Dipartimento di Scienze Umanistiche

STEFANO NICOSIA Una lettura del poema comico in ottave attraverso il "Morgante" di Luigi Pulci Panel 1 L. Pulci, Morgante, a cura di D. Puccini, Milano, Garzanti 1989, 2 voll., XXVIII, 141. 2 Penso, ovviamente, al Boiardo dell'Orlando innamorato e all'Ariosto dell'Orlando furioso e dei Cinque Canti, i debiti dei quali nei confronti del Morgante sono stati già messi in luce dalla critica novecentesca.

Nel secondo Novecento alcune opere della tradizione cavalleresca e d'avventura italiana -i cui autori che più ci interessano qui sono Andrea da Barberino, Luigi Pulci, Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto -sono state rilette e riproposte, dandoci una ricca serie di palinsesti. Il termine palinsesto, preso in prestito dalla filologia, dove indica un documento in pergamena abraso e riutilizzato per la scrittura, è passato ad indicare in critica letteraria un testo che è per costituzione una rielaborazione di altri testi, che esso nasconde o più scopertamente dichiara 1 . Insieme a riscrittura, la modalità attraverso cui il palinsesto prende vita, esso è cifra saliente di un sistema di pratiche letterarie che si tenterà qui di delineare e analizzare.

C he l'incipit di un testo sia un luogo dalla grande rilevanza semantica e comunicativa, è indubbio, e di questo sono consapevoli naturalmente tanto gli artisti quanto i critici -per non parlare degli improvvisati narratologi dei laboratori di scrittura di quartiere. Tuttavia, gli esercizi esegetici intorno a quella « soglia » 1 che, a differenza di molte altre, è stata ed è di continuo oggetto di regesti e classifiche, 2 si sono concentrati soprattutto sui testi in prosa, novel su tutti. È significativo, ad esempio, che nell'interessante volume Beginnings/ Endings/Beginnings tutti i saggi siano dedicati alla prosa, e in particolar modo al romanzo. 3 I contributi del numero dedicato ai due limina del testo, tuttavia, allargano in maniera interessante la prospettiva alla semiotica e a quella che, con Iser, si può chiamare « teoria della risposta estetica ». 4 Sul versante semiotico, infatti, tra gli altri Jurij Lotman ha rivolto la sua attenzione, ormai molti anni fa, ai meccanismi della poesia, riconoscendo un ruolo chiave a particolari elementi della struttura testuale : « il confine, mostrando al lettore che egli ha a che fare con un testo, e richiamando alla sua coscienza tutto il sistema di codici artistici corrispondenti, si trova strutturalmente in una posizione di forza ». 5 Questo « confine » è anche l'incipit di cui ci occuperemo. Se da una parte la prospettiva dello studioso russo si rivolge al testo più 1 Impossibile non coinvolgere Gérard Genette, Soglie. I dintorni del testo, Torino, Einaudi, 1989. 2 Si veda ad esempio Carlo Fruttero, Franco Lucentini, Incipit. 757 inizi facile e meno facili. Un libro di quiz e di lettura, Milano, Mondadori, 1993. Esistono anche iniziative enciclopediche, come la raccolta sempre aperta di migliaia di incipit del sito www.incipitario.com ; o pubblicitarie, come il più recente invito del supplemento La lettura del Corriere della Sera ad inviare l'incipit del proprio romanzo perché venga scelto e pubblicato. 3 Cfr. *Beginnings/Endings/Beginnings, « Annali d'Italianistica », 18, 2000. 4 Cfr. Wolfgang Iser, L'atto della lettura. Una teoria della risposta estetica, Bologna, Il Mulino, 1987. 5 Jurij M. Lotman, La struttura del testo poetico, Milano, Mursia, 1972, p. 68. Corsivo mio. Cfr. anche Il linguaggio degli inizi. Letteratura, cinema, folklore, a cura di Gian Paolo Caprettini, Ruggero Eugeni, Torino, Il Segnalibro, 1988. Sull'incipit come luogo chiave anche per il cinema cfr. Armando Fumagalli, Funzioni strategiche dell'incipit : alcuni esempi da adattamenti letterari, « Studi novecen teschi », xxxv, 75, 2008, pp. 99-110. stefano nicosia 72 propriamente « narrativo », 6 credo che non sia una forzatura leggere le sue considerazioni anche in relazione ad un genere letterario come quello in oggetto in questo articolo. La poesia in ottave, infatti, ha un tasso di narratività molto più alto rispetto alle altre forme strofiche ad essa contemporanea.

eds. National Belongings. Hybridity in Italian Colonial and Postcolonial Cultures. Bern: Peter Lang, 2010. Pp. 239. Il volume curato da Jacqueline Andall e Derek Duncan è il risultato di una conferenza londinese (2005) sul concetto di ibridismo (hybridity) nel contesto italiano coloniale e post-coloniale da un'ottica multidisciplinare, ed affianca altri lavori sul colonialismo italiano come quelli pubblicati da Andall e Duncan (Italian Colonialism: Legacy and Memory, 2005) e da Ruth Ben-Ghiat e Mia Fuller (Italian Colonialism, 2005).

Roberto Casati, Contro il colonialismo digitale. Istruzioni per continuare a leggere, Laterza, Roma-Bari 2013, pp. 142, € 15. Il rischio implicito in molte delle analisi sulle sorti della lettura e sul digitale è di cadere in due trappole opposte: il romanticismo analogico e l'oltranzismo digitalista. Pericolo in cui incorre ancor di più la forma semi-pamphlettistica scelta da Casati, tuttavia abile a tenersi in equilibrio sul filo delle argomentazioni a favore della lettura in analogico e contro la digitalizzazione forzosa.

As of the 2008 issue, book reviews are published exclusively online. Please visit the journal's website for the complete text: www.ibiblio.org/annali GENERAL & MISCELLANEOUS STUDIES Giuliana Adamo. L'inizio e la fine. I confini del romanzo nel canone occidentale. Ravenna: Longo, 2013. Pp. 384.

della dignità di stampa» (p. 187). Ancora una volta, il 'sistema' soprasintagmatico permette di entrare nella dimensione intimistica di Michelangelo; ed è il caso delle sette stesure del sonetto 106. Poi C. non si perita di estrarne le analogie con il gioco compositivo dell'officina visiva del Buonarroti.

Introduzione in olandese del primo quaderno di poesie dell'Istituto italiano di Cultura di Utrecht dedicato alle voci poetiche femminili contemporanee. Nel mare magnum della produzione lirica (che però va progressivamente assottigliandosi, dal momento che un editore storico come Guanda ha chiuso la collana la Fenice contemporanea), come fissare un discrimen tra autori e testi di pregio? Cosa garantisce e misura la potenza della creazione poetica? Come non farsi influenzare da quella che George Steiner ha chiamato “la cultura del commento” che deresponsabilizza e narcotizza o, peggio, dagli orientamenti del marketing editoriale che tutto livella e appiattisce sul consumo quotidiano?

Nella scrittura di Silvana Grasso il sistema dei nomi propri rivela una densità semantica che costituisce la chiave di volta per interpretare elementi di forza e di debolezza degli stessi personaggi. Tra nomi doppi, regionalismi e ipocoristici balbettanti si individueranno le componenti fondanti delle scelte autoriali.

Questo saggio si concentra su due romanzi di Andrea Camilleri: La tripla vita di Michele Sparacino, ispirato alle pagine finali di Luigi Pirandello I vecchi e i giovani, e La mossa del Cavallo, che trova le sue radici in un passaggio del saggio storico Politica e mafie in Sicilia, di Leopoldo Franchetti. Nel primo romanzo il nome del protagonista diventa il motore di una serie di equivoci, che lo portano alla morte; nella seconda, al contrario, il protagonista salva la sua stessa vita attraverso la manipolazione dei nomi. In entrambi i casi il nome funge da innesco per l'azione narrativa, e permette di arrivare alla soluzione finale.

This paper focuses on name nouns and characters' name nouns as found in the works by the sicilian writer goliarda sapienza. in many texts of autobiographical inspiration this author reflects on the legacy of names given to each character. The names of the novel «l'arte della gioia» will be especially taken into account, as well as the relationship between the author's onomastic biography and her choices of the characters' names of the novel. The final part of the paper will be focused on a recurring euphemism related to taboo of death.