Parlato e grammatica

L'itinerario della ricerca, nel campo della morfo-sintassi dei dialetti campani, deve muovere, prima di tutto, da considerazioni di carattere storico sulla formazione di strutture analitiche del tipo ausiliare + participio passato, di cui si hanno già tracce nella latinità classica. Innanzitutto occorre dire che il latino classico prevedeva una coniugazione attiva caratterizzata esclusivamente da voci verbali semplici o sintetiche, poiché formate da un solo elemento costituito dalla radice del verbo e da un'uscita con funzione di marca distintiva del tempo, del modo e della persona. È opportuno, in proposito, ripotare alcuni esempi: laudabam (indicativo imperfetto) = lodavo; laudaveram (indicativo piuccheperfetto) = avevo lodato; laudabo (indicativo futuro semplice) = loderò; laudavero (indicativo futuro anteriore) = avrò lodato; legam (congiuntivo presente) = legga; legerim (congiuntivo perfetto) = abbia letto.

Atti dell'VIII Conferenza sul Colore organizzata dall'Associazione Italiana del Colore, 2012

Appare doveroso domandarsi brevemente a cosa sia dovuta l'attenzione della filosofia, in particolare della filosofia del linguaggio, per il colore. I colori presentano un enigma, ossia ci lasciano stupiti e ci pongono perciò degli interrogativi. Essi non si lasciano delimitare, non appaiono mai identici, si confondono, si mescolano, si alterano contaminandosi l'uno con l'altro, non sono mai puri, nemmeno quando li crediamo tali, e per questo risulta impossibile definirli, spiegarli, classificarli. Sono infiniti nella molteplicità del loro apparire sempre differenti. È proprio questa refrattarietà all'identico, al sempre uguale, al definito e al delimitato, che rende il colore enigmatico ponendolo perciò sotto lo sguardo attento della filosofia. Il colore rifugge la costrizione del concetto, non si lascia cristallizzare. Infatti, per quanto abbiamo bisogno di nomi che richiamino la realtà sotto categorie, sotto concetti che raggruppano l'identico, un colore che chiamiamo sempre con lo stesso nome in realtà non è mai lo stesso. Basta che cambi anche solo lievemente la luce ed esso apparirà già diverso, sfumato, contaminato da altri colori. Lo sapevano bene gli impressionisti, pensiamo a Monet e alle sue ninfee: sempre le stesse e tuttavia mai identiche nella riproduzione che lo sguardo del pittore ne dava nelle diverse fasi della giornata, dei mesi, delle stagioni. Il colore esibisce dunque in modo emblematico i limiti dell'umano rappresentare, dell'umano voler definire, dell'umano dominare. Il colore non si lascia sopraffare dall'Io e di contro mostra una costitutiva alterità che lo erge a simbolo dell'indicibile, dell'ineffabile, dell'irrappresentabile, che dell'Io sono i limiti. Il filosofo del linguaggio si ferma perciò a guardare-attraverso la grammatica dei colori, ossia a pensare i colori nelle parole in cui essi si manifestano a noi, per indagare attraverso questa riflessione, i limiti del linguaggio nonché i limiti dell'umano. Perché è nel linguaggio, in quello che chiameremo intermondo in quanto situato tra l'uomo e il mondo, che prendono forma per l'uomo tanto il mondo con tutte le sue qualità quanto lo stesso uomo. Il guardare-attraverso è quindi la modalità in cui pensa la filosofia del linguaggio: guarda-attraverso la grammatica di una lingua per indagare sia le possibilità dei fenomeni che in essa prendono forma che le possibilità della stessa lingua che a essi dà forma [1 §90]. La ricerca filosofica sul colore che presenteremo sarà perciò squisitamente grammaticale, poiché, come diceva Wittgenstein, in una goccerella di grammatica si nasconde un'intera nube di filosofia [1 p. 290].

"Atti del Sodalizio Glottologico Milanese" 28 (1989), 148-59 (a proposito di David Cohen "La phrase nominal et l'évolution du système verbal en sémitique. Etudes de syntaxe historique")

Rivista Liturgica, 2003

La consapevolezza dell'esistenza di sporadici contatti tra la linguistica e l'omiletica e la considerazione dell'arricchimento reciproco a cui il dialogo tra queste due discipline potrebbe portare sono state sollecitazioni essenziali per l'elaborazione di una ricerca 1 che, attraverso gli strumenti della linguistica, si è dedicata ad approfondire l'omelia come momento comunicativo oltre che liturgico. Gli obiettivi del nostro studio sono stati da un lato indagare la possibile esistenza di una lingua speciale dell'omiletica, dall'altro utilizzare l'omelia come un campione per individuare e isolare tratti dell'italiano standard 2 . Pur non potendo proporre in questa sede tutte le fasi nella nostra ricerca e i risultati raggiunti, presenteremo le teorie e gli strumenti che riteniamo essenziali in qualsiasi lavoro di elaborazione di testi omiletici, teso ad approfondire le questioni relative all'uso del linguaggio omiletico. Il riferimento più importante (per non dire obbligato) per gli studi compiuti su linguistica e omiletica è quello compiuto da Rovere negli anni Ottanta del Novecento 3 . Tuttavia lo stesso Rovere, prima di concentrare la propria attenzione sull'uso del linguaggio nelle omelie, ha ritenuto necessario considerare il linguaggio religioso nel suo complesso, proponendo di dividerlo in quattro ambiti d'impiego: teologico (riflessione intorno al messaggio fondante); pastorale -e in particolare omiletica -(comunicazione agli altri del messaggio); liturgico 4 (azione rituale nel culto della comunità); amministrativo (organizzazione istituzionale). Allo stesso modo anche noi inizieremo la nostra riflessione a partire dal linguaggio religioso, che, lo ricordiamo, ha attirato spesso l'attenzione di diverse discipline -dalla teologia alla filosofia alla linguistica -per cercare di comprendere le caratteristiche dello stile e della forma e la differenziazione funzionale delle occasioni di uso della parola nell'ambito religioso.

Un'educazione alla controversia e al dibattito.

This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 PIERANGELA DIADORI Teoria e tecnica della traduzione. Strategie, testi e contesti. Le Monnier Università, Milano, 2012, 380 pp. Nell'ormai vasto panorama dei Translation Studies la ricerca scientifica ha senza dubbio raggiunto notevoli risultati: la traduttologia è stata declinata in molteplici prospettive, tanto teorico-metodologiche quanto pratico-applicative e si è lasciata arricchire dai contributi provenienti da altre discipline, quali la sociolinguistica, la linguistica applicata, l'antropologia culturale e, non ultima, la didattica delle lingue straniere. In questo scenario variegato, la dimensione della traduzione probabilmente un po' più trascurata è quella di stampo pedagogico e didattico. Difatti, sebbene la traduzione faccia parte, ormai da più di un decennio, dei piani di studio di numerosi corsi universitari, tanto triennali quanto specialistici 1 , nel panorama editoriale italiano è davvero esi...

2010

I due volumi raccolgono i contributi presentati al Congresso Internazionale―La Comunicazione Parlata‖, tenutosi a Napoli dal 23 al 25 febbraio 2009 ed organizzato dal GSCP (Gruppo di Studio sulla Comunicazione Parlata della Società di Linguistica Italiana ...

Scheda sulle tecniche dell'Oralità partendo dal libro di ONG: "Oralità e Scrittura"