Utopie geometriche: una società a più dimensioni
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Abstract
Nel giugno del 1854 Bernhard Riemann discusse la sua lezione di abilitazione per il conseguimento del titolo di Privatdozent a Göttingen, Über die Hypothesen, welche der Geometrie zu Grunde liegen 1 , dando una svolta alla matematica dell'Ottocento e al pensiero moderno stesso. Nell'ottobre del 1884 l'abate Edwin A. Abbott pubblicò Flatland. A Romance of Many Dimensions 2 , sotto lo pseudonimo di A Square. C'è un nesso tra i due eventi?
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The Climate change, the population growth and the contemporary complexity in management resources is leading to an uncontrollable race in search of a sustainability formula that is capable of responding to global emergencies. Visionary personalities are proposing a new model of city that is declared as sustainable but that in reality represents an irresponsible utopia: a dystopia to be avoided. All around the world are rapidly rising around 249 new cities while we should give some though to the existing city as a material to reinterpret. Despite the difficulties and disorientation typical of moments of crisis it is still possible to think of a future for the cities that is not linked to achieving the perfect formula of sustainability but that thanks to an ecological sensibility is capable to preserve the planet and to bring back the attention on its inhabitants.
ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, 2015
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Századvég Publishing
L'organizzazione funzionale è una delle dimensioni della strutturazione della società, modellata dalle esigenze funzionali della società nel suo complesso e delle sue parti. Nelle società più complesse - o, in altre parole, nelle società che hanno raggiunto uno stadio di sviluppo più elevato - la dimensione funzionale riflette il crescente grado di differenziazione delle azioni che svolgono determinate funzioni e delle istituzioni che le organizzano. Mentre nelle orde di poche decine di membri che costituiscono le società più antiche, tutta la socialità si realizza ancora attraverso le interazioni personali, nelle organizzazioni tribali più frammentate si realizzano la leadership e le divisioni funzionali più semplici (per esempio quelle basate sulle funzioni magiche e sacerdotali), e poi, più tardi, nelle società alfabetizzate ancora più estese, la socialità immediata di milioni di interazioni si suddivide in diversi livelli, e i sistemi organizzativi che le inquadrano si completano e, soprattutto, si separano le strutture che costituiscono il sistema sociale complessivo. Queste differenziazioni si sono verificate nelle società di un'ampia varietà di civiltà quando sono state in grado di superare la complessità del semplice ordine dell'orda e di produrre una forma di alfabetizzazione. Tuttavia, la differenziazione funzionale della società, la formazione di sottosistemi funzionalmente separati, è stata storicamente in grado di realizzare questa organizzazione sociale solo nello sviluppo europeo della società a partire dall'alto Medioevo, che si è sviluppata dalle fondamenta greco-romane (giudaico-cristiane), e durante le colonizzazioni e la diffusione della popolazione europea in molte parti del mondo - soprattutto in Nord America e Australia.
135 stata totalmente trascurata, perché si era sempre demandato al Centro Storico tutte le attività sociali, di incontro e di relazione. Nel centro storico, nonostante fosse molto esteso (84ha intra-moenia), l'effetto periferia era attenuato perché ogni quartiere era completo al suo interno e presentava uno o più temi collettivi, in primo luogo la piazza, la fontana e la chiesa, in questo modo si evitava che anche coloro che vivevano nella parte più lontana dalla piazza principale avessero un luogo riconoscibile nel quale confrontarsi. Riconosciuto questo modello di qualità urbana, il lavoro sul Centro Storico non deve rimanere autoreferenziale e fine al suo solo mantenimento, ma questa volontà di ricucire gli spazi, deve partire dalla città storica e poi espandersi progressivamente alla città consolidata, a quella in formazione e alla città diffusa. E' un lavoro di pazienza, di ridisegno minuto che deve essere affrontato in tempi brevi per evitare che L'Aquila diventi la città del "ricordo dei bei tempi andati" nella quale si vive in attesa che il Centro Storico torni ad essere la città vera da vivere. , Uno strumento interattivo per il progetto urbano, Atti del Convegno INPUT '99, Venezia Ministero della Coesione Territoriale, (2012), "L'aquila 2030. Una strategia di Sviluppo Economico"
2012
Si tratta di un capitolo del volume dal titolo: Bambini invisibili.Fuori dalla famiglia dentro i canoni, dedicato al fenomeno dell'esposizione e alla sua gestione in ambito cristiano.
Quelle che Addarii (2014) chiama “Open-Platform for Innovation” e Pais (2014) “Aziende-piattaforma” sono delle organizzazioni del tutto peculiari che non si limitano a produrre beni o servizi ma producono relazioni generative. Cosa accade quando questa mission si arricchisce di una tensione ideale al cambiamento radicale in ambito sociale? Dopo aver già evidenziato una forte connotazione retorica e una chiara fragilità teorica nella elaborazione contemporanea del concetto di Social Innovation (Busacca, 2013), in questo lavoro seguo uno stimolo proposto dal nuovo CEO di The Young Foundation, Simon Willlis (2013), e adotto un approccio critico per analizzare un particolare tipo di impresa: le imprese-piattaforma per l'Innovazione Sociale Dirompente. In virtù delle peculiarità storiche del fenomeno in Italia (Borzaga, 2011), declino l'elaborazione teorica nella fenomenologia di 5 'imprese-piattaforma' - Doppiozero, Lavoroculturale, Arti e Teatri in rete, Coworking milanesi, Culturability - che si manifestano contemporaneamente come 'imprese ecosistemiche' dall'intensa produzione di valore (superiore ai 7 milioni di euro) e come 'comunità-impresa' che accumulano un immaginario radicale (Castoriadis, 1998) che genera saperi potenzialmente dirompenti. Questi saperi evolvono e si affinano all'interno di reti lunghe che producono un nuovo spazio che definisco 'socialeculturale', all'interno del quale la dimensione culturale e quella sociale si compenetrano indissolubilmente nella creazione di ecosistemi dell'innovazione dirompente che generano una produzione di valore fondata sulle dimensioni della collaborazione e della rigenerazione, radicalmente differente e in opposizione a quanto proposto dal capitalismo cognitivo. Questi ecosistemi sviluppano relazioni di potere (Foucault, 1976) e guadagnano spazi di agibilità e di visibilità crescenti nella costruzione di reti lunghe, di relazioni multi-stakeholders (Belloni, 2013) e reticolari (Sacchetti, Tortia, 2008). Contemporaneamente, però, presentano dei punti di debolezza che ce li restituiscono come nuclei, o gemme, di ecosistemi dirompenti il cui futuro istituente non è per nulla determinato ma strettamente legato alla loro capacità di diffondere i nuovi saperi generati, che sono anche i nuovi mezzi di produzione, ad un numero crescente di membri dell'ecosistema secondo una logica redistributiva orizzontale e circolare, cioè mutualistica.
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