Lorenzo Marmiroli, József Nagy and Vanessa Martore (ed.s).
Acts of the Third Section of the AIPI... more Lorenzo Marmiroli, József Nagy and Vanessa Martore (ed.s).
Acts of the Third Section of the AIPI-Conference entitled "La stessa goccia nel fiume – Il futuro nel passato", of 2016.
Il contributo è incentrato sull'analisi delle ragioni per cui in Italia nel corso degli anni ... more Il contributo è incentrato sull'analisi delle ragioni per cui in Italia nel corso degli anni '30 del Novecento si è assistito al proliferare di edizioni italiane delle opere della scrittrice russa dell'emigrazione Alja Rachmanova, testimone dei sanguinosi fatti che accompagnarono l'ascesa del potere bolscevico in Unione Sovietica
Il Lazio e l’Agro Pontino all'inizio del Novecento in Immagini dell’Italia di Pavel Muratov
Il contributo è dedicato all'analisi dell'immagine del Lazio e dell'Agro pontino in I... more Il contributo è dedicato all'analisi dell'immagine del Lazio e dell'Agro pontino in Immagini dell'Italia di Pavel Muratov
Fra modi e generi, codici e mezzi, finzione e realtà. Pratiche intense di sconfinamento nella soc... more Fra modi e generi, codici e mezzi, finzione e realtà. Pratiche intense di sconfinamento nella società della modernità liquida di Remo Ceserani p. Drammaturgie del testo narrativo di Nino Borsellino p. Il Novecento e la letteratura francese. Un secolo per uscire dalla crisi di Matteo Majorano p. Letteratura e cinema: un problema di intraducibilità di Liborio Termine p. Le forme della narrazione nel Novecento: dalla lettura allo sguardo di Goffredo Fofi p. Biosfera e mondo delle idee nel testo letterario e nel film di Giuliana Nuvoli p. Televisione, di ieri e di oggi, e lingua: da nuovo modello a negazione di modello di Ilaria Bonomi p. Quando il racconto diventa immagine. Forme e modalità narrative nel fumetto dalle daily strips alla graphic novel di Enrico Fornaroli p. Novecento di Franco Fabbri p. Ecco la torre dove d'estate gelano i prigionieri di Marzio Pieri p. PARTE II. INTERVENTI Le notti bianche: dalle rive della Neva ai fossi livornesi di Silvia Ascione p. 135 Vladimir Vysockij: il poeta con la chitarra di Silvia Ascione p. 137 Salvare il non detto: les Éditions de Minuit, la guerra d'Algeria e la tortura di Elisabetta Bevilacqua p. 139 Letteratura e cinema, poesia e canzone: generi a confronto di Maria Borio p.
Questo lavoro si pone alcuni obiettivi. Il primo è quello di ricostruire la vita e l'opera di Alj... more Questo lavoro si pone alcuni obiettivi. Il primo è quello di ricostruire la vita e l'opera di Alja Rachmanova (1898-1991), scrittrice russa dell'emigrazione che ha avuto il bizzarro destino di rimanere sino ad oggi pressoché sconosciuta in Russia non solo ai lettori, ma anche agli storici ed ai critici della letteratura russa. Eppure, negli anni Trenta del Novecento il suo nome era ampliamente noto in Europa: autrice di diari, romanzi, biografie, pamphlet politiciscritti in russo, ma pubblicati in traduzione tedesca e da questa vòlti in altre linguela Rachmanova divenne un caso editoriale: le vendite dei soli diari raggiunsero le 400.000 copie e le lingue della loro diffusione furono quattordici. 1 Complessivamente la Rachmanova è stata tradotta in venti lingue, ma al 2016 non esiste nessuna edizione russa di alcuna sua opera. Ad onta del successo editoriale di cui godette, raramente dizionari enciclopedici e storie della letteratura russa dedicano una voce o comunque uno spazio alla scrittrice, il cui nome è pressoché caduto nell'oblio. In questo lavoro cercherò di capire il perché. Sulla Rachmanova e sulla sua opera esiste un solo studio monografico in tedesco (2012) 2 , che è sostanzialmente una biografia senza alcuna pretesa e/o intento di fornire un'analisi critica dell'opera, né tantomeno una sua contestualizzazione nel panorama della letteratura russa dell'emigrazione. La letteratura critica sulla scrittrice è scarsissima e prevalentemente in tedesco, con rari contributi in russo e in francese che non si distinguono per ampiezza d'indagine, dato che concentrano l'attenzione su singoli aspetti dell'opera della scrittrice. Mio intento è fornire una prima monografia italiana sulla Rachmanova, integrata, dal punto di vista documentario, da dati d'archivio e da un'analisi, sia pure parziale, di alcuni aspetti salienti della sua opera. Pertanto il lavoro di ricerca si è basato soprattutto su materiale bibliografico in tedesco, anche perché, quando possibile, si è preferito assumere come fonte l'edizione Viaggio. L'ha respinto. Манускрипт. Triste. Ho smesso. Latteria. Lattaia. Così dopo lo scoppio della rivoluzione, nel 1917, i Djurjagin partono alla volta di Irkutsk ed hanno la relativa fortuna di assicurarsi un posto in un vagone insieme ad altre diciotto persone: le condizioni di trasporto sono disumane. Nel vagone è buio e non si respira; la luce del giorno riesce flebilmente a penetrare attraverso due piccole fessure; quando piove, l'acqua si infiltra bagnando i letti di fortuna, allestiti con cappotti e stracci. Il treno procede a metà della velocità che potrebbe sostenere, facendo lunghe soste in campo aperto che i passeggeri sfruttano per bere un po' d'acqua, per respirare aria fresca e seppellire i morti. Il viaggio copre una distanza di circa quattromila chilometri e dura ben sei settimane: il convoglio fa tappa ad Išim, Omsk e, attraversando la steppa di Barabinsk, Novosibirsk per giungere infine ad Irkutsk. Durante il viaggio, a causa delle inadeguate misure igieniche la madre di Alja contrae il tifo ed ha allucinazioni a causa della febbre alta. Sulle pareti delle stazioni nelle quali il treno si ferma sono appesi bigliettini: i profughi, compresi i Djurjagin, lasciano dei messaggi, nella speranza di riuscire a mettersi in contatto con i familiari di cui hanno perso traccia nel trambusto della fuga. Giunta finalmente ad Irkutsk, la famiglia Djurjagin viene alloggiata presso la casa di un ingegnere. Tra i profughi inizia ad aleggiare il quesito: perché siamo fuggiti? In fondo, il motivo è chiaro: tutti vivono in attesa dell'arrivo dei bianchi affinché la città, e la Russia, vengano liberate. Nonostante le incerte condizioni di vita, nel 1917 Alja decide subito di iscriversi all'università di Irkutsk presso la Facoltà di Lettere 31 . Non appena la famiglia sembra iniziare ad ambientarsi, Nikolaj viene trasferito ad Omsk. Qui i Djurjagin si trovano di nuovo costretti a vivere in un vagone ferroviario, infestato da cimici e pidocchi, al punto 31 Nei primi anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1918, l'Università di Irkutsk contava solamente due facoltà: quella di Lettere e quella di Giurisprudenza. 16 che la notte la gente preferisce dormire sotto i vagoni, tra le ruote del treno, piuttosto che rimanere in quei loculi infestati di parassiti. Oltre alle pessime condizioni igieniche, le 'cellule abitative' di fortuna non lasciano alcuno spazio all'intimità, le pareti sono sottilissime e tutti sentono tutto. Poiché i bolscevichi impongono a tutti i cittadini l'obbligo del lavoro, Alja si assicura un posto nella biblioteca universitaria. La nuova attività segna il suo destino: proprio nelle sale di questa biblioteca, Alja conosce ed entra gradualmente in confidenza con un ex prigioniero di guerra austriaco 32 , Arnulf von Hoyer, suo futuro marito. Il giovane si offre di insegnarle il tedesco, in cambio di qualche lezione di russo. L'intesa tra i due è immediata: Arnulf è ben determinato a conquistare la Rachmanova. La costante presenza dell'austriaco nella vita dei Djurjagin porta gioia e conforto in quei giorni cupi. Ecco le parole che la scrittrice dedica allo "straniero": Egli porta nella nostra triste vita un raggio di gioia e di calore, e noi gliene siamo tanto riconoscenti! Mi aiuta a spaccare la legna, suona il violino, ascolta cortesemente le lamentele e i racconti di mia madre. 33 Una volta raggiunta una maggiore confidenza con Arnulf, la Rachmanova progetta di affidargli il compito di portare in salvo in Occidente i suoi diari, ai quali con tanta costanza si dedica dall'età di sei anni, allorché l'austriaco decida di tornare in patria. Oggi, al Tedesco che torna in patria consegno il mio diario. Lo mando lontano, alla cieca, in un paese più libero, lo mando come un grido di disperazione dal paese della "libertà". 34 32 La Rachmanova nei suoi diari fa spesso riferimento ad Arnulf con l'appellativo di 'tedesco', sebbene questi sia austriaco. 33 Rachmanova A., Studenti, amore, Ceka e morte, cit., 1935 p. 377. Ed. ted., p. 319: "Der Deutsche bringt in unser trauriges Leben einen Strahl von Wärme und Freude und wir sind ihm so dankbar dafür! Er hilft mir Holz hacken, spielt auf der Geige, hört höflich die Klagen und Erzählungen meiner Mutter an." 34 Ivi, p. 381. Ed. ted., p. 323: "Heute übergebe ich dem Deutschen, der in seine Heimat fährt, mein Tagebuch. Ich sende es blind hinaus in die Ferne, in ein freies Land, einen Verzweiflungsschrei aus dem Lande der Freiheit'." 57 Ivi,: "Heimat, o du meine grausame, blindwütende, sinnlos tolle und trotzdem doch so teure Heimat! Was tust du mit mir? Weißt du denn, fühlst du denn, daß du ein Blatt abgerissen hast, das fest mit deinem Gezweige verwachsen war? Weißt du, daß du in meinem Herzen eine Wunde gerissen hast, die sich viele Jahre lang nicht schließen, wird, und wenn sie sich auch schließt, nur ganz oberflächlich? Nein, nein, niemals wird sie ganz verheilen. Weißt du, Rußland, wie ich dich liebe, deinen Himmel, deine melancholische Natur, deine guten, willenlosen, deine starken und rohen, deine intelligenten und grausamen Menschen?... Heimat, meine Heimat… Wie stolz war ich darauf, daß mein Mann, ein Ausländer, mir zuliebe in Rußland geblieben war, daß er, aus Liebe zu mir, sein Wissen und seine Arbeitskraft Rußland schenkte und seinen Teil beitrug, es mit der Kultur des Westens zu verbinden! Hier in Rußland ist er, und weil er mich liebt, habe ich ihn auch gelehrt, Rußland zu lieben… […]Ich blicke zum Fenster hinausalles ist von tiefen, tiefen weißen Schnee bedeckt, alles weiß, weiß, so weit man sehen kann… Ach, wie weit, wie tief vergraben schläft deine Vernunft, dein Herz, o du meine arme Heimat… Ich hasse dich wegen deiner Blindheit, wegen deiner Rohheit, deiner Gewalttätigkeit und deiner Grausamkeit, und doch liebe ich dich, liebe dich sogar in dieser Minute noch mit meinem ganzen, tiefwunden Herzen." 58 Ivi, p. 311. Ed. ted., p. 594: "Mein Kind, dieser Tag hat über dein Geschick entschieden. Ich wollte, daß du Russe werdest; aber Rußland hat dich verjagt, in die Heimat deines Vaters; sie wird dich aufnehmen und großziehen, nun mag sie deine Heimat werden. Die Heimat deines Vaters wird dir zur Heimat werden, nicht die der Mutter… Aber, mein Kind, vergiß nicht, daß deine Mutter eine Russin war, daß Rußland ihre Heimat war…"
Present article concentrates on the acquisition of Russian relative pronouns. Said pronouns are l... more Present article concentrates on the acquisition of Russian relative pronouns. Said pronouns are late to appear if compared to other deictic words. Children start using them at the age of about 3 years. The most widely used are constructions, in which the relative part is connected to the noun or adjective or to the demonstrative pronoun. Children seldom make errors, but there are several differences from the adult language.
Una riscrittura biografica. Ivan Turgenev in due scrittori dell'emigrazione
Parole Rubate : Rivista Internazionale di Studi sulla Citazione, 2020
In the context of the Russian diasporic literature, fictional biography based on the life of the ... more In the context of the Russian diasporic literature, fictional biography based on the life of the greatest national writers has emerged over time. A recurring name is the one of Ivan Turgenev to whom the writers Boris Zajcev and Alja Rachmanova, even if with different purposes, dedicated a biography. The essay focuses on differences and similarities between the two works, comparing the archive materials used by the two authors and their reference network.
Autori tradotti:
- György Spiró
- Darvasi László
- Szív Ernő:
- Mosonyi Aliz
- Arany János
- Csát... more Autori tradotti: - György Spiró - Darvasi László - Szív Ernő: - Mosonyi Aliz - Arany János - Csáth Géza - Papp-Zakor Ilka - Czakó Zsófia - Fehér Boldizsár - Horváth Imre - Mán-Várhegyi Réka
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Books by Silvia Ascione
Acts of the Third Section of the AIPI-Conference entitled "La stessa goccia nel fiume – Il futuro nel passato", of 2016.
ISBN 978-88-7667-712-0.
Firenze: Franco Cesati, 2018. https://lccn.loc.gov/2017483767
Papers by Silvia Ascione
- György Spiró
- Darvasi László
- Szív Ernő:
- Mosonyi Aliz
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