Negli ultimi anni la ricerca storiografica è pervenuta ad una soddisfacente definizione dell’esoterismo, inteso come un insieme di correnti e movimenti dell’Occidente moderno caratterizzati da una comune «forma di pensiero». Ciò ha...
moreNegli ultimi anni la ricerca storiografica è pervenuta ad una soddisfacente definizione dell’esoterismo, inteso come un insieme di correnti e movimenti dell’Occidente moderno caratterizzati da una comune «forma di pensiero». Ciò ha suscitato indagini feconde sui rapporti tra tali tradizioni e le varie dimensioni (arte, letteratura, scienza, pensiero politico) della cultura europea moderna e contemporanea. Nel panorama editoriale italiano odierno, un’espressione compiuta di tale indirizzo di ricerca è il venticinquesimo tomo della Storia d’Italia di Einaudi (2010), dedicato, appunto, all’«Esoterismo». Come illustrato dal volume in questione, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si assiste anche in Italia all’emergere (o al riemergere) di una spiccata sensibilità nei confronti delle tematiche esoteriche. L’interesse per queste ultime travalica rapidamente i confini dei singoli milieux occultisti, finendo per contagiare vaste cerchie di intellettuali. Se già nella seconda metà dell’Ottocento personalità di spicco come Capuana e Fogazzaro si erano fatte portavoce dello spiritismo di Kardec, all’inizio del nuovo secolo la teosofia e l’antroposofia si diffondono in modo capillare negli ambienti intellettuali, coinvolgendo scrittori come Giovanni Amendola e suscitando entusiasmi nelle avanguardie letterarie. Tali correnti, unendosi a tradizioni endogene, erano destinate ad alimentare in modo originale il dibattito sul sacro nell’Italia della prima metà del Novecento, e a spianare la strada a nuove forme di spiritualità.
Date queste premesse, è lecito aspettarsi che una personalità intellettuale come quella di Benedetto Croce, al centro di una fitta rete di conoscenze e attento alle varie istanze culturali del suo tempo, finisse per incontrare sulla sua strada tematiche, problematiche e personaggi appartenenti all’ambito esoterico; ed infatti così fu.
A favorire questo incontro, come mostrato a suo tempo da Daniela Coli, fu senza dubbio il ruolo di «consulente letterario» ricoperto da Croce presso Laterza per tutta la prima metà del secolo. Sia Laterza che lo stesso Croce, infatti, erano spesso sollecitati da autori (e traduttori) di spiritualità ed esoterismo, desiderosi di veder pubblicate le proprie opere dall’editore di Bari. Quest’ultimo, non disdegnando gli introiti garantiti da tali pubblicazioni, che andavano a compensare le magre vendite della «roba grave» sponsorizzata da Croce, aveva istituito a tal fine la celebre «Collezione di studi religiosi, iniziatici ed esoterici». Fu così che dinanzi agli occhi del filosofo si spalancarono i vasti spazi delle emergenti religiosità occultiste ed esoteriche, che all’inizio del Novecento godevano di ampia popolarità, e con cui un editore accorto come Laterza non poteva non misurarsi.
Ma l'incontro tra Croce e l'esoterismo, da un punto di vista più generale, fu anche il naturale prodotto della temperie culturale dei primi decenni del Novecento, caratterizzata da una vivace reazione antipositivista che vide coinvolti, assieme ai più autorevoli interpreti del neohegelismo italiano, gli ambienti delle avanguardie letterarie e le più varie correnti spiritualiste ed esoteriche. L'osmosi tra queste diverse aree culturali fu tale che alcuni pensatori idealisti – il caso più emblematico fu quello di Piero Martinetti – integrarono senza difficoltà, all'interno del proprio sistema speculativo, robuste suggestioni esoteriche ed orientalistiche, pur tenendo a scanso di equivoci a distinguersi, sul piano filosofico, da ciò che percepivano come forme di occultismo e di «irrazionalismo» deteriore.
Esaminare questo rapporto teso, e talora apertamente conflittuale, tra Croce e le correnti esoteriche dell'inizio del Novecento, anche alla luce delle ultime pubblicazioni e risultanze documentali, non esaurisce tuttavia la problematica che qui ci proponiamo di affrontare. Anzi, proprio l’essersi molto soffermati, in passato, sul ruolo di «censore» svolto da Croce, sui suoi ricorrenti «rimbrotti» al Laterza e sulle sue vibranti denunce dell'irrazionalismo del suo tempo, ha generato un paradigma interpretativo che, pur cogliendo alcuni importanti elementi di verità, è tuttavia piuttosto fuorviante se applicato in modo estensivo: quello di un Croce anti-esoterico, in quanto ostile alle nuove religiosità occulteggianti e sospettoso nei confronti di tutto quanto esulasse dai criteri di una salvifica ragione filosoficamente intesa.
Un paradigma simile è debole per inquadrare il rapporto tra Croce e l’esoterismo, e lo è perché poggia su una visione riduttrice dell’esoterismo stesso. Un simile approccio ha senso, infatti, solo se ci si limita ad includere in questa categoria i movimenti esoterici sorti in Europa tra la metà dell’Ottocento e la metà del Novecento (spiritismo, occultismo, teosofia blavatskiana, antroposofia, varie forme di tradizionalismo e perennialismo). Se intendiamo con «esoterismo», invece, la «forma di pensiero» descritta dagli studi accademici recenti, che fa la sua comparsa nel Rinascimento nelle sue articolazioni neoplatoniche, magiche e ermetizzanti, e che intrattiene rapporti complessi e strutturali con la genesi della modernità, il nostro angolo prospettico slitta sino a restituirci un’immagine diversa: quella di un Croce, che pur partendo dal fermo postulato del primato della filosofia come affermazione razionale dello Spirito, mostra interesse per vari filoni dell’esoterismo occidentale, nei quali trovava di che appagare una sensibilità intellettuale ad ampio spettro, nonché, in alcuni casi, le proprie inclinazioni di erudito, bibliofilo e storico del pensiero.
Volendo rintracciare l'origine della sensibilità di Croce nei confronti di varie correnti esoteriche del passato, essa ci sembra dover essere ricondotta, in ultima analisi, ad alcune trame profonde che innervano la sua formazione culturale e filosofica ed orientano in modo decisivo il suo discorso speculativo. Il primo e più importante fattore da tener presente, da questo punto di vista, non può essere altro che il retaggio di Hegel – quell'Hegel suo «eterno amore e cruccio» da cui Croce deriva l'idea, fondamentale, secondo cui la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e si produce. Come è noto, di Hegel si sono potute tratteggiare, specie in tempi recenti, interessanti ed acute letture «ermetiche». Esemplare a questo riguardo è il volume Hegel and the Hermetic Tradition (2001) di G.A. Magee. Nel ricostruire l'itinerario «esoterico» di Hegel, Magee mostra come la forte sensibilità del filosofo di Stoccarda per la mistica e per varie forme di esoterismo medievale e rinascimentale (tra cui l'alchimia), nonché per il magnetismo animale e gli stati alterati di coscienza indotti dalle pratiche mesmeriche, affondasse le proprie radici nella temperie religiosa ed intellettuale del Württenberg della fine del XVIII secolo, animata da forti correnti di pietismo teosofico, in cui simili interessi erano assai diffusi.
La maturazione, avvenuta in anni recentissimi, della nozione scientifica di «esoterismo», è il primo fattore che ci permette di affrontare tali questioni in un’ottica diversa, più complessa e storicamente più efficace, rispetto a quanto fatto in passato. Accanto a questo occorre segnalare un altro elemento, e cioè la recente pubblicazione di alcuni importanti carteggi: in primo luogo le lettere di Julius Evola a Croce, le quali ci forniscono interessanti informazioni sui rapporti tra i due pensatori; i carteggi di Ernesto de Martino del periodo 1940-1943, anni in cui prende forma l’ambizioso disegno del Mondo magico; e infine l’ingente epistolario Croce-Laterza, pubblicato in quattro volumi tra il 2005 e il 2009. Da ultimo, ci è stato di grande aiuto l’accesso ai carteggi inediti di Croce, per il quale ringraziamo l’Istituto Italiano per gli Studi Storici e la Fondazione Benedetto Croce.