto, generazione dopo generazione, ogni filosofo dimentichi in genere questa malinconica verità 1. Questo suggerimento metodologico può ancora oggi costituire un valido indirizzo per chi pratica la storiografia filosofica. Nessuna forma di filosofia, sia essa un sistema o un insieme di aforismi, nasce da se stessa, da un atto di radicale creazione da parte del filosofo che la propone. Essa deriva necessariamente i suoi materiali da formulazioni filosofiche precedenti, che esprimono esigenze, sensibilità e problematiche di varia natura. Anche nei casi in cui sembra che una filosofia scaturisca dalla genialità creativa del suo autore, come in Nietzsche e in Wittgenstein, un'analisi storica accurata ridimensiona di molto questa ipotesi. Il processo di produzione delle filosofie che si sono succedute nella storia del pensiero consiste in un'opera di contaminazione. Di qui, in misura più o meno sensibile, il carattere inevitabilmente composito delle singole filosofie. Ogni filosofo subisce l'azione di una pluralità di influenze, a volte provenienti da tradizioni diverse, a volte anche solo espressioni di versioni differenti di una stessa tradizione. Si pensi, ad esempio, all'intreccio nella filosofia di Locke di cartesianesimo, gassendismo ed
... «La fondazione criticamente esplicita dei problemi filosofici fondamentali è dunque la seguen... more ... «La fondazione criticamente esplicita dei problemi filosofici fondamentali è dunque la seguente: che ... né a determinazioni naturali, il progetto che l'uomo è a se stesso e qui il linguaggio esistenzialistico rivela a sua volta un'influenza pragmatistica di matrice dewe-yana è un ...
The present article suggests we should not see any contradiction between the politics adopted by ... more The present article suggests we should not see any contradiction between the politics adopted by Frederick the Great following the conquest of Silesia and his Anti-Machiavel, which contained a decidedly negative outlook on Machiavelli, nor should we deem Frederick's claim to Enlightenment to conflict with his Machtpolitik. Frederick's Enlightenment is clearly sui generis, consisting in nothing but a radically pragmatic rationalism. What results from a similar position is a philosophical worldview based upon an ethics which is at the same time naturalistic and social. Frederick aims at reconciling self-love with the quest for the common good, sacrificing the former to the latter in case they should be incompatible with one another. Therefore Machiavelli is denounced as a moral philosopher, who lets the prince's private interest prevail over that of the State. Expansionism, necessary to the State's growth, is hence a moral and political duty of the sovereign. The king&...
... «La fondazione criticamente esplicita dei problemi filosofici fondamentali è dunque la seguen... more ... «La fondazione criticamente esplicita dei problemi filosofici fondamentali è dunque la seguente: che ... né a determinazioni naturali, il progetto che l'uomo è a se stesso e qui il linguaggio esistenzialistico rivela a sua volta un'influenza pragmatistica di matrice dewe-yana è un ...
È difficile parlare degli ultimi venti anni della Rivista di filosofia, senza tener conto della s... more È difficile parlare degli ultimi venti anni della Rivista di filosofia, senza tener conto della sua lunga esistenza precedente, che risale al 1909, anno in cui nacque come organo ufficiale della Società filosofica italiana. Pur non andando tanto addietro, non si può definire la connotazione culturale della rivista senza tener conto, almeno, della sua storia nella seconda metà del Novecento. Come simbolico terminus a quo può essere assunto il 1952, anno nel quale la direzione fu assunta congiuntamente da Nicola Abbagnano e Norberto Bobbio, mentre la gestione editoriale passava alla casa Editrice Taylor di Torino. Questi eventi segnarono una più marcata influenza sulla rivista da parte del "neoilluminismo", inaugurato nel 1948, proprio sulle sue pagine, da un ormai storico articolo di Abbagnano: Verso il nuovo illuminismo: John Dewey. L'indirizzo neoilluministico impresso da Abbagnano e da Bobbio, tuttavia, costituiva una svolta soltanto relativa rispetto alla tradizione precedente della rivista, il cui carattere fondamentale è stato sempre quello della laicità e della critica di ogni forma di dogmatismo. Ciò è evidente sin dalla prima fase della sua esistenza, quando-pur non essendo stata mai un organo di scuola-la Rivista fu caratterizzata dall'incontro tra positivismo e neocriticismo, nascendo dalla confluenza di due precedenti giornali ottocenteschi, la Rivista di filosofia e di scienze affini di Giovanni Marchesini e la Rivista filosofica di Carlo Cantoni. Ma un indiscutibile esprit laïque ispira anche la fase, dal 1926 al periodo bellico, in cui la rivista fu segnata dalla presenza di uno spiritualista come Piero Martinetti (sebbene egli non ne sia mai stato direttore): è con Martinetti che si consuma materialmente il distacco dalla Società filosofica italiana, ormai entrata nell'orbita di una cultura fascista e filo-clericale. Del resto Martinetti era affiancato nel Comitato direttivo da Cesare Goretti, da Giulio Grasselli, ma soprattutto da Gioele Solari, che introdusse la nuova generazione dei Bobbio e dei Geymonat, futuri sostenitori del neoilluminismo. Ma torniamo, appunto, al neolluminismo. Si trattò di una stagione breve e sfortunata, frutto forse più di illusioni che di reali progetti. Lo stesso Bobbio, nel Convegno della Società filosofica italiana tenutosi all'Aquila nel 1973, deporrà su di esso, forse un po' tardivamente, una pesante lapide tombale. Ma se il neoilluminismo muore come corrente filosofica che cercava, un po' acrobaticamente, di far convergere esistenzialismo, pragmatismo e neopositivismo, rimane vivo un certo "clima" neoilluministico, inteso non solo genericamente come cultura laica e antidogmatica, ma anche più specificamente come stile di pen-25 DOSSIER CORE Metadata, citation and similar papers at core.ac.uk
Uploads
Papers by Massimo Mori