Books by Alfredo Givigliano

Perché la sociologia dovrebbe essere un linguaggio? Perché si dovrebbe descrivere e analizzare l’... more Perché la sociologia dovrebbe essere un linguaggio? Perché si dovrebbe descrivere e analizzare l’insieme dei rapporti, delle influenze reciproche, delle tensioni e delle declinazioni euristiche del cosiddetto pensiero sociologico in quello filosofico riguardante il linguaggio?
Viviamo in mondi simbolici, costruiamo mondi simbolici, reclamiamo e ci appelliamo a mondi simbolici, usiamo mondi simbolici. Tutto questo non lo facciamo sotto una campana di vetro, non restiamo fermi, immobili, soli nell’intero universo. Lo facciamo solo in quanto lo facciamo con altri. Non potremmo nemmeno pensare in termini di altri se non all’interno del linguaggio stesso.
Filosofia del linguaggio e sociologia hanno in comune l’essere due dimensioni ontologiche del mondo della vita di tutti i giorni, che lavorando insieme, sfumando l’una nell’altra ci permettono di continuare lungo quella processualità che, nonostante tutti i tentativi di renderla statica, rimane dinamica e continua. La processualità che descrive, come forma e contenuto, quello che viviamo e chiamiamo sociale.

Dal 14 al 16 maggio del 2001 si è tenuto a Parigi un Convegno dal titolo Le dernier Wittgenstein.... more Dal 14 al 16 maggio del 2001 si è tenuto a Parigi un Convegno dal titolo Le dernier Wittgenstein. Scorrendo l’elenco dei partecipanti ci si potrebbe sorprendere, a prima vista, nel leggere tra i vari nomi quello di Pierre Bourdieu. Perché è stato invitato? In fondo Bourdieu più e più volte si è scagliato senza mezzi termini contro un certo modo di fare filosofia e di guardare il linguaggio della filosofia. Perché invitarlo a un convegno su uno dei filosofi che più ha influenzato il pensiero e il linguaggio filosofico nella seconda metà del secolo scorso e al quale ancora oggi, spesso, guardiamo come a un punto di riferimento?
Bourdieu conosceva Wittgenstein, usava Wittgenstein in senso wittgensteiniano. Bourdieu ha messo Wittgenstein al lavoro nei suoi costrutti: «Je crois en effet que les grandes pensées ne sont pas faites seulement pour être commentées et que le meilleur des usages qu’on en puisse faire consiste à les mettre au travail, fût-ce au prix de déformations ou de détournements».
Quello che vedremo è come attraverso il mettere al lavoro Wittgenstein Bourdieu arrivi a una analisi di problemi interni alla filosofia del linguaggio che sono punti nodali non solo della costruzione della sua sociologia, ma della sociologia stessa vista come un linguaggio.

Che tipo di oggetti sono le relazioni sociali? Quali problemi emergono in una possibile descrizio... more Che tipo di oggetti sono le relazioni sociali? Quali problemi emergono in una possibile descrizione e definizione sintattica e semantica di questi oggetti? Quali sono le coordinate logiche, epistemologiche e teoretiche dello sfondo dal e nel quale questi oggetti si stagliano; sfondo dal quale sono formati e che contribuiscono, a loro volta, a formare? Qual è il ruolo del linguaggio delle e nelle relazioni sociali?
Relazioni sociali che, tuttavia, sono anche vissuti e costrutti di soggetti che non solo le studiano, ma le vivono, le determinano e ne sono a loro volta determinati.
Il testo affronta queste domande e questi problemi, la loro vaghezza e la loro complessità, attraverso un dialogo che coinvolge la filosofia, la logica, la sociologia delle relazioni sociali. Un dialogo che ha per protagonisti, tra gli altri, il concetto di vaghezza e alcune sue analisi in relazione al concetto di verità, il I Teorema di Incompletezza di Gödel del 1931, il concetto di habitus e quello di rete sociale.

Come si costruisce il dato in Sociologia? Qual è il rapporto che lega il linguaggio della sociolo... more Come si costruisce il dato in Sociologia? Qual è il rapporto che lega il linguaggio della sociologia e la Logica, in particolare quella propria del pensiero sociologico? Come emerge il dato dall’interazione tra linguaggio del mondo della vita quotidiana e linguaggio della sociologia?
Nel testo il discorso è sviluppato partendo da un confronto e da un dialogo con alcune tappe significative nello sviluppo del pensiero sociologico: la dinamica del dialogo è individuata nel rapporto tra linguaggio naturale, dato sociale, e linguaggio della sociologia, dato sociologico; la cornice del confronto è determinata da una lettura degli autori presi in considerazione alla luce dei concetti di immagine, metafora e diagramma costruiti da C.S. Peirce. Il rapporto linguaggio naturale – linguaggio della sociologia permette, quindi, di affrontare il nodo della vaghezza delle e nelle relazioni sociali in termini logici e di linguaggio. Si giunge in tal modo alla descrizione della stessa ricerca sociologica come relazione sociale e, nell’ultima parte, ad una rivisitazione tematica all’interno della metodologia della ricerca.
Papers by Alfredo Givigliano

Il titolo del presente contributo riprende, nella prima parte, quello di un famoso volume di R.K.... more Il titolo del presente contributo riprende, nella prima parte, quello di un famoso volume di R.K. Merton ed E. Barber. Questo debito è oggettivazione e, contestualmente, si oggettivizza nell’uso di una declinazione della tensione che la complessità gioca all’interno del campo della sociologia, meglio dello sfumare dei campi dell’ontologia, dell’epistemologia e della sociologia.
Storicamente la complessità – come termine, oggetto, modalità di conoscenza – ha trovato nella riflessione sociologica e nella riflessione sulla sociologia (interna/esterna al campo stesso) un luogo di descrizione e costruzione di significati e posizioni sociali concretizzanti la e concretizzantisi nella processualità della tensione complessa – nei termini di un approccio sociologico ben preciso alla complessità stessa – tra traiettorie sociali e le discipline (campi).
Alla luce di tutto questo, nel presente contributo descriveremo alcune linee di discussione e analisi di questa tensione tra la complessità e lo sfumare dei campi che si declina, nello stesso tempo, nella complessità come oggetto (ontologia), prassi di conoscenza (epistemologia) e nella tensione tra teoresi, metodologia, ed empiria (sociologia).

Alfred Schütz, filosofo, sociologo o scienziato sociale? Secondo una determinata logica non si do... more Alfred Schütz, filosofo, sociologo o scienziato sociale? Secondo una determinata logica non si dovrebbe trovare che in una sola di queste categorie e, molto spesso, questa è anche la logica dell’accademia e del mondo della ricerca. Una logica che vincola in maniera netta e decisa, che chiude in recinti costruiti all’interno di una determinata situazione storica e geografica. Che incide non solo sulle posizioni scientifiche, ma anche – in quanto queste posizioni ne sono anche costitutive – sulle traiettorie sociali di chi fa ricerca.
Nel momento in cui discute a lezione sui Problemi di una sociologia del linguaggio, come in tutta la sua produzione, Schütz scardina questa logica. Non discute la sociologia del linguaggio, ma una sociologia del linguaggio, declinazione della sua fenomenologia sociologica, questo non implica che non ve ne siano altre in tensione con altre posizioni filosofiche. Scardina i recinti disciplinari nel momento in cui fa vedere come differenti discipline, sociologia, filosofia, linguistica, antropologia, etc. lavorano insieme – pur nelle rispettive specificità – nella comprensione del sociale attraverso il linguaggio, il suo costituirsi, il suo uso, la sua analisi, le sue dinamiche costruttrici. Tutto questo nel luogo di incontro che è la metodologia.
Sono queste le linee direttrici che affronteremo in queste nostre riflessioni attraverso e per mezzo di tre momenti. Il primo un confronto con e una contestualizzazione delle posizioni di John R. Searle; il secondo, la descrizione del come la metodologia sia costruita e usata come un luogo; il terzo una descrizione del linguaggio come campo.

Le FormeSociali non descrivono solo modi di essere propri della RelazioniSociali, ma sono esse st... more Le FormeSociali non descrivono solo modi di essere propri della RelazioniSociali, ma sono esse stesse oggetti della RealtàSociale. Il modo in cui questi oggetti sono in tensione e relazione con altri oggetti a disposizione nel mondo di tutti i giorni, non solo di chi vive questo mondo, ma anche di chi oltre a viverlo vuole descriverlo, permette la diversità delle letture del sociale, della RealtàSociale.
La sociologia si trova in una duplice costante tensione all’interno dello spazio sociale; una tensione che, per quanto riguarda la teoria sociologica, se risolta in maniera parziale e univoca conduce alle possibili descrizioni che Martindale declina come apollinea e dionisiaca. Presa, invece, nella sua complessità possiamo vedere in che modo da un lato (come tutti i campi scientifici) la sociologia sia in tensione con la filosofia – anch’essa campo, disciplina, linguaggio –, dall’altro in tensione con gli altri campi scientifici.
Da questo emergono tre passaggi che sono l’articolazione stessa di questo contributo.
Primo passaggio: i) c’è una tensione tra la filosofia come linguaggio e la sociologia come linguaggio lungo un continuum che ha come poli il coinvolgimento e il distacco; ii) questa tensione è declinata nelle descrizioni processuali di von Wiese ed Elias: l’oggetto forma, l’oggetto sociale forma; la tensione soggetto-oggetto; l’identificazione di Natura e Realtà.
Secondo passaggio: la tensione complessa tra filosofia e sociologia in ragione di una critica alla distinzione soggetto-oggetto ci porta a vedere come, in ragione della specificità processuale della sociologia, differenti approcci sociologici, Durkheim e Weber, risolvano questa processualità in maniera differente: da un lato la realtà indagata coincide con la Natura, dall’altro coincide con il mondo sociale.
Terzo passaggio: vediamo contestualmente, da un lato le FormeSociali come processi, dall’altro come costrutti. I due momenti non sono scindibili, la sociologia emerge come campo in ragione di una domanda di conoscenza che nasce in (coinvolgimento) e dalla tensione con (distacco) il mondo della vita quotidiana, da un modo di vedere questa tensione altro (distacco) rispetto quello della filosofia, pur nascendo da essa (coinvolgimento). Le FormeSociali si declinano, quindi, nell’emergere di dinamiche di possibilità tra le occasioni reali della tensione tra filosofia e sociologia e le occasioni reali della tensione tra questa e il mondo della vita di tutti i giorni; in ragione delle relazioni tra i costrutti della sociologia e le sue occasioni reali. Per arrivare, usando contestualmente Whitehead ed Elias, a: i) occasione reale come un processo; ii) l’uomo stesso è un processo; iii) le configurazioni sociali sono processi. Declinato nel percorso che descriviamo: la costituzione processuale del campo è in ragione della relazionalità tra le reti di traiettorie sociali e il campo stesso, così come della processualità delle traiettorie sociali come insiemi di posizioni e pratiche sociali. Campi, pratiche e traiettorie sociali come FormeSociali.
Le forze sociali continuamente si compongono, scompongono e ricompongono in forme che definiscono... more Le forze sociali continuamente si compongono, scompongono e ricompongono in forme che definiscono il modo in cui il sociale organizza il sistema delle proprie relazioni. Ogni forma è, dunque, solo una delle possibilità sociali di interazione, sempre mutevole e sempre mutabile. Il CeRC -Centre for Governmentality and Disability Studies "Robert Castel" e il GRiOS -Centro studi sull'Ontologia Sociale hanno promosso un confronto fra le prospettive antropologiche, filosofiche e sociologiche per esplorare alcuni usi e declinazioni della nozione di "forma sociale", ragionare sugli strumenti della sua indagine e analizzare parte dei codici culturali che strutturano l'esperienza quotidiana dell'ordine sociale delle formazioni, delle deformazioni e dell'informe.

The aim of the present contribute is to taking into account the speaking in connection with the t... more The aim of the present contribute is to taking into account the speaking in connection with the tension between the social (scientific) trajectory and the fields through which this trajectory lives; this means to focus on the every-day-life world of each single ontological dimension (field, language). We will articulate our analysis and description in two parts.
In the first part we will describe and construct a difference between the word and the speaking in (a field). Starting from, and using, the constructions of Florenskij and Bourdieu we will arrive to an homology between the word (and its relation with the tension subject-objects) and the speaking in (and its relation with the tension trajectory-field).
In the second part we will analyze and describe the tension between the social (scientific) trajectory of John Nash and the fields that it crosses as a case study of our construction.

Il titolo che presenta queste considerazioni delinea già, nella sua costruzione, l’operazione che... more Il titolo che presenta queste considerazioni delinea già, nella sua costruzione, l’operazione che vogliamo compiere di oggettivazione del nostro oggetto: l’uso del teorico come luogo. Che luogo sia un oggetto del mondo della vita di tutti i giorni non è un’affermazione così strana o avventurosa, tuttavia, non è l’uso all’interno del senso comune del mondo della vita quotidiana l’unico possibile, ciò che ci interessa è la sua tensione con l’uso all’interno di quel campo sociale che è la scienza, nel momento in cui sfuma con quello della filosofia.
Tutti i testi scientifici e molti filosofici presentano al minimo un oggetto che viene descritto come teoria, ma la teoria coincide del tutto con ciò che vogliamo delineare come teorico? La nostra impressione è che una teoria possa essere un esempio di possibile declinazione, di/in un particolare luogo – il teorico –, nella costruzione che la fa diventare oggetto reale all’interno del campo – della disciplina, dimensione ontologica – nel quale nasce; quelli che vengono descritti come costrutti teorici, non sono essi stessi una teoria, ma oggetti in ragione di/in un luogo che è il teorico. Perché un luogo? Da quanto abbiamo detto emerge una serie di linee guida.
In luogo di una prefazione. L’uso di un termine
Possibilità e campi
Non si può descrivere una possibilità senza tenere conto dello spazio all’interno del quale quest... more Non si può descrivere una possibilità senza tenere conto dello spazio all’interno del quale questa possibilità si costituisce. Nello stesso tempo la possibilità, che emerge, consente la strutturazione, la forma e la dinamica dello spazio in questione. Non si può, nemmeno, parlare di e/o descrivere possibilità isolate all’interno di questa tensione genesica con lo spazio. Il concretizzarsi di questi nodi e di queste tensioni in pratiche sociali è la costituzione stessa delle traiettorie sociali dei soggetti e delle loro reti, nei giochi di senso che sono i campi sociali.

Wittgenstein est un sport de combat. Un soggetto usato come un attizzatoio
Immagina di chiederti che cos’è un attizzatoio? Al di là della scelta inconsueta dell’oggetto spe... more Immagina di chiederti che cos’è un attizzatoio? Al di là della scelta inconsueta dell’oggetto specifico questa semplice domanda sembrerebbe essere presa direttamente da uno dei testi più citati e interpretati, ma forse non usati, non solo in filosofia, ma anche in tutta una serie di scienze umane e sociali, non ultima sicuramente la sociologia. Ci riferiamo alla collezione di appunti pubblicata postuma che prende il nome di Ricerche filosofiche. Attraverso le riflessioni che seguiranno, vogliamo delineare, all’interno di un approccio relazionale processuale complesso, come questa domanda sia, in effetti, da chiarificare. L’attizzatoio al quale ci riferiamo, ha il nome di Ludwig Wittgenstein, autore degli appunti contenuti nella Ricerche filosofiche ed esperto branditore, lui stesso, di attizzatoi nel corso di discussioni filosofiche. Chi usa questo particolare attizzatoio? Qualcuno che, a sua volta, è stato un esperto di lotte sia nella vita accademica che in quella pubblica, così come nel suo tanto amato rugby, nel quale chi non combatte, subisce una ben triste sorte. Stiamo parlando di Pierre Bourdieu. Il titolo stesso che abbiamo scelto per queste riflessioni rimanda, infatti, direttamente a La sociologie est un sport de combat, il documentario di Carles del 2001 dedicato a e al quale ha anche collaborato in prima persona, Bourdieu stesso. Vedremo come Bourdieu usa l’attizzatoio Wittgenstein nella declinazione che costituisce una delle gambe dalle quali emerge il nostro approccio. Lo vedremo attraverso un percorso in tre fasi. Nella prima affronteremo la sua costruzione della traiettoria sociale, luogo della soggettività, attraverso l’uso di Wittgenstein in relazione alla conoscenza prassiologica, all’habitus e alle pratiche. Nella seconda descriveremo come, dal proliferare dei differenti Wittgenstein, emerga la denuncia di Bourdieu dei mauvuais usages che una serie di sociologi fa di Wittgenstein stesso, nello specifico affronteremo il caso di Bloor. Nella terza delineeremo, infine, la discussione delle critiche che gli muove Schatzki e di come queste siano quanto meno problematiche alla luce dello stesso brandire, da parte di Bourdieu, dell’attizzatoio Wittgenstein – dell’uso wittgensteiniano di Wittgenstein da parte di Bourdieu.

Uno degli oggetti più affascinanti, spesso relegato in secondo piano, dell’ontologia sociale, del... more Uno degli oggetti più affascinanti, spesso relegato in secondo piano, dell’ontologia sociale, dell’ontologia del sociale, costruita e usata da Bourdieu è quello di traiettoria sociale. La nostra discussione si articolerà in tre passaggi per far vedere come le traiettorie sociali non solo siano un oggetto della ontologia sociale di Bourdieu, ma come possano essere declinate all’interno dell’approccio relazionale processuale complesso.
Primo passaggio: il perché dell’uso di Bourdieu e il come decliniamo questo uso all’interno della proposta di lettura del sociale – in termini di una relazionalità processuale complessa – che chiama direttamente in gioco i campi e la tensione tra campi e traiettorie sociali.
Secondo passaggio: discussione della dinamica di costruzione reale dei campi da parte di Bourdieu. Nello specifico, il problema dell’esistenza si connette a (è) il problema della costituzione stessa dei limiti del campo, questo sia per quanto riguarda il campo come luogo delle dinamiche sociali, sia per quanto riguarda il campo come disciplina scientifica; entrambe queste declinazioni permettono, quindi, di descriverlo come dimensione ontologica. Sono le traiettorie sociali degli individui che contribuiscono a costituire il campo e che, contestualmente ne sono costituite: che permettono l’emergere dei campi stessi. Emergenza questa che è implicata e implicante il processo di oggettivazione dell’oggettivato.
Terzo passaggio: la tensione tra traiettorie e campi non è riducibile alla dicotomia bivalente tra struttura e azione. Prenderemo in considerazione alcune critiche a Bourdieu alle quali risponderemo attraverso il nostro uso dei suoi costrutti, per arrivare al rapporto con la logica che è contestualmente un campo (la disciplina della logica) e un qualcosa di proprio per (e all’interno di) ogni singolo campo; rapporto con la logica che ci porterà alla costruzione stessa delle traiettorie sociali in termini di possibilità e disposizioni che chiama in causa lo sfumare stesso di differenti linguaggi (campi, dimensioni ontologiche).
Relazioni e relazionalità

Our aim is to demonstrate in which way historical-natural languages like English, French or Chine... more Our aim is to demonstrate in which way historical-natural languages like English, French or Chinese (natural, because they work through a natural faculty; but historical, because they are subjects to institutional dynamics developing into time) have a particular role in a social ontology, a role that has been misunderstood in many studies and that we try to reconstruct starting from Saussure, through a perspective that owes much to Bourdieu (and Wittgenstein). To do that we move through three steps: in the first part (by a strict dialogue with the Searle's positions) we show the importance of the dichotomy langage-languages, and in which way only its second horn can be really traced back to institutional reality. Then we develop a comparison among the institutions-languages and others institutions, to understand what types of social object languages are. Finally, we try to define the role of the languages in a wider sociological perspective constructed starting from five dimensions of social ontology. 1
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Books by Alfredo Givigliano
Viviamo in mondi simbolici, costruiamo mondi simbolici, reclamiamo e ci appelliamo a mondi simbolici, usiamo mondi simbolici. Tutto questo non lo facciamo sotto una campana di vetro, non restiamo fermi, immobili, soli nell’intero universo. Lo facciamo solo in quanto lo facciamo con altri. Non potremmo nemmeno pensare in termini di altri se non all’interno del linguaggio stesso.
Filosofia del linguaggio e sociologia hanno in comune l’essere due dimensioni ontologiche del mondo della vita di tutti i giorni, che lavorando insieme, sfumando l’una nell’altra ci permettono di continuare lungo quella processualità che, nonostante tutti i tentativi di renderla statica, rimane dinamica e continua. La processualità che descrive, come forma e contenuto, quello che viviamo e chiamiamo sociale.
Bourdieu conosceva Wittgenstein, usava Wittgenstein in senso wittgensteiniano. Bourdieu ha messo Wittgenstein al lavoro nei suoi costrutti: «Je crois en effet que les grandes pensées ne sont pas faites seulement pour être commentées et que le meilleur des usages qu’on en puisse faire consiste à les mettre au travail, fût-ce au prix de déformations ou de détournements».
Quello che vedremo è come attraverso il mettere al lavoro Wittgenstein Bourdieu arrivi a una analisi di problemi interni alla filosofia del linguaggio che sono punti nodali non solo della costruzione della sua sociologia, ma della sociologia stessa vista come un linguaggio.
Relazioni sociali che, tuttavia, sono anche vissuti e costrutti di soggetti che non solo le studiano, ma le vivono, le determinano e ne sono a loro volta determinati.
Il testo affronta queste domande e questi problemi, la loro vaghezza e la loro complessità, attraverso un dialogo che coinvolge la filosofia, la logica, la sociologia delle relazioni sociali. Un dialogo che ha per protagonisti, tra gli altri, il concetto di vaghezza e alcune sue analisi in relazione al concetto di verità, il I Teorema di Incompletezza di Gödel del 1931, il concetto di habitus e quello di rete sociale.
Nel testo il discorso è sviluppato partendo da un confronto e da un dialogo con alcune tappe significative nello sviluppo del pensiero sociologico: la dinamica del dialogo è individuata nel rapporto tra linguaggio naturale, dato sociale, e linguaggio della sociologia, dato sociologico; la cornice del confronto è determinata da una lettura degli autori presi in considerazione alla luce dei concetti di immagine, metafora e diagramma costruiti da C.S. Peirce. Il rapporto linguaggio naturale – linguaggio della sociologia permette, quindi, di affrontare il nodo della vaghezza delle e nelle relazioni sociali in termini logici e di linguaggio. Si giunge in tal modo alla descrizione della stessa ricerca sociologica come relazione sociale e, nell’ultima parte, ad una rivisitazione tematica all’interno della metodologia della ricerca.
Papers by Alfredo Givigliano
Storicamente la complessità – come termine, oggetto, modalità di conoscenza – ha trovato nella riflessione sociologica e nella riflessione sulla sociologia (interna/esterna al campo stesso) un luogo di descrizione e costruzione di significati e posizioni sociali concretizzanti la e concretizzantisi nella processualità della tensione complessa – nei termini di un approccio sociologico ben preciso alla complessità stessa – tra traiettorie sociali e le discipline (campi).
Alla luce di tutto questo, nel presente contributo descriveremo alcune linee di discussione e analisi di questa tensione tra la complessità e lo sfumare dei campi che si declina, nello stesso tempo, nella complessità come oggetto (ontologia), prassi di conoscenza (epistemologia) e nella tensione tra teoresi, metodologia, ed empiria (sociologia).
Nel momento in cui discute a lezione sui Problemi di una sociologia del linguaggio, come in tutta la sua produzione, Schütz scardina questa logica. Non discute la sociologia del linguaggio, ma una sociologia del linguaggio, declinazione della sua fenomenologia sociologica, questo non implica che non ve ne siano altre in tensione con altre posizioni filosofiche. Scardina i recinti disciplinari nel momento in cui fa vedere come differenti discipline, sociologia, filosofia, linguistica, antropologia, etc. lavorano insieme – pur nelle rispettive specificità – nella comprensione del sociale attraverso il linguaggio, il suo costituirsi, il suo uso, la sua analisi, le sue dinamiche costruttrici. Tutto questo nel luogo di incontro che è la metodologia.
Sono queste le linee direttrici che affronteremo in queste nostre riflessioni attraverso e per mezzo di tre momenti. Il primo un confronto con e una contestualizzazione delle posizioni di John R. Searle; il secondo, la descrizione del come la metodologia sia costruita e usata come un luogo; il terzo una descrizione del linguaggio come campo.
La sociologia si trova in una duplice costante tensione all’interno dello spazio sociale; una tensione che, per quanto riguarda la teoria sociologica, se risolta in maniera parziale e univoca conduce alle possibili descrizioni che Martindale declina come apollinea e dionisiaca. Presa, invece, nella sua complessità possiamo vedere in che modo da un lato (come tutti i campi scientifici) la sociologia sia in tensione con la filosofia – anch’essa campo, disciplina, linguaggio –, dall’altro in tensione con gli altri campi scientifici.
Da questo emergono tre passaggi che sono l’articolazione stessa di questo contributo.
Primo passaggio: i) c’è una tensione tra la filosofia come linguaggio e la sociologia come linguaggio lungo un continuum che ha come poli il coinvolgimento e il distacco; ii) questa tensione è declinata nelle descrizioni processuali di von Wiese ed Elias: l’oggetto forma, l’oggetto sociale forma; la tensione soggetto-oggetto; l’identificazione di Natura e Realtà.
Secondo passaggio: la tensione complessa tra filosofia e sociologia in ragione di una critica alla distinzione soggetto-oggetto ci porta a vedere come, in ragione della specificità processuale della sociologia, differenti approcci sociologici, Durkheim e Weber, risolvano questa processualità in maniera differente: da un lato la realtà indagata coincide con la Natura, dall’altro coincide con il mondo sociale.
Terzo passaggio: vediamo contestualmente, da un lato le FormeSociali come processi, dall’altro come costrutti. I due momenti non sono scindibili, la sociologia emerge come campo in ragione di una domanda di conoscenza che nasce in (coinvolgimento) e dalla tensione con (distacco) il mondo della vita quotidiana, da un modo di vedere questa tensione altro (distacco) rispetto quello della filosofia, pur nascendo da essa (coinvolgimento). Le FormeSociali si declinano, quindi, nell’emergere di dinamiche di possibilità tra le occasioni reali della tensione tra filosofia e sociologia e le occasioni reali della tensione tra questa e il mondo della vita di tutti i giorni; in ragione delle relazioni tra i costrutti della sociologia e le sue occasioni reali. Per arrivare, usando contestualmente Whitehead ed Elias, a: i) occasione reale come un processo; ii) l’uomo stesso è un processo; iii) le configurazioni sociali sono processi. Declinato nel percorso che descriviamo: la costituzione processuale del campo è in ragione della relazionalità tra le reti di traiettorie sociali e il campo stesso, così come della processualità delle traiettorie sociali come insiemi di posizioni e pratiche sociali. Campi, pratiche e traiettorie sociali come FormeSociali.
In the first part we will describe and construct a difference between the word and the speaking in (a field). Starting from, and using, the constructions of Florenskij and Bourdieu we will arrive to an homology between the word (and its relation with the tension subject-objects) and the speaking in (and its relation with the tension trajectory-field).
In the second part we will analyze and describe the tension between the social (scientific) trajectory of John Nash and the fields that it crosses as a case study of our construction.
Tutti i testi scientifici e molti filosofici presentano al minimo un oggetto che viene descritto come teoria, ma la teoria coincide del tutto con ciò che vogliamo delineare come teorico? La nostra impressione è che una teoria possa essere un esempio di possibile declinazione, di/in un particolare luogo – il teorico –, nella costruzione che la fa diventare oggetto reale all’interno del campo – della disciplina, dimensione ontologica – nel quale nasce; quelli che vengono descritti come costrutti teorici, non sono essi stessi una teoria, ma oggetti in ragione di/in un luogo che è il teorico. Perché un luogo? Da quanto abbiamo detto emerge una serie di linee guida.
Primo passaggio: il perché dell’uso di Bourdieu e il come decliniamo questo uso all’interno della proposta di lettura del sociale – in termini di una relazionalità processuale complessa – che chiama direttamente in gioco i campi e la tensione tra campi e traiettorie sociali.
Secondo passaggio: discussione della dinamica di costruzione reale dei campi da parte di Bourdieu. Nello specifico, il problema dell’esistenza si connette a (è) il problema della costituzione stessa dei limiti del campo, questo sia per quanto riguarda il campo come luogo delle dinamiche sociali, sia per quanto riguarda il campo come disciplina scientifica; entrambe queste declinazioni permettono, quindi, di descriverlo come dimensione ontologica. Sono le traiettorie sociali degli individui che contribuiscono a costituire il campo e che, contestualmente ne sono costituite: che permettono l’emergere dei campi stessi. Emergenza questa che è implicata e implicante il processo di oggettivazione dell’oggettivato.
Terzo passaggio: la tensione tra traiettorie e campi non è riducibile alla dicotomia bivalente tra struttura e azione. Prenderemo in considerazione alcune critiche a Bourdieu alle quali risponderemo attraverso il nostro uso dei suoi costrutti, per arrivare al rapporto con la logica che è contestualmente un campo (la disciplina della logica) e un qualcosa di proprio per (e all’interno di) ogni singolo campo; rapporto con la logica che ci porterà alla costruzione stessa delle traiettorie sociali in termini di possibilità e disposizioni che chiama in causa lo sfumare stesso di differenti linguaggi (campi, dimensioni ontologiche).