La fotografia e i fotografi a Hollywood
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Abstract
Paper written for the exam: History of photography.
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La terza parte di questo Dossier continua ad esplorare come il cinema di Hollywood ha rappresentato gli insegnanti, sia nella vita professionale che in quella privata, da una parte riflettendo le convinzioni e gli atteggiamenti della società, dall'altra parte contribuendo a diffondere immagini spesso stereotipate e raramente congruenti con la reale situazione e le contraddizioni della scuola. Anche se focalizzato sulle scuole americane, il Dossier introduce numerosi criteri di riflessione e discussione validi per qualunque sistema scolastico e i suoi insegnanti. La Prima e la Seconda parte sono disponibili su Academia.edu
Araberschi, 2019
In occasione della pubblicazione del libro Letteratura e fotografia di Silvia Albertazzi incontriamo l’autrice all’Università di Bologna. Il libro si configura come un anello che congiunge i diversi studi sul rapporto tra letteratura e fotografia e salda con limpidezza e sensibilità i legami tra i due linguaggi nella storia di entrambi.
http://www.endasravenna.it/wp/pagine-di-cinema/il-cinema-la-fotografia-e-limmaginazione-della-realta/, 2023
A recollection of the experiments that gave way to the invention of photography and of movie image in the society of the 19th Century.
Acta photographica, 2005
BC Notiziario del Centro Beni Culturali e ambientali della Lombardia #4 aprile-giugno 1979BC , 1979
Il progressivo interesse nei confronti della fotografia anche da parte dell'amministrazione comunale si è concretizzato nei primi mesi di quest'anno in numerose manifestazioni espositive che, con l'ottava edizione del Sicof, costituiscono un importante stimolo alla diffusione e al dibattito sul medium fotografico. La prima mostra, e probabilmente la più importante non solo per la qualità delle immagini quanto per la chiarezza delle finalità, si è svolta alla Rotonda di via Besana dal 16.12.78 al 28.1.79 e aveva come titolo Fotografia: professione, mito e responsabilità. Dietro l'apparente contraddizione della demistificazione dell'artisticità della fotografia (contraddizione esistente solo per chi ragioni di immagini in termini avulsi dalla realtà sociale), la volontà dei curatori della mostra era di riaffermare il valore della pratica fotografica in quanto lavoro socialmente utile. Una mostra quindi che ha segnato la definitiva presa di coscienza dei fotografi come categoria professionale, le cui implicazioni sociali e culturali prevalgono sul mitico protagonista di Blow Up, e quindi una critica a chi questo mito ha consolidato, dalle troppo numerose riviste « specializzate » agli interessi dell'industria multinazionale del settore. In realtà l'Afip (Associazione italiana fotografi professionisti) ha voluto dimostrare che il fotografomostro, padrone della creatività -che in realtà è stereotipo -e della tecnica -che è solo campionario di accessori -ha poco a che spartire col vero professionista, che nella maggior parte dei casi vive una dimensione quotidiana ed anonima. La parte più rilevante del mercato è infatti costituita dalle fototessera e dalle foto di cerimonie e ricorrenze: ed è proprio con questi « generi », privi di creatività e meno gratificanti, che si apriva questa mostra. Emblematica di questa situazione era la sezione Composit e fototessera dove, accanto alla sofisticata fotografia realizzata in studio, la fototessera della modella restituiva l'immagine della realtà nella sua autentica dimensione. La parte dedicata al ritratto comprendeva inoltre una sezione di ritratti « ufficiali » e una retrospettiva di Elio Luxardo, fotografo degli anni '50. La mostra proseguiva poi con una sezione riguardante la sperimentazione e la didattica da Moholy Nagy e dal Bauhaus degli anni '20 ai corsi della società Umanitaria e del Centro televisivo universitario, e con filmati e audiovisivi sulla professione di fotografo, sull'esperienza di giovani fotografi e sull'uso dell'immagine nei media. Rinunciando anche a indicare í nomi degli autori delle singole immagini -e quindi alla specificità artistica -si è voluto, con questa mostra, contribuire alla dimostrazione che tutta la fotografia, e non solo quella pretesa artistica, ha diritto di essere ricordata in quanto documento della cultura di una società. Le seguenti mostre organizzate dal comune di Milano nei locali di Palazzo Reale si sono purtroppo mosse nella logica opposta, privilegiando il fotografo in quanto « artista »: si è così passati dalle pregevoli immagini di Ansel Adams, in febbraio, alle banalità del Viaggio in India di Elsa Haertter, fotografa di moda (marzo-aprile); dalla storicamente articolata mostra dedicata alla Fotografia giapponese (aprile) alla presentazione inutile, propagandistica e di pessima qualità del volume India prega. Un altro importante avvenimento fotografico, questa volta di iniziativa privata, si è registrato in concomitanza della ottava edizione del Sicof tenutosi presso la Fiera di Milano dal 14 al 19 marzo. La presenza delle sezioni merceologico-commerciali accanto a quella « culturale » non può, nonostante la competenza dei curatori di quest'ultima e l'importanza di alcune mostre, eludere il sospetto di subordinazione e di « copertura » culturale nei confronti dell'industria. La sezione « culturale », nata -per ammissione dei suoi inventori -come momento promozionale sia per l'uso dell'immagine che per l'industria, una volta ottenuto il primo scopo non sI è tuttavia ancora del tutto emancipata dal secondo. La dimostrazione di questo fatto è emersa in alcuni dibattiti dove, all'insegna del Comunicare per immagini, non si era inizialmente invitato neppure un fotografo; e il dato più interessante della discussione è stata proprio la carenza di una cultura fotografica.
«Link. Idee per la televisione» (Mediamorfosi 2. Industrie e immaginari dell’audiovisivo digitale, a cura di Federico di Chio) 22, 2017
Ove non altrimenti specificato le mlsre sono espresse in centmetri, altezza per base. Si ringrazia Alberto Fanelli per la collaborazione a una prima versione della tabella in .
1983
Una ricognizione interdisciplinare di Angelo Schwarz su "cosa è fotografia" attraverso le voci di: Roland Barthes, Carlo Bertelli, Giulio Einaudi, Harold Evans, Gene Fenn, Franco Fontana, Gisèle Freund, Philippe Garner, Paolo Gasparini, Helmut Gersheim, Mario Giacomelli, Ando Gilardi, Hernst H. Gombrich, Giancarlo Iliprandi, William Klein, Alberto Lattuada, Nathan Lyons, Herbert Marshall McLuhan, Lisette Model, Paolo Monti, Carlo Quartucci, Alain Robbe-Grillet, Ruggiero Romano, Pierre Shaeffer, Adelina Tattilo, Armando Testa, Emilio Vedova, Veruschka Von Lehndorff, Cesare Zavattini. In appendice un saggio di Rudolf Harnheim.
Il miele e l'argento Storie di storia della fotografia in Italia, 2018
Il saggio, frutto di alcuni anni di ricerca ed elaborazione, è dedicato alla storia della storiografia fotografica italiana e considera sia le produzioni editoriali che le mostre di diverso livello ed entità che sono state realizzate lungo un arco di tempo che partendo dalle origini giunge sino alla più stretta contemporaneità. L’intenzione è stata quella di proporre una riflessione storico critica sulla storiografia che ha eletto a proprio oggetto di studio il periodo compreso tra le origini della pratica fotografica in Italia e il 1945, ma anche quella di contribuire alla più generale riflessione sui criteri, sul senso, i significati e i modi dello scrivere possibili storie della fotografia oggi. Correda il saggio una bibliografia specifica di circa 3.500 titoli. This essay [The Honey and Silver, in Italian] is dedicated to the history of Italian photographic historiography. The text is the result of several years of research and elaboration and considers both editorial productions and exhibitions of different orders of importance that have been realized over a period of time which, starting from the origins, reaches the closest contemporaneity. The intention was to propose a critical and historical reflection on the historiography that has elected as its object of study the period between the origins of photographic practice in Italy and 1945, but also that of contributing to the more general reflection on the criteria, meanings and ways of writing possible stories of photography today. Accompany the essay a specific bibliography of about 3,500 items.
L'interesse per la fotografia industriale in Italia è nato qualche decennio fa nell'alveo degli studi, allora in piena fioritura, sulla storia del movimento operaio e sindacale. Sono emblematici di quella stagione lontana i titoli dei due volumi che dissodarono il campo, La fatica dell'uomo, come appunto si intitolava il primo dei due, a cura di Cesare Colombo e Michele Falzone del Barbarò (Longanesi, Milano 1979) e la Storia fotografica del lavoro in Italia 1900-1980 (De Donato, Bari 1980, curato da Aris Accornero, Uliano Lucas e Giulio Sapelli e introdotto da Arturo Carlo Quintavalle. In entrambi l'accento cadeva sul lavoro, inestricabilmente legato ai luoghi in cui veniva esercitato e dunque alla fabbrica, in tutte le sue componenti: gli edifici, lo spazio, le mac-

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