Fargo
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Abstract
Analysis of the first season of the television show "Fargo" (FX 2014). In Italian.
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Fuoco! Quando la passione brucia lenta e costante, Consorzio CITIS, Siena, 2003
Saccheggiate il Louvre, Ombre Corte
La figura di Burroughs è stata piuttosto isolata. Volendo contestualizzare la sua opera e comprendere le ragioni della faticosa ricezione da parte della critica statunitense e degli studi accademici rispetto alla sua sperimentazione letteraria, dovremmo considerare anche la sorte di altri scrittori. Andando oltre la cornice della 'gioventù bruciata', della Beat generation e quello che è stato detto/scritto al riguardo, e dando uno sguardo ad altre prospettive, verrà qui accolto l'inserimento di Burroughs nella categoria di scrittori 'amoderni' proposta da Murphy (Murphy 1997). La letteratura amoderna (vedi infra), secondo Murphy, è quella che, a partire da Ellison, emerge dallo spazio liminale che la parola compone con il 'piano del vivente', differendo dall'infinita e sempre differita partecipazione della vita nei giochi linguistici à la John Barth (Barth 1984) o forse, dovremmo dire, à la Borges.
Miscellanea di studi etimologici ed etnografici in memoria di Remo Bracchi, LAS, Roma 2020
Etymology of a pre-roman theonym
l 18 ottobre 1540, con la consumazione del matrimonio (il contratto era stato stipulato il 12 dello stesso mese di due anni prima), si concluse la fase più tempestosa nei difficili rapporti coniugali tra Margherita, figlia naturale di Carlo V, e il giovanissimo Ottavio Farnese, nipote di papa Paolo III.1 Qualche giorno dopo il letrado Francisco de Valenzuela, che a Roma affiancava l'oratore cesareo Juan Fernández Manrique, marchese de Aguilar, occupandosi del disbrigo di affari ecclesiastici ordinari per conto della corona spagnola, accennava al clima lieto e disteso seguito a quella pacificazione: in un dispaccio destinato al potente segretario di Stato Francisco de los Cobos, egli scriveva:
ELFOPack Soluzione multifunzione per il comfort efficiente di abitazioni autonome a basso consumo energetico
Nota: il testo integrale con le illustrazioni è stato pubblicato nel sito www.simmetria . org Ho avuto il piacere di poter leggere prima della sua pubblicazione per le edizioni Simmetria di Roma l'ultimo lavoro lasciato incompiuto da Domizia Lanzetta, autrice di numerosi saggi sulla Roma delle origini e sugli aspetti meno conosciuti della sua spiritualità complessa e articolata. Alcuni passi in particolare mi hanno colpito, quale quello in cui l'Autrice parla dei Tria Fata, giocando sul senso in italiano del plurale di fatum che in italiano suona come "fata", la creatura delle favole che porta aiuto al suo protetto: "Si parla di Tria Fata, entità misteriose i cui simulacri si trovavano tra la Curia e il Comizio; secondo la Guarducci nei pressi di Tor Tignosa, doveva trovarsi un santuario dedicato ai Fati, ove vi erano tre cippi destinati a Martia, Neuna e Decima.
Nuove scoperte. Metodo geografico e sue influenze. Mondi nuovi e viaggi visivi «come la scoperta del Nuovo Mondo […] abbia imposto all'Europa, nonostante le contese dinastiche e le guerre di religione, un'altra forma di rapporti e di attività […] Non possiamo fare un sol passo senza che ci rendiamo conto del mutamento intervenuto dopo di allora, nel mondo» (Voltaire, 1742).
Medioevo, 2013
Già nell'alto Medioevo i rapporti tra Carlo Magno e il califfo di Baghdad erano stati gustosamente presentati in termini fiabeschi, nell'intento di esaltare l'imperatore cristiano dell'Occidente. Il monaco cronista Notkero Balbulus ("il Balbuziente", 840 ca. -912) nei suoi Gesta Karoli Magni Imperatoris (883) si diletta a dipingere gli ambasciatori «di quel popolo che un tempo era motivo di terrore per il mondo intero» come degli sprovveduti che rimangono abbagliati di fronte al fulgore di Aquisgrana, e che fuggono a gambe levate quando il possente sovrano franco si cimenta nella caccia al bisonte. Quando è la volta degli ambasciatori franchi in missione a Baghdad, questi vengono messi alla prova in una caccia al leone. Si avvalgono dei valorosi cani inviati in dono da Carlo Magno, e trionfano sulla belva: «uccisero alla vena giugulare con le spade indurite nel sangue dei Sassoni il leone persiano, che era stato circondato dai cani germanici». A quel punto il califfo si convince della inavvicinabile grandezza del loro sovrano: «Ora capisco quanto siano vere le cose che ho udito sul conto del mio fratello Carlo; perché per l'assiduità nel cacciare e nel tenere in esercizio sia il corpo che l'anima con zelo infaticabile, ha senza dubbio l'abitudine di soggiogare tutte le cose che sono sotto al cielo».

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