La mente letteraria secondo Mark Turner
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Abstract
1.1 Introduzione: gli elementi della mente letteraria "L a mia attività di studioso è centrata sulla natura di mente, linguaggio e letteratura, con enfasi particolare su meccanismi della creatività e della fantasia, sistemi concettuali e linguistici, proiezione e integrazione concettuale, immagine e narrativa nel pensiero e nel linguaggio, teoria evolutiva del significato, poetica, stile e mente letteraria ".
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Classica et Christiana
When the chin got the papyrus roll dirty: Martial, Winckelmann and the Modern Interpretation. The article examines some passages of Martial (epigr. 1, 66; 10, 93; 14, 84) and a pederastic epigram by Strato of Sardis (AP 12, 208), to which Perotti, Salmasius, Winckelmann and many other philologists frequently referred in order to explain why the chin is mentioned by those authors in relation with the use of the papyrus roll. The most frequently given explanation for the chin that dirties the roll has so far been that, after the volumen had been read, it was placed by the ancient reader under the chin to hold it firm and then it was rolled up, taking the tips of the roll in both hands. This reconstruction, apart from being unconvincing, because unpracticable, as Skeat has well demonstrated, does not find any confirmation, neither in poetic contexts nor in figurative representations. On the contrary, well known Pompeian frescoes seem to confirm that the ancients used to put the edging of the liber (frons), already rolled up, under the chin as a gesture of concentration and meditation. It can be compared to the pose of the thinker (philosopher, poet and actor), who meditates with a hand under the chin, a fairly common posture in the ancient iconographic tradition. The Pompeian portraits suggest that the only useful involvement of the chin relating to the ancient book could be that of levelling the edges of the volumen, once it has been closed and tightened with the help of both hands. Martial's references to the chin can therefore be traced back to a similar gesture, from which we can infer that only the frontes of the roll could got dirty and crumpled more easily by a prickly beard, while both Strato's epigram and Martial's ones carry a sexual allusiveness which suggests due caution in the interpretation of their content strictly in a technical sense.
Divagazione sul tema: il pensare di Heidegger in rapporto al pensiero di Simmel, Marx, ed Husserl; dalla quale l'autore ricava che non vi è alcun antisemitismo in Heidegger, esattamente come non può dirsi nazista, così che le recenti e ricorrenti polemiche sui "Quaderni Neri" gli appaiono infondate. Punti di raccordo, ulterori, tra il pensiero dell'Heidegger e quello del Leopardi.
Mimesis, 2018
Tramite la creazione di storie, l’uomo organizza l’esperienza di sé e del mondo, il proprio vissuto, biologico e immaginario, la propria identità. E, a volte, attinge alla bellezza, nella configurazione stilistico-simbolica del testo letterario e nella sua fruizione. In Storie Menti Mondi, l’esperienza letteraria viene indagata come fenomeno dinamico, fisiologico, emotivo e cognitivo, in relazione ai processi mentali che generano il proprium di ogni creazione artistica e lo riconfigurano nell’atto della lettura. A partire dalle specificità linguistiche, formali, stilistiche e simboliche di un’opera, la neuroermeneutica consente di interpretare il testo come dispositivo di ricerca antropologica, in quanto spazio privilegiato per una riflessione sui processi di ordine fisico, emotivo e cognitivo implicati dall’immaginazione tanto nell’atto creativo che in quello della fruizione estetica. Alla luce di tale approccio, che tiene conto dell’interazione fra ermeneutica, antropologia letteraria, studi sulla cognizione, sulla simulazione incarnata, sull’empatia e sui correlati neurali dell’esperienza estetica, è possibile dischiudere nuove prospettive critiche in merito all’esegesi del testo, come anche in relazione alla cultura in cui ogni opera s’inscrive, e offrire nuovi spunti di riflessione sui processi della mente impegnata nell’immaginazione creativa e fruitiva di storie: infiniti mondi, che si condensano e riaffiorano dalle pagine, tramite cui l’essere umano tenta di costruire significati sempre nuovi per il suo essere nel mondo, in una esauribile tensione verso la bellezza.
2014
This essay examines some features of aesthetical universe by using literary, philosophical and scientific texts, especially some narratives of J.L. Borges. My interpretation follows many directions: the myopic algorithm of Rosenstiehl, the symbol of W.S. Peirce, the physics of Prigogine which allows to tie literature to dissipative structures. In conclusion, it will be underlinedhowsome texts of Borges show a metaphorical schizophrenia between to like and to love (Barthes), comprehension/computationand creative passion.
«Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee», online, 2023
Pensare il pluriverso Nel 1966 Philip Dick pubblica nel numero di maggio di «Worlds of Tomorrow» il racconto Holy Quarrel. Sono passati quasi sessant'anni e i computer immaginati da Dick erano ancora elettromeccanici e gli operatori introducevano dati e istruzioni e ricevevano risposte attraverso schede perforate. Eppure, un po' nascosto tra i tratti tipici della fantascienza dell'epoca e gli immancabili colpi di scena, il racconto contiene alcune riflessioni sull'intelligenza dei computer e di chi se ne serve che possono ancora essere utili per gettare uno sguardo disincantato, equidistante da critiche ed entusiasmi incondizionati, su alcuni aspetti dell'intelligenza artificiale (AI) e del suo, e nostro, futuro. Ma prima di discutere di Holy Quarrel cerchiamo di ricostruire alcuni tratti caratteristici dello sviluppo attuale dell'AI, necessari per meglio cogliere la specificità delle riflessioni dickiane. 1. Sin dai suoi albori, la fantascienza si è divertita ad affascinare o a terrorizzare i suoi lettori con le conseguenze della cosiddetta singolarità, ovvero la possibilità che macchine e computer così potenti e "intelligenti" da diventare coscienti di sé iniziassero ad agire di propria volontà, rifiutando i compiti per cui erano stati programmati e scegliendo nuovi obiettivi di propria iniziativa. Tutti abbiamo invidiato Lazarus Long per il suo rapporto con Minerva e Dora, supercomputer "femminili", la prima anche capace di Pag. 2 ilpensierostorico.com Trova l'errore: Alan Turing, Philip K. Dick e l'intelligenza artificiale (I) https://ilpensierostorico.com/turing-e-dick/ trasferirsi in un corpo biologico (cfr. R. Heinlein, Lazarus Long l'immortale [1973], Nord, Milano 2002); così come più o meno tutti, quando sentiamo parlare di intelligenza artificiale, robot, droni e automobili a guida autonoma, pensiamo al futuro di Terminator, in cui le macchine dominano la Terra e vogliono estinguere quell'inutile parassita che è l'uomo. Tuttavia, la possibile manifestazione di una singolarità non è certamente il problema più urgente dell'AI. Innanzitutto, perché è davvero difficile immaginare che ciò che, nel corso di milioni di anni, si è prodotto sulla Terra solo nel caso dell'essere umano possa ripetersi in poche decine di anni per i supercomputer (per quanto riguarda il resto dell'universo resta ancora valido l'assunto che l'esistenza di altre forme di vita intelligenti è dimostrata dal fatto che non hanno cercato di mettersi in contatto con noi). Inoltre, e soprattutto, perché l'intelligenza, di qualunque forma essa sia, non basta a produrre la singolarità. Maurizio Ferraris, per esempio, nel suo recente Documanità (Laterza, Roma-Bari 2021), insiste sul fatto che l'unica differenza tra intelligenza artificiale e intelligenza naturale è nella quantità delle prestazioni: La differenza tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale non consiste nella qualità delle operazioni garantite, che sono comunque una manipolazione di segni, bensì nel fatto che nel caso dell'intelligenza naturale queste operazioni hanno luogo in un organismo, come tale destinato alla interruzione [morte], mentre nel caso dell'intelligenza artificiale hanno luogo in un meccanismo, come tale destinato alla iterazione. Ciò che di diverso troviamo nell'intelligenza umana-e sarebbe meglio parlare di «ragione» […]-come il fatto di manifestare degli scopi, di essere condizionata da emozioni, di avere un'apertura sociale, dipende non tanto dal fatto che gli umani posseggano un cervello, ma dal fatto che quel cervello sia un organo vivente che è a sua volta parte di un organismo, che si inserisce in un contesto tecnico e sociale. […] La differenza tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale non si gioca anzitutto sul piano dell'intendere, bensì su quello della finalità (Ferraris,
il verri, 2014
Excerpt from the introduction to the chapter from Zunshine's 2006 book "Why We Read Fiction", translated on il verri.
In A. Manganaro, Significati della letteratura. Scritture e idee da Castelvetro a Timpanaro, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia editore, 2007 ( ISBN: 978-88-8241-275-3), pp. 157-184
Rivista di Filosofia, 106(2015), pp.21-56. Bozze.
Claudio La Rocca, Massimo Mori e Alberto Voltolini discutono "Il mestiere di pensare", con una risposta di Diego Marconi.
Quaderns d'Italià, 2007
Resum Con questo studio si percorrono i numerosi luoghi dell'opera petrarchesca impegnati in questioni d'arte, sugli artisti, gli artefici, le opere che il poeta ebbe modo di vedere o frequentare. Si tratta di esperienze che è necessario indagare attraverso la ...

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