Books by Francesco Paolo de Ceglia

The Natural History of a Neapolitan Miracle. The Secret of San Gennaro’s Blood, 2024
This book examines Naples’s patron saint, Gennaro, the history of his blood relic, and the myster... more This book examines Naples’s patron saint, Gennaro, the history of his blood relic, and the mystery of its periodical liquefaction.
Three times a year, Neapolitans gather to witness the recurring phenomenon of the liquefaction of San Gennaro’s blood. From the seventeenth century to the present, crowds have prayed to the city’s patron for protection from fires, earthquakes, plagues, droughts, and the fury of Mt. Vesuvius. In the “miraculous” moment of transposition from solid to liquid, the faithful seek respite from the ills of the world in the saintly blood, a visual reminder of the blood of Christ spilled for their salvation. In Naples, the periodical liquefaction of San Gennaro’s blood is not officially recognized as miraculous by the Catholic Church, which now more cautiously refers to it as a prodigy. Nevertheless, for centuries, this phenomenon has been called “a miracle” in liturgical texts approved by the ecclesiastical authority and in the words of bishops, cardinals, popes, and saints. However, not everyone agreed. This volume follows the efforts of theologians, alchemists, charlatans, and scientists who, through the centuries, have tried to answer questions such as: Is the liquefaction of San Gennaro’s blood really a miracle? If not, how is it possible to explain a phenomenon that occurs only on dates liturgically relevant to the saint?
The Natural History of a Neapolitan Miracle will be of great value to those interested in Religious Studies, Italian Studies, Medieval and Early Modern Studies, as well as the History of Science, Anthropology, and Ethnography.

Vampyr. Storia naturale della resurrezione, 2023
C’è stato un tempo in cui i vampiri popolavano l’Europa centrorientale ed
erano pronti a invadere... more C’è stato un tempo in cui i vampiri popolavano l’Europa centrorientale ed
erano pronti a invadere il resto del continente. Così, almeno, dichiaravano
i giornali, per i quali nel Natale del 1731 i morti sarebbero risorti e avrebbero deciso di muovere guerra ai vivi. Come un fulmine, la paura si diffuse in ogni dove, moltiplicando le testimonianze di aggressioni perpetrate da cadaveri animati, che venivano poi scoperti indecomposti nelle tombe. Unica soluzione era allora trafiggerne il cuore, tagliarne la testa e affidarne i resti a roghi purificatori, i quali avrebbero rischiarato le angosciose notti invernali d’Europa per ancora un ventennio. Fino alla primavera del 1755, quando, piuttosto che con la forza, quei personaggi infernali sarebbero stati sconfitti con l’astuzia. Il vampiro sarebbe, così, entrato nel mito letterario, che dopo quasi un secolo e mezzo di incubazione, avrebbe dato forma alla figura di Dracula.
Risalendo il corso del tempo, questo libro indaga le origini europee della
credenza nei vampiri, della quale gli eventi del xviii secolo furono solo una
tardiva manifestazione. Da tal punto di vista, se essi e le successive rielaborazioni letterarie corrispondono alla preistoria del vampirismo à la Dracula, il volume rivela la preistoria della preistoria di Dracula. Un passato
remoto, ma, per alcuni versi, tremendamente prossimo.

Lombroso e il Sud, 2023
Molto è stato scritto, e non sempre a ragione, su Cesare Lombroso e il Sud Italia. Fu un rapporto... more Molto è stato scritto, e non sempre a ragione, su Cesare Lombroso e il Sud Italia. Fu un rapporto articolato, che nel corso degli anni alternò paternalismo a condanna, umana simpatia per alcuni interlocutori a incapacità di comprendere una realtà vasta, complessa e sfuggente. Di certo il Mezzogiorno, con i suoi intellettuali e i suoi problemi, rappresentò una parte rilevante della formazione ideale dell’antropologo e psichiatra veronese, così come della sua opera e della visione che guidò le sue battaglie politiche. Con uomini e donne del Sud egli infatti intrattenne una relazione molto stretta, ampiamente documentata dai carteggi e dagli scritti. In queste pagine è ricostruito il lavoro di frenologi, psichiatri, giuristi, criminologi e medici meridionali, i quali – prima, durante e dopo Lombroso – studiarono le possibili cause della criminalità e della follia, e si addentrarono in ambito giuridico, discutendo, in alcuni casi, la legittimità della punizione o ipotizzando possibili riforme: alcuni precorsero i temi che Lombroso avrebbe poi sviluppato, influenzandolo; altri furono suoi compagni di viaggio e ne risultarono a loro volta suggestionati; altri ancora cercarono di rinverdire le declinanti fortune postume dell’antropologia criminale. Quindi, focalizzando l’attenzione sul lavoro di Lombroso – grazie all’esame dei suoi scritti, così come dei reperti umani e dei materiali iconografici conservati nel Museo Lombroso, e soprattutto alla luce delle ricerche sul campo e agli studi su brigantaggio, mafia e camorra – è affrontata in maniera circostanziata e obiettiva la spinosa questione di quello che, da Colajanni e da Gramsci in poi, spesso è stato sbrigativamente denunciato come «razzismo» lombrosiano. Dagli interessi spiritici al determinismo climatico, dal tema del cannibalismo alla letteratura dialettale (da cui la collaborazione a distanza con Giuseppe Pitrè), il volume offre un ritratto a tutto tondo di quello che da molti è considerato il padre della moderna criminologia, figura discussa e discutibile, ma non ignorabile, del pensiero scientifico italiano.

When, why and how was it first believed that the corpse could reveal ‘signs’ useful for understan... more When, why and how was it first believed that the corpse could reveal ‘signs’ useful for understanding the causes of death and eventually identifying those responsible for it? The Body of Evidence. Corpses and Proofs in Early Modern European Medicine, edited by Francesco Paolo de Ceglia, shows how in the late Middle Ages the dead body, which had previously rarely been questioned, became a specific object of investigation by doctors, philosophers, theologians and jurists. The volume sheds new light on the elements of continuity, but also on the effort made to liberate the semantization of the corpse from what were, broadly speaking, necromantic practices, which would eventually merge into forensic medicine.
Introduction: Corpses, Evidence and Medical Knowledge in the Late Middle Ages and the Early Modern Age
Francesco Paolo de Ceglia
SECTION 1. FROM DIVINATION TO AUTOPSY
1. Saving the Phenomenon: Why Corpses Bled in the Presence of their Murderer in Early Modern Science
Francesco Paolo de Ceglia
2. Unfamiliar Faces: The Identification of Corpses In Late Medieval Valencia
Carmel Ferragud
3. Reading the Corpse (Bologna, Mid 13th-Early 16thth Century)
Tommaso Duranti
SECTION 2. THE UNCERTAINTIES OF THE ANATOMICAL GAZE
4. Dissection Techniques, Forensics and Anatomy in the Sixteenth Century
Allen Shotwell
5. Monstrous Exegesis: Opening Up Double Monsters in Early Modern Europe
Alan W.H. Bates
6. Corpses, Contagion and Courage: Fear and the Inspection of Bodies in Seventeenth-Century London
Kevin Siena
7. Knowledge from and on Bodies and Resistance to Anatomical Discourse (Padua, 16th-18th Centuries)
Massimo Galtarossa
SECTION 3: CORPSES AND EVIDENCES
8. Reading Deeds, Lifestyles and Bodies: The Classification of Suicide in Early Modern Europe
Alexander Kästner
9. Corpses and Confessions: Forensic Investigation and Infanticide in Early Modern Germany
Margaret Brannan Lewis
10. Visum et Repertum: Medical Doctrine and Criminal Procedures in France and Naples (17th-18th Centuries)
Diego Carnevale
11. Frightening Whirlpools: Drowning in France in the Eighteenth Century
Lucia De Frenza and Caterina Tisci
Bibliography
Index
Georg Ernst Stahl nd Friedrich Hoffmann in context.

A guardarla, mai avresti sospettato fosse una diva. Eppure, quella donna, massiccia e volgarotta,... more A guardarla, mai avresti sospettato fosse una diva. Eppure, quella donna, massiccia e volgarotta, oriunda di Minervino Murge, era conosciuta in tutto il mondo per le proprie doti di “maga”. Non una delle tante fattucchiere di paese, che disegnano croci nell’aria a suon di abracadabra e avemarie. Bensì una pitonessa, o meglio una medium, come da un po’ si era preso a dire, in grado di mettere in comunicazione con l’anima dei defunti. O se non altro, con l’aria da smargiassa, così lei sosteneva.
Bella, non era. Colta, tantomeno. Visto che a malapena sapeva scrivere il proprio nome: Eusapia Palladino. O Sapia Padalino e mille altre varianti. Giacché, abbandonato il paese natio e arrivata, non si sa come, nella Napoli postunitaria, ricordava solo che da piccola la chiamavano “Sapiuccia”. Senza un vero nome, senza alcuna forma di autoconsapevolezza, senza appoggi, si sarebbe potuta perdere tra i vicoli scoscesi della grande città. La qual cosa all’inizio pare stesse accadendo davvero, finché trovò chi, rimasto a bocca aperta dinanzi ai prodigi che si inanellavano al suo cospetto – tavolini che ballavano all’impazzata, tende che si gonfiavano come volessero partorire spiriti bambini, luci che d’un tratto squarciavano il buio delle sedute – decise di farla diventare una star. Una regina dell’occulto, che, qualche dote forse l’aveva pure; ma comunque non disdegnava di ricorrere a trucchetti da saltimbanco…
È a questa vicenda che io e Lorenzo Leporiere abbiamo dedicato, tra il serio e il faceto, il volume La pitonessa, il pirata e l’acuto osservatore. Spiritismo e scienza nell’Italia della belle époque che, per i tipi della Editrice Bibliografica, giunge in libreria proprio in questi giorni. Una tempistica casuale? No. La scaltra Eusapia non si affidava mai alle bizzarrie della sorte e così abbiamo fatto noi, decidendo di pubblicare il libro in occasione dei cento anni dalla sua morte, avvenuta appunto il 13 maggio 1918. Non perché ci sia da credere che quel giorno lei possa far capolino dall’aldilà. O chissà: questo è stato tuttavia irrilevante nelle nostre scelte. Ma in quanto ora, a bocce ferme, ci si può serenamente interrogare su quella moda – un delirio collettivo forse? – che tra la metà dell’Ottocento e le prime decadi del secolo successivo, imperversò prima in America e poi in Europa. Fu allora che gli spiriti, i quali erano da sempre rimasti nel mondo dei morti senza dar troppo fastidio, da un momento all’altro sembrarono starci così stretti da voler evadere per andare a trovare i congiunti ancora viventi. Ci si potrebbe chiedere: per comunicar loro che cosa? Solitamente nulla di così inimmaginabile: che stavano bene e li ricordavano con affetto. Ah, vabbè.
Ci avranno creduto in quattro sciocchi, potrebbe immaginare qualcuno. Ma non è così, perché al cospetto di quella pitonessa moderna di Eusapia si convertirono allo spiritismo – alla possibilità cioè di evocare i disincarnati – o almeno al medianismo – a quella di scatenare forze misteriose – le più belle menti dell’epoca. Teste d’uovo che negli occhi della minervin-partenopea scorsero i riverberi delle plaghe dell’occulto. Persino Premi Nobel. Come Pierre Curie, il quale, lavorando su quella sorta di incoercibile anima energetica delle cose che in quegli anni si stava iniziando a chiamare “radioattività”, dopo aver partecipato, a Parigi, a delle sedute con lei, confidò a un corrispondente: “A mio parere, ci troviamo dinanzi a un intero campo di stati fisici completamente nuovi che non possiamo immaginare”. Come se davvero le meraviglie eusapiane potessero far sgretolare l’edificio della fisica classica, allo stesso modo in cui lo stavano facendo le nuove scoperte su radio e uranio. Non ebbe però il tempo di approfondire, il povero Pierre. Appena cinque giorni dopo aver messo nero su bianco queste parole, egli, a causa della pioggia, scivolò per strada finendo sotto una carrozza. Morì. Da solo. Tragicamente. Banalmente. Era il 19 aprile 1906. E se si vuol dar credito a una testimonianza, qualche giorno dopo, la solitamente algida Marie Curie avrebbe chiesto una seduta privata proprio con Eusapia, che si trovava ancora a Parigi. Dilaniata dal dolore, la grande scienziata, anzi la vedova si sarebbe presentata in seduta con in mano gli abiti indossati da Pierre il giorno dell’incidente, verosimilmente per provare a mettersi in contatto con lui. Pierre, ci sei?
Ma allora non può esser tutto falso! Come avrebbe potuto una donna grezza e analfabeta mettere nel sacco i più stimati cattedratici del tempo? È quello che, con Lorenzo Leporiere, mi son più volte domandato in questi anni di ricerca. Certo, Eusapia non era una sciocca. “Se quella lì è una sempliciona”, ironizzava un critico, “la volpe è l’animale più calunniato che ci sia sotto la cappa del cielo”. Come avrà fatto allora? Ehm, ecco: era una manolesta, la maga di Minervino. Con un repertorio di trucchi, da usare alla bisogna. Come ad esempio il far intravvedere a scienziati di mezz’età, tra le ombre, quella della compianta madre. E si sa, la mamma è sempre la mamma. Per un uomo tutto d’un pezzo, in particolare. Il libro è in fondo dedicato a questo: agli slanci e alla fragilità della ragione, allora come ora non di rado preda di furbacchioni e illusionisti. Perché è il medium-incantatore di turno a indurci a vedere una realtà che non esiste. O che non è così come ce la dipinge lui. Insomma, pasticciando un po’ con il latino, si potrebbe dire che “in medium” stat virtus.
Francesco Paolo de Ceglia
In: M. Beretta, M. Conforti and P. Mazzarello (eds.), Savant Relics: Brains and Remains of Scient... more In: M. Beretta, M. Conforti and P. Mazzarello (eds.), Savant Relics: Brains and Remains of Scientists. Sagamore Beach: Science History Publications, 2016: 201-224.

I miracoli arrivano all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno. La liquefazione del sangue di ... more I miracoli arrivano all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno. La liquefazione del sangue di san Gennaro si ripete invece da secoli in occorrenze precise. «Nessuna legge naturale è in grado di spiegare un fenomeno che si verifichi soltanto in date liturgicamente significative» è stato detto. Eppure de Ceglia dimostra che nel Medioevo il sangue di san Gennaro era inteso come una sostanza semplicemente instabile e ricostruisce le vicende che hanno conferito alle sue liquefazioni l'euritmia che le rende cosí celebri. «I capricci non piacciono a nessuno. Davanti a comportamenti refrattari a ogni norma, all'inizio l'entusiasmo è incontenibile, poi i fedeli si stancano di un oggetto che, senza una chiara ragione, ora è in un modo ora in un altro, cosí lo abbandonano smorzandone gli slanci vitali. Ecco perché quel sangue non avrebbe potuto godere a lungo della libertà di gorgogliare come e quando desiderasse, trovandosi invece nella condizione di dover acquisire una forma: un modo di manifestarsi, cioè, cosí peculiare da renderlo unico nell'orbe cristiano».
La liquefazione periodica del sangue di san Gennaro non è ufficialmente riconosciuta come miracolosa dalla Chiesa cattolica, che piú cautamente ora parla di prodigio. Ma il fenomeno è stato per secoli chiamato miracolo in testi liturgici approvati dall'autorità ecclesiastica e in discorsi di vescovi, cardinali, papi e santi. L'Inquisizione ha inoltre sottoposto a formali processi coloro che lo hanno attribuito a cause naturali. La questione del riconoscimento ufficiale, se ha un senso per gli ultimi cinquant'anni, ne ha dunque tanto meno quanto piú ci si spinga indietro nel tempo. Perché quel mutare in determinate circostanze fu di fatto considerato un miracolo ed è questo ciò che interessa allo storico. Come si può però far storia naturale di qualcosa che per definizione supera l'ordine del creato? La ricostruzione che qui si abbozza non si interroga sul miracolo in sé, bensí sulla cultura che lo ha identificato come tale. Obiettivo di questo lavoro è infatti ripercorrere in chiave antropologica gli sforzi compiuti da uomini e donne del passato per concettualizzare un fenomeno complesso e sfuggevole. Il miracolo di san Gennaro assurge cosí a punto di osservazione privilegiato da cui ripercorrere non solo la storia di Napoli, ma anche e soprattutto l'evoluzione della mentalità di chi, persino in terre assai lontane, con quell'appuntamento periodico si è nel tempo confrontato. E consente di delineare una storia della meraviglia e della sua funzione conoscitiva. Un racconto di cuori che battono all'impazzata, di mani che pregano e di gole riarse dalle incessanti giaculatorie. Ma anche di occhi che scrutano alla ricerca di un senso. O semplicemente di un perché.
Comunicare la scienza (with Silvia Bencivelli)
The controversy between Friedrich Hoffmann and Georg Ernst Stahl is recorded in many texts on the... more The controversy between Friedrich Hoffmann and Georg Ernst Stahl is recorded in many texts on the history of medicine, which, however, have neither cited any documents nor ever illustrated its dynamics. Using both published and unpublished sources, this book is an attempt to shed light on some aspects of the dispute, which, though its seeds were sown in discord during the Jena years, erupted in Halle over the difference between a rapid pulse-rate and a frequent one. Its acrimonious tones eventually required the intervention of the Berlin Court.
F. Hoffmann, Differenza tra la dottrina di Stahl e la mia in patologia e terapia. Introduction, Translation from Latin and Notes by F.P. de Ceglia
Introduzione alla fisiologia di Georg Ernst Stahl
‘De Natantibus.’ Una disputa ai confini tra filosofia e matematica nella Toscana medicea (1611-1615)
Reazioni Romane. L’idraulica galileiana negli scritti di Giovanni Bardi e Giuseppe Biancani
Edited Books by Francesco Paolo de Ceglia
From the Introduction:
... What does the word monster mean? Many things at the same time, but ... more From the Introduction:
... What does the word monster mean? Many things at the same time, but also a refusal by society. Fortunately, the term has no right to citizenship in contemporary medical culture. Even the more aseptic term teratology, the status of which was defined in the first half of the 19th century by Isidore Geoffroy Saint-Hilaire (more than by than his father Étienne), although still in use, is currently used with great caution, because of the cultural baggage it conveys. A story that has ended, then? ...

688 pp., 2014
Esiste un confine certo tra vita e morte? Il volume ripercorre, con un approccio transculturale, ... more Esiste un confine certo tra vita e morte? Il volume ripercorre, con un approccio transculturale, la storia della definizione di morte e le vicende connesse alle tecniche di accertamento del decesso dall'antichità ai giorni nostri. Da sempre, infatti, medici, filosofi e teologi si sono sforzati di individuare il momento preciso dell'exitus, l'istante in cui, secondo la tradizione, l'anima avrebbe lasciato il corpo. Nondimeno, soglie e parametri stabiliti da una generazione furono spesso posti in discussione e ridisegnati dalla successiva. Alimentato dai successi conseguiti nelle tecniche rianimative e nella trapiantologia, il dibattito ha conosciuto una fase di grande vivacità proprio negli ultimi decenni, tanto che, pur avendo in genere abbandonato -o, perlomeno, ridimensionato -considerazioni su principi metafisici, la definizione di morte appare ancor oggi come un oggetto di negoziazione scientifica e bioetica.
Il bello della scienza. Intersezioni tra storia, scienza e arte.
Franco Angeli, 2013
(with Irina Podgorny) Immortal Bodies
(with Liborio Dibattista) Semi di storia della scienza. Saggi in onore di Mauro Di Giandomenico
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Books by Francesco Paolo de Ceglia
Three times a year, Neapolitans gather to witness the recurring phenomenon of the liquefaction of San Gennaro’s blood. From the seventeenth century to the present, crowds have prayed to the city’s patron for protection from fires, earthquakes, plagues, droughts, and the fury of Mt. Vesuvius. In the “miraculous” moment of transposition from solid to liquid, the faithful seek respite from the ills of the world in the saintly blood, a visual reminder of the blood of Christ spilled for their salvation. In Naples, the periodical liquefaction of San Gennaro’s blood is not officially recognized as miraculous by the Catholic Church, which now more cautiously refers to it as a prodigy. Nevertheless, for centuries, this phenomenon has been called “a miracle” in liturgical texts approved by the ecclesiastical authority and in the words of bishops, cardinals, popes, and saints. However, not everyone agreed. This volume follows the efforts of theologians, alchemists, charlatans, and scientists who, through the centuries, have tried to answer questions such as: Is the liquefaction of San Gennaro’s blood really a miracle? If not, how is it possible to explain a phenomenon that occurs only on dates liturgically relevant to the saint?
The Natural History of a Neapolitan Miracle will be of great value to those interested in Religious Studies, Italian Studies, Medieval and Early Modern Studies, as well as the History of Science, Anthropology, and Ethnography.
erano pronti a invadere il resto del continente. Così, almeno, dichiaravano
i giornali, per i quali nel Natale del 1731 i morti sarebbero risorti e avrebbero deciso di muovere guerra ai vivi. Come un fulmine, la paura si diffuse in ogni dove, moltiplicando le testimonianze di aggressioni perpetrate da cadaveri animati, che venivano poi scoperti indecomposti nelle tombe. Unica soluzione era allora trafiggerne il cuore, tagliarne la testa e affidarne i resti a roghi purificatori, i quali avrebbero rischiarato le angosciose notti invernali d’Europa per ancora un ventennio. Fino alla primavera del 1755, quando, piuttosto che con la forza, quei personaggi infernali sarebbero stati sconfitti con l’astuzia. Il vampiro sarebbe, così, entrato nel mito letterario, che dopo quasi un secolo e mezzo di incubazione, avrebbe dato forma alla figura di Dracula.
Risalendo il corso del tempo, questo libro indaga le origini europee della
credenza nei vampiri, della quale gli eventi del xviii secolo furono solo una
tardiva manifestazione. Da tal punto di vista, se essi e le successive rielaborazioni letterarie corrispondono alla preistoria del vampirismo à la Dracula, il volume rivela la preistoria della preistoria di Dracula. Un passato
remoto, ma, per alcuni versi, tremendamente prossimo.
Introduction: Corpses, Evidence and Medical Knowledge in the Late Middle Ages and the Early Modern Age
Francesco Paolo de Ceglia
SECTION 1. FROM DIVINATION TO AUTOPSY
1. Saving the Phenomenon: Why Corpses Bled in the Presence of their Murderer in Early Modern Science
Francesco Paolo de Ceglia
2. Unfamiliar Faces: The Identification of Corpses In Late Medieval Valencia
Carmel Ferragud
3. Reading the Corpse (Bologna, Mid 13th-Early 16thth Century)
Tommaso Duranti
SECTION 2. THE UNCERTAINTIES OF THE ANATOMICAL GAZE
4. Dissection Techniques, Forensics and Anatomy in the Sixteenth Century
Allen Shotwell
5. Monstrous Exegesis: Opening Up Double Monsters in Early Modern Europe
Alan W.H. Bates
6. Corpses, Contagion and Courage: Fear and the Inspection of Bodies in Seventeenth-Century London
Kevin Siena
7. Knowledge from and on Bodies and Resistance to Anatomical Discourse (Padua, 16th-18th Centuries)
Massimo Galtarossa
SECTION 3: CORPSES AND EVIDENCES
8. Reading Deeds, Lifestyles and Bodies: The Classification of Suicide in Early Modern Europe
Alexander Kästner
9. Corpses and Confessions: Forensic Investigation and Infanticide in Early Modern Germany
Margaret Brannan Lewis
10. Visum et Repertum: Medical Doctrine and Criminal Procedures in France and Naples (17th-18th Centuries)
Diego Carnevale
11. Frightening Whirlpools: Drowning in France in the Eighteenth Century
Lucia De Frenza and Caterina Tisci
Bibliography
Index
Bella, non era. Colta, tantomeno. Visto che a malapena sapeva scrivere il proprio nome: Eusapia Palladino. O Sapia Padalino e mille altre varianti. Giacché, abbandonato il paese natio e arrivata, non si sa come, nella Napoli postunitaria, ricordava solo che da piccola la chiamavano “Sapiuccia”. Senza un vero nome, senza alcuna forma di autoconsapevolezza, senza appoggi, si sarebbe potuta perdere tra i vicoli scoscesi della grande città. La qual cosa all’inizio pare stesse accadendo davvero, finché trovò chi, rimasto a bocca aperta dinanzi ai prodigi che si inanellavano al suo cospetto – tavolini che ballavano all’impazzata, tende che si gonfiavano come volessero partorire spiriti bambini, luci che d’un tratto squarciavano il buio delle sedute – decise di farla diventare una star. Una regina dell’occulto, che, qualche dote forse l’aveva pure; ma comunque non disdegnava di ricorrere a trucchetti da saltimbanco…
È a questa vicenda che io e Lorenzo Leporiere abbiamo dedicato, tra il serio e il faceto, il volume La pitonessa, il pirata e l’acuto osservatore. Spiritismo e scienza nell’Italia della belle époque che, per i tipi della Editrice Bibliografica, giunge in libreria proprio in questi giorni. Una tempistica casuale? No. La scaltra Eusapia non si affidava mai alle bizzarrie della sorte e così abbiamo fatto noi, decidendo di pubblicare il libro in occasione dei cento anni dalla sua morte, avvenuta appunto il 13 maggio 1918. Non perché ci sia da credere che quel giorno lei possa far capolino dall’aldilà. O chissà: questo è stato tuttavia irrilevante nelle nostre scelte. Ma in quanto ora, a bocce ferme, ci si può serenamente interrogare su quella moda – un delirio collettivo forse? – che tra la metà dell’Ottocento e le prime decadi del secolo successivo, imperversò prima in America e poi in Europa. Fu allora che gli spiriti, i quali erano da sempre rimasti nel mondo dei morti senza dar troppo fastidio, da un momento all’altro sembrarono starci così stretti da voler evadere per andare a trovare i congiunti ancora viventi. Ci si potrebbe chiedere: per comunicar loro che cosa? Solitamente nulla di così inimmaginabile: che stavano bene e li ricordavano con affetto. Ah, vabbè.
Ci avranno creduto in quattro sciocchi, potrebbe immaginare qualcuno. Ma non è così, perché al cospetto di quella pitonessa moderna di Eusapia si convertirono allo spiritismo – alla possibilità cioè di evocare i disincarnati – o almeno al medianismo – a quella di scatenare forze misteriose – le più belle menti dell’epoca. Teste d’uovo che negli occhi della minervin-partenopea scorsero i riverberi delle plaghe dell’occulto. Persino Premi Nobel. Come Pierre Curie, il quale, lavorando su quella sorta di incoercibile anima energetica delle cose che in quegli anni si stava iniziando a chiamare “radioattività”, dopo aver partecipato, a Parigi, a delle sedute con lei, confidò a un corrispondente: “A mio parere, ci troviamo dinanzi a un intero campo di stati fisici completamente nuovi che non possiamo immaginare”. Come se davvero le meraviglie eusapiane potessero far sgretolare l’edificio della fisica classica, allo stesso modo in cui lo stavano facendo le nuove scoperte su radio e uranio. Non ebbe però il tempo di approfondire, il povero Pierre. Appena cinque giorni dopo aver messo nero su bianco queste parole, egli, a causa della pioggia, scivolò per strada finendo sotto una carrozza. Morì. Da solo. Tragicamente. Banalmente. Era il 19 aprile 1906. E se si vuol dar credito a una testimonianza, qualche giorno dopo, la solitamente algida Marie Curie avrebbe chiesto una seduta privata proprio con Eusapia, che si trovava ancora a Parigi. Dilaniata dal dolore, la grande scienziata, anzi la vedova si sarebbe presentata in seduta con in mano gli abiti indossati da Pierre il giorno dell’incidente, verosimilmente per provare a mettersi in contatto con lui. Pierre, ci sei?
Ma allora non può esser tutto falso! Come avrebbe potuto una donna grezza e analfabeta mettere nel sacco i più stimati cattedratici del tempo? È quello che, con Lorenzo Leporiere, mi son più volte domandato in questi anni di ricerca. Certo, Eusapia non era una sciocca. “Se quella lì è una sempliciona”, ironizzava un critico, “la volpe è l’animale più calunniato che ci sia sotto la cappa del cielo”. Come avrà fatto allora? Ehm, ecco: era una manolesta, la maga di Minervino. Con un repertorio di trucchi, da usare alla bisogna. Come ad esempio il far intravvedere a scienziati di mezz’età, tra le ombre, quella della compianta madre. E si sa, la mamma è sempre la mamma. Per un uomo tutto d’un pezzo, in particolare. Il libro è in fondo dedicato a questo: agli slanci e alla fragilità della ragione, allora come ora non di rado preda di furbacchioni e illusionisti. Perché è il medium-incantatore di turno a indurci a vedere una realtà che non esiste. O che non è così come ce la dipinge lui. Insomma, pasticciando un po’ con il latino, si potrebbe dire che “in medium” stat virtus.
Francesco Paolo de Ceglia
La liquefazione periodica del sangue di san Gennaro non è ufficialmente riconosciuta come miracolosa dalla Chiesa cattolica, che piú cautamente ora parla di prodigio. Ma il fenomeno è stato per secoli chiamato miracolo in testi liturgici approvati dall'autorità ecclesiastica e in discorsi di vescovi, cardinali, papi e santi. L'Inquisizione ha inoltre sottoposto a formali processi coloro che lo hanno attribuito a cause naturali. La questione del riconoscimento ufficiale, se ha un senso per gli ultimi cinquant'anni, ne ha dunque tanto meno quanto piú ci si spinga indietro nel tempo. Perché quel mutare in determinate circostanze fu di fatto considerato un miracolo ed è questo ciò che interessa allo storico. Come si può però far storia naturale di qualcosa che per definizione supera l'ordine del creato? La ricostruzione che qui si abbozza non si interroga sul miracolo in sé, bensí sulla cultura che lo ha identificato come tale. Obiettivo di questo lavoro è infatti ripercorrere in chiave antropologica gli sforzi compiuti da uomini e donne del passato per concettualizzare un fenomeno complesso e sfuggevole. Il miracolo di san Gennaro assurge cosí a punto di osservazione privilegiato da cui ripercorrere non solo la storia di Napoli, ma anche e soprattutto l'evoluzione della mentalità di chi, persino in terre assai lontane, con quell'appuntamento periodico si è nel tempo confrontato. E consente di delineare una storia della meraviglia e della sua funzione conoscitiva. Un racconto di cuori che battono all'impazzata, di mani che pregano e di gole riarse dalle incessanti giaculatorie. Ma anche di occhi che scrutano alla ricerca di un senso. O semplicemente di un perché.
Edited Books by Francesco Paolo de Ceglia
... What does the word monster mean? Many things at the same time, but also a refusal by society. Fortunately, the term has no right to citizenship in contemporary medical culture. Even the more aseptic term teratology, the status of which was defined in the first half of the 19th century by Isidore Geoffroy Saint-Hilaire (more than by than his father Étienne), although still in use, is currently used with great caution, because of the cultural baggage it conveys. A story that has ended, then? ...