
Giuseppe Di Natale
Giuseppe Di Natale è nato a Bari (Italia) nel 1974. Nel 2004 si è laureato in Lettere moderne all'Università degli Studi di Firenze. Nel 2005 ha partecipato a un seminario di museologia presso l'École du Louvre a Parigi e nel 2006 ha conseguito il Diploma di specializzazione in storia dell'arte presso l'Università di Siena. Nel 2007 ha ottenuto una borsa di studio INHA per il dottorato di ricerca e nel 2010 ha discusso la sua tesi, intitolata Édouard Jaguer, Phases e l'Italia, all’Università degli Studi di Firenze sotto la supervisione di Maria Grazia Messina. Dopo aver ricoperto il ruolo di Cultore della materia e Assistente alla Cattedra di Storia dell'Arte Contemporanea presso l'Università di Firenze, ha lavorato per quattro anni come Curatore-Responsabile delle mostre presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara (2013-2016).
Nel 2017 ha ottenuto l'Abilitazione Scientifica Nazionale (II fascia) per l'insegnamento e la ricerca universitaria in Storia dell'Arte; dal 2017 al 2019 è stato docente di Storia dell'Arte Contemporanea presso l'Università degli Studi di Firenze (PROGEAS), e presso l'Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. Dal 2020 al 2023 è stato ricercatore senior (RTD-B) presso l'Università degli Studi dell'Aquila. Dal 3 febbraio 2023 è Professore Associato presso la stessa Università, dove è titolare dell’insegnamento Storia dell’arte contemporanea nei CdS di Beni Culturali (Laurea Magistrale) e Lettere (Laurea Triennale).
Le sue ricerche spaziano dall’Ottocento al Novecento, dalla pittura non-figurativa del secondo dopoguerra in Europa alla ricezione degli artisti stranieri in Italia (Matisse, 2004 e 2014; Duchamp, 2011; Courbet, 2018-1, 2018-2 e 2019, 2023 e 2024), e sul XXI secolo, in particolare sugli anni Ottanta e Novanta negli Stati Uniti. Ha dedicato due monografie al rapporto tra l'artista Emilio Scanavino e i poeti e critici d'arte Édouard Jaguer e Alain Jouffroy (2009, 2013), ha scritto saggi, curato numeri di riviste di Fascia A e collaborato a cataloghi di mostre e cataloghi ragionati di musei (GAM di Torino, Musée Rath di Ginevra, Musée Fabre di Montpellier, Kunstmuseum Winterthur). Ha organizzando convegni internazionali (MAXXI L'Aquila, maggio 2022) e giornate di studio, e partecipato convegni in Europa, Canada, Stati Uniti e Giappone. I suoi lavori sono pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali.
Nel dicembre 2023 è stata pubblicata in Francia la monografia "Courbet et l’Italie. Prolégomènes pour l’histoire d’une réception critique, visuelle et politique" (Musée et Pôle Gustave Courbet, Ornans - Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI)). La seconda monografia, "Édouard Jaguer, Phases e l'Italia. Aspetti delle relazioni tra surrealismo e informale nell’Europa del secondo dopoguerra" (L’Erma di Bretschneider, Collana LermArte) è ugualmente uscita a fine 2023. A febbraio 2024 è stato pubblicato il volume da lui curato, "Alternative Attuali. L’esperienza di Enrico Crispolti all’Aquila, 1962-1968" (Quodlibet, Collana Cataloghi). E Co-curatore di tre numeri di due riviste di fascia A: Insieme a Davide Lacagnina, "Ricerche di Storia dell'arte" dedicato a Scritture, Spazi, Superfici. La disciplina del segno negli anni '40 e 50 del Novecento (2021), insieme a Barbara Drudi e Barbara Olivieri, "Ricerche di Storia dell'arte", dedicato a "E' la storia della bellezza". Attualità di Giorgio de Marchis (luglio 2024), e insieme a Carlotta Castellani, "Rivista di letteratura comparata e sulle arti": numero monografico "Laboratori su carta. Avanguardismi nelle riviste italiane (1916-1922)" (2024). Nel novembre 2024 ha ottenuto l'Abilitazione Scientifica Nazionale a professore di I fascia.
Da qualche anno sta lavorando a uno studio su Félix Gonzales-Torres
Lingue parlate : Italiano, Francese, Inglese
Phone: +393403134146
Address: Dipartimento di Scienze Umane
Viale Nizza, 14
67100 L'Aquila (ITALIA)
Nel 2017 ha ottenuto l'Abilitazione Scientifica Nazionale (II fascia) per l'insegnamento e la ricerca universitaria in Storia dell'Arte; dal 2017 al 2019 è stato docente di Storia dell'Arte Contemporanea presso l'Università degli Studi di Firenze (PROGEAS), e presso l'Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. Dal 2020 al 2023 è stato ricercatore senior (RTD-B) presso l'Università degli Studi dell'Aquila. Dal 3 febbraio 2023 è Professore Associato presso la stessa Università, dove è titolare dell’insegnamento Storia dell’arte contemporanea nei CdS di Beni Culturali (Laurea Magistrale) e Lettere (Laurea Triennale).
Le sue ricerche spaziano dall’Ottocento al Novecento, dalla pittura non-figurativa del secondo dopoguerra in Europa alla ricezione degli artisti stranieri in Italia (Matisse, 2004 e 2014; Duchamp, 2011; Courbet, 2018-1, 2018-2 e 2019, 2023 e 2024), e sul XXI secolo, in particolare sugli anni Ottanta e Novanta negli Stati Uniti. Ha dedicato due monografie al rapporto tra l'artista Emilio Scanavino e i poeti e critici d'arte Édouard Jaguer e Alain Jouffroy (2009, 2013), ha scritto saggi, curato numeri di riviste di Fascia A e collaborato a cataloghi di mostre e cataloghi ragionati di musei (GAM di Torino, Musée Rath di Ginevra, Musée Fabre di Montpellier, Kunstmuseum Winterthur). Ha organizzando convegni internazionali (MAXXI L'Aquila, maggio 2022) e giornate di studio, e partecipato convegni in Europa, Canada, Stati Uniti e Giappone. I suoi lavori sono pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali.
Nel dicembre 2023 è stata pubblicata in Francia la monografia "Courbet et l’Italie. Prolégomènes pour l’histoire d’une réception critique, visuelle et politique" (Musée et Pôle Gustave Courbet, Ornans - Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI)). La seconda monografia, "Édouard Jaguer, Phases e l'Italia. Aspetti delle relazioni tra surrealismo e informale nell’Europa del secondo dopoguerra" (L’Erma di Bretschneider, Collana LermArte) è ugualmente uscita a fine 2023. A febbraio 2024 è stato pubblicato il volume da lui curato, "Alternative Attuali. L’esperienza di Enrico Crispolti all’Aquila, 1962-1968" (Quodlibet, Collana Cataloghi). E Co-curatore di tre numeri di due riviste di fascia A: Insieme a Davide Lacagnina, "Ricerche di Storia dell'arte" dedicato a Scritture, Spazi, Superfici. La disciplina del segno negli anni '40 e 50 del Novecento (2021), insieme a Barbara Drudi e Barbara Olivieri, "Ricerche di Storia dell'arte", dedicato a "E' la storia della bellezza". Attualità di Giorgio de Marchis (luglio 2024), e insieme a Carlotta Castellani, "Rivista di letteratura comparata e sulle arti": numero monografico "Laboratori su carta. Avanguardismi nelle riviste italiane (1916-1922)" (2024). Nel novembre 2024 ha ottenuto l'Abilitazione Scientifica Nazionale a professore di I fascia.
Da qualche anno sta lavorando a uno studio su Félix Gonzales-Torres
Lingue parlate : Italiano, Francese, Inglese
Phone: +393403134146
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Books by Giuseppe Di Natale
exagération, un homme fort et d’aplomb […] ; le Titien et Léonard de Vinci sont des
filous. Si l’un de ceux-là revenait au monde et passait par mon atelier, je tirerais le
couteau ! […] Quant à M. Raphaël, il a fait sans doute quelques portraits intéressants,
mais je ne trouve dans ses tableaux aucune pensée. C’est pour cela sans doute que nos
prétendus idéalistes l’adorent. L’idéal ! Oh ! Oh ! Oh ! Ah ! Ah ! Ah ! Quelle balançoire !
Oh ! Oh ! Oh ! Ah ! Ah ! Ah ! »
Gustave Courbet cité par Théophile Silvestre, 1856.
Toute sa carrière, Gustave Courbet a publiquement rejeté l’art italien, source d’un
académisme contre lequel son art était en lutte. Plus intimement, l’artiste a manifesté
un intérêt tout autre. L’autodidacte, « élève de la nature », s’est formé devant les
oeuvres italiennes et sa collection personnelle était entièrement tournée vers l’art
italien, contredisant son seul intérêt revendiqué pour l’art flamand et espagnol.
L’ambivalence de Courbet obligeait à porter un regard nouveau sur sa relation réelle
à l’Italie.
À travers cet ouvrage, fruit d’un important travail de recherche et d’analyse, mené
entre le « Pays de Courbet » et l’Italie, Giuseppe Di Natale dévoile un sujet inédit,
mais pourtant fécond. Permettant de repenser les sources italiennes des oeuvres
de Courbet et d’approcher sa réception par les artistes italiens au xixe siècle, cet
ouvrage offre aussi une plongée dans la fortune critique importante du maître
d’Ornans dans la première moitié du xxe siècle. Au rôle du jeune Roberto Longhi, qui
initie le parallèle maintes fois repris entre Courbet et le Caravage, fait écho l’intérêt
de Giorgio De Chirico, auteur de la première monographie italienne consacrée au
maître d’Ornans. Dans un contexte historique finement retracé, marqué par les
guerres et le fascisme, c’est une grande partie de l’Italie intellectuelle et artistique
qui se passionne, débat et se confronte autour de l’art de Courbet.
Scientific Papers by Giuseppe Di Natale
into the historical-critical methodology deployed by de Marchis in the groundbreaking essay he penned for Storia dell’arte Italiana, the important encyclopedia published by Einaudi in 1982.This is followed by some remarks on the importance of Pascali’s knowledge of Marcel Duchamp’s poetics, his Roman debut that was anything but ‘pop’, the concept of ‘primordial’ and ephemeral in his Art, and a comparison with two other coeval critical readings, namely those by Giulio Carlo Argan and Palma Bucarelli.
Tradizionalmente associate alle pratiche informali del gesto, nella sintetica quanto ridut- tiva formula di proposte ‘segnico-gestuali’, la pittura e la scultura del ‘segno’ sono risultate schiacciate – e dunque spesso marginalizzate, anche in sede storico-critica – nel confronto con ben più accreditate, ‘riconoscibili’ e pertanto più facilmente rubricabili ricerche informel dell’immediato secondo dopoguerra. A essere enfatizzati di quella stagione, persino oggi nel discorso corrente, sono stati soprattutto gli aspetti (poli)materici, plastici, extra-mediali e le estetiche residuali, accidentate, ‘originarie’, sulla scorta delle poetiche del margine e dello scar- to e del primato esistenzialista di affermazione fenomenologica della materia o dell’artista ‘sulla’ o ‘dentro’ la materia dell’opera. Al contrario, i saggi qui raccolti intendono ribaltare questo paradigma, concentrandosi sulla ‘disciplina del segno’ quale pratica peculiare, esclusiva ed escludente, di molte ricerche non figu- rative. A essere indagati, nei casi di studio proposti su Lucio Fontana, Antonio Sanfilippo e Giu- seppe Capogrossi, sono alcuni fra gli esiti che ci sono sembrati tra i più originali e significativi in Italia tra gli ultimi anni Quaranta e i primi Cinquanta del Novecento, tra la conquista di una spazialità altra, la definizione di nuove scritture come campi di segni attraverso cui immagina- re cambiamenti radicali nella società e nella politica, il rilievo adesso accordato alla superficie quale luogo unico dell’accadimento pittorico. La scelta di limitare la cronologia a questi pochis- simi anni è stata dettata dall’esigenza di andare alle origini del problema e dunque di riconsi- derare i rapporti tra i maestri delle avanguardie, dell’astrattismo e del surrealismo, e le nuove generazioni, analizzando, più nello specifico, le dinamiche interne al lavoro degli artisti e della critica nella fase gestativa delle loro ricerche. Il periodo considerato si arresta alla pubblicazione del celebre libro di Michel Tapié, Une art autre, subito dopo il quale la formulazione di nuove ‘etichette’, come ‘informale’ o ‘tachisme’, e il consolidarsi di altre, come ‘espressionismo astratto’, ‘abstraction lyrique’ o ‘astrazione geometrica’, sposteranno l’attenzione dalle problematiche di poetica e di linguaggio alle discussioni sulla terminologia, a vantaggio della nascita di raggrup- pamenti spesso finalizzati alla conquista del mercato. Gli approfondimenti affrontati sono sorretti da una riconsiderazione dei contesti, non solo di produzione ma anche di ricezione delle opere, in cui a essere discusse sono, in prima battuta, motivazioni poetiche, eredità culturali e ragioni estetiche, fonti visive e rielaborazioni formali, rimediazioni e contaminazioni di diverso registro, linguistico e tecnico. Le opere prese in esame sono rilette nel più ampio spettro della storia della cultura e delle idee, con particolare riferi- mento alla militanza politica degli artisti e al conseguente dibattito critico e storiografico sul modernismo, da riconfigurare in un campo più articolato di dinamiche transnazionali, tran- sgenerazionali e transmediali. Dalla sintesi cubista e dal valore psichico e iconico del segno sur- realista agli sconfinamenti in altri ambiti d’intervento creativo (la letteratura, l’architettura), a un allargamento di riferimenti a culture extra-occidentali (dall’America Latina all’Estremo Oriente), l’esegesi della pittura e della scultura segnica, volta a decodificare alfabeti di un nuovo linguaggio visivo e a riconoscere una specifica e autonoma qualità al ductus quale principio identitario dell’opera, offre così un nuovo momento di confronto tra approcci metodologici dif- ferenti e inedite letture.
Giuseppe Di Natale e Davide Lacagnina
Articolo pubblicato:
«Toujours le même signe!» Giuseppe Capogrossi alla prova delle ricerche astratto-surrealistenell’Europa del secondo dopoguerra.