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C'è musica e musica, pubblico e pubblico

Abstract

C'è musica e musica, pubblico e pubblico Cos'è il pubblico oggi? Esso viene spesso a identificarsi con il concetto di folla ossia con una moltitudine eterogenea e anonima, come nel caso del popolo dei mass media che, secondo il sociologo Denis McQuail, è inconoscibile e facilmente manipolabile. Oggi tutti sono in internet, alcuni in maniera ossessiva. Se è pur vero che i consumatori di internet, branco o gregge che siano, come spesso vengono definiti, sono controllati e condizionabili è altrettanto vero che all'interno di questa marea vi sono individui che creano rapporti collettivi e interpersonali, seppur virtuali. Si realizzano convergenze o contrasti, corrispondenze di amorosi sensi oppure risentimenti, vicinanza di idee od ostilità, insomma, vi è una comunità passionale e interessata a molti aspetti della vita politica, sociale, economica, culturale, artistica. Il pubblico, quale concetto generico, sembra racchiudere un'omogeneità che non c'è mai stata, anche in epoche passate al suo interno vi erano diversità anche forti e di sostanza. In ambito museale e accademico, la questione del pubblico non ha grande rilevanza perché viene dato per scontato che ci si riferisce al tradizionale gruppo di persone che per abitudine seguono lo svolgersi delle iniziative di un cartellone di eventi, di anno in anno sempre simile a sé stesso. Questo pubblico non solo è abitudinario e tradizionalista, ma perfino oscurantista nel suo rifiuto preconcetto alla novità. Ovviamente dei giovani nemmeno l'ombra. Non è che i giovani, per il solo fatto di esserlo, siano innovatori, ma con loro si passa dalla questione del pubblico al pubblico messo in questione. All'inizio degli anni Novanta c'è stata una vera e propria mutazione antropologica, con la diffusione del personal computer, con l'utilizzazione del satellite per le comunicazioni e quindi internet, cellulari, GPS etc., una rivoluzione nei modi di comunicare fra le persone, che oltre a parlare e scrivere fra loro, si connettono! I giovani hanno meno sovrastrutture mentali e non sentono il peso della storia, si avvicinano alla musica con leggerezza, con più spontaneità e velocità, rispetto ai musicisti delle generazioni precedenti. E poco importa se quell'immediatezza a volte confina con la superficialità, si farà poi una cernita. Dalla generazione nata fra gli anni Quaranta e Cinquanta a quella successiva e alla successiva ancora è cambiato l'universo, del resto mezzo secolo è sempre stato un periodo lungo e, nell'ultima parte del Novecento, a causa della velocità dei mutamenti, è diventato lunghissimo. E la celerità dei cambiamenti è ancor più aumentata negli ultimi anni, divenendo folle, tutto viene vissuto in real time, attimo dopo attimo, soffocando ragioni e sentimenti sotto una montagna di notizie, spesso spazzatura. Si tratta di abitare la creatività.