LA DOLCE VITA DELLE CORTIGIANE NEL RINASCIMENTO
Abstract
I nomi per designare le donne che esercitano il mestiere più vecchio del mondo si sprecano, alla fine del quindicesimo secolo diventò di moda il termine cortigiana o meretrix onesta. L'insolito accostamento di parole dipendeva dal fatto che queste donne bellissime e affascinanti non si limitavano alle sole prestazioni sessuali, ma erano istruite nelle arti, sapevano suonare e cantare, e alcune di loro erano pure poetesse. Desiderate ospiti di tutte le feste, ne costituivano la principale attrazione per la conversazione arguta e brillante, l'esibito sfarzo dei vestiti e, non ultimo, il grande fascino della loro sensualità. Le città con il maggior numero di cortigiane erano Roma e Venezia, quelle dove scorreva più denaro, queste escort del Rinascimento vivevano infatti in palazzi lussuosi in cui esibivano le loro straordinarie ricchezze, non solo gioielli e opere d'arte, ma anche nani, scimmie, pappagalli e pavoni, gli status symbol dell'epoca. Il " debutto " di una cortigiana avveniva di solito all'età di quattordici anni e veniva seguita dalla madre o da una donna che, dopo averla appositamente adottata da un orfanotrofio, la spacciava per sua figlia. Come avvenisse questo debutto è descritto con dovizia di particolari nei Ragionamenti di Pietro Aretino, dove Nanna, una cortigiana ormai ritiratasi dalla professione, racconta come la madre l'avesse portata a Roma ad alloggiare in una locanda vicino a Tor Nona, davanti al Castello. La madre e la locandiera sparsero la voce che Nanna era una ragazza di una bellezza esaltante e immediatamente una turba di giovani cominciarono a ronzare intorno alla locanda. Nanna non si concedeva alla loro vista, aumentando il desiderio in tutti i corteggiatori. Individuato quello che pareva essere il più danaroso finalmente la ragazza si mostrò alla finestra con un abito senza maniche e coi capelli tinti di biondo raccolti in una elaborata acconciatura, come voleva allora la moda. Incantato da tanta bellezza, il danaroso corteggiatore iniziò a prodigarsi in regali fino a quando non riuscì ad incontrare la " vergine " Nanna. Ottenuto tutto quello che poteva ottenere da costui, compresa una casa con tanto di arredo, Nanna rivendette ai successivi amanti la propria verginità, ogni volta ripristinata con una applicazione di allume e trementina bolliti insieme. Nanna oltre a spennare iniziò a spogliare letteralmente i suoi clienti; questi, dopo aver trascorso una notte d'amore con lei il mattino dopo non trovavano più i loro vestiti e se ne dovevano tornare seminudi alle loro case. Se qualcuno osava protestare comparivano due banditi con le spade sguainate che lo inducevano a più miti consigli. I clienti della cortigiana presero quindi l'abitudine di affidare ad un loro servo i propri abiti per farseli riportare il giorno dopo. Non solo Nanna, ma tutte le cortigiane avevano delle guardie del corpo. Molto spesso scoppiavano risse per la precedenza tra i loro clienti e un rifiuto poteva costare caro. A differenza delle altre prostitute, le cortigiane sceglievano i clienti e si ritenevano libere di rifiutare gli uomini che a loro non piacevano.La bellissima Antea, una delle cortigiane più in vista di Roma, ritratta dal Parmigianino, venne sfregiata da un amante respinto. Antea era ovviamente un nome d'arte. La prima cosa che faceva una ragazza quando decideva di intraprendere questa carriera era scegliersi un soprannome, di solito altisonante come Imperia, Lucrezia , Ortensia o Pantasilea, la regina delle Amazzoni. Molto usato era anche un soprannome dato dal luogo di provenienza, come Grechetta, Ferrarese, Spagnola nonché una " figlia del Gran Turco ". Tra i luoghi frequentati dalle cortigiane c'erano le chiese dove potevano mostrare ai futuri clienti la loro avvenenza e il loro splendido abbigliamento. Indossavano abiti sontuosi, con decorazioni in oro, pietre preziose o perle, costati un patrimonio per non parlare dei gioielli. Nonostante le loro dubbia moralità erano comunque ben viste dal clero perché riempivano le chiese dei loro corteggiatori e di curiosi. Tra le virtù richieste ad una cortigiana, di alto rango ovviamente, c'era anche la buona educazione, il sapersi comportare a tavola e nei ricevimenti. Nanna raccomandava a sua figlia Pippa, avviata allo stesso cursus honoris, di non abbuffarsi e non ubriacarsi a tavola, di non parlare con la bocca piena, non ridere sguainamene e assolutamente di non ruttare, se non voleva essere qualificata come una donna disgustosa. E' facile da ciò immaginare quale doveva essere il comportamento di una prostituta qualsiasi. Ai banchetti, anche di alti prelati, era normale trovare cortigiane tra gli ospiti. Tra le altre raccomandazioni di Nanna a sua figlia vi era quella di lasciare bene in vista sui mobili di casa vari libri, assicurandosi che la vedessero leggere, nonché strumenti musicali come il liuto e il clavicordo