Papers by Gabriele Scaramuzza

Materiali di Estetica. Terza serie, Dec 20, 2023
Non c'è che da esser grati ad Alberto Scerbanenco per aver messo a disposizione del pubblico ital... more Non c'è che da esser grati ad Alberto Scerbanenco per aver messo a disposizione del pubblico italiano i frutti di quattro anni di ricerche accurate negli archivi di famiglia, che raccolgono il lascito del padre, Giorgio Scerbanenco: assai noto da noi, ma non per l'intero, ingente raggio della sua produzione letteraria, irriducibile all'ambito dei libri gialli, e sconfinante su tematiche anche filosofiche. Ma Le cinque vite di Giorgio Scerbanenco è uno strumento giovevole anche a conoscere meglio l'autore, Alberto Scerbanenco appunto. Il quale -encomiabilmente a mio avviso -non risparmia di mettersi in gioco in pagine dichiaratamente autobiografiche. E insieme prende posizione con giudizi, impressioni, stimolanti notazioni circa le non agevoli vicende familiari, i caratteri delle persone, la modalità di scrittura del padre, le visioni del mondo propria e altrui, gli incontri nell'ambiente culturale e sociale con cui il padre ebbe a che fare: da Cesare Zavattini a Eugenio Gara, da Indro Montanelli a Pitigrilli, da Titina De Filippo a Oreste Del Buono, per non citare che i più noti. Negli ascendenti della famiglia Scerbanenco si mescolano mondi differenti, ucraini e italiani. Giorgio (originariamente Wladimiro) Scerbanenco è nato a Kiev nel 1911, ma lì visse poco. La guerra e la rivoluzione, e dapprima anche il gelido inverno, decisero le sue trasferte in Italia, sempre più frequenti e alla fine definitive: con la madre a Roma, ma poi in modo definitivo a Milano, fino alla morte precoce nel 1969.

Materiali di Estetica. Terza serie, Dec 20, 2023
Trovo sorprendente che in quest'anno, in cui si celebra il centenario della nascita di Maria Call... more Trovo sorprendente che in quest'anno, in cui si celebra il centenario della nascita di Maria Callas, nessuno scritto (tra quelli di cui sono a conoscenza, e naturalmente qualcosa può essermi sfuggito) valorizzi le sue frequentazioni wagneriane 1 . Ci si concentra solo sulle rappresentazioni del repertorio "belcantistico" per cui va famosa; ma non ci si interroga sul ruolo di Wagner alla sua formazione artistica e culturale. Conosceva bene e apprezzava anche Wagner, non pochi lo testimoniano. Anche se, certo (al contrario di noti iperwagneriani), non era da lei farne un vertice irraggiungibile, né il metro sulla cui base giudicare la musica tutta. Qualche notazione in proposito, anche se sparsa, può essere opportuna. Per avvicinarmi alla larga al tema, prendo l'avvio dalla lettera che Giorgio Tagliabue 2 mi ha inviato il 28 maggio del 2023. Essa contiene (pur in un linguaggio che non è il mio) una dichiarazione d'amore per Wagner che insieme è contestazione in atto di ogni suo razzismo, e antisemitismo; ne traggo qualche brano per me convincente; e tale da giustificare ai miei occhi l'interesse che Maria Callas ha mostrato verso Wagner: Vi è qualcosa che riconosco soprattutto a Wagner, oltre alla sua capacità di aver creato un'arte che è composta dall'unione inscindibile di poesia, musica e rappresentazione scenica. Ecco perché i registi moderni (spesso ignoranti e sordi) non dovrebbero pensare che si possa stravolgere la parte rappresentativa, che è 1
Itinera, 2014
The grotesque represents in a certain way the leading form of ugly since the latter became a too ... more The grotesque represents in a certain way the leading form of ugly since the latter became a too general concept to serve as an effective explicatory principle. Starting from Rosenkrantz's conception of the grotesque, with a view to Kosik's thesis of the decline of the tragic in favor of the grotesque during the nineteenth century, this article explores the presence and the modes of this aesthetic category in some of Verdi's masterpieces: Il Trovatore and La Traviata.
Amor fati è il titolo di una poesia di Antonia Pozzi, datata 13 maggio 1937. Una data che sta tra... more Amor fati è il titolo di una poesia di Antonia Pozzi, datata 13 maggio 1937. Una data che sta tra la fine dell'infelice rapporto con Remo Cantoni e l'aprirsi della luce, presto spenta, del rapporto con Dino Formaggio. Poesia perturbante, difficile da cogliere appieno. Per questo non sono solo io ad averla lasciata in disparte nei miei percorsi pozziani. Quando dal mio buio traboccherai di schianto in una cascata di sanguenavigherò con una rossa vela per orridi silenzi ai cratèri della luce promessa.

Materiali di Estetica. Terza serie, Mar 28, 2019
ne rievoco la scomparsa -è il mio modo di considerare la sua morte, come voleva, nella prospettiv... more ne rievoco la scomparsa -è il mio modo di considerare la sua morte, come voleva, nella prospettiva della vita. V'è da aggiungere che ottant'anni fa, nel 1938, sempre nel mese di dicembre, il 3, moriva a Milano Antonia Pozzi, sua grande amica. Vale la pena ricordare, sia pur a latere, anche lei. * Le loro voci si intrecciano a proposito di eventi che restano purtroppo tuttora nei nostri orizzonti. In una lettera da Marzio datata 5 settembre 1938 scrive Formaggio alla Pozzi: «Io sto in questi tempi rafforzando il mio pensiero sociale», «medito Marx -e ho voglia di azione. Porci, dici? Ma non ancora fottuti. E, Cristo, lo saranno presto». Antonia gli fa a suo modo eco il 27 settembre 1938 in una lettera da Pasturo: «E soprattutto, siamo stufi di prepotenze, di soprusi, di aggressioni che sui giornali diventano 'sacrosanti diritti', degli urli della folla anonima ridotta allo stato di bestia cieca, della repressione barbara e retrograda di ogni voce umanitaria, del quotidiano capovolgimento della realtà di fatto»; dove, aggiunge, si è perduto «il senso che domina noi giovani: quello della libertà di coscienza». * 1 Questo scritto riprende, ma insieme modifica, poche pagine apparse con lo stesso titolo in "Odissea" il 15 luglio 1918.

Materiali di Estetica. Terza serie, Feb 4, 2017
The themes of the essay are two opposite cases, both belonging to the vast and contradictory fiel... more The themes of the essay are two opposite cases, both belonging to the vast and contradictory field of melodrama. The first one -La gazza ladra -is a compendium of first manner melodrama: a typical drame à sauvetage, with the final intervention of a deus ex machina that solves every situation and produces a happy ending. The other one -Il Trovatore -is typical of the second manner melodramas: a bleak drama, dominated by excess, and with tragic ending. There are forms and types of melodrama that undoubtedly turn on kitsch; but both dramas taken into account are not reducible to kitsch. Vi è un testo musicato da Rossini che costituisce un esempio tipico di melodramma. Si tratta di La pie voleuse, ou la servante de Paliseau, mélodrame historique di Caignez e D'Aubigny 1 . Non a caso la sua prima rappresentazione avvenne al Théatre de la Porte St.-Martin (luogo deputato del melodramma), a Parigi nel 1815. In traduzione italiana apparve a Roma nel 1817. Da essa G. Gherardini trasse prontamente il libretto musicato da Rossini: La gazza ladra (melodramma in due atti, la prima fu data al Teatro alla Scala nel 1817). È un caso classico di mélodrame 2 . Vale la penna soffermarcisi, sia pur schematicamente (tengo presente l'originale del mélo, non il libretto per Rossini, che introduce talune variazioni nei nomi). Un caso simmetrico di mélo, ma di intonazione opposta, è costituito dal testo per Il Trovatore. Entrambi valgono come casi sintomatici nella gamma assai variegata dei mélo.
Materiali di Estetica. Terza serie, Jan 5, 2016

DOAJ (DOAJ: Directory of Open Access Journals), Oct 1, 2013
In Rosenkranz's definition, the grotesque is a particular kind of ugly. In the 20 th Century it g... more In Rosenkranz's definition, the grotesque is a particular kind of ugly. In the 20 th Century it gain thus its own dignity and we can say that the grotesque is the form of survival for the ugly in our age (also the kitch inherits some aspects). It has moments of disfigurement and vulgarity; it is restless, variegated, it undermines classical cathegories: it appeals to the comic and the tragic, but it also desectaes them. Annie Ubersfeld's between a "grotesque du rire" and a "grotesque de l'angoisse" is very useful to get the grotesque in Verdi, where the anguish grotesque prevails. I have searched to trace the presence of the ugly and the grotesque primarily in Macbeth, I Masnadieri, Luisa Miller. Rosenkranz states that the ugly, and the grotesque that is part of it, find their emancipation in art, by running from the comic; on the contrary, Verdi makes the comic an element that is functional to the grotesque and the horrible, and to the "scenic truth" that is communicated through them. Nel saggio Il secolo di Grete Samsa 1 Karel Kosìk sostiene che nel secolo di Kafka il grottesco cancella il tragico. Di fatto, nella nostra ottica, il grottesco si impone come la forma predominante di sopravvivenza del brutto nel secolo scorso. Grete irride il lato tragico della vicenda del fratello, si mostra refrattaria al tragico e ha tratti grotteschi: volgarizza tutto, banalizza la morte facendo del cadavere di Gregor una scoria da gettare nella spazzatura. Il Novecento, il secolo di Kafka, è al culmine del «nefasto processo di trasformazione del senso del tragico» 2 (per usare ancora parole di Kosìk), distrutto dal grottesco e dal caricaturale. Ma nel XIX secolo già era iniziato quel processo di erosione del tragico che avrà i suo effetti maggiori 1
Materiali di Estetica. Terza serie, Mar 28, 2019
The present essay aims at investigating the problem of God in the human experience today. The cor... more The present essay aims at investigating the problem of God in the human experience today. The core of this discourse is the presence of God in the world of culture, in Banfi's philosophy of culture and in the Banfian "school of Milan". The author also asks why there is such a huge presence of God in our cultural worlds and objects; the answer is that the problem of "God" includes the problem of the sense of life, of the Negative and of the ignoramus, which we doubtless find at the roots of life.

Materiali di Estetica. Terza serie, Jul 31, 2018
This article is not intended to be an essay upon the thought of Alfredo Civita, it is rather a co... more This article is not intended to be an essay upon the thought of Alfredo Civita, it is rather a contribution upon two psychiatrists (Eugenio Borgna and Giovanni B. Cassano) who both helped me from different perspectives to approach the world of psychiatry and psychotherapy. They have also influenced the way I received the thought of Alfredo Civita and they played a role in the interior dialogue I entertained and still do entertain with him. They were also present once that I met him. I don't have any specific psychiatric competence; I have read books upon the subject and I personally experienced psychotherapy talks. It is above all the way Civita talked to me and the way he conducted himself that caused me to write this contribution. Condividevo con Alfredo Civita lo studio al secondo piano del nostro Dipartimento, Civita vi era presente ogni venerdì mattina. Una volta mi fermai a parlare con lui, gli raccontai, lo ricordo tuttora con emozione. Non ho mai intrapreso cure psicanalitiche, ero allora in cura da una psichiatra, Elena Di Nasso, di scuola cassaniana. Apprezzai la mancanza di pregiudizi di Civita, il suo assoluto rispetto per la libertà delle coscienze altrui, oltre che la sua profonda cultura e la sua aperta umanità. Scrivo queste note non certo come esperto di psicopatologia, non lo sono per nulla; tanto meno sono esperto del pensiero di Civita. La sua presenza, i rapporti con lui, hanno comunque lasciato una sensibile traccia in me. Non posso contribuire al suo ricordo se non con riflessioni personali su due psichiatri con cui ebbi a che fare, sia pur in modo diversi, e che furono presenti nella mia ricezione di Civita. La psicopatologia, di qualsiasi tendenza, ha sempre esercitato un enorme fascino su di me, e mi ha riguardato da vicino, in quanto persona che ha desiderato fruirne, anzi in più di un caso direttamente ne ha fruito. Non saprei scrivere qui con cognizione di causa, ripeto, sul pensiero di Civita; bensì certo su qualcosa che da versanti opposti reagì sul mio incontro con lui, ed

Materiali di Estetica. Terza serie
Opportunamente è stato riedito, nella nuova traduzione di Ginevra Quadrio Curzio, un celebre racc... more Opportunamente è stato riedito, nella nuova traduzione di Ginevra Quadrio Curzio, un celebre racconto di Kafka: Una relazione per un'Accademia 1 . Sono passati molti anni, non ricordo quanti, da quando ho letto per la prima volta questo splendido racconto. Ma la mia attenzione si è concentrata su di esso nei miei anni veronesi, i primi anni Settanta. Grazie anche ai dialoghi con Paolo Gambazzi, che a Pierino il Rosso (così traduceva RotPeter, Pietro il Rosso) ha dedicato il capitolo "Kafka. La scimmia e la normalità di sinistra" (datato 1975) del suo Pro Marx e pro nobis 2 . È anche da tener presente che il racconto è stato scritto nel '17, durante la prima guerra mondiale, e poco prima che (tra agosto e settembre) si rivelasse e fosse diagnosticata la malattia mortale di K, da lui ambiguamente vissuta anche come una forma di liberazione: dal matrimonio, simbolo di inserimento

Materiali di Estetica. Terza serie
Un amore adolescenziale, con tutte le risonanze e i trasporti tipici di quell'età: questo è stato... more Un amore adolescenziale, con tutte le risonanze e i trasporti tipici di quell'età: questo è stato per me Maria Callas agli inizi. Avevo poco più di sedici anni quando, nel febbraio del '56, l'ho vista per la prima volta alla Scala nella celebre Traviata; allora era Maria Meneghini Callas, dirigeva Carlo Maria Giulini, la regia era di Luchino Visconti 1 . Devo tuttavia aggiungere che quella passione (al pari di quella, coeva, per Beethoven e per Dostoevskij, e poco dopo per Kafka) non si è spenta mai. Al contrario di attrazioni presto smorzate, di infatuazioni giustamente cadute, rivelatesi controproducenti nel corso degli anni. Senza contare che la passione per Maria Callas mi si è confermata da tanti ascolti e da letture, dalle opinioni di non pochi esperti e di prestigiosi uomini di cultura 2 . Per questo ne ho scritto 3 , e non sconfesserei quanto ho scritto. Ci traggo anzi qualche spunto tuttora pertinente. Certo non mancheranno, nel centesimo anniversario della nascita di Maria Callas (1923-1977), scritti che a vario titolo ne parleranno. Qualcosa anzi è già apparso; e c'è da sperare che non abbiano spazio "romanzi, che
Materiali di Estetica. Terza serie

Materiali di Estetica. Terza serie, Oct 4, 2022
di Gabriele Scaramuzza Non è mai il momento giusto per morire, ma questo non lo è stato in modo p... more di Gabriele Scaramuzza Non è mai il momento giusto per morire, ma questo non lo è stato in modo particolare. Sono andato a trovare Emilio a casa sua, in via Kramer 31, mercoledì 18 maggio, nel pomeriggio. Ci siamo lasciati in un modo che dava assolutamente per scontato che ci saremmo rivisti di lì a poco per continuare un discorso rimasto in sospeso, solo momentaneamente interrotto. Ѐ sempre così, con ogni morte; ma questa volta pareva programmato, e forse e contrario era inconsciamente presago. Sulla scrivania accanto a Emilio stavano le Lettere di prigionieri di guerra italiani (1915)(1916)(1917)(1918) curate dal fratello Lorenzo e da poco edite da Il Saggiatore. Emilio me ne parlò con evidente partecipazione. Poco lontano stava Il cavaliere della rosa, nella versione di Tommaso Landolfi che gli avevo donato qualche settimana fa, ma di questo non abbiamo parlato. Indi i consueti ragguagli: le considerazioni sui casi della cultura corrente, sulla nostra rivista, sugli ultimi incontri, o su quelli in programma. E non mancarono doléances, soprattutto da parte mia; le ascoltò come sempre con pazienza e disponibilità. La sua acribia certo lo portava a manifestare, in modo per lo più indiretto, dissensi, puntualizzazioni, calorosi assensi. Il mio ultimo messaggio di venerdì non ebbe naturalmente risposta, tanto meno il mio annesso augurio per la successiva domenica, quasi un appuntamento. Nel mio breve intervento (accanto a quelli di Franco Sarcinelli e Giovanni Scirocco) alle esequie di Emilio 1 il primo giugno, ho dato rilievo, nel rapporto 1 Questo articolo verrà pubblicato su il "Meridiano Emilio Renzi", sito di Olivettiana, Associazione di Promozione Sociale.

Materiali di Estetica. Terza serie
Ho conosciuto Enrico Berti verso la fine degli anni Sessanta, allorché mi sono trasferito a Padov... more Ho conosciuto Enrico Berti verso la fine degli anni Sessanta, allorché mi sono trasferito a Padova; e mi è stato collega nel decennio (1976)(1977)(1978)(1979)(1980)(1981)(1982)(1983)(1984)(1985)(1986) in cui ho insegnato alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università 1 . I nostri rapporti sono stati dapprima formali, come per lo più accade in ambiente accademico. Erano però anni difficili; la franchezza di Berti, pur da posizioni differenti, era cosa rara ed encomiabile: ci si poteva parlare, era disponibile, ho ricordi buoni in questo senso. Negli anni successivi, il trasferimento a Sassari e poi il ritorno a Milano, mi hanno allontanato da Padova. Lo incontravo tuttavia a Reggio Emilio, alle riunioni del Comitato Scientifico dell'Istituto Antonio Banfi. Oltre alle sue doti "politiche", nel senso più ampio e migliore del termine, all'equilibrio e alla chiarezza con cui si rapportava agli altri, sono emerse le sue doti umane. Si era preso a cuore il mio destino universitario, si informava di come andavano le cose, mi dava notizie talvolta a me ignote, circa le possibilità di un mio trasferimento a Milano. Inspiegabilmente interrotti gli incontri per l'Istituto Banfi (ma non la vita del "Banfi", sembra), non ci siamo più rivisti. Ma sono continuati i rapporti epistolari; Berti è tra le persone che ho sentito più vicine. Ho ritrovato in lui climi che le vicende della vita mi avevano portato, a torto, a rimuovere, o a credere irrimediabilmente perdute. Qui di seguito riporto le lettere che ho ricevuto da Berti: quelle che mi sono rimaste ameno. Non ho altro modo per render grazie a una presenza comunque significativa nel mio vissuto. La prima (datata lunedì 28 novembre 1 Berti ci ha lasciato un'equilibrata visione d'insieme di quell'epoca nella sua introduzione a

Sotto l'insegna di Banfi è dunque avvenuta la mia conoscenza personale di Papi. E non a caso i pr... more Sotto l'insegna di Banfi è dunque avvenuta la mia conoscenza personale di Papi. E non a caso i primi scritti suoi che ho letto riguardano il suo maestro: Il pensiero di Antonio Banfi mi è stato indispensabile per la tesi, ed è tuttora insostituibile per qualsiasi approccio a Banfi. Ho poi letto sul tema altri scritti, numerosi e comunque imprescindibili, fino a Antonio Banfi. Dal pacifismo alla questione comunista; e ho anche fatto tesoro di non poche sue testimonianze orali. Quanto ho potuto cogliere del suo pensiero, gli incontri, le conversazioni anche solo telefoniche, mi sono stati di stimolo da anni, vuoi nel senso che hanno trovato consenso in me, vuoi nel senso che mi hanno suscitato interrogativi. Le sue convinzioni sono state oggetto di dialogo tra me e me, implicitamente o meno più di una volta ho cercato di confrontarmici. E questo non solo sul piano filosofico e letterario, ma anche più ampiamente culturale, e di attualità varia: mi hanno orientato meglio nell'intrico delle questioni oggi sul tappeto, e talvolta hanno toccato radici personali. E tutto questo è stato sostenuto da un tono partecipativo che non dimentico: la capacità di empatia, di «intelligenza primaria» direbbe Dostoevskij, appartengono a Fulvio Papi. Ed è raro, non è poco nella vita.

The aim of the present essay is to offer a presentation of the personality and thought of Dino Fo... more The aim of the present essay is to offer a presentation of the personality and thought of Dino Formaggio in order to highlight "Doing" as the pivotal moment of his aesthetics. Doing is rooted in the sensitive world, in the body, which is a source of energy and requires an ex-pression of the Self from within. The different spheres in which Formaggio's "Doing" is articulated are first of all creativity in painting, sculpture, poetry but we have also to consider his non-passive view of nature alongside with teaching as a product of effective human relationships. The present contibution investigates hence Formaggio's artistic fruition which entails a non-contemplative, active vision: seeing, listening, understanding cannot be considered passively. Far from being unreceptive, the act of seeing implies an active involvement of the senses which leads to action, practising and commitment: reality, the environment, the others are invested by this form of Doing. An...
The poetic world includes both poetry to be intended as a specific literary genre and a wider poe... more The poetic world includes both poetry to be intended as a specific literary genre and a wider poeticity diffused in the artistic sphere and elsewhere. In this contribution I will consider from my own point of view two highly significant cases of the artistic world: Franz Kafka and Maria Callas. The great attraction that Kafka has exerted on me since the last years of high school has been triggered by passages mentioned by Remo Cantoni in his Introductions to The Castle, to the Diaries, to the Letters to Milena ecc. In the same years I used to attend Teatro alla Scala where Maria Callas performed. These events are apparently so distant from each other, but they are very close in my experience because of the intense poeticity that innervates both.
Imre Kertész (Budapest 1929-2016), Hungarian Jewish, was deported to Auschwitz in 1944, and freed... more Imre Kertész (Budapest 1929-2016), Hungarian Jewish, was deported to Auschwitz in 1944, and freed in Buchenwald in 1945. For him the concentration camp experience and the reflection on the Shoah were and remain fundamental also in the elaboration of a commitment in favor of Europe. Kertész was indeed very fond of a certain idea of Europe for which he engaged himself with writing his memoirs and his novels and with numerous public lectures. The idea of Europe was dear to him not only in the years of the lager, but also in the era of the so-called "real socialism" and until the end of his days, in which the survival of Europe was already at risk, not only in Hungary. To all these anti-democratic motions he responded with the joy of writing, which gives voice to the values and hopes that despite everything to him (and hopefully for us) remain alive.

Materiali di Estetica. Terza serie, 2022
È da poco uscito Per Mario Benedetti: amici, estimatori, cultori di poesia gli si sono stretti at... more È da poco uscito Per Mario Benedetti: amici, estimatori, cultori di poesia gli si sono stretti attorno per far argine allo sgomento che la sua morte ha lasciato in coloro che lo ricordano: con affettuosa riconoscenza, per quanto ha saputo dare, per quanto di lui ancora ci accompagna. Ho conosciuto Mario Benedetti troppi anni fa, non ricordo con esattezza ma di certo era la seconda metà degli anni Settanta a Padova, poco dopo che (nell'autunno del 1976) sono stato trasferito al Liviano, alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Resta tra i pochi studenti dei miei corsi che ricordo con vivezza, e non solo perché lo ritrovai poi a Milano: figura fuori norma, per la sua sensibilità a fior di pelle, per la sua intelligente perplessità, per la sua acutezza. E per il suo modo di vivere la cultura, che non lo poneva certo nella rosa delle possibili promesse accademiche; ma lo segnalava per qualcosa di interiormente più ricco -e di raro. Di origini friulane, non sembrava far parte della colonia friulana, folta per tradizione a Padova, ma già lentamente in via di estinzione, data la crescita dell'Università di Udine. D'altronde suo tratto caratteristico era il "non far parte di", in anni in cui si era così fastidiosamente segnati dall'"esser di qualcuno" (maestro, nume, padre, tutore); dall'"appartenere a", dal "provenire da" (scuola, città) -da un mondo precostituito cui si era contro voglia (era comodo, per gli altri) assegnati.
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