Le relazioni

C'è la Storia e ci sono le storie. La Storia è quella che si studia sui libri ed è fatta di battaglie, di imperi che si formano e vanno in rovina, di successioni dinastiche, di moltitudini di uomini che lottano contro le ingiustizie, di rivoluzioni che si chiamano tali quando riescono vittoriose, altrimenti si chiamano rivolte, e via discorrendo. La Storia, per questo, lascia «grandi tracce»: guerre e Bastiglie, Palazzi d'Inverno e bandiere che sventolano, popoli che si liberano da dominazioni straniere o combattono per liberarsene, sono avvenimenti che tracciano solchi. E i solchi si vedono, spaccano in due il terreno. Le storie, invece, non si trovano nei libri: sono le storie di ciascuno di noi, e chi vuole ricordarle fa fatica. Le tracce che lasciano sono «piccole tracce», come quelle dei bambini delle fiabe che si inoltrano nella foresta e segnano il sentiero con briciole di pane o sassolini, per assicurarsi il ritorno a casa, e a casa non tornano solo se il vento levatosi dispettosamente spazza via briciole di pane e sassolini. Psicologia, psicanalisi e psichiatria ci aiutano a sconfiggere questo vento e a riappropriarci della nostra storia personale: per conservarla dentro di noi. Pietro Barbetta FIGURE DELLA RELAZIONE DIGRESSIONE INTORNO AL DOPPIO LEGAME Edizioni ETS www.edizioniets.com Chi fotocopia un libro lo uccide lentamente. Priva l'autore e l'editore di un legittimo guadagno, che può essere recuperato solo aumentando il prezzo di vendita. Il libro, in quanto patrimonio di una memoria storica e di una cultura sempre viva, non può e non deve morire. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633.

La chiusura delle imprese, la deregolamentazione del mondo del lavoro e l'alta percentuale di precarietà sono la prova del fallimento del sistema capitalistico e dei suoi principi. Tale disfatta rende sempre più esplicita la necessità di un nuovo sistema economico e produttivo. Bisognerebbe, come sostiene Magatti, ritornare a fare economia nel senso etimologico del termine, di “oikos-nomos”, ovvero uscire dalla convinzione che la crescita possa procedere a prescindere da qualsiasi limite e tornare ad usare diversamente e meglio le risorse che abbiamo a disposizione. Tra queste il territorio. Ne emerge la necessità di ripensare ad un sistema di produzione alternativo incentrato su una concezione del territorio diversa da quella del passato che ne prevedeva un uso esclusivamente strumentale e che è stata causa, a lungo termine, del fenomeno di de-territorializzazione (Raffestin, 1984) . Oggi appare essenziale ristabilire una relazione sinergica fra crescita economica e sociale mettendo in atto un processo di inversione rispetto a quello di deterritorializzazione che sia incentrato sulla produzione di territorialità attraverso l’agire collettivo (Governa, 1999), inteso come un' alleanza guidata da un bisogno comune. Tuttavia il sistema capitalistico ha imposto per anni meccanismi che hanno fortemente indebolito il concetto di agire collettivo a vantaggio invece di un forte individualismo. Nonostante ciò esistono delle strategie in grado di rompere la sfera individualistica e di (ri) generare nuovamente l'agire collettivo? Come è possibile attivarle? Questo capitolo contiene le linee teoriche, nate sia dalla ricerca bibliografica sia dall'esperienza “sul campo”, su cui si basa il ragionamento secondo il quale le condizioni di precarietà diffusa connesse alla necessità di ottenere migliori condizioni di lavoro (e di vita) possono rappresentare quei presupposti atti a favorire strategie generatrici di un nuovo agire collettivo volto a contrastare il processo di deterritorializzazione.

I focus group; aspetti generali: se intendiamo risalire a Le origini del focus group come metodo di ricerca dobbiamo volgere lo sguardo agli anni Quaranta. Il dipartimento si occupava, sotto la guida del famoso Lazarsfeld, di ricerche commerciali e di mercato sull'impatto che avevano nel pubblico i programmi radiofonici come le soap operas. Delle prime ricerche di mercato sino a oggi i f. g. hanno percorso molta strada, come ci ricorda l'autore citato. Stando a quanto riportato negli Stati Uniti sono oggi più di un migliaio le persone che, professionalmente, si occupano di condurre e moderare focus group; un ricercatore a tempo pieno, mediamente, gestisce più di cento gruppi all'anno. In linea di principio il contesto del f. g., se ben valorizzato può fornire a quanti vi partecipano l'opportunità e lo stimolo per esplicitare queste assunzioni normative, abitualmente relegate nella sfera dell'implicito. Il gruppo può rappresentare per i partecipanti una circostanza socialmente legittimata per darsi alla introspezione retrospettiva per cercare tutti insieme, di riportare in piena luce quegli assunti normativi che tendiamo per lo più a dare per scontati; può generare un set di dati sulle norme di gruppo che non ha nulla da invidiare a quanto otterrebbe da un periodo prolungato di ricerca etnografica sul campo. In qualsiasi contesto sia applicata, una norma di gruppo qualsiasi norma di gruppo presuppone un atto interpretativo che le attribuisca significato. Il focus group può essere prodotto con metodi differenti. I focus group esplorativi possono essere impiegati, in alternativa alle interviste in profondità, nella fase introduttiva di una survey di piu' ampio respiro. I focus possono servire, cioè, per delineare le linea guida a cui il percorso di indagine statistico-campionario, nelle sue fasi, si dovrà attenere. Il focus group esplorativo è tipicamente di ampio respiro, ma si può anche concentrare su argomenti di interesse specifico, sulla produzione di dati relativi al contesto di intervento (anche per mezzo di strumenti narrativi, come aneddoti e racconti) o sui codici linguistici di cui, nella quotidianità, fa uso il gruppo (termini dialettali, espressioni indessicali e categorie interpretative specifiche). E' possibile impiegare i focus group anche nell'interpretazione dei risultati dell'indagine statistico-campionaria, per meglio definire il senso degli atteggiamenti o dei comportamenti che da questa emergono. Il lavoro con i f.g. può contribuire all'elaborazione dei disegni di ricerca multimetodo. L'obiettivo in questo caso potrebbe essere quello della triangolazione ossia di comparare i dati tratti dal focus con altri dati sul medesimo argomento cercando poi di riprodurre i primi risultati del ricercatore. Un altro obiettivo potrebbe essere la promozione della ricerca la possibilità di svolgere un ruolo attivo e collaborativo rispetto al processo di ricerca stesso. L'idea che la triangolazione dovesse diventare per le scienze sociali il corrispettivo della replicazione delle scienze naturali: la triangolazione era vista cioè come procedura di validazione che doveva consentire, nei setting sociali, una replicazione non dissimile da quella condotta, nell'ambito delle scienze naturali, tra setting di laboratorio diversi. Per gli stessi motivi socialità e partecipazione che hanno fatto pensare a un utilizzato validatorio dei focus group alcuni hanno sostenuto che i focus sarebbero un metodo fondamentalmente femminista, secondo argomentazioni di alcune studiose per le interviste qualitativa in profondità. I f.g. non sono una fonte di dati altrettanto valida rispetto ai comportamenti e gli atteggiamenti del gruppo, giacché tendono a sottostimare le variazioni interne del gruppo. E' raro, pertanto, che si possano sostituire alle interviste in profondità o alle survey. I focus group possono essere complementari a metodi diversi in un disegno di ricerca multimetodo ma non consentono in sé, di validare i risultati ottenuti con tali metodi. La composizione dei gruppi: dal momento che la selezione dei membri di un focus g. non si basa su criteri di campionamento statistico, e che il successo del gruppo dipende (almeno in parte) dalle dinamiche che si innescano fra i partecipanti, c'è tutta una serie di questioni di cui il ricercatore, se vuole costituire e poi condurre un gruppo efficace, dovrà tenere conto. E' necessario individuare con cura, in rapporto all'argomento di discussione, le caratteristiche dei potenziali partecipanti, nonché il loro ambiente di provenienza e le strategia attraverso cui contrattarli. Una eccessiva eterogeneità del gruppo rispetto all'argomento di interesse, pertanto, può avere come risultato la produzione di dati insufficienti, o di informazioni poco approfondite. In tutte le situazioni in cui sono presenti opinioni contrapposte e sostenute con vigore, è facile che si generino conflitto: difficilmente avrà successo un focus group composto poniamo da militanti di partiti politici opposti, o da medici che praticano l'aborto e attivisti del movimento antiabortista. Gli scopi della ricerca d'altra parte, possono anche richiedere al ricercatore di condurre gruppi con un ampio spettro di soggetti diversi, in modo da raccogliere una gamma di punti di vista più ricca su un dato argomento. Occorre anche mettere in preventivo che, in gruppi caratterizzati da rapporti

CulturElite, 2024

Riflessioni su alcuni elementi della composizione architettonica.

Mimesis, 2016

in F. Toto, A. Sangiacomo (a cura di), Essentia actuosa. Riletture dell'Etica di Spinoza