Questo memorabile detto sarcastico di San Filippo Neri è quanto abbiamo scelto quest'anno noi animatori quale logo delle magliette dell'oratorio. Abbiamo deciso di incidere ciò che il "santo della gioia" o "il giullare di Dio", com'era...
moreQuesto memorabile detto sarcastico di San Filippo Neri è quanto abbiamo scelto quest'anno noi animatori quale logo delle magliette dell'oratorio. Abbiamo deciso di incidere ciò che il "santo della gioia" o "il giullare di Dio", com'era anche chiamato per il suo carattere burlone, era solito ripetere ai suoi ragazzi nei momenti di maggiore turbolenza. San Filippo Neri è uomo di cultura e di carità, di insegnamenti e di preghiera; per Roma è sacerdote santo, infaticabile confessore, educatore ingegnoso, amico di tutti e in special modo è consigliere esperto e richiesto direttore di coscienze. Fiorentino di nascita e romano di adozione, San Filippo Neri nasce il 21 luglio 1515 in un periodo di profonda crisi della Chiesa. Si dice fosse un ragazzo felice, docile, portato al sorriso, allo scherzo, alla bellezza e dotato di una straordinaria dolcezza e amore verso i familiari e gli amici, tanto da essere presto soprannominato "Pippo buono". Presto Filippo sente di provare un amore fortissimo, infinito, che mai per nessuno aveva provato e a nulla somiglia: è l'amore per Dio. Intraprende, così, il suo cammino spirituale: parte come pellegrino povero verso Roma dove vive presso un conterraneo, il fiorentino Galeotta Caccia, che in compenso dell'educazione dei due figli, gli dà vitto e alloggio. Nel 1548, con altri compagni di vita devota, fonda la Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, che diventa ben presto scuola di volontariato per molti collaboratori. Qui Filippo, da sempre particolarmente vicino ai poveri, ai sofferenti e agli infelici, accoglie quanti usciti dagli ospedali non hanno un posto dove andare oppure i pellegrini. A soli 36 anni è ordinato sacerdote e gli viene data una nuova sistemazione presso il convento di San Girolamo della Carità. Ma anche qui Filippo prosegue la sua opera: in un granaio sistemato a cappella riunisce nobili e popolani, preti e religiosi, cortigiani, artisti e sfaccendati, devoti, curiosi, in un incontro quotidiano in funzione formativa. La sua camera al convento di San Girolamo è la prima sede della sua Congregazione, qui non si accontenta di confessare ed assolvere, ma si prende cura totalmente delle anime che gli si affidano, le accoglie, parla con loro "familiarmente" della fede, della vanità delle cose del mondo, della bellezza della virtù, del premio dei buoni, spesso eccitandosi delle cose celesti per mezzo di armonie musicali. Nasce così la sua opera più geniale: l'Oratorio. Si trasferisce presto in una camera più grande dove insegna l'uso della predicazione quotidiana, in forma piana, della parola di Dio; insegna la pratica frequente del sacramento della Riconciliazione. A fondamento della sua vita di fede pone la preghiera, lo studio delle opere dei Padri e della storia della Chiesa. Uno dei suoi grandi meriti è quello d'aver riportato in chiesa l'arte sia pittorica che musicale, cacciata nei secoli bui perché paganeggiante negli atteggiamenti e nei contenuti. San Filippo Neri con l'istituzione dell'oratorio crea una 'palestra dello spirito', un ambiente simpatico ed attraente in cui attraverso opere di carità, ricreazione sana e in luoghi aperti, vita sacramentale, canto, sermone, l'uomo ritorna a gustare e vivere l'insegnamento di Cristo. Filippo predilige, però, i giovani: si aggira tra le botteghe e le viuzze raccogliendo i fanciulli sperduti e abbandonati a se stessi, si fa loro amico, diviene compagno di giochi, osservatore attento dei loro moti istintivi e dei loro primi turbamenti, la sua unica preoccupazione è quella di rendere piacevoli e simpatiche le cose di Dio. Anche i ragazzi d'altra parte sono attratti dalla sua affettuosa amabilità e dalla sua allegria. Per Filippo il giovane ha molte possibilità, però va stimolato, seguito, sostenuto, incoraggiato. Il giovane è nello stesso tempo debole, ma può raggiungere grandi mete se fa uso dei sacramenti e della preghiera, se è aiutato a vivere nella gioia e senza peccato, tra sani divertimenti e impegno caritativo. Filippo si fa fanciullo tra i fanciulli e conclude sempre ogni suo dire con la sublime parola: "Paradiso! Paradiso!..." A 48 anni una grave malattia colpisce Filippo, si teme il peggio, tanto che