Fine Arts Restorer

The article is devoted to the life and work of the Russian amber restorer Alexander Zhuravlev. He was at the origin of the work on the reconstruction of the amber room. Amber products from the collection of the State Hermitage Museum and the Armory Chamber of the Moscow Kremlin were brought back to life by his hands.

C'è una lettera che spiega il livello, oramai patologico, della malattia che stava divorando il collezionista Paolo Volponi. Risale al 1965 ed è indirizzata a Roberto Longhi: «Siccome il denaro che ho non è sufficiente nemmeno a placare la sete di una settimana, rispetto a tutti i 365 giorni arroventati dell'anno […]. Sono costretto a indebitarmi, a fare cambi, ricorrere ai mercanti, produrre clienti per loro, cercando di contagiarne altri». Diffondere l'infezione ad altri corpi e ad altre menti, «contagiarne altri», pur di continuare a vivere la dipendenza. La lettera è stata pubblicata da Alessandra Sarchi nel bel libro La felicità delle immagini il peso delle parole (Bompiani/Giunti, Milano-Firenze 2019). Ora, sull'argomento, si aggiunge un testo della figlia Caterina Volponi che da solo vale il prezzo del volume Electa che raccoglie i contributi di argomento artistico scritti dal padre tra il 1956 e il 1994, anno della sua scomparsa. Nel saggio si legge anche la vicenda dell'ultimo acquisto di Volponi, mentre si aggirava inquieto in vestaglia all'Ospedale Niguarda: «cercando prima i gettoni e poi un telefono a muro funzionante, da cui poter chiamare l'amico Erma alla Finarte per dare con urgenza la propria offerta su un quadrone di Agostino Tassi prossimo a passare in asta, visto solo in catalogo ma bellissimo, drammatico, un veliero naufragato in un porto, tutto storto, con figure di soldati che si aggirano fra architetture metafisiche!».

Questo saggio vuol essere un contributo all'approfondimento delle relazioni culturali italo-russe tra il XIX e l'inizio del XX secolo. L'attenzione si focalizzerà sulle impressioni che l'Accademia Carrara di Bergamo e la sua Pinacoteca suscitarono nell'animo di alcuni tra i maggiori artisti e intellettuali russi dell'epoca. Attraverso l'analisi di memorie e lettere, edite e inedite, si procederà alla ricostruzione delle opere effettivamente ammirate dai viaggiatori: un processo di individuazione complesso a causa di descrizioni vaghe, titoli e trascrizioni dei nomi degli autori imprecise e approssimative, inconvenienti dovuti, in molti casi, alla natura privata dei documenti. Tratteremo, in particolare, le testimonianze dello studioso Fëdor Čižov (1811-1877), 1 del poeta Vasilij Žukovskij (1783-1852), del pittore Aleksandr Ivanov (1806-1858) e dello scrittore e storico dell'arte Pavel Pavlovič Muratov (1881-1950), la cui ammirazione per le opere d'arte custodite presso la Pinacoteca Carrara è attestata nel celebre libro Obrazy Italii (Immagini dell'Italia, 1911-1912). L ' O t t o c e n t o Sul finire del XVIII secolo, animati da un forte spirito di emulazione nei confronti dei giovani rappresentanti dell'aristocrazia europea occidentale, i nobili, gli intellettuali e gli artisti russi fecero propria la consuetudine del Grand Tour. In questa prospettiva, le tappe italiane erano sentite come un autentico pellegrinaggio verso il paese della bellezza e dell'arte, dell'armonia tra forma e spirito. 2 Sebbene in campo internazionale Bergamo fosse meno nota di Milano, Roma, Napoli, Firenze, Venezia, i visitatori colti provenienti dalla Russia possedevano, rispetto ad altri viaggiatori, una maggiore consa

Antiquario fino all'ultimo respiro «The Florentine Eye»: il catalogo dell'asta della collezione di Giovanni Pratesi rifletteva la sua vocazione per il mestiere e il suo amore per la Toscana Non chiamatelo più Pitocchetto: è un grande La mostra nel Museo di Santa Giulia a Brescia ha il merito di stabilire finalmente la statura europea di Giacomo Ceruti: dopo la visita sarà difficile per chiunque non riconoscerne l'originalità e la qualità

Medieval polychromies have frequently disappeared,
especially on romanesque and gothic portals, but the
archeological study of the façades of the abbey of Cluny has
revealed a part of its colours and gildings. Other studies of
portals bring now interesting information about the period
between 1120 and 1220. The project “Romanesque portals in
3D in France” has allowed to study and to make laser scanning
of a series of prominent masterpieces, some of them preserving
also colours, such as Conques.
The monumental Holy Chapel of Dijon (13th-15th cent.),
destroyed in 1802, has been reconstructed in 3D thanks to a sery
of twenty documents. The questions of coloring this masterpiece
are various (walls, glass windows, sculpture). The laser copy of a
genuine sculpture by Claus de Werve (15th cent.), now presented
at the MET in New York, allows to study the making of medieval polychromies.

Dopo il successo della mostra londinese del 1930, Mauro Pellicioli si affermò progressivamente a Venezia come restauratore di fiducia della Soprintendenza retta da Gino Fogolari. A partire dagli anni Trenta il restauratore bergamasco intervenne su numerose opere veneziane, sia in museo che sul territorio. Il presente contributo si sofferma sul restauro di alcune opere belliniane delle Gallerie dell’Accademia (la Pietà Donà delle Rose, la c.d. Madonna del pollice e la Madonna in trono col Bambino dormiente), analizzando le scelte operative messe in atto nelle differenti fasi di restauro (dall’intervento sul supporto alla pulitura fino all’integrazione) alla luce di nuovi materiali documentari, con l’obiettivo di sottolinearne il rapporto con gli orientamenti museografici e della cultura del restauro del tempo.

After the success of the London exhibition in 1930, Mauro Pellicioli gradually established his position in Venice as the trusted restorer of the Soprintendenza led by Gino Fogolari. From the 1930s he restored many Venetian artworks, in and outside museum collections. This paper focuses on the restoration of some Bellini's works in the Gallerie dell'Accademia (the Pietà Donà delle Rose, the so-called Madonna del pollice and the Madonna enthroned with the sleeping Child). It analyzes the operational choices made during the different phases of the restoration process (from the intervention on the support to the cleaning and re-integration) in the light of new documents, in order to underline their relationship with the museographic and cultural orientation of the time.

L'Aga Khan Trust for Culture (AKTC), fondata nel 1988 a Ginevra nasce come istituzione filantropica privata ed è parte integrante dell'Aga Khan Development Network (AKDN), una realtà operativa a livello internazionale voluta da Sua Altezza l'Aga Khan, che comprende anche una Fondazione, l'Aga Khan Foundation.
L'obiettivo comune ai vari dipartimenti è quello di migliorare le prospettive di vita delle persone nei paesi in via di sviluppo attraverso canali economici, sanitari, piani didattici a sostegno dell’istruzione e della cultura.
L’Ente è ora impegnato nel restauro del suq più antico di tutto il Medio oriente, il suq Al-Saqatiyya, costruito circa 1.100 anni fa: 12 chilometri interamente coperti che ospitano tutta l'attività economica artigianale di Aleppo.
Ne abbiamo parlato con Luis Monreal, General Manager dell’Aga Khan Trust for Culture, per il Giornale delle Fondazioni

attilio steffanoni conoscitore e antiquario. un diario inedito Gli anni di attività professionale di Francesco Malaguzzi Valeri, la rete dei suoi rapporti con le istituzioni emiliane e lombarde, con "Rivista d'Arte", e le sue relazioni personali nell'ambiente dei conoscitori, si intrecciarono con le vicende di antiquari e restauratori di alto livello. Dietro i loro nomi, spesso ricordati solo dai quotidiani o da testate come l'"Antiquario" 1 , poco conosciuti perché non svolsero carriere istituzionali, si può ricostruire l'evoluzione di una storia che si faceva nel quotidiano, della quale restano documenti e carte, non costrette dalla censura imposta dall'educazione, dalla struttura burocratica e dalle gerarchie.

L a història de la campanya d'arrencament de les pintures romàniques catalanes, des de l'adquisició que en va fer la Junta de Museus de Barcelona fins que es van col·locar a l'interior del museu de la Ciutadella, i també pels trasllats durant la Guerra Civil i les exposicions a París del 1937, ha estat objecte de diversos estudis, sistemàtics i complexos. 1 Als articles que han aparegut darrerament al Butlletí del MNAC, una prestigiosa revista creada amb el propòsit de donar a conèixer el patrimoni amb què s'identifica la cultura figurativa catalana, s'afegeixen diverses iniciatives destinades a reconstruir episodis que encara no han estat prou aclarits sobre la història de la dispersió del patrimoni artístic. 2 L'exposició La princesa sàvia. Les pintures de Santa Caterina de la Seu d'Urgell, una obra separada de l'intonaco original després de 1927 i dispersa entre el Museu Episcopal de Vic, el MNAC, de Barcelona, i la Fundació Abegg-Stiftung, de Riggisberg, proposa restituir la imatge conjunta d'un cicle amb els seus elements de comunicació visual disgregats i valorar l'ús de l'arrencament en el context del mercat artístic dels anys 1920-1930.

O pasado 7 de maio celebramos a I Xornada Técnica, que co título de "A profesión de conservador-restaurador en Galicia. Visión e perspectivas" pretendía ser un foro no que debater sobre a profesión de conservador-restaurador de bens culturais en Galicia dende os máis variados puntos de vista, para profundizar na complexidade do seu exercicio.

Alcuni mesi fa le pagine di "Postumia" hanno accolto un primo capitolo dedicato alla figura del restauratore Luigi Boccalari (1874-1918) 2 e ora, nel nostro itinerario alla scoperta di alcune personalità dimenticate che, tuttavia, hanno scritto pagine importanti del restauro in terra virgiliana, è stato interessante vedere riemergere una figura sfaccettata e complessa come quella di Dante Berzuini, attiva nei restauri di Palazzo Te tra il 1913 e il 1927. Ne avevamo già accennato in occasione della ricerca documentaria dedicata ai restauri di Palazzo Te, promossa dall'Associazione Giovanni Secco Suardo e condotta con Giulia Marocchi, 3 e ora torniamo sui nostri passi tracciando una sorta di cronistoria della sua rapida ascesa e della sua altrettanto veloce parabola discendente. Berzuini, nato a Mantova nel 1866, 4 viene nominato custode di Palazzo Te dal 1°maggio 1904, 5 un ruolo che ricopre sino alla sua scomparsa, avvenuta all'inizio del 1935. 6 Il carattere irascibile si manifesta da subito: se ricorrenti sono le sue segnalazioni indirizzate all'attenzione del Comune e dedicate alla custodia vera e propria del monumento, 7 già nel 1909 è oggetto di un richiamo ufficiale a seguito di uno scontro verbale con il consigliere comunale Ugo Cazzaniga. 8 Altre testimonianze di questo atteggiamento "poco ortodosso" si ritrovano nelle carte di un provvedimento disciplinare del 1920 (derivato da un episodio che ha per protagoniste due baronesse, cacciate dal palazzo nel corso di una visita guidata per avere commentato ad alta voce gli affreschi giulieschi) e in una serie di lamentele che si estendono sino al 1928 con varie missive indirizzate all'Amministrazione comunale. 9 Un profilo che, tuttavia, convive con i documenti che ricordano le sue entusiastiche visite guidate alle scolaresche: 10 l'eclettica figura si dimostra infatti anche attenta alla divulgazione e, su indicazione di un'insegnante, nel 1920 dà alle stampe una breve guida destinata ai bambini, una sorta di percorso didattico ante litteram. 11 La vocazione alla scrittura si affaccerà nuovamente in Berzuini quando, nel 1927, pubblicherà una nuova guida del Palazzo Te (che, come da dattiloscritto conservato nell'Archivio Storico Comunale di Mantova, risulta essere già iniziata nel 1924), 12 una descrizione sintetica che accom-pagna il visitatore, stanza per stanza, alla scoperta della villa giuliesca, ben conosciuta grazie a una frequentazione ravvicinata, quotidiana e, in un certo senso "privilegiata".